pontificale del giorno di Pasqua 1968 in Sant’Andrea
Abbiamo sentito annunziare con insistenza, in tanti modi: oggi é Pasqua.
Qui davanti a noi c’è un grande cero. E’ un simbolo di Cristo, luminoso, risorto da morte.
La chiesa ripete un grido di gioia: alleluia.
La chiesa annunzia in modo irrompente: Cristo é la nostra Pasqua.
La chiesa invita tutti ad esultare e a seguire Gesù che dalla tristezza, dalla freddezza, dalla oscurità del sepolcro é passato a una vita nuova.
Noi, se capiamo le cose della nostra religione, sappiamo che oggi, all’entrata di ogni chiesa, nella vasca del battistero c’è l’acqua nuova, benedetta questa notte: l’acqua che rigenera, l’acqua che comunica la vita nuova.
Attraverso l’azione dello Spirito Santo, per la virtù e la forza della risurrezione, Gesù Cristo porta la vita nuova di figli di Dio ai figli degli uomini. Cristo con la sua morte ha distrutto il peccato Cristo con la sua risurrezione ci porta una vita nuova.
Figlioli e fratelli cari, crediamo che nella nostra persona, nella nostra vita c’è il peccato Ne abbiamo coscienza? La maggior parte di voi é andata a confessarsi e i vostri peccati confessati sono: il non essere andati a messa, forse qualche bestemmia, vicende intime che alcuni confessano e altri neppure confessano. Credete che quelli siano i peccati? Quelli sono espressioni del nostro peccato.
Noi tutti commettiamo un unico peccato.
Noi crediamo in Dio e il peccato é dimenticare Dio.
Il peccato é dimenticare quel Dio nel quale diciamo di credere, è vivere come se Dio non esistesse nella nostra vita; il peccato é non sapere, è non ricordare ciò che Dio ha fatto per noi, ciò che Dio vuole essere per noi; il peccato é non conoscere, non avere presente che Dio ci ama infinitamente, che Dio ci ama più di nostro padre e di nostra madre; il peccato é quello di essere senza gioia.
Certo: se noi dimentichiamo Dio, se noi dimentichiamo ciò che egli é per noi, se dimentichiamo ciò che egli fa per noi, se non teniamo presente, nella nostra esistenza quotidiana, il suo amore infinito, in noi c’è il peccato di essere senza gioia, cioè, senza la sicurezza di un Dio che ci ama, senza la certezza di un Dio che é capace di fare tutto il bene che desidera per noi, senza la sicurezza di un Dio che ci salva:
di un Dio che ci strappa da tutto ciò che tenta di sommergerci, di un Dio che ci vuole assicurare la dignità di suoi figli qui su questa terra, di un Dio che ci prepara una eredità degna di lui nella vita eterna.
Questo lo dimentichiamo e allora noi non siamo cristiani perché non siamo nella gioia, perché non esprimiamo la gioia, perché ai nostri fratelli non annunziamo la gioia con la nostra vita, ma viviamo nella tristezza come quelli che non hanno speranza, come quelli che non credono di essere amati da Dio, come quelli che non credono che Dio li salva, come quelli che non credono che Dio ha compiuto e compie e prepara cose meravigliose per i suoi figli.
Siamo come gli altri che non credono e forse anche peggiori di quelli che non vengono in chiesa.
La nostra tristezza é l’affanno di ogni giorno perché facciamo diventare scopo della nostra esistenza il danaro. Come possiamo essere felici col danaro, anche quando ne abbiamo, se il danaro vale più di noi?
La nostra tristezza é la paura di “rimanere indietro”. Allora si fa di tutto per “portarci avanti” anche con i metodi più meschini e, quando non siamo riusciti farci notare e non abbiamo nulla nel cuore, diventiamo più meschini ancora nel nostro spirito.
La nostra tristezza -una tristezza che si vuole giustificare e anche negare – é quella che viene dall’assoggettarsi alle attrattive del sesso, come oggi si dice, senza che intervenga la nostra ragione che deve presiedere alla nostra azione, senza che intervenga la padronanza, il dominio e la forza della volontà che faccia di quell’attrazione uno strumento di amore, cioè una capacità di fare il bene degli altri e non un mezzo per soddisfare il nostro egoismo. E intanto nel mondo dilaga la tristezza!
– La nostra Pasqua,la nostra gioia, é Cristo: Cristo che ci rivela, ci annunzia chi é Dio.
– La nostra Pasqua é Cristo in mezzo a noi che con la sua Parola, accende la luce nelle tenebre di questo mondo.
– La nostra Pasqua é Cristo che ci ripete continuamente, attraverso la sua chiesa le meraviglie di Dio.
– La nostra Pasqua é Cristo che ci dà la più grande testimonianza dell’amore perché é morto per noi.
– La nostra Pasqua é Cristo che ci dà la forza di liberarci dalle nostre tristezze, di liberarci dal nostro peccato e di affermare in noi la vita di figli di Dio.
La nostra pasqua è Cristo che dà, a tutti coloro che hanno la coscienza di essere figli di Dio, che lo tengono presente in tutti i momenti della loro esistenza e non soltanto quando vengono in chiesa, dà la possibilità di fare l’esperienza dell’amore del Signore nel loro cuore purificato dal pentimento.
La nostra Pasqua é Cristo che ci comunica soprattutto la capacità di amare, la capacità di corrispondere all’esigenza intima di tutto il nostro essere. Questo nostro essere intimo é tutta un’esigenza di dire agli altri che noi siamo qualche cosa; é tutta un’esigenza e una necessità di comunicare agli altri quello che portiamo dentro di noi, non quello di cui disponiamo materialmente ma quello che siamo realmente.
-Noi che crediamo, pensiamo di essere qualche cosa?
-Sentiamo, ognuno di noi, di essere la cosa più preziosa al mondo?
-Sentiamo che quello che noi siamo, è stato arricchito meravigliosamente dalla grazia di Dio, della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo? – Dalla luce del suo Vangelo, dallo Spirito che ha portato nel mondo e che diffonde nei nostri cuori?
-Sentiamo che, perciò, abbiamo un valore col quale possiamo togliere il mondo dalla sua povertà spirituale, dal suo disorientamento, dai suoi dubbi, dalle sue incertezze? -Da tutto ciò che rende la nostra vita un paradosso per una abbondanza di mezzi strumentali e una povertà forse mai così evidente di beni interiori? Cristo é nostra Pasqua.
Buona Pasqua così, figlioli carissimi:in Gesù Cristo, con Gesù Cristo, per mezzo di Gesù Cristo.
Anche se non abbiamo ancora capito bene quest’affermazione, meditiamola nel nostro cuore e intanto esprimiamo la nostra fede in tutte queste sicurezze che ci vengono da Dio, recintando il Credo.
OM 111 Pasqua 1968 – Mantova, 14-4-68, Pontificale in Sant’Andrea ore 11-