Gesù é il salvatore perché é la pace in persona
Primo giorno dell’anno 1968 in Sant’Andrea
L’anno civile 1968, l’anno di grazia, come era in uso dire dai nostri vecchi, si apre con la celebrazione liturgica della ottava della natività di Gesù. L’ inizio di anno segna il termine delle celebrazioni natalizie. All’ottavo giorno, a Gesù nato a Betlemme fu imposto il nome. Secondo la mentalità semitica espressa nel linguaggio biblico, il nome é indicativo di una missione. Quando si tratta del Figlio di Dio fatto uomo il nome é indicativo della sua natura, della sua volontà, di quello che egli vuole compiere nel mondo. Gesù significa salvatore.
Oggi, ha inizio un nuovo senso della celebrazione dell’inizio dell’anno. Poiché il mondo ha accolto l’invito del vicario di nostro Signore Gesù Cristo, noi parliamo di pace. Forse non abbiamo mai sufficientemente riflettuto come Gesù sia il salvatore del mondo proprio perché porta la pace. Sappiamo che, quando egli é nato, gli angeli hanno cantato: gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra, ma quanto abbiamo riflettuto che Gesù é proprio questa pace che gli angeli hanno annunziato nel nome di Dio? Che Gesù é la sorgente della pace di cui hanno bisogno gli uomini per essere salvi? Che la salvezza, in altre parole, consiste nella riconciliazione degli uomini in pace con Dio e degli uomini riconciliati tra loro?
Gesù é il salvatore perché é la pace in persona.
Dobbiamo risalire alle origini di nostro Signore Gesù Cristo, Verbo del Padre, Figlio di Dio, in una condizione di esistenza eterna ed infinita, in una condizione di esistenza che equivale a una fusione perfetta dell’amore col Padre al punto che Gesù potrà dire “io e il Padre siamo una cosa sola”. Dunque Gesù vive di comunione, Gesù vive di unione col Padre nel vincolo dell’amore, Gesù vive di pace, Gesù é pace. Questo é Gesù, che venendo in terra porta ciò che egli é: porta la sua stessa esistenza e la porta perché noi vi partecipiamo e perché a nostra volta la partecipiamo. Egli viene e trova il mondo lontano da Dio, trova il mondo dilaniato dalle separazioni e dalle disunioni, trova il mondo disgregato.
Che cosa significa essere lontani da Dio? E’ non camminare con i propri fratelli. E’ questo un altro aspetto – poiché in questi giorni ne abbiamo parlato – del peccato. La realtà del peccato è: non essere in pace con Dio e non essere in pace con i propri fratelli. Il peccato, e qualsiasi condizione peccaminosa, corrisponde a questa situazione del nostro spirito, a questo atteggiamento della nostra volontà che rifiuta Dio e i fratelli, per assecondare l’egocentrismo, per affermare il fomite della discordia e quindi di produrre quella situazione che noi chiamiamo con una parola più impressionate: la guerra.
Gesù viene e ci riconcilia con il Padre e con i nostri fratelli ma non magicamente, bensì con l’impegno di tutta la forza della sua missione, che equivale a tutto l’impegno dell’amore, perché é solo l’amore che unisce, é solo l’amore che lo porta a morire in croce per noi. Così che Cristo é nostra pace, perché ci riconcilia con il Padre e tra di noi nel suo sangue: la espressione più forte del suo amore per ciascuno di noi. Ognuno di noi può dire: mi ha amato e ha dato tutto se stesso per me perché fossi riconciliato col Padre e con i fratelli.
E’ per questo che tutta la missione di nostro Signore Gesù Cristo é segnata dalla pace. Annunzia la pace quando, risorto da morte, compiuta l’opera sua, appare agli Apostoli e dice: “la pace sia con voi”. Ma questo annuncio non é semplicemente un augurio. Dice ancora: vi lascio la mia pace, vi do in eredità la pace. Chi sta per andarsene per sempre lascia ciò che gli sta maggiormente a cuore in eredità. L’eredità di nostro Signore Gesù Cristo é la pace, è la pacificazione che ha operato per noi. La pace sia con voi, vi lascio la mia pace, vi do la pace, vi comunico quindi la mia pace.
Non dimentichiamo, miei cari, che non é semplicemente una disposizione d’animo quella di nostro Signore Gesù Cristo, non é semplicemente un atteggiamento morale: è tutta la realtà e la sostanza della sua persona che é pace, é tutta la sua vita che é pace, é tutta la missione della sua vita che é portatrice di questa pace. Gesù nell’atto di andarsene comunica la sua pace. Direte: com’é che Gesù, oggi, a noi qui presenti, comunica la sua pace? La risposta é semplice ma la dobbiamo intendere.
La Chiesa é il sacramento della pace di Cristo.
La Chiesa, questa realtà storica, questa istituzione così discussa, questa realtà terrena e storica così tanto richiamata ai tempi nostri, che cos’è? Secondo le espressioni che sovente ascoltiamo, la Chiesa é il prolungamento di Cristo nello spazio e nel tempo. La Chiesa é la continuazione nel mondo e nella storia dell’opera di nostro Signore gesù Cristo: perché la Chiesa, nella Chiesa, con la Chiesa, é presente Cristo fino al termine dei tempi. Ha impegnato la sua parola perché le cose siano così. Entra nel piano della volontà di Dio il fatto di comunicare agli uomini e con gli uomini secondo la loro natura, attraverso realtà che si possono sperimentare: attraverso segni sensibili.
Ebbene, la Chiesa é il “segno” visibile elevato davanti a tutti gli uomini, segno visibile ma misterioso; non misterioso nel senso che non si comprende, ma nel senso che porta in se un mistero, cioè una realtà soprannaturale e divina, nel senso che ciò che esprime esteriormente lo contiene interiormente e vitalmente. Perciò se la Chiesa é la continuazione di Cristo: la Chiesa é la continuazione della pace di Cristo in mezzo agli uomini, la Chiesa é lo strumento con cui si compirà la pace di Cristo tra i fratelli; la Chiesa é lo strumento con cui si comunica a Cristo nostra pace e con cui si trasmette la pace di Cristo ai nostri fratelli. Perché? Andiamo verso la profondità del mistero.
Perché la Chiesa é il luogo -diciamo così- della presenza e dell’azione dello Spirito Santo, il quale continua nel mondo l’opera compiuta da nostro Signore Gesù Cristo di riconciliare gli uomini con Dio e di riconciliare gli uomini tra di loro. La Chiesa é questa realtà; la Chiesa é questo “segno;”, la Chiesa é questo strumento; la Chiesa é questo mezzo di salvezza carico della pace, che Dio vuole comunicare agli uomini per mezzo del suo Spirito e, lo Spirito é l’espressione personale del suo amore infinito.
Quando Gesù é al termine della sua missione in questo mondo, comunica lo Spirito agli Apostoli: “ricevete lo Spirito Santo, quelli a cui rimetterete i peccati saranno rimessi, a quelli a cui li riterrete saranno ritenuti” . La presenza dello Spirito Santo negli Apostoli dà la potestà di rimettere i peccati e perciò di riconciliare gli uomini con Dio. Questo é rimettere il peccato: per l’azione di Gesù e per la presenza dello Spirito Santo, riconciliare gli uomini con Dio e riconciliare gli uomini tra loro.
Quando si andava al catechismo si imparava, e abbiamo imparato, che ci sono i frutti dello Spirito Santo. Come ha detto il santo Padre nel suo messaggio al mondo, il frutto dello Spirito Santo é la pace, cioè la riconciliazione nostra con Dio e con i nostri fratelli. Comprendete allora quale valore ha la nostra presenza in chiesa. Comprendete che valore ha questo momento in cui penetriamo con la grazia di Dio il significato della nostra fede attraverso la meditazione della Parola di Dio?
Questo giorno é consacrato alla pace. Noi stiamo meditando l’elemento religioso della pace. Guardate che tra tutti gli aspetti della vita il più decisivo é quello religioso, per tutti, ma per noi che crediamo che Gesù Cristo é nostro salvatore, per noi che sappiamo che solo per l’intervento di Dio, attraverso l’azione del Figlio continuata dal suo Spirito, la pace é una realtà possibile sappiamo anche che la pace é possibile quando é vissuta nella interezza e nella coerenza della nostra fede, quando diventa un fatto della nostra esistenza. Allora la pace diventa una cosa possibile nel mondo!
Oggi il santo Padre, nel suo modo di procedere il discorso, ci portava al limite e ci diceva: “Ma le condizioni del mondo, oggi, sono tali che, a parlare di pace, pare una utopia”. Se noi ne parliamo soltanto guardando gli aspetti politici, diplomatici o economici della pace, -insomma gli aspetti umani della pace-, veramente la pace é un problema senza soluzione. La soluzione vera passa dove passa Dio con la sua redenzione e la sua salvezza, dove passa Dio e porta la sua pace, e vuole la sua pace, e manda il suo Figlio perché diventi operatore di pace.
Nel mondo di oggi la pace diventa possibile se la Chiesa, strumento e sacramento della pace di Cristo, si adegua alla propria vocazione di essere nelle mani di Gesù Cristo, nelle mani di Dio, sotto l’azione dello Spirito, il mezzo risolutivo del problema della pace: se noi diventiamo portatori di pace. Vedete quale responsabilità! Solo noi abbiamo la soluzione del problema. Solo noi abbiamo la capacità di portare la pace nel mondo. Su di noi grava questa responsabilità. Dobbiamo prenderne coscienza, dobbiamo lasciarci penetrare da questo senso di responsabilità.
Direte: ma la Chiesa, oggi, parla e opera? Ma dové la Chiesa che parla ed opera? Intendetemi bene. La Chiesa parla, la Chiesa opera nella persona del Papa, il suo capo visibile; la Chiesa parla e opera nei suoi ministri: i vescovi e i sacerdoti. Ma il Papa, e i sacerdoti, e i vescovi sono la Chiesa? Il Papa, i vescovi, i sacerdoti guidano la Chiesa, ammaestrano la Chiesa, santificano la Chiesa, ma la Chiesa siamo tutti noi battezzati, segnati dallo Spirito di NSGC, la Chiesa siamo particolarmente noi che veniamo nella chiesa. Siamo noi il segno visibile innalzato davanti alle nazioni. Siamo noi personalmente, perciò, che dobbiamo comunicare a nostro Signore Gesù Cristo alla sua vita, alla sua pace, alla sua grazia. Siamo noi personalmente che dobbiamo essere aperti all’azione dello Spirito Santo perché ci riconcili con il Padre.
La Chiesa che porta la pace nel mondo, la Chiesa che risolve il problema della pace nel mondo siamo noi riconciliati con Dio, siamo noi in grazia di Dio. Non é questione di azione diplomatica anche ad altissimo livello, al livello della così detta diplomazia vaticana. Rifiuta questo il santo Padre e ci riporta a principi di autentica natura religiosa e cioè alla autentica missione di nostro Signore Gesù Cristo fatta di questa forza: di portare la pace agli uomini attraverso gli uomini, attraverso le membra del suo corpo, attraverso ciascuno di noi, che deve essere riconciliato con il Padre. Per essere in pace noi dobbiamo essere aperti all’azione dello Spirito Santo che ci riconcilia con i fratelli. La guerra, in qualsiasi punto del mondo, sotto qualsiasi dominazione, per qualsiasi motivo ideologico é la misura della mancanza di pace che c’é nelle coscienze e nelle famiglie, é la conseguenza della nostra disunione, é la conseguenza delle nostre separazioni, é la conseguenza della mancanza di amore tra di noi, é la conseguenza del trionfo dell’egoismo in mezzo a noi.
Termino la nostra meditazione accogliendo l’esortazione di San Paolo il quale dice: “vi esorto dunque io prigioniero di Cristo a tenere una condotta degna della vocazione cui siete stati chiamati” ricordate la nostra vocazione di portatori di pace nel mondo ” con tutta umiltà e dolcezza” ecco i legami dei nostri rapporti con i fratelli “con pazienza”, dové la nostra pazienza verso gli altri e con noi stessi? “sopportandovi gli uni gli altri con amore” dové la misura della sopportazione vicendevole? “studiandovi di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace” quand’é che abbiamo questa preoccupazione? “siamo un solo corpo, siamo un solo spirito, abbiamo una sola speranza, perché c’é un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti il quale é sopra tutto e opera in tutto e in tutti Ecco, vedete, come il cristianesimo sia veramente la religione dell’uomo.
Proprio le situazioni storiche in cui veniamo a trovarci, nonostante noi, contro il nostro stesso volere, contro le nostre stesse aspirazioni, mettono in evidenza gli aspetti più fondamentali della religione, del nostro cristianesimo, che é una religione di pace. Forse se non ci fosse questa situazione di guerra, così estesa e pericolosa, noi rischieremmo di dimenticare ciò che é fondamentale per la nostra fede: essere in pace con Dio e con i fratelli.
OM 087 Pace 68