Domenica 5 Agosto in Duomo
Gesù piange per i suoi che non accolgono la salvezza.
Questa mattina la chiesa ci raccoglie intorno ad un avvenimento della vita di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo. Gesù assume due atteggiamenti che paiono tra loro in contraddizione: piange e poi con un mazzo di funi scaccia i venditori dal tempio. Il pianto é un segno di tristezza e di preoccupazione. Il pianto é un eccesso di pienezza di sentimento che trova una via d’espressione nelle lacrime. Il pianto di Gesù é messo in relazione a quanto accadrà a Gerusalemme che sarà un giorno distrutta, perché non ha voluto accogliere la salvezza, il salvatore in persona, nostro Signore Gesù Cristo. Questa distruzione ha un significato eminentemente religioso e Gesù lo esprime scacciando i venditori, i profanatori del tempio.
Cerchiamo di comprendere.
Il pianto di Gesù é singolare non solo perché è il pianto del Figlio di Dio. Il pianto di Gesù é molto diverso dal nostro pianto. Noi piangiamo quando qualche cosa affligge il nostro spirito perché tocca noi stessi. Il pianto per noi, se lo esaminiamo nel profondo, é sempre o spesso, un’espressione d’egoismo. Mi raccontava un figliuolo che ha perduto la mamma da non molto tempo. La mia mamma -diceva- era vecchia, piena d’acciacchi e tutta sofferente. Io so benissimo che essa ormai é in paradiso, tuttavia non posso trattenere il pianto. Mi accorgo che in questo sono egoista. La volevo per me e non ero preoccupato per lei. Il pianto di Gesù non é come questo. Gesù piange per noi. Gesù piange per i suoi che non accolgono la salvezza.
Il gesto di Gesù che scaccia i profanatori del tempio non va inteso soltanto nel senso che Gesù non tollera quelli che non rispettano il tempio materiale, ma nel senso che il tempio é il luogo dell’incontro di Dio con il suo popolo.E’ il luogo dove Dio s’intrattiene con i suoi. Gesù piange perché vede la distruzione di Gerusalemme. Scaccia i profanatori del tempio perché non avevano accolto la salvezza che offriva a loro e l’espressione del suo amore nel dono di tutto se stesso. Un giorno lo posporranno a Barabba e chiederanno la sua morte. Ma Gesù non piange per la sua morte. Piange per la nostra morte, perché noi, rifiutiamo la sua salvezza: rifiutiamo la sua parola, rifiutiamo la sua grazia, rifiutiamo il suo amore.
Durante questa settimana, portiamo nel nostro spirito questo avvenimento della vita di Gesù, e cerchiamo di aprirci al significato di questo avvenimento: Gesù ci ama e ci ama al punto di piangere quando noi non ci accorgiamo del suo amore. E l’amore di Gesù comporta che noi lo apprezziamo come un amico, come un padre, come un fratello; comporta che lo facciamo entrare nella nostra vita che é il tempio dove vuole abitare; comporta che lo facciamo entrare nel nostro cuore che é il tabernacolo dove vuole stabilirsi; comporta che facciamo entrare Lui e non altri.
San Paolo ci ha ammonito di non mettere al posto di Dio le malvagie concupiscenze, le nostre cattive azioni, i nostri risentimenti, le nostre mormorazioni, e altri idoli; ci invita a dare tutto il posto nella nostra vita, quindi nei nostri pensieri, affetti, sentimenti a Gesù Figlio di Dio fatto uomo che ci ama infinitamente, per accogliere la sua salvezza: la luce della sua verità, la forza della sua grazia, la bontà del suo amore.
OM 131 Duomo 68 – 5 agosto 1968 – Duomo- ore 9