dialogo con i sacerdoti
Credo alla vitalità delle idee di Dio, e quando si fa un discorso teologico su un argomento, si fa il tentativo di dire ciò che pensa Dio su quell’argomento.
Parlerò della diocesi.
Parlerò parecchio della Diocesi sotto l’aspetto di Chiesa particolare. Parlerò poi delle missioni e parlerò molto poco dell’aiuto per le missioni. Sono convinto che le parti assumeranno le giuste proporzioni quando sarà chiaro il concetto di diocesi o meglio, di Chiesa particolare.
Non è detto che io voglia introdurre una distinzione. La Diocesi, così come noi l’abbiamo in mente è definita più dal diritto canonico che dalla teologia e la diocesi definita dal diritto canonico ha le caratteristiche che hanno meno a che fare con la teologia. Non sono essenziali per ciò che Dio pensa di una Chiesa determinata e quindi insisto sul concetto di Chiesa particolare che poi, attualmente, corrisponde anche alla Diocesi.
La Chiesa si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Ormai lo sappiamo a memoria. Quindi abbiamo lasciato da parte la definizione di Chiesa “società dei veri credenti”. Da questa descrizione della Chiesa noi possiamo tirare fuori alcuni aspetti che, ci fanno capire – un po’-il discorso che vogliamo tenere.
La Chiesa è una realtà misteriosa.
Attenti bene voi laici, misteriosa non vuole dire che, non si capisce. Vuole dire che è qualche cosa che va al di là di ciò che si può percepire sensibilmente, di ciò che si può capire razionalmente, ma che Dio ci può dire. E questa realtà misteriosa, che fa parte essenziale della Chiesa, della realtà della chiesa, sono niente meno che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
La realtà misteriosa della Chiesa è il Padre che concepisce l’azione dalla sua salvezza non come salvezza e santificazione degli individui singolarmente, ma come costituzione di un popolo che lo conosca, lo ami e lo adori in mezzo a tutte le nazioni. Iddio ha delle concezioni comunitarie personalistiche, non individualistiche.
La realtà misteriosa della Chiesa è il Figlio che porta a compimento il piano del Padre, che vuole ricapitolare tutto e tutti in Lui, nel Figlio, al punto di fare di tutto e di tutti il Suo Corpo. “Mistico” lo abbiamo aggiunto noi. Il suo Corpo che è la Chiesa.
La realtà misteriosa della Chiesa è lo Spirito Santo che continua oggi – anche in questo momento per fortuna – ciò che ha concepito il Padre, ciò che ha portato a compimento il Figlio e con la sua azione illuminate, vivificante, corroborante, unificante, ci compagina membra del Corpo di nostro Signor Gesù Cristo.
La Chiesa è una realtà misteriosa che va al di là della facciata che può essere per alcuni lo zucchetto del Vescovo, la sua fascia rossa, il suo pastorale oppure la faccia barbuta di un missionario. Nella chiesa c’è il Padre, c’è il Figlio, c’è lo Spirito Santo che sono i personaggi principali che costituiscono quella comunione di vita che è la Chiesa.
La Chiesa è una realtà sacramentale.
Cosa vuole dire sacramentale? Vuole dire che ha una sua significazione che si legge esteriormente, che è dichiarata esteriormente, che è espressa esteriormente. Ma questa sua significazione non è semplicemente nell’ordine delle idee,
ma è nell’ordine del fatti, è nell’ordine dei fatti della Salvezza, è come diciamo nel Catechismo: i sacramenti producono ciò che significano. La Chiesa è Sacramento in questo senso. La chiesa sono coloro che stanno insieme “adunati” nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, ed è capace di produrre questa unità. In altre parole la chiesa è capace di produrre la salvezza.
La Chiesa è il Sacramento base, il Sacramento universale, come l’umanità santissima di nostro Signore Gesù Cristo è sacramento fondamentale.
Anche se oggi il linguaggio non è ancora ben definito, si possono usare tutte queste espressioni purché non si intenda semplicemente che nella Chiesa ci sono i Sacramenti, ma che proprio la Chiesa ha la natura sacramentale di esprimere qualche cosa esteriormente, di essere quindi un segno percepibile, costatabile che si può toccare con le mani, ma che porta una vis, una forza, una energia, una vita che è la vita stessa di Dio da comunicare agli uomini.
La Chiesa è una realtà gerarchica.
La Chiesa è popolo di Dio, come dice tutta la storia del popolo di Dio, dal momento della sua costituzione ai piedi del monte Sinai fino alla costituzione definitiva nel Cenacolo, ha bisogno di testimoni, ha bisogno di coloro che parlano nel nome di Dio e, i testimoni della fede, – coloro che garantiscono che Dio ha detto “quelle cose”, – per destinazione divina, per istituzione divina, per volontà divina sono i Vescovi uniti tra di loro e con il Papa. In questo senso la Chiesa è una realtà gerarchica che va – notate – dall’alto in basso.
Forse qualcuno non rimane convinto, e non è contento. Anche qualcuno di quei “teologhini” lì, non è troppo soddisfatto. La chiesa é una società gerarchica in quanto – e proprio in questo senso – la Salvezza viene dall’alto. Allora l’azione sacramentale autentica, garantita, sicura con cui e per mezzo di cui, sono salvati gli uomini è l’azione della Grazia, è il ministero della Grazia, è il ministero del Sacerdozio ministeriale. “Servizio”!
E’ una società gerarchica. Un popolo deve avere i suoi capi. Necessariamente, è nella natura stessa di popolo avere i capi se non si vuole un’anarchia. La chiesa è un popolo, insisto, costituito da Dio.
Oggi c’è, un pochino, la tendenza di trattare gli argomenti religiosi facendoli partire come esigenze umane. E’ vero che Iddio va incontro alle esigenze umane, ma è necessario rilevare che: è Dio che va incontro gli uomini, è Dio che va in cerca degli uomini, è Dio che salva gli uomini e non sono stati gli uomini ad andare in cerca di Dio.
Dall’alto in basso! In questo senso Dio scende: “et incarnatus est, et homo factus est, crucifixus…” . Per fortuna “ressurrexit”!
Sì. Sì. Il “resurrexit” l’avevamo lasciato fuori. Vedete che, nella professione di fede che facciamo ancora oggi prima del Battesimo e della Cresima, diciamo: ” e morì e patì per noi”. La Resurrezione non ce la abbiamo ancora messa, e dire che, S. Paolo afferma che senza la Resurrezione la nostra fede è inutile. Un po’ di dimenticanza! Quale dimenticanza!
La Chiesa è una realtà intercomunicante.
Non ho voluto dire: è “una realtà comunitaria”, perché alla parola “comunitaria” oggi si danno dei significati che non sono per niente teologici. Non ho voluto neppure dire che è una realtà collegiale perché il “collegiale” fa soltanto scorgere uno degli aspetti della realtà gerarchica. Voglio usare un’altra parola che non é ancora corrente nel nostro vocabolario anche se credo che un poco per volta lo diventerà: la Chiesa è una realtà di Comunione.
E’ una comunione la Chiesa.
Andate a leggere i primi versetti della prima lettera di San Giovanni e vi convincerete che la Chiesa è una comunione.
Questo aspetto della realtà della Chiesa lo richiamo proprio per definire, come si conviene, la Diocesi, la Chiesa particolare che è:
una realtà misteriosa,
una realtà sacramentale,
una realtà gerarchica,
una realtà intercomunicante in quanto è in comunione con tutte le chiese esistenti.
Noi abbiamo parlato della Chiesa fino a questo momento. La Chiesa esiste così come ne abbiamo parlato.
Ma, qual è questa Chiesa che corrisponde ai concetti a cui abbiamo accennato?
E’ la Chiesa universale o la Chiesa particolare?
La Chiesa realtà misteriosa, realtà sacramentale, realtà gerarchica, realtà intercomunicante dove esiste?
Dove la troviamo? Se è una realtà non è una astrazione. Se non è una astrazione non può prescindere dal tempo e dallo spazio.
Qual’è la Chiesa esistente in un mondo concreto, realistico, nel tempo e nello spazio?
E’ la Chiesa cosiddetta universale o la Chiesa particolare?
E’ la chiesa.
Io non dico la chiesa locale perché la Chiesa locale può essere anche la parrocchia, la comunità parrocchiale. Domani voi celebrate Messa, oppure fate una concelebrazione, anche se non c’è il vescovo presente voi siete una Comunità di credenti e costituite ed esprimete la Chiesa, la vera Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo e siete la Chiesa che localmente si aduna per dare lode a Dio, per ascoltare la sua Parola, ma non avete tutti gli elementi della Chiesa.
La Chiesa concreta che porta in sé il mistero e la realtà dell’unica Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo è la Chiesa particolare. Ora, dato che il nostro modo di concepire non corrisponde precisamente a questi concetti, a queste affermazioni che vengono dalla luce del Concilio, precisiamo alcune cose.
Per divina istituzione la Chiesa è il popolo di Dio che si raccoglie storicamente, “hic et nunc”, nel tempo e in uno spazio determinato. La chiesa per essere concreta deve essere così. Se non è nello spazio, se non è nel tempo non è storica e voi sapete che il Cristianesimo è una realtà eminentemente storica.
Questo popolo di Dio, che si raccoglie in un determinato tempo ed in uno spazio delimitato, ha come centro della sua unità, ha come polo unificante il Vescovo circondato dal suo presbiterio.
Questo popolo di Dio si aduna intorno al proprio Vescovo che: in mezzo al suo popolo sacramentalizza istituzionalmente,
la paternità di Dio Padre,
l’azione salvifica del Figlio,
l’azione dello Spirito che porta la salvezza personalmente a tutti.
La Chiesa particolare porta in sé la vita. Ha in sé la responsabilità e i compiti di tutta la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
Attraverso la persona del Vescovo, poi bisognerebbe soffermarsi su ognuna di queste affermazioni, comunica con tutti i Vescovi che adunano attorno a sé tutto il popolo di Dio nel diversi luoghi e sono circondati dal loro presbiterio. I quali Vescovi formano tra di loro un corpo solo. Ciascheduno è membro di questo corpo e tutti hanno per capo il sommo Pontefice. Non c’è una Chiesa istituita da nostro Signore Gesù Cristo che ha solo Vescovi senza “uno” che sia il Capo, così come non c’è la chiesa istituita da Gesù Cristo che ha soltanto il Capo senza il Corpo Episcopale.
Noi oggi celebriamo la conversione di S. Paolo. La Chiesa, non ha mai celebrato una festa di San Pietro senza San Paolo e sì che San Paolo guardava in faccia San Pietro piuttosto “duro”: stetit in faciem P. , come non ha mai celebrato una festa di San Paolo senza metterci accanto San Pietro anche se non lo sopportava gran che con grazia, perché Gesù Cristo le cose le ha istituite così: non c’è una vera Chiesa senza il corpo Episcopale e non c’è un vero Corpo Episcopale senza che i Vescovi, personalmente, siano in comunione con i loro confratelli e senza che si sentano membri di questo Corpo.
Non basta la consacrazione episcopale! Dalla Consacrazione episcopale derivano tutti i poteri, anche quello della giurisdizione ma valgono, non solo si esercitano lecitamente, in quanto “ognuno” è in comunione con “tutti i Vescovi” che hanno a Capo il Successore di Pietro. Questo punto affermato in mezzo a tante difficoltà dal Concilio, capovolge il nostro o il vostro modo di concepire le cose, ma riporta le cose a combaciare col disegno di Dio, a coincidere con ciò che ha voluto nostro Signore Gesù Cristo.
Quindi, la Chiesa veramente esistente è la Chiesa particolare, la quale è in comunione con tutte le Chiese, rappresentate, personificate nei loro Vescovi in comunione tra di loro, membri del Corpo episcopale che ha per Capo il Successore di Pietro.
Voglio aggiungere una affermazione. Il Papa – notate che queste affermazioni le faccio alla luce del Concilio e con una devozione grandissima verso il Papa, quindi capitemi bene! – il Papa non può togliere alla Chiesa particolare le proprie responsabilità.
Il Papa può togliere un vescovo dalla Chiesa particolare, ma non può fare in modo che la Chiesa particolare sia una cosa diversa da quella che ha istituito nostro Signore Gesù Cristo.
Il Papa non può accollarsi le responsabilità delle Chiese particolari. Può riservarsi molte cose, ma non tutte. Se le riservasse tutte a sé, farebbe qualche cosa che nostro Signore Gesù Cristo non vuole.
Rifletteteci.
Allora, per fare un esempio, per vedere nel solco: la Chiesa ha un carattere missionario.
Tutto nella Chiesa cristiana, è missionario.
–Il Padre manda il Figlio.
–Il Padre ed il Figlio mandano lo Spirito Santo.
–Gli Apostoli, investiti dallo Spirito Santo sono mandati dal Figlio nel nome del Padre.
–Gli Apostoli a loro volta impongono le mani sui loro collaboratori perché ricevano lo Spirito Santo e li mandano in tutto il mondo.
E’ tutta una missione quella della Chiesa.
E’ una missione quella della nostra Religione, quindi è essenzialissimo, radicalissimo, il carattere missionario alla natura della Chiesa.
Perché? Il “perché” fondamentale l’ ho già detto. La Chiesa è la riproduzione nella storia della vita di Dio in mezzo agli uomini .
La vita di Dio è una vita missionaria. La generazione del Figlio, la ispirazione dello Spirito Santo, è una missione. Storicamente produce in un modo infinito ed irresistibile un circolo di vita incontenibile che, appunto perché è Vita, deve circolare ininterrottamente, deve andare e ritornare. San Giovanni, tutto questo lo esprime con la parola”Comunione”.
“Comunione” e “missione” sono lo stesso fenomeno vitale guardato da punti di vista diversi. Il carattere missionario della Chiesa importa comunicare a quelli che ancora non l’ hanno, la vita che Iddio vuole dare agli uomini. Poiché è Dio che dà questa vita agli uomini, Dio dà la sua Vita agli uomini non individualmente, ma personalisticamente, in quanto sono persone legate da relazioni con altre persone, per quel “relatio ad” che abbiamo applicato soltanto a Dio per definire la Persona in Dio.
Provate un po’ ad applicarlo agli individui. Gli individui diventano persone non perché sono “compos sui” e tutte quelle storie di Severino Boezio, ma in quanto sono “relatio ad”! Se non sono “relatio ad” sono dei “chiusi”, sono degli individualisti, non sono i cristiani, non sono i cattolici. Ecco: Dio che scende in mezzo agli uomini, la Vita di Dio che è comunicata agli uomini, produce tutto questo:
– produce la Chiesa comunione
– produce la Chiesa missionaria
– produce la Chiesa nell’atto di essere piantata e nell’atto di essere edificata.
Sono due tempi diversi la plantatio Ecclesiae la aedificatio Ecclesiae. La plantatio é dove ancora non esiste. a aedificatio è dove già esiste perché cresca. Ma la plantatio Ecclesiae deve avvenire soltanto là dove siete stati voi, – care barbe bianche – o non deve avvenire anche in quel di Mantova o in quel di Parma? Non perché i nostri cristiani sono scristianizzati. Fossero anche cristianissimi la Chiesa ha continuamente bisogno di essere piantata.
La Chiesa particolare, la Chiesa in genere non è stata missionaria. Abbiamo creduto che i cristiani nascessero cristiani perché abbiamo creduto che i cristiani nascessero dal Battesimo. I cristiani nascono dalla fede e la fede nasce dalla Parola. Noi abbiamo distribuito tanti Sacramenti, abbiamo fatto molte pie raccomandazioni ed abbiamo annunziato poco il Vangelo invece, ogni generazione ha bisogno di essere piantata come Chiesa. Ogni età della vita dell’uomo ha bisogno di una plantatio come Chiesa.
Altra è l’evangelizzazione del bambino, altra è l’evangelizzazione dell’adolescente, altra è l’evangelizzazione dei giovani, dell’uomo maturo, dell’anziano. Dico evangelizzato nel senso di investito alla radice della vita cristiana che è la fede. Finalmente abbiamo incominciato a parlare di fede adulta ma abbiamo già detto tante corbellerie e ne diremo ancora. E poi ci sono quelli che si allontanano dalla fede.
Tutti i giorni ascolto i Sacerdoti che mi dicono: ci sono state le missioni tre anni fa e molti sono ritornati!
Ma da dove sono ritornati? Dove erano andati? Poveretti! ignoranti prima, ignoranti adesso, cristiani prima e cristiani adesso e voi dite che sono ritornati perché si sono confessati? E’ cambiata qualche cosa nella loro vita? Adesso vengono a Messa e cosa ci stanno a fare a Messa? – Fanno la Comunione, e che cosa fa quella Comunione? Capite che queste cose le dico un po’ paradossalmente! Ma, dov’è la plantatio Ecclesiae?
Noi continuiamo ad edificare ciò che non abbiamo piantato. E’ quel famoso edificio piantato sulla sabbia! I Veneti, tanto per fare un esempio, cristianissimi e cattolicissimi, basta che vengano ad abitare a Parma che non vanno più a Messa, basta che vadano in Piemonte che non vanno più a Messa. Sono”piantati” ? Non lasciamoci prendere dalle tentazioni. Sì, c’è una plantatio tra i popoli così detti pagani, fuori dai luoghi dove non esiste la Chiesa e noi abbiamo sempre inteso la plantatio in questo ultimo senso, ma è anche vero che c’è una plantatio nella Chiesa dove la Chiesa già esiste, perché ha bisogno di essere piantata continuamente.
Cari missionari, quante cose ci potreste dire sulle difficoltà che avete trovato e sulle difficoltà che trovano oggi i missionari a piantare la Chiesa per colpa nostra, per colpa degli Inglesi, per colpa dei Francesi o del devotissimo popolo belga che ci ha dato quel bel campione di civiltà che è il Congo. Dico questo non per parlare male del Congo ma, per parlare male dei cattolicissimi Belgi i quali, quando erano là, se non avevano una cappella con un missionario bianco che dicesse Messa solo per loro, loro alla Messa con gli altri non ci andavano. Direte: ma cosa dice questo vescovo? Credo di dire una cosa che, molti di voi capiscono.
Adesso una plantatio Ecclesiae fuori della Chiesa, nel mondo di oggi è molto difficile.
Quasi non si verifica più perché tutto il mondo è da evangelizzare nel senso primigenio della parola.
Tutto il mondo conosce i cristiani che fanno la guerra,
tutto il mondo conosce i cristiani che hanno fatto i colonizzatori,
tutto il mondo conosce i cristiani che hanno fatto gli sfruttatori,
tutto il mondo conosce i cristiani che fanno i film balordi,
tutto il mondo conosce i cristiani che fanno il commercio disonesto su tutti i prodotti locali e via via…
Comunque, la plantatio Ecclesiae è intrinseca alla natura e alla vita della Chiesa.
La plantatio Ecclesiae fuori della Chiesa è una responsabilità che può avere solo la Chiesa, la Chiesa concreta, la Chiesa locale in comunione, si capisce, con tutta la Chiesa. Il soggetto diretto, immediato della plantatio è la Chiesa esistente. Come è lontana la nostra Teologia!
Qui siamo in un Istituto missionario e queste cose sono il pane quotidiano, però, in mezzo a noi…! E non solo!
Questa responsabilità è della Chiesa locale che è il popolo di Dio che si raduna intorno al Vescovo circondato dal suo Presbiterio, non quello di marmo. E’ di tutto il popolo di Dio! E’ interesse di tutti. E’ responsabilità di tutti. E’ compito di tutti e non è andare alla porta il giorno della giornata missionaria a “raccogliere” le offerte perché vi ha mandato il vostro parroco!
Vedete anche voi che, a mano a mano che si è riscoperto il concetto esatto di Chiesa e di Chiesa particolare, i laici sono diventati sensibili al problema delle missioni e molti sono partiti. Se la dottrina della Chiesa non si fosse chiarita in questi ultimi decenni, non avremmo assistito a questo fenomeno. E’ un fenomeno incipiente. E’ un fenomeno che voi guardate un pochettino…così…! Va bene. Lasciate che ci sbagliamo un pochino anche noi laici dal momento che voi missionari vi siete sbagliati per tanti secoli. Lasciateci sbagliare!
I Vescovi e le Missioni.
Di tutti i vescovi italiani uno è andato in Missione: mons. Cassullo. Anche dei Cardinali di Santa Romana Chiesa ce n’è andato uno, ma non è andato a fare il Vescovo. Questo deve diventare un fenomeno abbastanza normale. Non lo credo tanto, ma più si normalizza e più è sintomo che le cose vanno molto bene. Ci sono le difficoltà della lingua e altre di ordine concreto. Lo comprendo molto bene questo ma, che il Vescovo di Mantova vada qualche mese all’anno a fare il missionario, da Vescovo o no, dovrebbe essere cosa normale nella Chiesa. Direte: come fa ad imparare il dialetto cinese? Credo che agirebbe molto di più lo Spirito Santo. Faccio questa affermazione per dire “qualche cosa” e voi intendete cosa voglio dire.
I Sacerdoti e le Missioni. Ma certo, caro Padre, una vocazione sacerdotale si matura con una bella “cotta” missionaria ma se mi sentisse Mons. Pirovano, mi direbbe che faccio del romanticismo. Io non lo intendo in senso romantico, lo intendo in senso ecclesiale. Nel decreto della vita e l’azione dei Sacerdoti è detto chiaramente: “che si mettano a disposizione”, per fare anche soltanto qualche anno di servizio, con tutti gli inconvenienti che voi sapete, però è positivo che il Sacerdote diocesano vada, è positivo che il Sacerdote di una Chiesa particolare vada in un’altra Chiesa particolare ad aiutare a piantare la Chiesa. Non siamo ancora preparati, non siamo ancora disposti.
Se uno ha la vocazione al Sacerdozio, ha la vocazione al Sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo che ci “dà una pedata” e ci manda in tutto il mondo. Gesù Cristo non ha istituito i campanili! Il Diritto canonico ha inventato l’inamovibilità dei parroci. Questo è contro il mistero della Santissima Trinità. Riflettete! Il Padre manda il Figlio, il Padre ed il Figlio mandano lo Spirito Santo e noi invece abbiamo messo lì: nel campanile, il “non plus ultra”, al Padre al Figlio e allo Spirito Santo.
I Religiosi e le missioni.
I Religiosi fanno un ambiente “per loro conto” proprio perché il Diritto canonico è tanto lontano dalla Teologia, per cui un vescovo missionario che ha voluto fondare un Istituto Missionario, ha dovuto separarsi dalla Diocesi. Di là ha messo le fondamenta del Seminario minore e di qui ha messo l’Istituto missionario per via del Diritto canonico non per via della Teologia! Voi religiosi siete esenti, ormai, anche dall’Amministratore Apostolico. Lui può venire a vedere quante candele avete sull’altare ma poi basta. Lui può mantenere dei cordialissimi rapporti col P. Rettore, ma col P. Economo non c’è niente da fare! Diciamo così, con delle battute, certe cose gravissime, certe cose enormi.
Responsabilità missionaria della chiesa particolare.
Andando verso la conclusione dico che, ci vuole una coscienza della responsabilità missionaria della Comunità particolare. La Diocesi è una diocesi missionaria non perché manda tanti missionari, non perché spedisce tanti quattrini ai missionari, ma perché si sente come Chiesa che deve essere piantata e ripiantata e come Chiesa che ha la responsabilità della plantatio Ecclesiae in tutto il mondo, in comunione con tutte le Chiese. La Diocesi può mandare tutti i missionari di questo mondo, La diocesi può mandare tanti milioni e miliardi ma non può essere Diocesi missionaria senza averne la coscienza. Non so se ho reso l’idea.
Le istituzioni missionarie, analogamente agli Istituti religiosi, non concernono la struttura gerarchica della Chiesa. Esenti, cosa vuole dire? Campati in aria? Appartenenti ad una Chiesa astratta? La Lumen Gentium al numero 44 dice che, “gli istituti religiosi non sono in relazione alla struttura gerarchica della Chiesa ma alla sua vita e la sua attività”. La Chiesa si localizza intorno al Vescovo e la Istituzione missionaria deve essere un’espressione della vitalità missionaria della Diocesi. Le opere pontificie, gli Istituti pontifici, eccetera, non li metto in discussione perché hanno i loro meriti e la loro funzione per sempre, in tutti i tempi, in qualunque tempo. Voi appartenete alla Chiesa locale.
Scusate la mia modestia. Io ho fatto un intervento scritto al riguardo e, se andate a consultare il fascicolo della vita religiosa, il fascicolo dei modi, trovate una risposta dove si dice che “uno dei Padri ha scritto che si dovrebbe affermare esplicitamente che il religioso appartiene alla Chiesa universale inserendosi nella Chiesa locale ma non si ritiene opportuno dirlo esplicitamente perché è detto abbastanza chiaramente”. Voi dovete appartenere sempre di più alla chiesa locale, e la diocesi vi deve sentire sempre di più come cosa sua! Non per comandarvi. No! Per essere Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
Quindi, è indispensabile:
una coscienza diocesana delle istituzioni missionarie,
una coscienza missionaria diocesana della Chiesa locale,
una coscienza dell’appartenenza alla Chiesa locale delle Istituzioni missionarie,
una coscienza missionaria della Chiesa particolare.
Sia Lodato Gesù Cristo
Obiezioni
Domanda.
Non si capisce
Risposta.
Quando io parlo di istituzioni missionarie oppure parlo anche di Istituto missionario sono di questa idea. L’Istituto missionario, come il Seminario, non fa parte della costituzione della Chiesa locale ed è augurabile almeno in Italia, non so nel resto del mondo, che molte diocesi si mettano insieme per avere il seminario e classi consistenti, per impegnare a tempo pieno dei Docenti perché facciano i Docenti, per impegnare a tempo pieno dei Superiori che stiano in Seminario e non facciano l’Assistente dell’UZAI, delle donne cattoliche, dei laureati cattolici. E così un gruppo di Diocesi potrebbe avere il proprio Istituto missionario. Domanda.
Non si capisce.
Risposta
Io ho insistito sulla natura sacramentale della Chiesa per dire che, anche la collegialità come tutti gli elementi della Chiesa devono essere percepibili, devono essere a portata di esperienza personale. Se voi mi diventate l’Istituto della collegialità dei Vescovi, è come diventare l’istituto della Chiesa universale, ma non avete niente a che fare col vostro vescovo!
Domanda.
Non si capisce
Risposta.
Per carità, io non metto in discussione l’istituto dell’esenzione con quello che affermo. No! In fin dei conti neppure il Concilio ha aggredito questo punto del Diritto Canonico e della legislazione ecclesiastica. No. Non è questo. E’ qualche cosa d’altro che è molto prima del Diritto Canonico, che è Teologia, Teologia della Chiesa, della chiesa che è una realtà sacramentale, che deve cadere sotto una esperienza, non di un controllo nel senso di fare la guardia, ma di “poter costatare”. Gesù Cristo ha assunto una natura umana concreta ed il Corpo che si edifica intorno a Lui è un corpo concreto; che poi sia vasto come il mondo è un’altra cosa: entra nella natura del mistero, ma è concreto in ogni luogo, in ogni tempo. Se andiamo fuori del luogo e fuori del tempo andiamo verso qualcosa di astratto.
Domanda.
Quando si dice che tutti devono avere coscienza missionaria non si cade nello stesso astrattismo della Chiesa universale?
Risposta.
No. Se s’intende il cristianesimo nella sua autenticità, il cristianesimo di sua natura, è missionario. Noi siamo lontani dal concepire le cose così, in proporzione di quanto abbiamo abbandonato le realtà teologiche. Tu, hai mai sentito il tuo Parroco tenere una missione sulla SS. Trinità?
Domanda
Che cosa si risponde ad un seminarista che dice: tutti siamo missionari. Perché lui parti ed io sto a casa?
Risposta.
Io dico che quella è una vocazione condizionata dalla sociologia attuale della Chiesa, o meglio, del Cristianesimo, ma forse non è neppure una vocazione ecclesiastica perché, se fosse una vocazione ecclesiastica devrebbe essere una vocazione ecclesiale. Ed io – per mio conto – non vorrei nessuna distinzione tra vocazione missionaria e vocazione sacerdotale.
Capitemi bene.
Oggi io, di fatto, questo lo accetto perché, di fatto, abbiamo la mentalità che abbiamo ma, secondo i principi della Ecclesiologia non accetterei quella distinzione. Il fatto lo accetto perché, nel contesto storico, sociale, mentale in cui ci troviamo, porta come conseguenza anche questa distinzione ma, se da questo contesto ritorniamo alle sorgenti e ci rinnoviamo e ci aggiorniamo, non dovremmo porre nessuna distinzione.
Domanda
I laici che non sono pienamente consacrati e che fanno diminuire il numero di coloro che lo erano per il passato, si giustificano con qualche anno di esperienza?
Risposta.
Io sono pienamente d’accordo con Lei sul piano pratico, ed ho avvertito fin da principio, che non intendevo fare una esposizione pratica, ma teologica. Ho detto però che credo alla vitalità delle idee di Dio. Se noi siamo capaci di riportare la Chiesa alle linee essenziali e fondamentali volute da NSGC. certamente avremo una Chiesa missionaria che darà più frutti di quanto non ne dà oggi. Ci vorrà del tempo. Oggi siamo in un tempo di transizione. Se noi corrispondiamo bene, in pratica, alla volontà di NSGC, voglio sperare che ci saranno frutti più copiosi che nel passato.
Per i fenomeni che si verificano ai giorni nostri di laici che partono, lei ha sentito che ho detto: “Lasciateci sbagliare!” perché riconosco che si commettono degli sbagli, ma è anche attraverso questi sbagli che si arriverà alla soluzione giusta.
Domanda.
Nel mondo dei giovani noto critica e a volte disprezzo di quell’azione che, pur con i suoi difetti si è svolta finora nel lavoro missionario. Non vorrei che questa critica tarpasse le ali all’entusiasmo e allo slancio dei giovani di oggi, a differenza di ieri.
Risposta.
Grazie. Sì. Era lontanissimo dalle mie intenzioni dal sollevare delle critiche sul passato perché io sono dell’avviso, e lo ripeto moltissime volte, che il passato noi lo dobbiamo giudicare nel passato e non con i criteri di oggi, o con la sensibilità di oggi. Collochiamo ogni tempo nel suo momento storico per comprenderlo. E poi, sarebbe da ciechi minimizzarle le benemerenze dell’azione missionaria e non volere ammettere il cumulo di eroismo che sappiamo. Ci sono testimoni che vengono dalle prime frontiere ed hanno pagato.
Molti frutti che matureranno domani, che maturano magari anche questa sera sono il frutto di quello che avete seminato. Anche soltanto l’aver potuto dire le cose dette questa sera, anche se sono state dette in qualche modo, può essere proprio il frutto di quello che avete seminato voi, di quello che avete pagato voi. Questo io lo riconosco pienamente da parte mia, e non vorrei che si prendesse pretesto dalle mie parole per fare una critica della metodologia delle missioni fino ad oggi! No! Assolutamente no!
Noi però, dobbiamo ripartire! Deve verificarsi una nuova “plantatio”, e deve essere una “plantatio” secondo NSGC!
Sia Iodato Gesù Cristo!
OM 204 Missioni 68