incontro con le religiose sul tema: Chiesa Trinità Eucaristia
Le occasioni d’incontro, purtroppo, si fanno molto rare nonostante la vostra corrispondenza, nonostante la mia volontà e il mio desiderio di incontrarmi con voi. Nonostante questo, vi considero perché lo siete, la parte eletta del popolo di Dio del quale io sono responsabile. E’ per questo motivo che desidererei incontrarvi più di frequente. E’ per questo motivo che vorrei rendervi veramente parte attiva, non solo viva ma stimolante del popolo di Dio.
Ed è per questo che tra me faccio molti discorsi che poi si risolvono in fantasie: discorsi che corrispondono al desiderio che -credo ogni vescovo nella chiesa oggi abbia questo desiderio- le religiose assumano il loro posto, il loro ruolo, la loro missione non solo nella chiesa universale. Oso quasi dire che nella chiesa universale non svolgono nessuna funzione perché la chiesa universale è una astrazione se non è la risultante di tutte le chiese particolari.
E si verifica un fenomeno molto particolare: le suore avendo una vocazione nella chiesa,nella vita e nella santità della chiesa poi di fatto, giuridicamente, in pratica, secondo il diritto canonico, sono “staccate” dalla concretezza della chiesa particolare e finiscono di appartenere ad un popolo di Dio che è di nessuno, finiscono di appartenere ad un popolo di Dio astratto.
Naturalmente i vescovi pensano in un modo e i superiori pensano in un altro modo. Io ritengo che tutti i vescovi del mondo abbiano il vivo desiderio e sentano il bisogno, di avere a loro disposizione queste forze, che sono le forze più vive e più disponibili nel senso di dedizione, alla causa della chiesa, alla causa di nostro Signore Gesù Cristo. Ritengo che tutti sentano il bisogno di poterne effettivamente disporre secondo le necessità, secondo le urgenze e i compiti preminenti che ci sarebbero da svolgere nella chiesa locale. Questo è il desiderio dei vescovi.
La disponibilità delle religiose, credo che non manchi. Di fatto, però, per la tradizione, per la santa regola, per il diritto canonico, un vescovo come quello di Mantova, che ha la grazia di disporre di un migliaio di religiose, in pratica non può disporne neppure di una. E’ un paradosso. Io ritengo che, un poco per volta, siccome questo dato di fatto non corrisponde alla teologia della chiesa, non corrisponde quindi alle intenzioni di nostro Signore Gesù Cristo, poco per volta si correggerà da se stesso. Comunque, per dare un piccolo contributo alla correzione di questo paradosso, di questa situazione insostenibile, incomincio a tenervi un certo discorso. Non ve lo tengo solo per questo motivo. Anche per questo motivo. E’ un discorso che io porto avanti con i nostri sacerdoti.
I nostri sacerdoti quest’anno fanno tre “ritiri chiusi” di una giornata per gruppi di vicariati nel convento dei carmelitani a santa Teresa. Se il Signore me ne darà la grazia questi ritiri li tengo tutti io e, in tutti i ritiri, svolgerò uno stesso tema. Mi è capitato di andare alla tre giorni dei dirigenti uomini di A.C. e ho svolto lo stesso argomento. Questa sera alle reverende suore svolgo lo stesso tema. Viene a proposito un gesto pittoresco del compianto padre Gemelli, che ha avuto molto da fare con le suore. Una volta si è presentato ad un convegno con un lungo chiodo e un grande martello e ha detto: questa è una mia idea fissa e con questo martello ve lo conficco in testa e, fino a quando non è penetrato tutto e non l’ho ribadito, non la smetterò. Io non faccio diversamente.
Quelle di voi che mi hanno ascoltato nelle parrocchie, se si mettono insieme e si chiedono che cosa ha detto il vescovo, ritengo che ognuna riferisca una predica diversa dall’altra, nelle quali però io ribadisco sempre un unico concetto, sia in occasione della cresima, sia in occasione di una consacrazione dell’altare o altre occasioni, perché io ho un chiodo fisso. Ma, è un chiodo fisso nella mente di Dio, un chiodo fisso nel cuore di nostro Signore Gesù Cristo, un chiodo fisso per il martello che è lo Spirito Santo e che ai giorni nostri, vuole fare entrare nella mente di tutti i credenti in nostro Signore Gesù Cristo.
E’ un chiodo fisso – scusate questa immagine che però è molto comprensibile – che ha incominciato a penetrare in un modo vivente, in un modo che ha destato prima sorpresa e poi stupore e poi meraviglia e quindi gioia attraverso la figura, le parole, le opere di Papa Giovanni. E’ un chiodo fisso del Vaticano II che ha posto la chiesa al centro di tutta la sua tematica e di tutti i problemi che ha trattato.
Della chiesa, il Vaticano II ha richiamato, ha ribadito, ha approfondito, ha quindi raccomandato soprattutto: il mistero, il concetto, la realtà di unità nell’amore, di unità nella carità.
Oggi, tra l’altro, incomincia l’ottavario di preghiera per l’unità della Chiesa. Noi pensiamo subito agli ortodossi e ai protestanti. Sì, quello del distacco di alcuni nostri fratelli dall’unica chiesa di nostro Signore Gesù Cristo è un fatto molto serio, molto grave, molto doloroso, ma io mi permetto di avanzare un dubbio: sarà proprio il fatto più grave e più doloroso che turba la vita della chiesa di nostro Signore Gesù Cristo?
Tutti quei milioni di cattolici che sono nel mondo che concepiscono il loro cristianesimo come osservanza dei Dieci Comandamenti, che hanno la preoccupazione di non commettere peccati mortali e anche qualche preoccupazione di non commettere peccati veniali – come le suore – che più o meno ascoltano la Messa della domenica, che si sono lasciati battezzare, e poi si lasciano portare in chiesa quando muoiono, tutti questi, concepiscono la chiesa come l’ha concepita Iddio? Cioè un fatto,un avvenimento che corrisponde alla volontà di Dio che tutti siamo suoi figli? Che tutti siamo le membra dell’unico corpo che è il Corpo di nostro Signore Gesù Cristo? Che tutti siamo le pietre vive che si costruiscono per essere tempio santo del Signore?
Tutti quei milioni di persone concepiscono la loro fede come corrispondenza degna,impegnata, della loro vocazione come la esprime san Paolo: “Io vi esorto, io prigioniero nel Signore, a tenere una condotta degna della vocazione cui siete stati chiamati, con tutta umiltà e mitezza, con pazienza sopportandovi gli uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace”? Dov’ é nei cristiani, nelle religiose, nei religiosi, nei preti, nei Vescovi l’impegno di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace, perché un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza è quella cui siamo stati chiamati? Perché c’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tutti, il quale è sopra a tutto, opera tutto e in tutti? Questa è la vocazione a cui noi siamo chiamati.
– Più o meno concepiamo la nostra vocazione come persone chiamate ad essere figli di Dio?
– Più o meno concepiamo la nostra vocazione come chiamati ad essere le membra del corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo ?
– Più o meno concepiamo la nostra vocazione ad essere pietre vive che si edificano in tempio del Signore?
– Ma ci pensiamo, non solo alla conseguenza, ma alla natura del fatto di essere figli di Dio?
– Di essere membra di un unico corpo che è poi quello di Cristo?
– Al fatto stesso di essere pietre che si edificano in un unico edificio, che è poi il fatto dell’unità, dell’unione tra noi che è frutto della carità? – Che è frutto di quel dono che ci viene dato dalla presenza in noi dello Spirito Santo?
La presenza in noi dello Spirito Santo nel battesimo è l’inizio della nostra vita spirituale cristiana religiosa.
La presenza dello Spirito Santo diventa più profonda, nel sacramento della cresima.
Mentre il battesimo ci inserisce nell’unità della chiesa, la cresima ci inserisce più profondamente nell’unità della Chiesa.
Stavamo pensando a quel milione di cristiani che sono nel mondo. Adesso pensiamo a noi. Quindi insisto. Lo scopriamo, ci accorgiamo, abbiamo in mente bene che il nostro cristianesimo, la nostra vocazione cristiana, il senso della nostra vocazione particolare, la vocazione generale e specifica alla santità sono una tensione, uno sforzo per arrivare ad essere uniti più strettamente possibile nella pace di nostro Signore Gesù Cristo, nella sua grazia che è l’unica vita che viene dall’unico Corpo e che ci fa membra vitalmente unite tra noi?
Quel decreto che riguarda la riforma della vita religiosa incomincia con due parole: “perfectae caritatis”. La perfezione della carità non è un certo sentimento che si può avere gli uni versi gli altri, ma è un fatto precedente a tutti i nostri sentimenti. Questo pensiero è importante. La carità è un fatto che precede qualsiasi nostro sentimento, anche buono, perché non si tratta unicamente dei nostri sentimenti, si tratta dell’amore di Dio in persona che è lo Spirito Santo, che produce in noi una capacità di amare nuova e, produce in noi una nuova capacità di amare perché, per la morte e la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo noi siamo delle nuove creature.
E le creature che siamo, in seguito alla morte e alla risurezione di nostro Signore Gesù Cristo, siamo il fatto stupendo di essere non semplicemente creature di Dio ma figli di Dio che, allora, devono amarsi fra di loro – insisto – non solo per un dovere morale ma per un fatto di vita.
San Paolo dice che c’è un solo corpo: è il corpo di nostro Signore Gesù Cristo di cui noi siamo le membra. San Paolo dice che c’è un solo Spirito: è lo Spirito Santo che ci anima da dentro, che produce in noi un’animazione nuova da dentro. San Paolo dice che c’è un solo Padre di tutti di cui noi siamo i figli. Capite che c’è una vitalità nuova in noi che non equivale semplicemente alle nostre inclinazioni, alle nostre ispirazioni, ai nostri buoni sentimenti, alla nostra capacità di simpatia o di benevolenza? C’è un fenomeno nuovo in noi, soprannaturale che di sua natura tende a fare di noi una cosa sola nell’amore: l’unità nella carità. Da qui prendono il loro vero significato le famose parole della preghiera di nostro Signore Gesù Cristo, il testamento di nostro Signore Gesù Cristo: “ut unum sint”, che tutti siano una cosa sola come tu Padre ed io siamo un Dio solo.
Ora cerchiamo di mettere un po’ di ordine nelle nostre idee. Fino a questo momento, non ho detto tante cose, ho detto la stessa cosa con tante espressioni diverse, ho detto un’unica cosa. Quest’unica cosa è la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. La chiesa di nostro Signore Gesù Cristo è questa.
Perché soffre la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo quando ci sono le divisioni scismatiche od eretiche o di altra natura?
Perché soffre la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, se non per scismi ed eresia ma, per asfissia ? E’ perché manca: ciò che è essenziale, ciò che appartiene alla sua esistenza, ciò che appartiene alla sua natura divina, ciò che appartiene alla sua vita caratteristica che è l’unione nella carità di tutti i figli di Dio, che è la congiunzione di tutte le membra del corpo di nostro Signore Gesù Cristo: la cementazione – se si può dire così- l’unità cementata dalla carità di tutte le pietre che costituiscono il tempio del Signore.
A proposito del tempio del Signore, qualche volta avete letto nei vostri libri di meditazione che voi siete il tabernacolo dell’Altissimo, il tempio dello Spirito Santo, eccetera. Il pensiero esatto di san Paolo è questo: noi siamo tempio del Signore non tanto individualmente perché siamo nella grazia del Signore, ma per il fatto che siamo uniti gli uni agli altri nella carità che Lui diffonde nei nostri cuori e perciò edifichiamo l’unico tempio del Signore. Non è detto che cinquanta persone che siano in grazia di Dio siano cinquanta templi, cinquanta tabernacoli. Dov’è che si va poi a mettere lo Spirito Santo? Dovrà poi scegliere un appartamento o un altro? C’è un tempio solo che risulta da tutti i cuori che sono nell’amore di Dio, che sono nella sua grazia e si edificano nella carità vicendevole e si cementano tra loro come le pietre. Dunque questa è la chiesa.
Molte di voi, sono sicuro, direte che queste cose ve lo ho già dette. Io sono il primo a dirvi che queste cose ho coscienza di avervele già dette, ma guardate che faccio il proposito che, se mi capita un’altra occasione o altre dieci occasioni di parlarvi ancora, vi dirò ancora le stesse cose, perché quello che manca al nostro cristianesimo, quello che manca alla nostra vita spirituale è questo.
Nel secondo capitolo della costituzione della chiesa si afferma decisamente: “Iddio non volle santificare e salvare gli uomini individualmente senza alcun legame tra di loro ma volle costituire di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e lo servisse nell’amore” (LG9) Non ci salva ognuno per nostro conto, ci salva con i legami che ognuno di noi ha necessariamente con tutti: con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito santo e con le persone degli uomini.
Perché la vita cristiana è così possiamo chiederci. C’è una risposta molto semplice e nello stesso tempo è la risposta più vera, più profonda, forse più concreta, più esistenziale che esista. In un certo numero del documento sull’ecumenismo è detto che la santissima Trinità è la sorgente e il modello dell’unità della chiesa. La chiesa deve essere un fatto di unità di persone, perché Dio è un fatto di unità di un Dio solo, di tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio, a principio ha detto: “creiamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Dio ha una ricchezza di pensiero, ha un pensiero talmente ricco che, dalle espressioni che ci riporta la Sacra Scrittura noi possiamo trarre tanti significati, ma è indubitato che nella mente di Dio c’era anche questo significato e non poteva mancare. Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, è detto nel senso di: facciamo gli uomini che si vogliano bene tra loro come noi, Padre Figlio Spirito Santo, ci vogliamo bene.
Facciamo l’uomo a nostra immagine perché: se noi, Padre Figlio Spirito Santo, abbiamo una profondità di vita, di esistenza e di natura in cui l’unità si consuma, raggiunge una perfezione tale di essere uno solo pur essendo tre, anche gli uomini, raggiungano questa perfezione di unità. E la raggiungono secondo una capacità di grazia che noi comunichiamo a ciascheduno di loro, perché la loro esistenza sia analoga alla nostra, come analoga alla nostra è la loro natura, dal momento che sono chiamati a partecipare alla nostra vita: in un modo iniziale, incoativo, misterioso nella vita presente e poi in un modo pieno nella vita futura.
Tutto quello che Dio compie attraverso la storia della salvezza, ha lo scopo di strappare gli uomini dal peccato, di strappare gli uomini dalla disgregazione prodota dal peccato, dalle dispersioni prodotte dal peccato, dalle disunioni e dispersioni esistenti in mezzo agli uomini che sono frutto dell’odio e non dell’amore. Questo è liberare dal peccato, che ha le sue espressioni, le sue immagini, la sua storia, nel popolo di Israele disperso, schiavo, confuso in mezzo a un altro popolo, il popolo egiziano. Tutto il cammino che Israele fa dall’Egitto fino alla terra promessa, compresi i giri viziosi, è una educazione che Dio opera attraverso una esperienza di vita comune, senza monastero. Il deserto è più di qualsiasi monastero, per condurre questa gente alla esperienza vissuta di essere un unico popolo.
Qual’è il fatto primario che Dio compie attraverso questo lungo cammino della traversata del deserto? E’ la costituzione del popolo di Israele per mezzo di quella carta costituzionale che sono i Dieci Comandamenti, il Decalogo, le tavole della legge. Ma le tavole della legge non sono semplicemente dei precetti morali ai quali Dio vuole obbligare gli israeliti perché lo riconoscano come loro Dio. Non sono neppure la condizione del patto di alleanza che stabilisce con il popolo di Israele, ma sono la carta costituzionale, cioè la legge fondamentale di convivenza di popolo, legge che rende possibile a una moltitudine di persone di vivere come un unico popolo. Unico popolo non solo perché ha una unica legge ma perché quella legge è congegnata in modo da fare sì che la moltitudine sia un unico popolo.
Notate la condotta di Dio. Quando il popolo di Dio è fedele all’osservanza della sua legge costituzionale gode prosperità e pace, non è tormentato dai nemici, le cose vanno bene. Quando il popolo di Dio viene meno all’osservanza della legge è attaccato dai suoi nemici e come conseguenza è disperso come popolo, è distrutto come popolo. Perché? Perché Israele ha senso ed è caro a Dio, perché è il portatore della promessa della salvezza in quanto è popolo di Dio, ed è popolo di Dio in quanto accetta la condizione di vivere in unità.
L’unità della chiesa ha la sua sorgente e il suo modello nella vita stessa della santissima Trinità. Per comprendere questo, guardiamo che cosa fanno le Divine Persone in ordine alla nostra salvezza. Iddio Padre, prepara il popolo di Dio. Gesù Cristo viene a fare la volontà del Padre.
Quante volte i predicatori degli esercizi sfruttano queste espressioni che troviamo nel Vangelo di Giovanni: Gesù che fa gli interessi del Padre, che fa la volontà del Padre, per raccomandare l’obbedienza! Non credeteci. Non è vero. Gesù Cristo viene a fare l’opera del Padre, Gesù Cristo viene a fare ciò che gli ha affidato il Padre e il Padre gli ha affidato il compito di costituire la Chiesa, di costituire il popolo nuovo che vive l’unità della carità. Con questo non voglio dire che Gesù Cristo non fosse obbediente ma la sua obbedienza ha solo questo senso.
San Paolo scrive ai Filippesi: “Annientò se stesso, fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” e vuole dire che Gesù attraverso la sua morte pone le fondamenta della unità della sua chiesa. Di fatti, Giovanni riferisce: “Quando sarò innalzato attrarrò tutti a me stesso e compirò la volontà del Padre”. Dice Gesù: “Consummatum est non mia sed tua voluntas fiat” al momento di andare alla morte, al momento di spirare. Gesù Cristo spira con l’anelito del compimento della volontà del Padre che tutti gli uomini siano una cosa sola. Egli ha dato tutto se stesso perché gli uomini siano una cosa sola, quindi il significato del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo è la riconciliazione nel suo sangue con il Padre, è riconciliazione nel suo sangue tra noi. Ha fatto di tutte le nazioni un solo popolo nel suo sangue. Nel suo sangue ha fatto di noi un popolo solo E l’opera di Gesù Cristo é l’esecuzione del piano del Padre.
Il compimento di questa opera, la continuazione nel tempo e nello spazio di questa opera, il Padre e il Figlio l’affidano allo Spirito Santo .
La Chiesa: è il prolungamento del mistero della incarnazione, è la continuità del mistero della redenzione, è animata dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo e continua nei secoli quello che ha progettato il Padre, e continua nei secoli quello che ha fatto nostro Signore Gesù Cristo morendo in croce e risuscitando da morte, facendo il passaggio dallo stato di disgregazione del peccato alla stato di unità nella carità per grazia di Dio. Un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, costituiscono la meta della nostra vocazione, perché ‘c’è un solo Signore, c’è una sola fede, c’è un solo battesimo, un solo Padre di tutti.
Quand’è che questo si compie nel modo più efficace e nel modo più espressivo? Si compie per mezzo della parola di Dio, per mezzo del battesimo, per mezzo di altri sacramenti, ma si compie soprattutto attraverso il mistero eucaristico. Guardiamo il mistero eucaristico dalla parte di Dio e dalla parte nostra. Vediamolo dalla parte di Dio.
Io accetto anche la definizione del piccolo catechismo che definisce l’eucaristia il sacramento che sotto le specie, eccetera, ma è una definizione estremamente povera. Gesù Cristo nel mistero eucaristico è vero, vivo, attuale in tutta la pienezza del suo mistero: è Figlio di Dio dato agli uomini, è colui che ci ama fino al punto di dare se stesso per la nostra salvezza, è colui che, con il Padre, ci manda lo Spirito perché ci introduca nella verità e diffonda nei cuori l’amore, è colui che fa di tutti noi un solo corpo.
Gesù Cristo, nel mistero eucaristico non è seduto nei tabernacoli come su una panchina dei giardini pubblici ad aspettare che qualcuno gli porti il mazzolino di fiori.
Gesù Cristo nel tabernacolo è attivo nella pienezza di tutto il suo mistero. Nel mistero eucaristico, quindi, immediatamente, direttamente, di per sé, c’è la presenza e l’azione di Gesù. Ma Gesù è inseparabile dal Padre perché non è nel mondo di sua iniziativa ma é nel mondo per compiere l’opera del Padre di unificare tutti i figli dispersi e fare di tutti una sua famiglia. Questo avviene nel mistero eucaristico, questo avviene in quella celebrazione, in quell’ostia che è il suo corpo, in quel vino che è il suo sangue.
Gesù Cristo, concepito dal Padre come il capo di quel corpo di cui noi siamo le membra, nell’eucaristia incorpora a se stesso le membra che siamo noi. E non soltanto ci incorpora a se stesso ma ci incorpora, come avviene per le membra, in un corpo tra di noi. Diventa quindi un centro di unificazione di tutti i figli di Dio.
Gesù Cristo nel mistero eucaristico ci riconcilia con il Padre. Nel suo sangue, stabilisce tra noi e il Padre una nuova alleanza e fa di due popoli un popolo solo, e fa di due persone una persona sola, e fa di molte persone una sola persona, e fa di una moltitudine una anima sola e un cuore solo. Questo fa Gesù Cristo nel mistero eucaristico.
Gesù Cristo nel mistero eucaristico è con il Padre, Gesù non è mai isolato, Gesù non è mai solo. Gesù dice nel vangelo: “il Padre non mi lascia mai solo”.
Volete che lo lasci solo adesso? La solitudine del tabernacolo!…ma che solitudine del tabernacolo. Caso mai c’è il Padre che gli fa compagnia, anche se non ci sono le monache! E poi c’è la pienezza della consolazione dello Spirito Santo anche se ci sono tanti peccatori nel mondo.
Gesù Cristo con il Padre ci manda il suo Spirito. Sì. Il suo Spirito lo riceviamo nel Battesimo e anche nella Cresima, ma lo riceviamo ogni momento, ininterrottamente come da una sorgente, dalla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, che è attuale nel mistero eucaristico. Capite allora che posto eminente, che importanza ha l’Eucarestia non solo per la devozione, non solo per avere la cappella in casa!
La cappella delle monache! Sì…anche questo! Perché quando avete la cappella in casa, avete il Signore per vostro conto e vi impediscono di essere nella chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. Mentre il Signore non vuole essere per vostro conto perché è il signore di tutti! Quel santissimo angustiato! Lui che spazia in tutto il mondo e lo abbraccia tutto! Lo volete tutto per voi? Ve lascio tutto ma, guardate che, rimane ancora tutto per tutti. Ricordate soprattutto questo: quando Gesù Cristo lo avrete tutto, rimarrà ancora tutto per tutti. E’ qui la grandezza di nostro Signore Gesù Cristo. Se fosse tutto soltanto per voi sarebbe ben piccolo!
Allora voi comprendete l’importanza della celebrazione eucaristica per fare la chiesa? I padri antichi dicevano: la chiesa fa l’eucaristia e l’eucaristia fa la Chiesa.
La chiesa è eminentemente sacramentale quindi è tangibile. Ora, la vostra presenza in mezzo al popolo di Dio deve essere una presenza tangibile. Dovete essere là dove c’è il popolo di Dio. Dovete essere specialmente nelle parrocchie. Sì, voi rendete un servizio preziosissimo – io ve lo riconosco – negli asili, accanto agli ammalati, nella scuola ma, volete ammettere che finite di essere più alle dipendenze delle amministrazioni che del Vescovo? Loro vi pagano, io non vi do niente. E avete anche questa ragione.
Però, voi tutte vi lagnate del problema delle vocazioni. Se non vi vedono nel vivo del mistero, dell’esistenza, della vita e dell’attività della chiesa, che è quella di essere evangelizzatrice del popolo di Dio, la gioventù di oggi non sa cosa farsene delle vostre attività. Vedono che tutti i servizi che voi svolgete li possono assolvere anche gli altri. Devono vedere una motivazione nuova, essenziale per abbracciare la vita religiosa. La motivazione nuova è quella ecclesiale, è l’assunzione dei compiti della chiesa.
Preminente nella chiesa è l’annuncio del vangelo, è la celebrazione eucaristica. Vi siete accorte quanta parte vi offre la riforma liturgica? Vi siete accorte quanto c’è da fare in mezzo al nostro popolo perché si celebrino fruttuosamente le funzioni liturgiche? E… poi c’è l’apostolato dell’unità nella carità, c’è l’apostolato famigliare, c’è l’apostolato tra la gioventù.
Adesso incomincerebbe il bello del discorso ma manca il tempo. Continueremo la prossima volta.
OM 194 Religiose 69