Stampa: “Fede e Civiltà”, Parma,1968
Credo alla vitalità delle idee di Dio. Quando si fa un discorso teologico su un argomento, si tenta di dire ciò che pensa Dio su quell’argomento. Il tema è: diocesi e missioni. Mi soffermerò di più sulla diocesi e meno sulle missioni. Sono convinto che le parti assumeranno le giuste proporzioni quando sarà chiaro il concetto di diocesi o, meglio, di Chiesa particolare. La diocesi, così come l’abbiamo in mente noi, è definita più dal diritto canonico che dalla teologia e ha degli elementi che non sono essenziali per ciò che Dio pensa della Chiesa come si edifica nel tempo e nello spazio concreto.
Il mistero della Chiesa
La Chiesa si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Da questa descrizione noi possiamo cogliere alcuni aspetti che servono direttamente al nostro scopo.
1. La Chiesa è una realtà misteriosa.
In essa c’è qualche cosa che va al di là di ciò che si può percepire sensibilmente, di ciò che si può capire razionalmente, ma che Iddio ci dice. Questa realtà misteriosa che fa parte essenziale della Chiesa, è costituita dalla presenza e dall’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Il Padre concepisce la salvezza non come santificazione di individui isolati, ma come costituzione di un popolo che lo conosca, lo ami e lo adori in mezzo a tutte le nazioni. Iddio ha delle concezioni comunitarie, personalistiche ma non individualistiche.
Realtà misteriosa della Chiesa è il Figlio che porta a compimento il piano del Padre e vuole ricapitolare tutto e tutti in Lui, al punto di fare di tutto e di tutti il Suo Corpo. Realtà misteriosa della Chiesa è lo Spirito Santo che continua oggi ciò che ha concepito il Padre e ciò che ha portato a compimento il Figlio e con la sua azione illuminante, vivificante, corroborante e unificante, ci compagina membra del Corpo di Cristo. (cfr. Lumen Gentium, n. 9).
Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono i personaggi principali che costituiscono quella comunione di vita che è la Chiesa.
2. La Chiesa è una realtà sacramentale.
Essa ha una sua significazione che si legge esteriormente, che è espressa sensibilmente. Ma questa sua significazione non è semplicemente nell’ordine delle idee: è nell’ordine dei fatti e dei fatti della salvezza. I sacramenti producono ciò che significano. La Chiesa è sacramento in questo senso; significa un « Popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (LG n. 4) e, nello stesso tempo, è capace di produrre questa unità e la salvezza di questo popolo. La Chiesa è il sacramento base, il sacramento universale, come l’umanità di nostro Signore Gesù Cristo, è il sacramento fondamentale.
Il linguaggio non è ancora ben definito e si possono usare indifferentemente tutte queste espressioni purché si intenda dire non semplicemente che nella Chiesa ci sono i sacramenti, ma che la Chiesa ha una natura sacramentale, esprime qualche cosa esteriormente, è un segno percepibile, che si può toccare con le mani e che porta una forza, una energia che è la vita stessa di Dio da comunicare agli uomini.
3. La Chiesa è una realtà gerarchica.
E’ popolo di Dio, ma questo popolo, come dice tutta la sua storia sacra dal momento della sua costituzione ai piedi del monte Sinai, fino alla costituzione definitiva nel Cenacolo, ha bisogno di testimoni che parlino in nome di Dio. I testimoni della fede, quelli che garantiscono che Dio abbia detto quelle cose, per istituzione divina e per volontà divina, sono i Vescovi uniti tra di loro con il Papa.
In questo senso la Chiesa è una realtà gerarchica che va dall’alto in basso. La salvezza viene dall’alto. L’azione sacramentale autentica con cui vengono salvati gli uomini, è l’azione della grazia, è l’esercizio del sacerdozio ministeriale, del servizio. Un popolo deve avere i suoi capi se non vogliamo un’anarchia. Oggi c’è la tendenza di trattare gli argomenti religiosi facendoli partire dalle esigenze umane, ma è Dio che salva gli uomini: la salvezza viene dalla forza della potenza della grazia di Dio, non dalle esigenze umane.
4. La Chiesa è una realtà intercomunicante.
Non è solo una realtà comunitaria nel senso di pensare che i fedeli stanno insieme, ma nel senso di una realtà ontologica vitale soprannaturale che circola tra i membri della comunità, per cui il loro vivere è una « comunione ». Non è neppure soltanto una realtà collegiale perchè potrebbe esaurirsi in un semplice fatto giuridico e non maturare in una realizzazione di carità circolante nel corpo gerarchico.
La Chiesa è quella « comunione » che S. Giovanni descrive nei primi versetti della sua prima lettera e che la Dei Verbum riprende al n.2.
La Chiesa particolare/
La Chiesa realtà misteriosa, sacramentale, gerarchica, intercomunicante dove esiste? Se è una realtà non è una astrazione; se non è un’astrazione non può prescindere dal tempo e dallo spazio. Quale è la Chiesa esistente in un mondo concreto, realistico, nel tempo e nello spazio? E’ la Chiesa cosiddetta universale o la Chiesa particoalre? La Chiesa concreta che porta in sè il mistero e la realtà dell’unica Chiesa di Cristo è la Chiesa particolare.
Per istituzione divina la Chiesa è il popolo di Dio che si raccoglie storicamente, cioè « hic et nunc » nel tempo e nello spazio determinato. Se non è nello spazio, se non è nel tempo non è storica e il Cristianesimo è una realtà eminentemente storica.
Questo popolo di Dio che si raccoglie in un tempo e in uno spazio determinato, ha come centro della sua unità il Vescovo circondato dal suo presbiterio. Si aduna intorno al Vescovo che è, in mezzo a questo popolo, come il Padre, come il Figlio e lo Spirito Santo. Sacramentalizza istituzionalmente la paternità di Dio, l’opera salvifica del Figlio, l’azione diffusa dallo Spirito, che porta la salvezza personalmente a tutti.
La Chiesa particolare ha in sè la vita, la responsabilità, i compiti di tutta la Chiesa di Cristo. Attraverso la persona del Vescovo, comunica con tutti i Vescovi che adunano attorno a sè tutto il popolo di Dio nei diversi luoghi, circondati dal loro presbiterio. Questi Vescovi formano tra di loro un solo corpo e hanno a capo il Sommo Pontefice. Non c’è una vera Chiesa senza il Corpo episcopale e non c’è Corpo episcopale senza che i Vescovi, personalmente, siano in comunione con i loro confratelli, senza che si sentano membri di questo Corpo. Non basta la consacrazione episcopale. Dalla consacrazione derivano tutti i poteri, anche quello della giurisdizione, ma valgono in quanto un vescovo è in comunione con tutti i vescovi che hanno a capo il successore di Pietro.
Questo punto, affermato in mezzo a tante difficoltà dal Concilio, capovolge il modo comune di concepire le cose, ma ci riporta all’idea e alla volontà di Cristo, al disegno di Dio. La Chiesa veramente esistente è la Chiesa particolare, la quale è in comunione con tutte le Chiese, rappresentate, personificate nei loro vescovi, in comunione tra di loro, membri del Corpo episcopale che ha per capo il Papa. Spero di essere inteso rettamente se affermo che il Papa non può togliere alla Chiesa particolare ciò che le compete istituzionalmente. Il Papa può togliere un vescovo dalla Chiesa particolare, ma non può fare che la Chiesa particolare sia una cosa diversa da quella che Cristo ha istituito.
Chiesa particolare e missione
Tutto nella Chiesa ha un’impronta missionaria. Il Padre manda il Figlio. Il Padre ed il Figlio mandano lo Spirito Santo. Gli Apostoli, investiti dallo Spirito Santo sono mandati dal Figlio nel nome del Padre e, a loro volta, dopo l’imposizione delle mani, inviano i loro collaboratori e successori in tutto il mondo. E’ tutta una missione quella della Chiesa. Il carattere missionario è essenziale alla Chiesa. La Chiesa è la ripetizione analoga nella storia della vita di Dio. La vita di Dio è una vita missionaria. La generazione del Figlio, la ispirazione dello Spirito Santo, è una missione tradotta all’esterno, storicamente e produce un moto infinito, irresistibile, un circolo di vita incontenibile che, appunto perchè è vita, deve circolare ininterrottamente: andare e ritornare. S. Giovanni ha espresso tutto questo con la parola « comunione ». Comunione e missione sono lo stesso fenomeno vitale guardato da punti di vista diversi.
Che cosa comporta il carattere missionario della Chiesa? Comporta comunicare a quelli che ancora non l’hanno, la vita che Iddio vuole dare agli uomini. E poichè Dio dà la Sua vita agli uomini non tanto individualmente, ma in quanto sono legati da relazioni con altri, e cioè in quanto popolo, l’azione missionaria importa una comunicazione di Chiesa, una inserzione nella Chiesa.
La vita di Dio comunicata agli uomini produce tutto questo: la Chiesa comunione, la Chiesa missionaria. Produce la Chiesa nell’atto di essere piantata e nell’atto di essere edificata: due tempi diversi. La « plantatio Ecclesiae » dove ancora non esiste, la « aediScatio Ecclesiae » dove esiste perchè cresca.
La « plantatio Ecclesiae » deve avvenire soltanto nei cosidetti « paesi di missione? » No: la Chiesa ha continuamente bisogno di essere piantata ovunque.
E’ per il fatto che non si è tenuto presente che la Chiesa deve essere prima piantata che la Chiesa particolare non ha sentito il bisogno di essere missionaria. Abbiamo creduto che i cristiani nascessero cristiani, che i cristiani nascessero dal Battesimo. I cristiani nascono dalla fede e la fede nasce dalla Parola. Abbiamo distribuito tanti sacramenti ed abbiamo annunziato poco Vangelo. abbiamo fatto le pie raccomandazioni.
Ogni generazione ha bisogno di essere piantata come Chiesa. Ogni età della vita dell’uomo ha bisogno di una « plantatio » come Chiesa. Altra è la evangelizzazione del bambino, quella dell’adolescente, quella dei giovani, dell’uomo maturo, del vecchio. « Evangelizzare » nel senso di investire alla radice della vita cristiana, che è la fede. Noi continuamo ad edilScare ciò che non abbiamo piantato. E’ l’evangelico edificio piantato sulla sabbia!
C’è poi la « plantatio » fuori dei luoghi dove già esiste la Chiesa, come l’abbiamo sempre intesa presso i popoli cosiddetti pagani. Quante cose si potrebbero dire al riguardo. Come è diventata difficile questa azione oggi per il contraccolpo degli scandali provocati dai cristiani. Tutto il mondo da evangelizzare conosce i cristiani che fanno la guerra, i cristiani che hanno fatto i colonizzatori, gli sfruttatori: conosce i cristiani che producono i films immorali, conosce i cristiani che organizzano il commercio speculando sulle materie prime delle economie locali ecc… Un fatto, comunque, va notato chiaramente: la « plantatio Ecclesiae » è intrinseca alla natura e alla vita della Chiesa ed è una responsabilità che può avere solo la Chiesa particolare in comunione con tutta la Chiesa. Il soggetto diretto, immediato della « plantatio » è la Chiesa esistente. Non solo: questa responsabilità è di tutto il popolo di Dio che si raduna intorno al vescovo circondato dal suo presbiterio. E’ interesse di tutti, è compito di tutti. Non si tratta solo di andare alle porte delle chiese a raccogliere le offerte il giorno della « giornata missionaria ». A mano a mano che si è riscoperto il concetto esatto di Chiesa e di Chiesa particolare, i laici sono diventati sensibili al problema delle missioni e sono partiti.
E’ un fenomeno incipiente. Sono partiti anche dei sacerdoti, qualche vescovo, un cardinale… Dovrà diventare un fenomeno abbastanza normale questo? Non lo credo, ma più si « normalizzerà » e più sarà sintomo di vitalità. Ci sono le difficoltà della lingua e altre difficoltà di ordine concreto. Lo comprendo molto bene; ma che qualche vescovo vada qualche mese all’anno a fare un po’ il missionario, dovrebbe essere una cosa normale nella Chiesa.
Partenze e coscienza missionaria
Nel decreto sul ministero sacerdotale è detto chiaramente che i sacerdoti si devono mettere a dispozione delle necessità di tutta la Chiesa. E’ positivo che il sacerdote diocesano parta, che il sacerdote di una Chiesa particolare vada a dare la sua collaborazione per piantare la Chiesa. Non siamo ancora preparati, non siamo ancora disposti…, ma ciò non vuol dire. La vocazione al sacerdozio è vocazione al sacerdozio di Cristo e Cristo ci manda in tutto il mondo.
L’inamovibilità dei parroci, per esempio, se da una parte si spiega, non è però conforme al dinamismo vitale del mistero trinitario.
Ci vuole una coscienza della responsabilità missionaria della comunità particolare. La diocesi è missionaria non perchè manda tanti missionari o molti soldi, ma perchè si concepisce come Chiesa che deve essere piantata e ripiantata e come Chiesa che ha la responsabilità della “plantatio Ecclesiae” in tutto il mondo, in comunione con tutte le Chiese.
Certo, da questa nuova mentalità verranno anche più missionari e più mezzi, ma come espressione della coscienza di tutta la comunità ecclesiale.
Ci vorrà del tempo; forse si registreranno delle battute di arresto. Siamo in una fase di transizione, ma voglio sperare che i frutti non mancheranno e saranno più copiosi che nel passato, se noi sapremo corrispondere alle sollecitazioni dello Spirito Santo che opera nella Chiesa.
In questa prospettiva anche gli Istituti missionari dovranno ripensare la loro funzione. Essi sono a servizio delle necessità della Chiesa universale, ma attraverso la Chiesa particolare. Devono sentirsi maggiormente inseriti nella diocesi, devono avere una coscienza più viva della loro appartenenza alla Chiesa locale. Nello stesso tempo la diocesi deve sentirli come istituzioni proprie, manifestazioni di quello spirito missionario che è nell’essenza della sua vita.
In questa unità di azione, in questo scambio di collaborazione, sta il segreto del risveglio missionario di oggi.
Carlo Ferrari
Vescovo di Mantova
ST 204 chiesa missionaria 68
Stampa: “Fede e Civiltà”, Parma,196