Siamo lieti di presentare questa interessante e attuale intervista, sul significato profondo del Concilio nella vita della Chiesa, rilasciata da S. E. Mons. Carlo Ferrari, Vescovo di Monopoli ( Bari ) e Delegato Regionale della Commissione Liturgica Conciliare « ad, exequendam Constitutionem » pubblicata sul La Rocca ».
Sarà un’utile e autorevole opportunità che la Provvidenza offre ai cattolici Mantovani per conoscere la mente, le ansie e le prospettive apostoliche che animano Chi oggi giunge tra noi come Pastore e Maestro.
*** – Il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo va verso la fine del suo terzo periodo e tutto fa prevedere che in una prossima sessione porterà a termine i suoi lavori: la celebrazione del Concilio sarà finita. Lei pensa che tutti, particolarmente i cattolici, abbiano compreso il significato e l’importanza di questo Concilio?
-E’ un fatto innegabile che la celebrazione del Vaticano Secondo ha veramente interessato l’opinione pubblica di tutti i Paesi; tutti gli strumenti di informazione se ne sono come impossessati per trasmettere gli echi le impressioni le valutazioni, il contenuto ai loro destinatari; nessuno che possieda una radio un televisore, che legga un quotidiano o un rotocalco ha potuto ignorare questo avvenimento della storia della Chiesa.
E’ notevole che nel frattempo siano accaduti dei fatti che per vari motivi hanno commosso profondamente il mondo: la morte di Papa Giovanni, la tragica fine di Kennedy, il defenestra mento di Krusciov; eppure il Concilio continua a mantenere il suo interesse.
Certo, noi sacerdoti non possiamo valutare l’importanza di questo avvenimento dal solo interesse che suscita nel pubblico; ma non possiamo neppure ignorare le attese del mondo cattolico e non cattolico che il concilio ha destato e che si cambierebbero in delusioni gravide di disastrose conseguenze se non ci preoccupassimo di essere in grado di dare ad esse la risposta buona.
-E quali sono queste attese?
– Tutti hanno sentito le parole “aggiornamento”, “riforma”, “adattamento”; a queste parole sono stati attribuiti i sensi più impensati ma rimane tuttavia vero che la delusione ci sarà, non tanto perché non è accaduto nulla di ciò che, magari fantasticamente, si attendeva, ma semplicemente perché non è accaduto nulla.
Va da se che la gente ha il diritto di presumere che il sacerdote le cose le sappia, che sappia il valore delle parole e perciò sia in grado di dire che cosa è in concreto questo benedetto Concilio, quale il suo impegno e il genere e la capacità delle sue incidenze.
-I sacerdoti hanno capito il Concilio?
-La gente presume che i sacerdoti sappiano che cos’è un Concilio, ma, perdoni la domanda un po’ coraggiosa: i sacerdoti italiani hanno capito il senso di questo Concilio, il Vaticano Secondo ? Poiché è indubbio che se non l’hanno compreso loro non potranno farlo comprendere ai fedeli.
E’ un interrogativo al quale bisogna rispondere con estrema franchezza.
Realisticamente dobbiamo ammettere che tutti abbiamo la nostra forma mentis, che fino a un certo punto siamo condizionati dall’ambiente, che siamo figli del nostro tempo a modo nostro. Se avessimo l’umiltà di riconoscere queste cose così ovvie avremmo compiuto un grande passo verso la comprensione del significato del Concilio.
Una percentuale altissima di noi sacerdoti italiani e non solo di noi italiani, ha una mentalità schematica che deriva dal criterio con cui abbiamo compiuto i nostri studi: teologia astratta, poca storia, poca S. Scrittura; l’ambiente nostro, nonostante gli scossoni della guerra e della presenza del comunismo, si regge ancora notevolmente sulla tradizione; e per queste due ragioni, lo schematicismo e il tradizionalismo, non abbiamo marciato al passo di quella rapida evoluzione che s’è operata nel mondo.
Quindi ne derivano quasi fatalmente degli atteggiamenti che non dispongono al senso, o meglio alla comprensione del senso del Concilio.
-Chi la verità rivelata l’ha raggiunta con una visuale astratta, che non ha il senso della storia in genere e della storia sacra in particolare, per lo meno guarda con sospetto tutto ciò che si riferisce ad aggiornamento, a riforma, ad adattamento: la verità è immutabile, le definizioni la stabilizzano in formule concettuali, precise, le norme giuridiche la mettono, al sicuro: perché correre dei rischi?
Proprio la nostra mentalità, quando si tratta di un Concilio, ci ha abituati a considerarlo come un atto solenne del Magistero, che definisce dottrine, stabilisce delle norme, consolida un ordine. I sacerdoti prima di tutti ne devono di conseguenza accettare le definizioni, le norme e conformarsi ai nuovi ordinamenti. In sostanza, la disposizione più positiva nei riguardi di un Concilio è la docilità che accoglie e lo zelo che fa trasmettere ciò che uno ha accolto ai propri fedeli .
Ma al Vaticano Secondo è accaduto qualcosa d’altro di nuovo.
Papa Giovanni con il Concilio ha “liberato” lo Spirito Santo e caratteristica dello Spirito di Dio è la libertà (ubi vult spirat) e la libertà dei movimenti dello Spirito è fatta apposta per creare disagi e, a prima vista, anche disorientamenti.
Qui sta il nodo del significato del nostro Concilio.
-Probabilmente qui sta il nodo del significato del nostro concilio.
Esattamente. Il Vaticano Secondo non è una celebrazione e neppure un atto solenne del Magistero nel senso corrente. Se, per assurdo, dal Concilio non uscisse nessuna Costituzione, nessun Decreto e finisse per non dire nulla , esso conserverebbe pienamente il suo significato.
Questo Concilio non è nato per motivi contingenti esterni, ma bensì per una profonda urgenza interiore, maturata storicamente ed esplosa attraverso la docilità e la disponibilità di un Pontefice santo. Egli più volte l’ha definita una “novella Pentecoste”;come il suo Successore ha parlato di un « transitus Domini ».
Il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo è una manifestazione, quasi come il sacramento di una presenza e di una azione straordinaria dello Spirito Santo nella vita della chiesa. Esso quindi é essenzialmente un atto vitale della chiesa, che ha la sua origine e il suo impulso nella parte più intima della Chiesa, nel cuore della Chiesa, cioè in Dio, che produce un effetto di vitalità, che ridona vigore a tutto l’organismo, che lo riporta a riacquistare la sua fisionomia autentica: quella della nascita.
Paolo VI, andando pellegrino nei Luoghi Santi, non ha compiuto un atto di pietà cristiana, ma un gesto profetico: condurre la Chiesa, andare alla ricerca del suo volto autentico (della Chiesa). E nella prima udienza generale dopo il suo ritorno dalla Palestina (15 gennaio 64) ha parlato di « coincidenza mistica » e di “coincidenza morale” , come a dire che siamo ancora lo stesso edificio fondato da Cristo, ma la prospettiva quanto è mutata ! Occorre che alla coincidenza mistica corrisponda quella morale. Bisogna ridare a quell’edificio che è la Chiesa di Cristo la sua prospettiva originaria.
– Vorrebbe indicarci gli elementi che secondo lei definiscono la realtà di questo Concilio?
-Si tratta come di tre momenti:
1) un cambiamento di prospettiva;
2) la vitalità organica della Chiesa;
3) la presenza e l’azione dello Spirito Santo, o se vogliamo il Protagonista del Concilio, (e quindi il soggetto e le conseguenze).
– Forse sta qui la difficoltà di comprendere e d’adeguarsi al senso di questo Concilio.
– Infatti, le Costituzioni, i Decreti e gli altri Documenti conciliari, non presentano difficoltà particolari presi in se stessi; ma si tradirebbero le finalità del concilio se non se ne cogliesse il senso globale che è eminentemente interiore e soprannaturale.
Si potrebbe, ad esempio, pensare a una chiesa costruita con la fedeltà più minuta ai dettami della Costituzione liturgica e relativa istruzione, a delle suppellettili semplici e significative, a una celebrazione impeccabile nei gesti, nel canto, ecc.; ma equivarrebbe a una lettera vuota se quell’edificio e quella celebrazione non aiutassero a capire e ad esprimere, per i sacerdoti e per i laici, la teologia della Parola, della « Assemblea » e del “Mistero Pasquale” , e soprattutto se non aiutassero a essere, a sentire, a esprimere la Chiesa. Ma affrontiamo apertamente le difficoltà e tentiamo di indicare una soluzione
Cambiamento di prospettiva
1 ) Il famoso aggiornamento equivale a un cambiamento di prospettiva; è una cosa in dispensabile per riconoscere un monumento ricostruito do po un qualsiasi rimaneggiamento: sarà ancora collocato allo stesso posto, rifatto con lo stesso materiale, ma decisamente non è più quello a meno che non sia stata rispettata la prospettiva. Trasferita questa immagine al caso nostro esprime delle cose decisive. Per esempio, è facile la tentazione di rimanere sulle proprie posizioni e fermarsi soltanto alla lettera( i mutamenti rituali, disciplinari, ecc.) convinti che le cose stanno come prima: i sacramenti rimangono sette (“nec plura nec pauciora “), la Messa è sempre quella, la Chiesa è ancora come l’ha istituita Gesù Cristo…
Ecco il punto! Sì, c’è ancora tutto, – grazie a Dio- ma è concepito, visto, sentito, espresso secondo un’altra prospettiva, quella più vicina al progetto originaIe, più aderente al Piano di Dio. Il Cristianesimo, ad esempio, non vuole più corrispondere a un « complesso » di verità, di precetti, di riti logicamente sistematizzati, ma vuole essere, come è, una storia: la storia della Salvezza che continua nel tempo e nello spazio; la Chiesa vuole essere vista non solo come Società, ma nella sua realtà di Mistero e di Sacramento primordiale, che per attuare
la Salvezza è più necessarie che ognuno dei sette Sacra, menti; ecc. : ‘
– Quindi a un tale cambiamento di prospettiva deve corrispondere un cambiamento nel modo di vedere, cioè di mentalità.
– E’ tutto dire ! Nella vita è possibile cambiare un’abitudine morale, forse anche uscire da uno stato d’animo ma è molto più difficile cambiare mentalità. Eppure, questo e non altro è il primo passo a cui ci impegna il Concilio; è serio, e da qualcuno potrebbe essere ritenuto insuperabile; ma è decisivo.
O si ha il coraggio e la fiducia di farlo, o le cose restano al loro punto. Si tratta di un’autentica « conversione » (metànoia) a cui forse non avevamo mai pensato, dal momento che siamo nati cristiani.
Vitalità interna della Chiesa
– Lei ha pure accennato a un altro elemento che determina il senso del Concilio, ossia la vitalità interna della Chiesa.
– Il Concilio ha messo in circolazione nell’ organismo della Chiesa uno straordinario impulso vitale. Non si tratta di un chiarimento o di un arricchimento di verità, neppure di linee direttive esterne, è qualcosa di interiore che anima e spinge all’azione: è la vita divina comunicata alla chiesa che urge per essere comunicata agli uomini.
Alla nostra mentalità è connaturale la distinzione tra la teoria e la pratica, i principi e le applicazioni, ecc. Ma intanto anche nel campo naturale, se queste distinzioni si possono tenere come due momenti dell’attività umana, non significarono una disgiunzione; quando poi si entra nell’ambito delle cose vitali mai si possono concepire distinzioni o separazioni: si tratta di continuità, di organicità e di espansione.
Paolo VI all’Episcopato Italiano (14 aprile 64) ha detto: “Qualunque sia l’esito del Concilio, esso deve essere considerato da noi nella sua realtà: intenzionale, spirituale, soprannaturale, come un’ora di Dio, un “transitus Domini” nella vita della Chiesa e nella storia ,del mondo” .
Il Concilio ha dunque valore per se stesso.
Tenere conto dei principi dottrinali che promulgherà o delle direttive disciplinari è ancora fermarsi alla lettera.
Bisogna « tuffarsi » in questa corrente di vita, raggiungere il soprannaturale.
-Il vaticano secondo sbarra dunque la possibilità a ogni naturalismo.
-E si potrebbe anche dire ogni attivismo, mentre apre invece sul senso di un autentico vitalismo soprannaturale immettendo nell’economia divina.
Perciò deve essere posta ogni attenzione a non prendere le cose dall’esterno; è indispensabile cogliere dal dentro dove agisce lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo protagonista del Concilio
-Secondo lei, ma mi pare l’abbia detto varie volte Papa Giovanni, è lo Spirito Santo che fa il Concilio.
-Lo Spirito Santo è il Protagonista di questo Concilio; ciò è vero per ogni Concilio; ma per questo lo è in modo caratteristico. Basta anche solo un rapido sguardo a come sono andate le cose negli ultimi anni della storia della Chiesa per convincersi che «di digitus Dei est hic ». Rifarsi alla scelta del Card. Roncalli come Papa, al suo breve sconvolgente Pontificato, alla indicazione del Concilio, agli scopi, al metodo, allo spirito da Lui indicati, alle prime Sessioni, a ciò che è già stato approvato e promulgato, equivale, come ha detto un Padre in Aula, a un vero miracolo.
E’ incominciata la “novella Pentecoste” e vuole continuare, e Chi ha incominciato ha certamente intenzione di portare a termine la sua Opera
-Occorrerà dunque fare attenzione in quale senso, in quale direzione lo Spirito soffi.
– Ci sono delle indicazioni evidentissime.
Prima di tutto il luogo dell’azione dello Spirito Santo è la Chiesa: qui continua a riprodurre la presenza e l’azione salvifica del Cristo, qui ripete all’orecchio (« suggeret vobis ») tutte le parole di Cristo, Parola di Dio, qui opera la congregazione nell’unità di quanti lo accolgono e li fa sicuri che sono figli di Dio.
Per ciò il Mistero della Chiesa nella totalità delle sue realtà deve diventare la sintesi non solo delle verità rivelate, ma ancora il soggetto e lo strumento insostituibile delle funzioni salvifiche. Chi non è Chiesa, chi non fa Chiesa non si incontra con lo Spirito che genera i figli di Dio.
La Missione dello Spirito Santo nella Chiesa è la continuazione della Missione del Cristo, della Incarnazione e della Redenzione. Il Cristo, come è presente nel mondo nel suo Sacramento che è la Chiesa (temporale, visibile, istituzionale, povera, debole), così agisce nel mondo nel Mistero della Chiesa con la libertà e la forza dello Spirito.
-Se ho compreso bene, lo spirito pastorale, prima del metodo pastorale, L’esigenza ecumenica, I’impulso missionario sono conseguenze di questa presenza “turgida ” dello Spirito di Dio nella sua Chiesa.
– Certamente, ma soprattutto una visione della vita cristiana all’insegna dell’Amore è certamente il frutto più bello di questo « effeta! », di questa straordinaria effusione dello « spiritalis unctio ».
E’ di importanza estrema questo particolare aspetto del concilio: la messa in luce della rivelazione del sovrano e gratuito Amore di Dio, che domina la storia della Salvezza, la vita della Chiesa e che deve essere manifestato al mondo.
Negli ultimi secoli della storia della Chiesa, il Giansenismo e Poi una acuta accentuazione dei suoi aspetti istituzionali avevano sbarrato o velato la rivelazione dell’Amore Infinto di Dio; si può dire che ne è venuta una prima reazione con la devozione al Sacro Cuore, poi col movimento liturgico si è arrivati a leggere con più chiarezza quella storia dell’Amore nel libro stesso di Dio; con Papa Giovanni, tutti gli sbarramenti sono stati tolti e tutti i veli sono caduti e col Concilio questa corrente impetuosa dal Cuore di Dio, per Gesù Cristo, nello Spirito Santo, si è riversata sui Vescovi di tutto il mondo per riempire tutta la terra.
-E’ allora naturale che solo chi « si imbarca » nel senso della corrente arriverà alla Salvezza.
– Forse qui dobbiamo ancora una volta interrogarci sul nostro modo di vedere il cristianesimo, la Chiesa, la Rivelazione; c’è un modo astratto e un modo storico, un modo statico e un modo dinamico; c’é la teoria, la pratica e la vita . Ci sono delle cose che stanno nell’ordine del fine e certe altre che appartengono solo all’ordine dei mezzi; qui è veramente il caso di distinguere, di scegliere, rispettando la gerarchia dei valori.
E’ più importante Gesù Cristo del Papa, le anime più del latino, la Sacra Scrittura più di tutte le Somme; è più importante la Grazia che gli strumenti che la trasmettono.
E’ vero: Gesù Cristo è dove è il Papa, la Parola di Dio con il Magistero, la Grazia nei Sacramenti; ma queste rimangono delle indicazioni di sicurezza, di autenticità, di efficacia, là Realtà è più larga, più profonda, più forte e tanto libera.
-Nessuno, certo, all’apertura del Concilio avrebbe sospettato che quelle semplici parole « aggiornamento », « rinnovamento», «adattamento» avrebbero acquistato un senso Cosi radicale, come lei ci ha spiegato, e sarebbero state protagoniste di avvenimenti così decisivi nella vita della Chiesa.
– Si tratta di scoprire il senso di questo « avvenimento » nella storia della Salvezza e di inserirci negli avvenimenti che sono della Chiesa di oggi, per entrare in questa storia.
Carlo FERRARI, Vescovo
Stampa:”La Cittadella – 10 Dicembre 1967 –
ST 365 Concilio 1967