Santo Stefano 1968 in Sant’ Andrea ore 11
Questa mattina siamo tornati in chiesa dopo che ieri abbiamo celebrato il Natale del Signore nostro Gesù Cristo. In chiesa troviamo i sacri ministri rivestiti non più del colore liturgico bianco ma di quello rosso: il rosso della testimonianza dell’amore perché Stefano, che celebriamo e onoriamo come frutto del Natale del nostro Salvatore, é martire, vale a dire, é testimone di nostro Signore Gesù Cristo.
Stefano é il primo diacono, é uno dei sette giovani ai quali gli Apostoli avevano imposto le mani, per essere loro più liberi di dedicarsi alla preghiera e al sacro ministero.
Questi giovani avevano l’ufficio di completare il ministero apostolico per mezzo della parola, del servizio e della testimonianza.
Gli Apostoli imponendo le mani a questi sette giovani, diedero loro, per il potere venuto da nostro Signore Gesù Cristo, la pienezza dello Spirito:
lo Spirito di Dio che é forza nella debolezza della persona che lo riceve;
lo Spirito di Dio che é la forza di dedizione per chi lo riceve;
lo Spirito di Dio che é soprattutto forza di amore, perché questa persona abbia la capacità di essere in mezzo ai propri fratelli come un testimone dell’amore che il Padre ci ha dimostrato nel Figlio suo e che dona a ciascuno di noi per mezzo del suo Spirito.
Questa mattina abbiamo chiesto al Signore nostro Gesù Cristo di imitare colui che onoriamo: di imitare Stefano diacono annunciatore con la parola della presenza di Gesù Figlio di Dio fatto uomo; di imitare Stefano che é consacrato per dedicarsi al servizio dei propri fratelli; di imitare Stefano che testimonia con la sua vita e particolarmente col suo sangue la sua fede in Gesù Cristo Salvatore. E’ possibile che noi, così come siamo, nella concretezza, nei limiti delle nostre persone, con quel carico di abitudini di cui é intessuta la nostra vita, possiamo imitare Stefano martire? La possibilità l’abbiamo anche noi.
Tutti, allo stesso titoli, nella stessa misura, abbiamo ricevuto lo Spirito che ha animato Stefano. Lo Spirito Santo che ha ricevuto Stefano é il medesimo Spirito che noi abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima. Nel catechismo, se ricordate, avete studiato che avete ricevuto lo Spirito “per essere perfetti cristiani ” , “soldati di Gesù Cristo”, in altre parole, quelli che hanno il coraggio di combattere la buona battaglia. Quindi,questa grazia, questa possibilità di imitare Stefano martire l’abbiamo tutti. E’ una eredità che possediamo come un tesoro, che ci é garantita da un’azione sacra istituita da nostro Signore Gesù Cristo, e che nessuno ci può strappare.
Anche noi sacri ministri abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e abbiamo l’impegno, di cui nessuno ci può dispensare, di essere le vostre guide. Noi, oggi, dobbiamo prendere coscienza di possedere questa capacità. Non dobbiamo considerarci deboli, non dobbiamo guardare a noi stessi. Dobbiamo scoprire ciò che portiamo nella nostra persona di possibilità che ci vengono da Dio. Dobbiamo tenere conto di queste possibilità che non sono cose astratte, ma che sono – come tutte le realtà cristiane – una Persona: è lo Spirito di Dio che é in noi, è lo Spirito di Dio che diventa forza per noi, è lo Spirito di Dio che diventa in noi la capacità di acquistare la coscienza di essere dei figli di Dio e quindi di avere tutte le doti e le prerogative e le energie da comportarci da figli di Dio come si é comportato Stefano.
Dobbiamo chiederci più responsabilmente: noi ci vogliamo impegnare con quella possibilità che ci è data per essere degli autentici testimoni di nostro Signore Gesù Cristo?
Sentiamo la nostra fede, il Battesimo come un impegno, come una grazia che va corrisposta?
Sentiamo la responsabilità di un impegno perché la nostra esistenza, senza l’amore di Dio che ci comunica una vita nuova e ci dà la possibilità di salvarci, non avrebbe senso, non conterebbe più nulla?
La nostra fede è una risposta ad un Amore che ci raggiunge e che é tutto per noi?
Abbiamo quindi la coscienza di corrispondere alla grazia del nostro Battesimo e di diventare testimoni di nostro Signore Gesù Cristo imitando santo Stefano?
In che cosa dobbiamo imitare santo Stefano? Stefano ha reso testimonianza della parola. Gli Atti degli Apostoli conservano uno stupendo discorso che egli ha pronunciato davanti al Sinedrio per testimoniare davanti ai capi del popolo di Israele che Gesù Cristo era Colui che era stato promesso in tutti i tempi, che Gesù Cristo era il Figlio di Dio, che essi avevano messo in croce, che la potenza di Dio aveva risuscitato da morte. Questo discorso gli é valso la condanna a morte.
Stefano ha testimoniato con il suo sangue. Noi, miei cari, come tentiamo di imitare Stefano che rende testimonianza a nostro Signore Gesù Cristo con le sue parole, con i suoi discorsi? Che concordanza hanno le nostre parole con il Vangelo? Non é necessario parlare esplicitamente e sempre di Gesù Cristo, ma quando parliamo di affari, di interessi, di avvenimenti quotidiani, deve vedersi una concordanza con il Vangelo, deve vedersi il modo di giudicare che viene dalla luce del Vangelo. Quando manifestiamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, deve vedersi l’apprezzamento, il modo di giudicare che viene dalla luce del Vangelo.
Le parole che pronunciamo in una giornata devono espressimere la luce del Vangelo perché sono espressioni di verità, di giustizia di bontà, di umiltà che ci vengono dalle parole e dagli insegnamenti di nostro Signore Gesù Cristo. Si fa presto dire siamo cristiani perché si viene in chiesa, magari anche perché si legge il Vangelo, ma, il Vangelo è filtrato a goccia a goccia in tutte le gocce che costituiscono i discorsi della nostra giornata?
Stefano é stato testimone di Gesù Cristo nello spirito di servizio: diacono vuole dire “servo”. Egli dal momento della consacrazione ricevuta dagli Apostoli ha messo tutto se stesso al servizio delle mense, vale a dire al servizio dei poveri. Santo Stefano ci propone la testimonianza del servizio. Oggi tutti parlano di servizio. Il termine servizio é diventato una parola di moda. Servizio é una parola molto conforme al Vangelo. Gesù ha detto di essere venuto a servire non per essere servito. Riferiamoci ad una situazione concreta dalla persona umana e vediamo come, per sè, la parola servizio concorda pienamente con l’atteggiamento di nostro Signore Gesù Cristo, che é venuto per servire.
Il padre, che é veramente padre, non é forse totalmente al servizio della famiglia? Ed é tanto più padre quanto più é al servizio della famiglia?
Una madre che è veramente madre, non é totalmente e incondizionatamente al servizio della sua famiglia: del suo sposo e dei suoi figli? Ed é tanto più madre quanto più é al servizio? Noi tutti che abbiamo la vocazione di realizzare il valore della persona, concepiamo questo valore come un dono da offrire ai nostri fratelli in spirito di servizio? Il Vangelo dice che é più beato colui che dà, che colui che riceve, perché é donando noi stessi che realizziamo il meglio della nostra persona.
Capite quanto è difficile concepire la vita come un servizio, per noi che abbiamo instaurato un costume così lontano dallo spirito del Vangelo in tutti i settori, anche quello della chiesa? Capite che non hanno senso certe pretese di ossequio? Sì, bisogna rispettare l’autorità, ma quella che viene da Dio! Il rispetto dell’autorità non deve mai essere servilismo verso gli uomini.
Pensate all’ambizione di mettere dei titoli dinnanzi al proprio nome, quasi che gli altri abbiano a guardare più i titoli che la persona! Tutti abbiamo la tendenza che gli altri siano al nostro servizio, che gli altri ci prestino l’omaggio dell’ossequio. Se noi pensiamo bene, guardate che, é più umiliante lo sfruttamento dei fratelli quando imponiamo loro l’umiliazione di stare al di sotto di noi, di quanto non sia lo sfruttamento economico! E’ già grave quello economico, grida vendetta al cospetto di Dio! Quanto é più grave umiliare una persona, mettendola sotto di noi, china dinnanzi alla nostra persona!
Poi, è ricordata la testimonianza del martirio della vita data per la propria fede. Santo Stefano ha coronato il suo martirio in un istante, si può dire, perché é stato messo a morte violentemente. C’é un martirio che dura tutta l’esistenza anche molto lunga ed è il martirio di dare momento per momento noi stessi, la nostra attività: il compiere ogni azione come testimonianza della nostra fede
perché crediamo a Gesù Cristo,
perché crediamo al valore della sua salvezza,
perché crediamo al valore della sua grazia,
perché crediamo che Dio é Dio, e non mettiamo nessuno e nessuna cosa al posto di Dio né il benessere, né la salute, né la reputazione degli uomini, né il loro giudizio, né l’onore. Questa é la testimonianza che ci richiede la nostra fede, questa è la testimonianza che ci richiede l’imitazione di santo Stefano.
Adesso continuiamo a pregare nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha testimoniato il suo amore dando se stesso per noi, per l’intercessione di Stefano, perché si vedano nelle nostre persone i frutti della salvezza del nostro Salvatore.
OM 186 S. Stefano 68 – S. Andrea ore 11