Natale 1968 in sant’Andrea
Miei cari, sento l’attenzione di ciascuno di voi sulla mia persona e vengono spontanee le parole di S. Agostino: “Questo mi reca molta gioia perché mi trovo fratello tra fratelli”. Ma, quando penso che la vostra attenzione é rivolta alle parole che io, nell’esercizio del mio ministero, pronuncio davanti a voi, allora un senso di responsabilità tremenda mi coglie perché non sono le parole che dico io che contano, ma sono le parole che io fedelmente devo fare giungere a ciascuno di voi, perché siano forza di salvezza, fonte di luce e di consolazione.
La Parola che io cerco di interpretare secondo il senso comune della fede di tutta la chiesa, é stata proclamata nel prologo del vangelo di San Giovanni. In principio, prima dei tempi, dalla eternità esisteva il Verbo: il Verbo di Dio, il Verbo che é Dio stesso in persona. “tutto fu fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto di ciò che é stato fatto”. Miei cari, questa mattina siamo presenti in chiesa perché é Natale, perché c’é Gesù bambino. Giovanni parla di questo bambino che é presso Dio, che é Dio, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte.
Oggi, in questi giorni, la creazione ci sta presente sotto aspetti nuovi. Attraverso gli strumenti meravigliosi della tecnica noi abbiamo potuto vedere la terra, abbiamo potuto vedere da vicino la luna: la luna fantasiosa dei sogni dei poeti che rischia di diventare una luna senza poesia. Noi siamo presi da stupore, da meraviglia, noi siamo esaltati da quest’impresa e stamattina pregheremo perché questa impresa si concluda bene. C’interessa moltissimo e ci domandiamo come sarà il domani, ci chiediamo cosa sarà capace di fare l’uomo e dove arriverà. Tutte domande legittime. I piccoli dicono: anche io arriverò sulla luna, – noi forse non ci arriveremo – e dove andranno oltre la luna?
Miei cari, non vi riporto a questo pensiero per un motivo di cronaca ma per un motivo profondamente religioso. Chi ha fatto gli spazi immensi che forse l’uomo non riuscirà mai a percorrere, che si svelano giorno per giorno senza limiti Chi ha fatto quelle energie ,quelle leggi che danno all’uomo le possibilità di compiere imprese così straordinarie? Lo dice il vangelo di questa mattina: tutto é stato compiuto da lui, dal Verbo, dal Figlio di Dio che si é fatto figlio dell’uomo.
Tutto é stato compiuto da lui. L’uomo dotato della intelligenza di cui lo ha fornito Dio stesso “il Figlio di Dio per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte”, quindi anche l’intelligenza, arriva appena a scoprire e a dominare queste energie e queste forze e porle al proprio servizio ma non crea nulla, ma non produce: scopre, trasforma, usa e niente più. c’è un altro che ha fatto anche noi E’ il nostro Dio, é il Salvatore. E’ il nostro Dio che, dopo avere creato l’universo stupendo, immenso, insondabile, irraggiungibile, dopo aver animato questo universo con tutte le forme di vita, vi ha introdotto l’uomo capace di intendere, capace di volere, capace di decidere.
Dio che non ha fatto tutto questo per se stesso, in un atto di amore introduce l’uomo nell’universo. Lo introduce nel momento dell’aprirsi della sua intelligenza e della sua volontà e gli dice, tutto é tuo, sii il signore, domina su tutte le creature. Poi gli dice ancora: vorrai bene a me con tutte le tue forze e aggiunge amerai il prossimo tuo come te stesso. Ecco miei cari la posizione in cui ha posto l’uomo colui che ha fatto tutte le cose.
L’uomo é a questo crocicchio: al di sopra di tutto ciò che si vede col compito di assoggettarlo a se stesso, al di sopra dell’universo col compito di dominarlo, ma col dovere di essere sottomesso a Colui che ha fatto tutte e cose, con il dovere di amare il suo Dio, con il compito e il dovere di volere bene agli altri come a se stesso. Questa è, la situazione in cui Dio ha posto l’uomo. L’uomo é rimasto in questo posto di signore dell’universo e di tutte le cose?
Riflettiamo. No. Di fatto, ci siamo assoggettati alle cose, non siamo stati padroni e signori delle cose. Ad un certo punto le cose, per la nostra insipienza, per non avere voluto seguire le indicazioni di Dio sono diventate più importanti di noi. I valori economici sono diventati più importanti della persona; Le organizzazioni e i sistemi sono diventati più importanti delle persone; La forza e la potenza con cui dominare le cose sono diventate le forze e le potenze con cui dominare e distruggere l’uomo.
Iddio ha detto: ” amerai il prossimo tuo come te stesso”. Dové l’amore? Se noi leggiamo la nostra storia antichissima, antica, recente e quotidiana dobbiamo arrossire di noi stessi, perché noi non abbiamo amato il nostro prossimo come Dio ci ha imposto affinché tutto l’universo e tutto il creato fosse in quella armonia e in quella pace e in quella pienezza di vita che produce gioia, come era nei suoi intendimenti.
L’egoismo ha trionfato. L’odio si é scatenato. Gli interessi più bassi della nostra persona si sono imposti.
Ecco allora il posto di Gesù bambino, il posto del Figlio di Dio che ha fatto tutte le cose, Viene a rifarle da capo e si fa uomo. Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si fa uomo, si assoggetta alla legge della fatica e del lavoro, e dice di essere venuto sulla terra per compiere la volontà del Padre fino all’ultimo respiro. Viene a dirci come dobbiamo amarci.
Dobbiamo amarci come ci ha amato lui. Quante volte ripetiamo,ci ha amati morendo in croce per noi ! Quel bambino piccolo, tenero, indifeso diventerà adulto e compirà tutta la volontà del Padre, e porterà il vangelo in mezzo agli uomini, la lieta novella e morirà sulla croce. Per il suo merito, con la sua forza più grande di quella che ha dispiegato per creare tutte le cose vince la morte ci libera dal peccato: ci libera dalla nostra schiavitù delle cose, ci libera dalla nostra disubbidienza a Dio, ci libera dal nostro egoismo nei riguardi dei fratelli ci restituisce nella nostra integrità, ci ripone al nostro posto, rifatti, ricreati, portatori di una vita nuova. Perché possiamo essere veramente, come Dio, “signori” del creato e dell’universo ha riportato tutte le cose al nostro servizio e noi a servizio dei fratelli nell’amore e uniti con tutti i fratelli, riconoscere insieme a Gesù, che Dio é nostro padre.
Così prende senso il Natale. Così noi che veniamo in chiesa dobbiamo intendere ciò che celebriamo. Quelli che sono fuori hanno il diritto di vedere da noi che veramente non siamo schiavi delle cose, che veramente l’amore é nel nostro cuore, che veramente noi siamo la testimonianza della salvezza che ha portato Gesù, il Figlio Dio fatto uomo per essere nostro fratello.
OM 187 Natale 68