31-03-1968 a Castiglione delle Stiviere per la gioventù vincenziana
Carissimi entriamo nel vivo della celebrazione delle vostre giornate di studio aprendo il nostro animo e tutto noi stessi alla comprensione della Parola del Signore. “In verità vi dico: “chi osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno”. E’ la parola di Gesù che dobbiamo cercare in tutte le espressioni della nostra vita di cristiani e in particolare in quella espressione tipica della vita cristiana che è la osservanza del grande comandamento “amatevi come io vi ho amato”.
Guidati dalla luce dello Spirito che ci ripete con la potenza della sua forza la Parola di Gesù entriamo anche nello spirito del tempo liturgico che si apre oggi: il tempo di passione. Rifacciamoci alla lettera agli Ebrei annunziata poco fa.
In antico si offrivano a Dio tori, giovenche, agnelli in sacrificio per la remissione dei peccati. Si offrivano delle cose e queste cose, che erano espressione di una realtà futura, avevano il potere di riconciliare gli uomini con Dio e di riconciliare gli uomini tra loro. Ma venne la pienezza dei tempi, quando nel tempio santo del Signore che è il Corpo stesso di nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù non offri delle cose ma offri se stesso: diede il suo sangue che, secondo il linguaggio biblico è l’espressione più completa del dono totale di se stesso, come espressione di amore. Gesù in persona che ama Padre, per amore del Padre, offre la propria vita per i fratelli. Con quest’atto di amore infinito, espresso nel dono totale di se stesso, Gesù ha redento il mondo e ci salva.
E Gesù ci ha lasciato il grande comandamento: “Amatevi come io vi ho amati”.
Miei cari, siete qui, in questi giorni e in questo momento, per conformare la vostra vita al significato dell’amore di nostro Signore Gesù Cristo per i propri fratelli. Voi avete nel vostro pensiero, nelle vostre preoccupazioni, nel vostro cuore i poveri. Quale atteggiamento dovete prendere verso questi nostri fratelli, i poveri, quelli che si trovano nella condizione di non poter affermare se stessi nella vita perché mancano di qualche cosa o per il corpo o per lo spirito? Dovete trovarvi nelle stesse disposizioni di Gesù, nello spirito di Gesù; dovete trovarvi nel nuovo comandamento dato da Gesù Cristo. In antico si diceva “amerai il prossimo tuo come te stesso. Gesù dice “amatevi come io vi ho amati”. In antico si offrivano cose in sacrificio, Gesù offrì se stesso.
Di che cosa hanno bisogno i nostri fratelli? Certamente anche di cose materiali, ma la nostra carità verso i fratelli che hanno bisogno richiede, sull’esempio di Gesù, che noi diamo noi stessi. Si dice: “pagare di persona” ma forse non esprime tutto ciò che esprime il Vangelo, tutto ciò che esige il cristianesimo, tutto ciò che Gesù ha fatto e a cui siamo invitati per osservare il suo precetto, per portare nella nostra vita il distintivo caratteristico dei seguaci di nostro Signore Gesù Cristo “amatevi gli uni gli altri”. Dobbiamo dare noi stessi in unione con Gesù Cristo, per amore di nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù offrì se stesso guidato dallo Spirito.
Noi siamo animati, in virtù del battesimo, per la perfezione dell’azione della cresima, dal medesimo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo, perciò dobbiamo conformare noi stessi a Gesù, lasciare che i suoi sentimenti entrino nel nostro cuore, che i suoi atteggiamenti posseggano il nostro spirito, che le sue disposizioni animino le nostre azioni. Siamo cristiani se ci lasciamo animare dallo spirito di nostro Signore Gesù Cristo, cioè se siamo con Lui, con la sua grazia, con la sua forza, con la sua virtù con i doni del suo Spirito. I sette doni dello Spirito Santo sono indispensabili per esercitare quelle opere di misericordia corporale e spirituale, a cui siamo chiamati, tutti indistintamente, e voi in particolare per corrispondere a quella vocazione che caratterizza la vostra associazione.
Non dobbiamo pretendere di fare la carità con le nostre forse, con le nostre capacità, secondo le nostre inclinazioni, per le nostre preferenze personali; ma dobbiamo fare la carità nella grazia di nostro Signore Gesù Cristo, con la perfezione della carità di nostro Signore Gesù Cristo, con la perfezione della carità che il suo Spirito accende nei nostri cuori. E, la carità, la dobbiamo esprimere a Gesù che scorgiamo nei nostri fratelli: “Tutto ciò che avrete fatto ad uno di questi miei più piccoli l’avrete fatta a me”
La povertà in tutte le sue espressioni materiali e spirituali ci può colpire, ci deve impressionare, smuovere, stimolare ma per portarci a scorgere Gesù Cristo, che si è nascosto nella persona del povero, perché ogni nostro gesto di amore sia un gesto di culto, di venerazione, di estremo rispetto, perché sia lo stesso gesto di Gesù, che si inginocchia e lava i piedi dei suoi discepoli, perché sia un gesto che dica tutta la nostra fede di cristiani nella presenza di Gesù Cristo, che vuole essere servito non per se stesso, ma vuole che noi partecipiamo a quel servizio che egli ha voluto prestare a tutti i fratelli, per corrispondere alla volontà del Padre il quale vuole tutti salvi, perché ci ama: “il Padre in persona ci vuole bene”.
Ecco il mistero dell’amore cristiano che ci accingiamo a celebrare durante questo tempo di passione. Tutta la pienezza dell’ amore di nostro Signore Gesù Cristo deve passare nei nostri cuori ed esprimersi verso i nostri fratelli.
Castiglione ST 30-3-1968