Ricordo di Mons. Carlo Ferrari a un anno dalla morte
E’ già trascorso più di un anno da quando Mons. Carlo Ferrari ci ha lasciati. Nel periodo da lui vissuto alla Casa del Sole è sempre stato disponibile a incontrare noi educatori per donarci la sua testimonianza e la sua catechesi durante i corsi di aggiornamento o nei tempi forti della quaresima e dell’avvento.
Si sentiva parte della nostra famiglia e impegnato a farla crescere secondo il suo particolare carisma. Ci diceva infatti: «Abitiamo nella stessa casa, abbiamo responsabilità comuni e sento di avere una certa responsabilità nei vostri confronti perché un vescovo è sempre vescovo, ha la testa fatta in quel modo e non c’è nessuno che gliela possa cambiare».
Quest’anno, per la prima volta, non abbiamo sentito la sua voce paterna che sapeva usare l’ironia della sapienza, né il suo insegnamento è stato sparso nei nostri cuori. Vogliamo allora ricordarlo e renderlo presente attraverso alcuni pensieri comunicatici negli anni scorsi.
Il fondamento della vita
Questo è il fondamento della vita: Dio ci vuole bene. Come ho scritto e ripetuto continuamente, noi non ce lo ricordiamo e non lo teniamo presente, ma siamo delle persone amate e amate non da una persona qualsiasi: ci vuole bene la persona stessa del Padre; ci vuole tanto bene da darci il suo Figlio e il Figlio ci vuole bene come nessun altro ce ne vuole.
La libertà dei figli di Dio
Il Concilio dice una cosa stupenda. Prima di parlare del Papa, dei vescovi, della gerarchia parla del popolo di Dio affermando che ogni membro ha la dignità e la libertà dei figli di Dio e porta nel suo cuore, come in un tempio, lo Spirito Santo. Guardate che questi doni sono più grandi, nella Chiesa, che il fatto stesso di essere papa o vescovo. Se il papa e i vescovi non rispettano la libertà dei figli di Dio resistono allo Spirito Santo, e s. Paolo avverte i cristiani di guardarsi bene dal resistere allo Spirito perché resisterebbero a Dio stesso e farebbero peccato.
Quanti atti contrari al rispetto della libertà, e quindi dello Spirito, si compiono nella chiesa e anche in mezzo a noi? Neppure il papa può resistere allo Spirito Santo e andar contro la libertà dei figli di Dio perché di fronte alla libertà anche Dio si ferma, diventa impotente. Cercate di pensare a questo mistero. Dio può far tutto, vuol essere Dio, deve essere Dio, eppure di fronte alla libertà dell’ultimo battezzato, dell’ultima creatura umana, dice «Se vuoi…». Non dice «Devi fare questo o quello» ma dice «Se vuoi, tutto dipende da te, dalla tua capacità di poter dire sì o no».
E questa capacità non viene dal diavolo, ma dallo Spirito.
Dobbiamo insegnare ad amare.
Nella nostra azione formativa dobbiamo preoccuparci di mettere in evidenza la persona di Dio, di parlare espressamente del Padre come ce ne parla la Scrittura e di parlare espressamente del Figlio ma stando bene
attenti a non fare del Figlio un modello di vita bensì Colui che con la sua passione e resurrezione ci dà la possibilità di essere veramente uomo e veramente donna. Gesù Cristo (è necessario insistere) non è tanto un modello quanto la sorgente, la fonte di energia, di forza, di coraggio, eventualmente di eroismo, in una parola la fonte della possibilità di adempiere al suo comandamento «amatevi come io vi ho amato». Ai bambini bisogna insegnare ad amare.
Tutta la civiltà occidentale mette al primo posto la dimensione intellettuale e si pensa normalmente che una persona valga nella misura della sua intelligenza e della sua cultura. Una persona invece vale nella misura in cui è capace di voler bene.
Il mondo della tecnica nel quale viviamo è tutto frutto dell’intelligenza; gli stessi rapporti personali e tutti gli altri rapporti, fino a quelli internazionali, sono basati su elementi razionali. La religione invece è tutta compresa nel verbo “amare”. Dobbiamo amare Dio perché Egli ci ama. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi, è Lui che ha preso l’iniziativa; e il motivo non l’ha trovato in noi ma in se stesso, nel suo amore.
Lo recitiamo, ma non lo approfondiamo il comandamento «amerai Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze». Il cuore, la mente, le forze sono disperse in tantissime direzioni, ma non sono dirette, impegnate nella persona di Dio che, secondo la scrittura, è amore.
L’uomo, santuario di Dio
Quante volte Dio, attraverso la storia, ha rifiutato e ripudiato i luoghi della sua presenza, com’era il tempio di Gerusalemme. Anche oggi ci sono le chiese, le cattedrali, i santuari, ma la presenza di Dio è garantita dalla sua Parola e dal suo impegno nella persona umana. La persona umana è il santuario più importante. Si va a Medjugorie, a Lourdes, a Fatima, e nessuno pensa di stabilire un rapporto religioso con tutte le persone.
A voi educatori…
Le realtà evangeliche proposte ai bambini, e direi specialmente ai bambini handicappati, trovano in essi una sintonia, una specie di simpatia per cui vengono accolte naturalmente, direi quasi istintivamente e costituiscono la parte più sicura di essere delle persone amate. E, nei confronti di questi allievi, non dobbiamo avere la preoccupazione di essere dei sapienti, dei dotti, dei competenti, ma delle persone che amano. A voi educatori pongo in tutta confidenza una domanda: amate veramente i vostri bambini, vi sacrificate veramente per loro amore, vi preparate e v’impegnate per dimostrare ad essi il vostro amore?
Dio è bello
Noi andiamo ripetendo che Dio è amore, Dio è grande, Dio è onnipotente, Dio è misericordioso, ma non diciamo mai che Dio è bello.
Siamo stati presi da una specie di pudore inconcepibile e quasi ci facciamo riguardo a parlare di bellezza. La scrittura, fin dal primo momento, dice che Dio ha creato il cielo e la terra, l’uomo e la donna e vide che tutto era buono. La traduzione in lingua greca, che è stata la prima traduzione dall’ebraico o dall’aramaico, dice che tutto era bello. Questo lo dice il Signore che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, ed è bello; noi portiamo la sua somiglianza, e siamo belli.
Educare alla bellezza.
Voi siete degli educatori e vi preoccupate di questi bambini ma la bellezza, e qui è il punto, non si percepisce né si avverte con l’intelligenza e tanto meno in modo astratto. Si percepisce attraverso i sensi, e anche qui, nella nostra predicazione, cosa diciamo dei sensi? Mettiamo in guardia la gente perché essere belli, parlare della bellezza, è quasi all’incirca come parlare del peccato, come se la bellezza fosse un’attribuzione negativa e non positiva. Per fortuna che abbiamo sempre detto che Dio è amore. Teniamo conto che è proprio l’amore che ci fa scoprire la bellezza. Per una mamma che ama la propria creatura essa è la più bella di tutto il mondo e non è che sia bella di una bellezza fisica o estetica; è bella perché è amata.
Educate i vostri bambini a cogliere la bellezza dove essa è, attraverso i sensi. Io ricordo che gli spazi verdi che ci sono alla Casa del Sole, in una certa stagione, diventano un sorriso[1] attraverso le piccole margherite che li invadono. E poi la bellezza del cielo…! Educate i vostri bambini a vedere, a gustare questa vastità e questa bellezza attraverso i loro sensi. I bambini, poi, anche se cerebropatici, hanno una loro particolare capacità intuitiva che li porta a percepire il bello. La stessa scrittura dice che le cose sono tanto belle: i monti, il mare, i fiumi, le foreste, le stelle, il sole, la luna. . .
Gli uomini han scoperto che sono così belle da farne degli idoli per adorarli commettendo questo, io dico, piccolo sbaglio, anche se grave: attraverso queste cose belle non riuscivano a capire quanto più bello fosse Colui che le ha create. Dunque attraverso tutto ciò che vi è di bello educate i vostri bambini a pensare, per quanto sia possibile, quanto sia bello il nostro Dio, quanto sia bello Gesù Cristo, figlio di Dio. La scrittura dice di Gesù: «Tu sei il più bello tra i figli degli uomini. Sulle tue labbra è diffusa la grazia».
Noi, per una certa devozione più o meno benintesa, mettiamo dappertutto il crocifisso, quasi per dimostrare che siamo cristiani. Ma Gesù Cristo crocifisso è proprio la raffigurazione ignominiosa del Figlio di Dio. Egli, ripeto, è bello ed è il più bello tra i figli degli uomini.