incontro con le religiose a Castiglione delle Stiviere
Sorelle e figliuole carissime, questo momento segna per l’anno in corso un punto di arrivo e, per la vostra vita spirituale, un punto di partenza. Voi che avete partecipato al corso di cultura religiosa, sul piano spirituale siete giunte a un determinato traguardo, perché certamente avete scoperto qualche cosa delle meraviglie indicibili che il Signore, nel suo grande amore per ciascuno di noi, ha compiuto per la nostra salvezza.
Inoltre, non è privo di significato il fatto che oggi ci troviamo in questa basilica, dinanzi alle reliquia di S. Luigi Gonzaga di cui si celebra il quarto centenario della nascita. La chiesa mantovana, l’ordine religioso dei Gesuiti, il mondo intero si interessano a questo avvenimento e noi: Vescovo, Sacerdoti, Religiose, non dobbiamo permettere che questa celebrazione si compia senza che porti frutto per la nostra vita spirituale.
Come possiamo fare del vostro corso di aggiornamento e del centenario della nascita di S. Luigi una sintesi, qualcosa che costituisca un elemento rinnovante per la nostra vita spirituale? In tutte le situazioni ci viene incontro il Signore, perché Egli ha l’iniziativa della salvezza che parte dal suo amore. E questa iniziativa che Iddio, nel suo amore infinito prende nei confronti di ciascuno di noi, è sempre annunziata, manifestata per mezzo della sua Parola. Ci vorrebbe tanto tempo e tanta disponibilità di grazia, per me e per voi, per fermarci a considerare la parola che stiamo celebrando con una accoglienza fatta di tutta la disponibilità della nostra persona, perché sia vera ed efficace per ciascuno di noi.
Nel brano di Vangelo che avete ascoltato, si parla di Maria di Magdala. Non è ancora l’alba, ci sono ancora le tenebre, ed essa corre al sepolcro. E’ la prima persona che va al sepolcro dopo che il corpo di Gesù vi era stato deposto.
Chi era Maria Maddalena? Il Vangelo ce la presenta semplicemente e in un modo non edificante come “la peccatrice”. Una ” peccatrice” della quale però, Gesù dice che “le sarà molto perdonato perché ha molto amato”. Queste parole vanno intese bene. La Maddalena aveva un grande cuore, aveva una capacità incontenibile di amare che ha espresso nel peccato. Se non avesse avuto questa grande capacità di amore non sarebbe neppure stata una grande peccatrice.
Sapete come Gesù la accoglie. Il Vangelo, avete sentito, ci riferisce che è stata la prima ad andare al sepolcro per cercare il corpo del Maestro. Il santo, che nel breviario commenta questo brano evangelico, fa questa considerazione: la Maddalena cerca il corpo del Signore perché nella sua mente c’erano ancora la tenebre e non era ancora sicura che Gesù sarebbe risorto. Da altri brani del Vangelo sappiamo come Gesù sia apparso e si sia rivelato alla Maddalena.
Perché troviamo questa donna al sepolcro, prima di Pietro, prima di Giovanni, prima di tutti gli altri apostoli? Perché era irresistibilmente trascinata verso nostro Signore Gesù Cristo da quell’impeto di amore che le aveva fatto sfidare i sottintesi, i sogghigni, i sorrisini di tutti i farisei e l’aveva spinta a gettarsi ai piedi di Gesù, a lavarli con le sue lacrime, ad asciugarli coi sui capelli, a profumarli col suo aroma. Nel brano evangelico che stiamo meditando, Maria Maddalena rivela un amore ancora più grande, un amore che la porta al sepolcro a cercare il suo maestro.
Fermiamoci per una prima considerazione. Appena vede la pietra del sepolcro rimossa, Maddalena non sta a ragionare ma corre immediatamente da Pietro e da Giovanni e dice loro: “hanno tolto dal sepolcro il Signore e non sappiamo dove lo hanno messo”. Ecco, tutta la sua preoccupazione, tutta la sua ansia la esprime agli apostoli. Quando poi Gesù le si rivelerà visibilmente, personalmente le darà l’incarico di portare suoi discepoli l’annuncio della risurrezione:’Vai dai miei e di’ loro che sono risorto e li precedo in Galilea, là mi troveranno”. L ‘esigenza interiore della Maddalena di andare ad annunciare ciò che era accaduto viene dunque accolto, ratificato, completato e integrato in tutto il suo significato, proprio da nostro Signore Gesù Cristo.
Se a questo punto il vescovo vi chiedesse: vi ritrovate nella Maddalena del Vangelo?
Siete disposte a prendere la sua parte come è stata fissata nel Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo?
Perché vi trovate qui, oggi, con quella divisa, con quell’ impegno interiore di una consacrazione che gli altri non vedono ma che voi ben conoscete e che costituisce il fondamento, la ragione, il motivo di tutta la vostra esistenza? Perché siete così?
Perché siete delle religiose, ed essere religiose equivale, o dovrebbe equivalere, ad essere dalle donne dotate di una capacità incontenibile di amore, donne che, ad un certo punto della loro esistenza hanno scoperto e incontrato Chi poteva soddisfare la loro esigenza di amore e si sono gettate ai piedi e hanno dato a Lui tutto: le lacrime, la dedizione, il profumo della loro esistenza. Ecco perché siete qui: perché in voi c’è una capacità di amore più grande.
Fermiamoci per una seconda considerazione. Questa vostra capacità di amare poteva mettere ciascuna di voi nella condizione di essere una donna “di strada”. Non vi stupisca l’accostamento forse un po’ audace. Prospettatevi questa eventualità altrimenti non potete capire nostro Signore Gesù Cristo e quello che nel suo amore infinito ha fatto per voi. Infatti, voi siete quello che siete perché c’e stato un Altro che ha una capaciti di amare più grande della vostra e che, amandovi, vi ha preservato e vi preserva dall’essere delle donne di strada , perché egli è uno sposo fedele. Da parte vostra, però, dovete mettervi in questo preciso atteggiamento: se sono una religiosa, se sono all’altezza della mia vocazione, lo devo a Gesù che con il suo amore “eccessivo”, mi ha attirata, mi ha fatta sua sposa , sua prediletta mentre avrei potuto diventare una pubblica peccatrice.
Capite allora che, se siete così, siete veramente nella condizione di spirito richiesta dal Signore per fare di ciascuna di voi un capolavoro di santità. La Sacra Scrittura dice:”Beatus vir qui potuit transgredi et non est transgressurus” . Beato l’uomo che poteva commettere dei grandi peccati e non li ha commessi. Perché beato? Prima di tutto diamo un senso biblico a questa parola. “Beato” perché Dio, nella sua infinita misericordia, si è chinato su di lui e non ha permesso che ci fossero quei peccati.
E qui viene a proposito il riferimento a San Luigi il quale, ricordiamolo bene, non era il giovane dal collo torto quale è raffigurato in molte immagini delle nostre chiese, e non era il giovarle “angelico” santo dalla nascita quale è generalmente presentato nelle biografie.
S.Luigi era un Gonzaga e sappiamo dalla storia cosa vuole dire essere un Gonzaga! San Luigi aveva a sua disposizione tutte le possibilità di diventare come suo padre, come suo zio , come suo fratello: gente carica di peccati.
L’aspetto positivo, reale, concreto della sua santità sta nel fatto che poteva essere un peccatore e invece è S.Luigi.
Se non avesse avuto le possibilità di essere uno dei tanti Gonzaga, facili ai misfatti e ai disordini morali, non sarebbe neppure il Santo che é. Questo vi deve dire il richiamo della celebrazione del IV centenario della nascita di S. Luigi. < Dimentichiamo i soliti aggettivi cha si usano per qualificarlo, come “angelico” o altro, e chiamiamolo Gonzaga, poi ricordiamo vicino a lui la Maddalena: è un accostamento che vi può aiutare a capire quello che abbiamo detto a commento della Parola di Dio che stiamo celebrando.
Il Vescovo questa sera ,vorrebbe andare avanti nel suo discorso. Accenno appena. La Maddalena spinta dall’amore per nostro Signore Gesù Cristo, appena ha constatato che il corpo del Signore non era più nel sepolcro, va a dirlo immediatamente a quelli a cui poteva interessare e credo che lo dicesse non solo a “tutti”, ma a “tutto”ciò che incontrava nell’alba di quel mattino. E come l’avrà detto dopo che era stata investita da Gesù stesso dell’incarico di andare da Pietro e dai discepoli per annunziare la Risurrezione!
Ecco perché siete suore: per annunziare al mondo intero la gioia grande della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Leggo dal libro di Dio: “Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, unica, popolo di acquistato, per annunziare la magnificenza, la grandezza di Colui che dalle tenebre vi chiamò alla meravigliosa luce della sua salvezza” La Maddalena ha capito tutto questo, lo ha vissuto, lo ha espresso: andare ad annunziare di aver scoperto di appartenere alla stirpe eletta dei figli di Dio, di essere rivestita di un sacerdozio regale, di appartenere ad una nazione santa: al popolo di acquisto , al popolo di Dio.
Nella S. Scrittura, questa nazione santa, questo popolo di acquisto é descritto con le immagini più belle, più cariche della espressione dell’amore che non si contiene. Anche in voi ci deve essere questo amore che vi spinge ad annunziare al mondo la bellezza, la grandezza, la forza, la potenza, la grazia, l’amore di Colui che, mentre potevate essere delle donne di strada, ha fatto si che foste delle Spose di nostro Signore Gesù Cristo. Questo non si può tacere! Lo si deve dire a tutti! Lo sí deve dire, non andando a fare delle prediche, ma con la persona che non dovrebbe essere vestita come un catafalco, con il volto che non dovrebbe avere l’espressione di quaresima perpetua, con la vita che dovrebbe essere una continua, smagliante testimonianza di gioia: la gioia che è propria di quelli che hanno scoperto nostro Signore Gesù Cristo e lo hanno capito.
Ripeto adesso quanto ho detto all’omelia del Pontificale: il peccato dei cristiani, quello di cui dovrebbero confessarsi, è quello di essere tristi, è quello di non annunciare al mondo la gioia della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. – Ci credete o non ci credete che potevate essere delle grandi peccatrici e che, se non lo siete è perché l’amore di nostro Signore Gesù Cristo vi ha preservate? – Ci credete o non ci credete che l’amore di nostro Signore Gesù Cristo è un amore fedele, che non viene meno anche se viene meno il vostro amore? – Ci credete o non ci credete alla meraviglie dell’amore di nostro Signore Gesù Cristo espresse nella Risurrezione? – Ci credete alla sua capacità di dare vita, la pienezza di vita, e quindi di mettere in voi il fondamento della gioia?
– Quando si é fiacchi cascano le ali, ma quando c’e vigore spirituale si esprime tutta questa gioia. Se avete queste convinzioni, se vivete queste realtà perché non le dovete esprimere? – Che cosa cerca il mondo? Cosa cerca la gioventù? Cercano la felicità, aspirano alla gioia. Non le trovano e cadono nell’angoscia. Ebbene, questa gioia non la troveranno mai se noi continueremo a costruire un “muro nero”, funereo, che lascia il sospetto che accanto a nostro Signore Gesù Cristoci sia la tristezza. Quale responsabilità, quale peccato!
Altro che il parlare in tempo di silenzio o il dormire durante la meditazione! Dobbiamo abbattere questo muro. Dobbiamo dare una risposta al mondo di oggi dimostrando, non a parole ma con tutta la nostra persona, che crediamo all’amore salvifico di Dio, che siamo convinti di essere oggetto dell’amore delicatissimo, infinito, indicibile di nostro Signore Gesù Cristo e che perciò siamo nella gioia della Pasqua perenne, perché Cristo, nostra pasqua, è veramente risorto.
Recitiamo ora il Credo per affermare che crediamo a tutto questo, e chiediamo a Gesù che ci dia la grazia di capire e di realizzare nella nostra vita quello che crediamo.
OM 095 Suore 68 – Castiglione, 20 aprile, I968