Settimana dei Giovani a Cisternino 1967 – 3ª sera
……. di svolgere un compito razionale, di impegnarci in una responsabilità, in un compito di responsabilità, razionalità e responsabilità che ci distinguono da tutti gli altri esseri.
Noi uomini ci distinguiamo da tutti gli altri esseri creati perché abbiamo una mente e perché abbiamo una volontà. Con la mente noi dobbiamo capire la ragione del mondo. Con la mente dobbiamo essere ragionevoli. Con la volontà dobbiamo muoverci spontaneamente, cioè liberamente.
Cosicché: avere la ragione, usare la ragione, sviluppare la ragione, perfezionare la ragione, é il primo nostro compito di uomini. Non c’è, né umanità, né virtù né altro se, in un individuo, non c’é la ragione perfezionata, per quanto possibile. Ripeto: la ragione non ha bisogno di essere coltivata per mezzo della cultura per raggiungere il suo perfezionamento. L’ intelligenza sì. La ragione nò.
Quindi l’uomo può sviluppare la sua ragione, può arrivare anche a perfezionare al massimo la propria ragione anche senza la cultura.
Quindi tenere presenti le prerogative nostre: ciò che ci distingue, ciò che ci eleva, ciò che ci fa uomini: la ragione, poi la libertà.
Fare una cosa perché decidiamo di fare una cosa, fare così perché abbiamo deciso di fare così, impegnarci in un determinato modo perché abbiamo capito che dobbiamo impegnarci in un determinato modo, essere padroni dei nostri atti cosicché ad ogni azione ad ogni parola, alla domanda: -perché l’ hai fatto?- possiamo rispondere: perché così ho voluto.
Se noi non diventiamo ragionevoli, uomini non siamo!
E, ricordate, che tanto la ragione quanto la libertà sono i doni singolari che Dio ha conferito alla natura umana a distinzione di tutti gli altri esseri che vivono nel mondo sensibile, a titolo di superiorità su tutti gli altri esseri che vivono nel mondo sensibile.
Dio, l’uomo l’ ha creato perché dominasse il mondo, perché lo sottomettesse il mondo. Perché, il mondo deve servire all’uomo: non deve servire agli Angeli, ma agli uomini: tutto é nostro, tutto é per noi. (S. Paolo)
Dio non ha creato il mondo per se, non ha bisogno di niente Dio.
Poi, al di là di noi, c’é Dio che ha creato questo mondo, che si esprime attraverso la grandezza del mondo.
Attraverso l’ordine, l’equilibrio, l’armonia, Dio esprime la Sua saggezza.
Dio che si esprime attraverso le creature e desidera incontrarsi con le sue creature.
Se noi adoperiamo bene la nostra ragione, noi veniamo a scoprire l’esistenza, la presenza di Dio nel mondo, nella sua azione che sempre continua. La ragione dice che Dio é il più grande, il più buono, il più potente, il più saggio.
+ A chi va attribuita la Creazione?
+ a chi il merito?
+ a chi questo atto di bontà?
+ da parte di chi questo atto di bontà?
+ Da Dio.
+ E allora, l’uomo ragionevole deve riconoscere Dio,
deve rispettare Dio che é il più grande e sta sopra di lui,
deve rispettare Dio che é il più potente e nessuno deve contrapporsi a Lui,
deve rispettare Dio che é il più s¢saggio e nessuno può arrogarsi contro di Lui,
deve rispettare Dio che é il più buono.
E che posto deve avere?
Dal momento che é Lui a manifestarsi il più saggio, il più potente, il più buono, che posto Gli diamo?
Che posto Gli compete?
Chi deve avere la prima parola tra noi due?
Chi deve prendere l’iniziativa?
Chi deve sottostare?
Questa la posizione dell’uomo:
di tratto d’unione,
di mente nel mondo e
di libertà nel mondo.
Di mente che scopre Dio e
di volontà che si muove liberamente verso Dio che é il più saggio, il più potente, il più buono.
Questo si può chiamare virtù, questo si può chiamare Religione.
Della religione, molte volte, abbiamo fatto un affastellamento di cose senza senso, e abbiamo perso la sostanza, per attaccarci a cose che non hanno significato. Questa é la Religione che a Dio dà il primo posto, perché é il più grande, il più saggio. Non il primo posto in casa. Il primo posto, Dio lo vuole nella nostra persona. L’iniziativa, Dio la vuole prendere riguardo alla nostra persona. La prima parola vuole averla Lui nella nostra persona, nella nostra vita.
Se Dio ha, nel nostro cuore e nella nostra mente il primo posto, negli atti della nostra vita ha il primo posto, allora gode di avere, poi, l’espressione esterna di questa preminenza come segno che noi, a Dio diamo veramente quel posto che Gli compete, (ma che non sia una bugia!):al di sopra di noi, nei nostri pensieri, nei nostri affetti, nei nostri atti, nei nostri sentimenti, nel rispetto che noi abbiamo per tutti. Dio, dobbiamo rispettarlo, per questo riflesso che noi diamo alle persone, perché Lui é proprio al primo posto.
Ma le cose sono sempre andate così?
Purtroppo nò.
Un po’ di storia.
Uno ha un capriccio: c’é Dio e c’é il capriccio, che cosa scegli tu?
Notate che, molte volte i nostri desideri, le nostre inclinazioni, a volte anche i nostri capricci, possono andare d’accordo con la volontà di Dio e allora, scegliendo, io scelgo dalla parte di Dio, ma la maggior parte delle volte c’é una contrapposizione tra Dio e il mio capriccio, tra Dio e il mio gusto, tra Dio e quello che mi chiedono gli altri. C’é il contrasto.
L’uomo ragionevole che cosa dovrebbe dire?
Mi vuole “più bene” Dio quando mi proibisce di fare una cosa, di quello che mi voglio io stesso, di quanti mi vogliono accontentare contro la volontà di Dio?
Tra il mio desiderio e la volontà di Dio chi é il più onesto?”
La ragione mi dice: Dio.
E allora chi dovresti accontentare?
Dio.
E se Dio non Lo capisci e dici di “sì” al tuo interesse?
Ti dimentichi di Dio. Dimentichi che Dio é il più grande. Fai un atto che non é più ragionevole, un atto irrazionale. Il tuo atto non é un atto di libertà. Sei libero fisicamente, ma per essere “libero da uomo”, devi seguire la tua ragione. Fai un abuso di libertà e questo é quella cosa che si chiama “peccato”.
Molte volte il peccato si considera nella materialità di una azione. Cioè, il peccato lo si considera nel fatto materiale. La condizione essenziale perché una azione sia peccato é questa: deve essere un atto contrario alla nostra natura, al compito per cui siamo nel mondo. Solo ciò che é contrario alla nostra natura é peccato e tutto ciò che va contro il compito per cui noi siamo al mondo.
Quale é la nostra natura?
Di esseri ragionevoli e liberi.
Quale é il compito che abbiamo su questa terra?
Di dominare sopra tutte le cose ed essere con lo sguardo aperto e la volontà protesa dinanzi a Dio.
Questo non é compiere un atto materiale. E’ che, quell’atto materiale, é contrario alla nostra ragione e invece di esprimere la libertà della nostra volontà, esprimere la soggezione della nostra volontà a qualche cosa che non é Dio.
Peccato é qualunque azione, pensiero, movimento del nostro essere, che ci impedisce di compiere il compito per cui siamo stati creati.
Siamo stati creati
per essere la ragione del mondo,
per essere l’intelligenza del mondo,
per essere il pensiero del mondo,
per essere la voce del mondo.
Quante cose stupende ci sono in tutto il mondo, ma sono come la statua del Mosè: il mare, i fiori, ecc. non hanno voce, non esprimono un pensiero. I monti, le stelle non hanno voce, non hanno un pensiero.
Noi dobbiamo essere il pensiero dell’universo e dobbiamo esprimere che Dio e grande, é potente, é forte e buono perché tutto questo ha fatto per noi.
Il peccato é l’atto contrario alla nostra razionalità che é la caratteristica della nostra personalità.
Il peccato é un atto di soggezione che non é rivolto al più grande ma a qualche cosa, ad una parte del nostro essere.
L’uomo dovrebbe essere virtuoso, cioè ordinato a Dio al di sopra di tutti gli esseri.
L’uomo si distacca da Dio rinunciando alla sua ragione, alla sua libertà e questo é il peccato.
Non so chi ha lavorato prima del 1964 queste lezioni delle settimane ai giovani lette dal registratore sono dattiloscritti custoditi dal vescovo