Gravina per il Congresso Eucaristico
Cari amici, parlare, per un Vescovo, é il più alto dei suoi ministeri;
parlare nella chiesa santa di Dio é una grazia non soltanto per chi ascolta ma anche per chi é strumento di questa grazia che la parola di Dio comunica a noi;
parlare in occasione di un Congresso Eucaristico quando si crea un certo ambiente che dispone all’ascolto della parola del Signore, mentre da una parte é facile dall’altra é anche molto impegnativo perché il Congresso Eucaristico non é una semplice manifestazione esteriore.
Il Congresso Eucaristico non é una tappa, é un mezzo per avanzare verso le profondità del pensiero cristiano, verso la realizzazione della nostra esistenza nel mistero cristiano.
Il Congresso Eucaristico si misurerà dai frutti di luce cristiana che lascerà nelle vostre anime, nei vostri spiriti.
Parlare dell’argomento, del tema che mi é stato assegnato é tanto bello, perché é tanto attuale. E’ uno di quei temi a cui ci riporta fortemente la celebrazione di un altro avvenimento che ha riguardato la vita di tutta la chiesa, cioè il Concilio Ecumenico. E’ uno di quei temi a cui i documenti stessi del Concilio ci richiamano con insistenza, anche se i documenti non lo formulano con deliberato proposito: l’eucaristia.
Ecco il tema: Inizia una nuova storia di Dio e degli uomini.
Intanto dobbiamo chiederci: ma tra Dio e noi c’è una storia?
Se c’è una nuova storia – come vuole il tema – qual è la vecchia storia?
Per capire la nuova storia bisogna comprendere o avere presente l’antica storia.
In che cosa consiste la nuova storia che inizia con l’eucaristia?
Questa nuova storia e l’eucaristia, evidentemente riguardano noi, il nostro tempo, la nostra esistenza?
Cerchiamo di rispondere molto a volo d’uccello a queste domande che ci siamo posti per svolgere il nostro tema.
Mi hanno detto i vostri sacerdoti che, al termine c’è la possibilità di intavolare un dialogo, di proporre qualche domanda da parte vostra perché la preoccupazione mia, vostra, di tutti é che in questa sera, qui in chiesa, non avvenga una bella chiacchierata, o si faccia un bel discorso. Ci importa che, noi insieme approfondiamo questo tema di importanza capitale per la nostra vita di cristiani.
Esiste una storia tra Dio e gli uomini?
Io rispondo naturalmente di sì e rispondo in questo modo.
Il cristianesimo é una storia, é un avvenimento, è un fatto accaduto in circostanze determinate di spazio e di tempo.
Il cristianesimo non é come purtroppo siamo stati abituati a concepirlo, un insieme di dottrine, di costumi, di leggi morali, di riti.
Il cristianesimo é un rapporto personale che intercorre tra Dio e gli uomini. Di conseguenza, questo rapporto é accompagnato da un giudizio tra le persone. Ecco quello che noi chiamiamo la dottrina.
Questo rapporto é accompagnato da un atteggiamento, che anima le persone interessate, e detta un comportamento che si deve manifestare a vicenda gli uni verso gli altri, quindi tra Dio e gli uomini.
Ecco la morale, il costume, la legge.
Il comportamento, se avviene tra persone, deve avere anche le sue manifestazioni convenzionali. Non date a questa parola il significato peggiorativo, ma di manifestazioni convenzionali che si é convenuto di stabilire tra noi per manifestare i nostri pensieri, per manifestare i nostri sentimenti; delle espressioni che hanno i loro momenti forti, cioè dei tempi e delle manifestazioni che sono caratteristiche del rapporto tra Dio e gli uomini.
Tutto questo costituisce quello che noi chiamiamo culto, rito, liturgia, preghiera, devozione, eccetera. Ecco allora che, il cristianesimo é qualche cosa di eminentemente personale.
Al centro della nostra religione ci stanno delle persone che pensano, che sono animate da sentimenti, che si esprimono in modo cosciente, libero e responsabile. Queste persone sono: da una parte Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, dall’altra parte ognuno di noi: gli uomini.
Dio é il Primo.
A lui “spetta” e Lui prende l’iniziativa.
Ciò che fa non é determinato da un interesse.
La sua posizione trascende all’infinito la posizione degli uomini
A fondamento di tutto ciò che Egli fa ci sta il suo amore gratuito ed infinito.
Ricordate la storia di Dio e degli uomini.
L’uomo ha una dimensione limitata: non ha nulla da dare a Dio.
Che cosa dobbiamo dare a Dio che é il creatore di tutto?
Dio in modo assai misterioso, dispone per l’uomo il dono della libertà per cui l’uomo é capace di dire “sì” oppure “no” a Dio, di accettarlo oppure di rifiutarlo.
La situazione dell’uomo é quella di colui che ha bisogno in tutto di Dio: ne ha bisogno per essere, ne ha bisogno per vivere.
Inoltre l’uomo ha bisogno di essere liberato da quel vortice annientatore, e da quel risucchiamento essiccante la linfa del proprio essere e la vitalità delle sue esigenze, nell’angoscia paurosa del tempo e nella disperazione infinita dell’eternità. Cioè, l’uomo ha bisogno di essere liberato dal peccato.
L’uomo non é niente, non ha niente, non può niente.
L’uomo ha bisogno di essere salvato da una perdizione.
Ecco come stanno i due termini del rapporto: Dio e noi, il posto di Dio e il nostro posto.
Tra questo Dio e questi uomini esiste tutto un succedersi di vicende che costituiscono una meravigliosa storia di amore, ed ecco perché noi dobbiamo dire che l’eucaristia dà inizio ad una storia nuova.
Ma la storia vecchia?
Io accenno appena perché devo tenere a bada l’orologio.
Alcune tappe.
La prima tappa: la creazione, l’universo, l’uomo, creati da Dio.
“Tutto é vostro”. Ecco il piano di Dio
“Voi siete di Dio”. Noi siamo di Dio.
L’uomo è felice. Ricordate i primi giorni del paradiso terrestre.
L’uomo é infedele a Dio.
L’uomo infedele a Dio diventa fratricida.
L’uomo infedele a Dio diventa omicida.
Quanti fatti, attraverso una lunga storia fino ad oggi!
L’uomo diventa schiavo dell’uomo, l’uomo diventa schiavo di se steso.
Ecco la prima tappa
Un’altra tappa dell’Antica Storia.
La vocazione di Abramo.
L’iniziativa di chiamare Abramo, di farlo uscire dalla sua tribù e dal suo paese, é di Dio.
Ad Abramo, Dio fa le sue promesse.
Ricordate le promesse fatte da Dio ad Abramo?
Ad Abramo Dio dà le prove di essere fedele alla parola data, quindi alle proprie promesse.
Inoltre, questo é importantissimo, dà la prova di essere capace di mantenere le proprie promesse.
Abramo ha la promessa di avere un figlio e di avere una discendenza senza numero. Dopo la promessa di Dio alla scadenza di un anno, egli avrà un figliolo nella sua vecchiaia.
Dall’altra parte la fede di Abramo. Abramo è veramente il padre dei credenti perché si é abbandonato alla mano di Dio, si é lasciato condurre e ha compiuto tutta la sua volontà. Diventa il capostipite dei patriarchi che saranno la radice del popolo di Israele, il popolo di Dio.
E siamo alla terza tappa della vecchia storia, cioè la costituzione del popolo di Israele.
Ricordate la vocazione di Mosè perché gli israeliti erano schiavi in Egitto.
Ricordate la liberazione dalla schiavitù del Faraone: il passaggio del Mar Rosso, il lungo vagarenel deserto, la grande scena ai piedi del monte Sinai quando Dio dà la legge costitutiva del suo popolo.
Noi siamo abituati a prendere i dieci comandamenti, uno per uno come se fossero dei dettami semplicemente morali, come indicazione di una condotta da tenere. No. Quella é legge. Quella é la carta costituzionale di un nuovo popolo che si basa su quei dieci articoli principalmente e che si chiamano i “comandamenti”.
Finalmente il popolo di Dio arriva alla terra promessa ad Abramo e ai suoi discendenti.
Questa vecchia storia ha tutto un senso profetico.
Sono degli avvenimenti accaduti, storicamente accertati.
Pensate a cinquanta anni fa, per esempio, quando a scuola ci dicevano che la Scrittura Sacra raccontava delle fandonie, che erano tutte invenzioni. Oggi le scoperte archeologiche ci portano a camminare sul lastricato della città di Ur, la città dove é nato Abramo e da dove è partito Abramo, e ci portano a toccare con mano le testimonianze di questi fatti.
In questi ultimi tempi ho avuto la grazia di vederlo. La missione tedesca sta scavando nei pressi delle “entrate”, in una zona non lontana da Babilonia, le fondamenta che forse rispondono precisamente alla torre di Babele.
Dunque, sono avvenimenti storici, certamente accaduti, carichi di significato non soltanto per il momento in cui accadono, ma soprattutto per quello che dovrà accadere come conseguenza e svolgimento, come realizzazione piena di questi avvenimenti iniziali della vecchia storia.
Il senso profetico di questa storia, diventa interpretazione graduale del senso della storia della salvezza compiuta da parte dei profeti;
Il senso profetico di questa storia in quanto é annuncio, è preparazione della nuova storia attraverso le vicende del popolo di Israele.
Questa vecchia storia é caratterizzata dagli avvenimenti nei quali domina l’azione di Dio intento a preparare la salvezza per tutta la gente.
Al fine di costituire il suo regno qui, in mezzo agli uomini, stabilisce, ribadisce, approfondisce un’Alleanza con il popolo di Israele.
Sceglie, elegge, convoca il popolo di Israele perché sia il suo popolo:
come il padre che raccoglie i propri figli,
come il pastore che custodisce e conduce ai pascoli il proprio gregge,
come il vignaiolo che coltiva amorosamente la propria vigna,
come uno sposo che ama teneramente e incondizionatamente la propria sposa,
per esprimere e per preannunciare i sui rapporti con gli uomini e per preparare i rapporti nuovi degli uomini tra di loro.
Questo popolo, é un popolo di sacerdoti (non perché erano preti), un popolo, cioè destinato a lodare Dio e ad annunziare le sue meraviglie in mezzo a tutte le nazioni.
Siamo alla nuova storia
Nella vecchia storia, cioè nell’Antico Testamento, noi troviamo i concetti:
di Regno di Dio in mezzo al suo popolo,
di alleanza che Iddio stabilisce con il suo popolo,
di popolo di Dio, che Dio ha scelto, che Dio fa suo perché compia una missione in mezzo al mondo lungo tutto il percorso della storia nei secoli.
I concetti di “regno”, di “alleanza” di “popolo di dio” ad un certo punto della storia, perdono il loro contenuto di avvenimenti legati al tempo e allo spazio ed acquistano un significato che si identifica in una Persona.
Voi individuate chi é questa Persona che porta in se stessa il significato di Regno di Dio, di alleanza con Dio, che accentra intorno a sé il popolo di Dio: Gesù Cristo.
Gesù Cristo é il Signore.
Quante volte diciamo così e facciamo bene perché é stato ucciso per noi e ci ha riacquistato da ogni tribù, lingua, popolo e nazioni. Ci ha acquistato, quindi é Padrone. E’ Signore.
Vedete come é nostro Signore Gesù Cristo:
Ci ha fatto per il nostro Dio, re e sacerdoti,quindi apparteniamo al Regno di Dio perché Gesù Cristo ci ha fatti i sacerdoti di questo Regno.
Ci ha liberato dal regno delle tenebre e ci ha trasferito nel regno del suo amore.
A lui siamo stati affidati dal Padre in eredità.
Ecco Gesù Signore!
Ecco Gesù Signore che costituisce il Regno di Dio sulla terra, nella sua Persona, intorno alla sua Persona.
Nella misura, allora, in cui gli uomini accoglieranno Gesù in mezzo a loro e si lasciano da lui possedere, la sovranità di Dio, cioè il Regno di Dio, guadagna terreno nel mondo lungo la storia.
“Tutto sarà ricapitolato in Cristo a lode della gloria di Dio”, dice San Paolo.
Gesù é la nostra alleanza perché, nel suo sangue ci riconcilia con il Padre, abbatte il muro della separazione tra di noi, tra lui e noi e fa di “molti uno solo”.
In lui, infatti, abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati.
Il suo sangue é il sangue della nuova alleanza.
“Questo é il mio sangue”.
Questo é il sangue della nuova alleanza.
Quindi Cristo é la nuova alleanza: Lui in persona, per mezzo del suo sangue col quale ci concilia con il Padre.
Allora intorno a Gesù si raccoglie il nuovo popolo di Dio.
Tra di discepoli, Gesù sceglie i dodici che denomina “Apostoli”, che simboleggiano tutto Israele e dice loro: “Sedete sui dodici troni e giudicate le dodici tribù di Israele”.
Notate che quando faranno questo gli Apostoli, le dodici tribù di Israele non saranno soltanto il popolo di Israele, ma saranno tutte le nazioni della terra.
Con la vocazione degli apostoli incominciano e delinearsi gli elementi del nuovo popolo di Dio che costituisce la figura più completa, più tipica della chiesa.
E’ quella figura che il Concilio ha consacrato nelle pagine più felici dei suoi documenti: in poarticolare nel secondo capitolo della Lumen Gentium.
I dodici, i seguaci di Gesù, insieme, sono coloro che stanno con Lui.
Stare con Gesù.
Così il popolo di Gesù acquista il carattere di popolo radunato intorno a Gesù Cristo.
Cristo incentra nella sua Persona il nuovo popolo di Dio.
Il popolo di Dio si presenta come l’unità di coloro che sono diventati seguaci di Gesù Cristo e sono solidali al suo destino.
Qui facciamo una sosta.
In questa storia c’è una crisi che determina una svolta. E’ importante notarlo per capire il nostro tema.
Fino ad un certo punto, Gesù é seguito dai discepoli, dai dodici, dalle turbe, dalle pie donne. Tante donne seguivano nostro Signore Gesù Cristo!
Le turbe erano talmente affascinate da Gesù che furono tentate di farlo re.
Ricordate quando ha moltiplicato i pani, com’erano lontani dal pensiero di Gesù!
Cosa pensavano di Gesù?
“Il mio regno non é di questo mondo”.
La moltiplicazione dei pani di Gesù lascia cadere in quel mare fremente d’entusiasmo popolare, le parole: “Il pane che io darò é la mia carne per la vita del mondo”.
Tutti si agghiacciano.
I giudei discutono.
Molti dei discepoli si allontanano e non andranno più con Lui.
La folla si disperde.
Solo i dodici stanno con Gesù, anche se non lo capiscono.
“Sono dure queste tue parole”, dice Pietro,
“ma tu hai parole di vita eterna”. Da chi dobbiamo andare?
Stanno lì perché non sanno dove andare!
Gesù é rimasto solo.
Possiamo dire con pochi, ma che stanno con lui.
Sappiamo in che modo, come si comportano nel momento crucciale della sua solitudine, nell’agonia del Getsemani.
In croce dirà Gesù: ” Padre perché mi hai abbandonato”.
Quanto é grande la solitudine di nostro Signore Gesù Cristo!
Ecco dove richiamo la nostra attenzione.
Si ripete ancora una volta il misterioso dramma del “piccolo resto”, ricorrente nella Sacra Scrittura: il resto di Israele costituito da pochi che rimangono fedeli alla speranza della promessa.
Pochi.
Però esiste una differenza fra quei pochi che rimanevano della storia antica e questo Gesù che rimane solo con pochi e che dà inizio alla nuova storia.
Dové la differenza?
Ogni volta che il Popolo di Israele,
o perché é portato in schiavitù,
o perché é distrutto dalla guerre,
o perché é annientato dai nemici,
il “piccolo resto” che rimaneva, era un germe vivo di pochi eletti di cui Dio si serviva per rifare di nuovo il suo popolo.
Il “piccolo resto” era il ceppo da cui rinasceva l’albero piantato da Dio.
Gesù e i suoi, sono “un resto” non vincolati dalla certezza di essere eletti perché sono i migliori.
Gesù prima e gli apostoli poi hanno la coscienza di essersi caricati del peccato di tutti gli uomini e di dovere morire come il chicco di frumento, per la risurrezione e la vita degli altri.
E’ la figura del servo di Javé di Isaia che diventa un fatto personale in Gesù Cristo, vero servo di Javé, e in quelli che sono disposti a rinnegare se stessi per seguire Gesù Cristo, per dare come lui la propria vita per la redenzione dei fratelli.
Questo atteggiamento nuovo segna la via per raggiungere e convocare e tenere insieme i figli del nuovo Israele.
La via nuova, i nuovi figli, i membri del nuovo popolo, sono la chiesa.
Come si fa a costituire la chiesa?
Gli uomini non si raggiungono soltanto attraverso il messaggio del Vangelo con dei bei discorsi e belle parole.
Occorre raggiungerli con lo stile e sulla via segnata da Gesù, che dona se stesso come prova suprema ed estrema del suo amore per gli uomini.
Significative sono le parole e il gesto di Gesù quando lava i piedi agli apostoli perché imparino a diventare i servitori dei propri fratelli proprio durante l’ultima cena quando istituisce l’eucaristia!
La nuova storia di Dio e degli uomini incomincia nel cenacolo.
Nel cenacolo accadono due avvenimenti:
si celebra l’ultima cena la vigilia della passione e morte di Gesù
e discende lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.
A Pentecoste la chiesa nasce ufficialmente, ma di fatto si istituisce durante l’ultima cena.
Lo Spirito Santo ne farà capire il significato e renderà possibile viverne il contenuto dopo Pentecoste.
Gesù é la realtà vivificata dalla cena,
Gesù é il contenuto del mistero eucaristico.
Qui, nel mistero eucaristico ha inizio per i credenti la nuova storia di Dio e degli uomini.
Ecco il nostro tema: tutte le premesse dovrebbero aiutarci a capire gli uomini a cena con Gesù.
Quindi trasferitevi con la vostra fede davanti al mistero eucaristico.
Gli uomini stanno con Gesù nel modo più intimo e famigliare come é lo stare a cena più che a pranzo. Il pranzo é il momento distratto della giornata. La cena é il momento raccolto della giornata, è il momento dell’intimità.
Vedete come si comporta Dio con i “suoi”.
Iddio con noi, Iddio in mezzo a noi, vicino agli uomini.
Tutto il significato della nostra religione è Iddio in mezzo agli uomini.
Iddio per gli uomini e non gli uomini per Dio! Natale.
Nel mistero eucaristico gli uomini hanno la possibilità di stare con Gesù.
Nel mistero eucaristico: perché é dall’eucaristia che viene il significato della venuta di nostro Signore Gesù Cristo, della sua passione e morte; é dall’eucaristia che viene il significato alla parola di Gesù che dice “amatevi come io vi ho amato”
Nel cenacolo i discepoli e poi gli uomini di tutti i tempi nel mistero eucaristico saranno perseveranti nella preghiera: caratteristica dei primi tempi del cristianesimo e di tutti i tempi se vogliamo essere cristiani.
OM 68 Gravina 1967