Cerlongo 30 agosto 1969, ore 20,30 ordinazione sacerdotale
Fratelli carissimi, é nell’intenzione del vescovo e dei vostri sacerdoti, portare in mezzo a voi, con questa celebrazione, il contatto visivo degli avvenimenti più carichi di significato della vita della chiesa perché vedendo ed ascoltando, non siate più semplicemente degli spettatori di ciò che avviene nella chiesa, ma impariate a prendere la vostra parte nella vita e negli avvenimenti della chiesa e acquistiate una comprensione sempre più chiara e sempre più profonda del significato della nostra esistenza di cristiani.
Sono preso dalla tentazione di stabilire quasi un confronto paradossale e di compiere delle azioni che potrebbero sembrare paradossali, proprio per farvi intendere il significato di ciò che avviene in mezzo a noi, perché uno voi, uno della vostra famiglia parrocchiale, uno della vostra parentela, uno dei vostri amici, questa sera sarà consacrato sacerdote.
Qual è il motivo profondo per cui questa sera è consacrato sacerdote? Ecco la mia affermazione che può sembrare paradossale, ma che è profondamente vera: voi siete un popolo di sacerdoti.
Entrando, ho avuto l’impressione che in questa chiesa ci fossero soltanto delle donne. Veramente si deve dire che, qui a Cerlongo, il posto in chiesa se lo prendono le donne e gli uomini e i giovani sono confinati in qualche modo. In ogni modo, tutti: uomini e donne, piccoli e grandi, siete i sacerdoti di Dio. Avete sentito quest’affermazione specialmente dopo il Concilio. Era esatta ed aveva tutto il suo contenuto anche prima del Concilio perché il cristiano, per il battesimo, diventa figlio di Dio.
Il figlio, che sia un bravo figlio, a mano a mano che cresce bene in tutte le sue dimensioni, sotto tutti gli aspetti, diventa sempre più l’espressione di quello che é suo padre, di quello che é sua madre: diventa la grande soddisfazione di suo padre e di sua madre.
Ora, noi per il battesimo, da figli della carne e del sangue come siamo, diventiamo figli di Dio, figli del Padre che é nei cieli, allora la nostra vita nei confronti di Dio deve diventare motivo di gioia per Dio.
Noi dobbiamo diventare un motivo di cui Egli possa rallegrarsi di averci dato la vita e tutto ciò che siamo e tutto ciò esprimiamo nella nostra esistenza. Egli deve gioire, Egli deve essere contento ma perché tutto ciò avvenga, noi dobbiamo prendere coscienza della nostra prerogativa di figli del Padre nostro che sta nei cieli e dobbiamo avere la continua preoccupazione di rendere gloria al Padre nostro che sta nei cieli.
Dio é glorificato dal fatto che noi siamo per lui dei figli di consolazione, vale a dire dei figli che gli procurano gioia perché riconosciamo la dignità di avere un Padre così grande e perché corrispondiamo alla nostra prerogativa di figli suoi. In questo sta la glorificazione di Dio. Proprio in questo fatto, proprio in questo impegno che dovrebbe accompagnare ogni istante della nostra esistenza, noi siamo i sacerdoti di Dio. noi siamo cioè, coloro che glorifichiamo il nostro Dio dinnanzi a tutte le creature, dinanzi a tutti i nostri fratelli e al mondo intero. noi siamo coloro che glorifichiamo il nostro Dio a nome dei nostri fratelli che non credono, a nome di tutte le creature che non hanno intelligenza o non hanno un cuore o non hanno la libertà di esprimersi o non hanno la capacità di esprimersi anche se sono un segno espressivo da parte di Dio. Noi in questo siamo tutti sacerdoti dell’Altissimo. Noi battezzati – io mi metto con voi in quanto sono battezzato – noi siamo i sacerdoti di Dio, noi siamo i chiamati, noi abbiamo la vocazione, noi abbiamo l’obbligo di esercitare in tutti gli istanti della nostra vita terrena questo nostro sacerdozio.
Se noi eserciteremo bene questo nostro sacerdozio, cioè, se noi giorno per giorno renderemo contento il nostro Padre che sta nei cieli, se noi giorno per giorno saremo figli di consolazione del Padre nostro che sta nei cieli, noi un giorno conseguiremo l’eredità di figli di Dio e trascorreremo tutta l’eternità a gioire, a nostra volta, della gioia che abbiamo dato al Padre nostro, e sarà una comunione di vita nella pienezza dell’essere, nella pienezza della felicità che trascende ogni nostra immaginazione, insieme al Padre nostro, insieme al Figlio suo Gesù Cristo che ha mandato nel mondo perché fosse il nostro Salvatore, insieme allo Spirito Santo che é l’anima e la vita dell’Amore in Dio ed é l’anima e la vita in mezzo a noi. Dunque, saremo sacerdoti in eterno.
I vostri bravi cantori, quando é entrato il vescovo, hanno cantato: “tu es sacerdos in aeternum”. Potevano cantarlo anche quando entravate voi. Se lo hanno fatto quando sono entrato io, lo hanno fatto perché sono battezzato ed era giusto. Io, il vostro don Albino, il vostro arciprete, i vostri sacerdoti, quando entreremo in paradiso non avremo la mitra e la stola. Se entreremo – pregate perché ci entriamo – entreremo perché avremo fatto contento il Padre nostro che sta nei cieli.
Direte: se siamo già in tanti sacerdoti perché viene il vescovo a Cerlongo per farne un altro? Qui si collega ciò che facciamo questa sera.
Miei cari tutti, come é che noi diventiamo capaci di essere i figli della consolazione di Dio?
Chi ci rende capaci di essere i figli della gloria di Dio?
Chi ci dà la vita di battezzati, cioè di figli di Dio?
Chi alimenta in noi questa vita di battezzati, cioè di figli di Dio?
Chi ci dà la coscienza della nostra dignità di battezzati, cioè di figli di Dio?
Chi ci sostiene perché noi viviamo secondo questa coscienza, secondo questa nostra dignità di figli di Dio?
Chi ci viene a prendere quando noi ci allontaniamo da questa nostra dignità?
Chi ci viene a scuotere quando noi dimentichiamo l’impegno che ci dovrebbe portare verso Dio nostro Padre in un atto continuo di amore?
Chi ci perdona nel nome del Padre quando lo offendiamo?
In un parola; chi ci dà la possibilità di essere e di vivere oggi da figli di Dio? Questa possibilità – ricordiamolo bene- ci viene da Gesù Cristo. Vedrete che l’ordinazione sacra avviene durante la celebrazione della santa Messa. E’ Gesù il sommo e grande sacerdote che rende i figli degli uomini altrettanti sacerdoti di Dio. E’ Gesù, Figlio di Dio che ci comunica qualche cosa del suo essere che rende anche noi figli di Dio, non soltanto di nome ma di fatto, trasformandoci in nuove creature.
Come ha fatto Gesù Cristo a compiere questa opera meravigliosa di rendere i figli degli uomini altrettanti figli di Dio? Lo ha fatto con il suo sacrificio e il suo sacrificio lo ha preparato durante tutta la sua vita pubblica, durante la quale ha predicato il regno di Dio e ci ha proposto il suo vangelo. Il suo sacrificio, Gesù ha voluto che fosse in mezzo a noi, da un confine all’altro della terra fino alla fine dei secoli, nella celebrazione liturgica della santa Messa, nella possibilità di partecipare al suo corpo sacrificato in croce per noi e al suo sangue versato in croce per noi. Allora quelli che nella chiesa sono i sacerdoti, diventano i ministri del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo. Allora quelli che nella chiesa sono i sacerdoti, diventano coloro che nella persona di nostro Signore Gesù Cristo – come si esprime l’insegnamento della chiesa – ci comunicano la capacità di essere figli di Dio e di vivere da figli di Dio.
Qui si colloca il sacerdozio nostro e del vostro don Albino.
Adesso ci mettiamo, tutti insieme in preghiera, perché: l’imposizione delle mani del vescovo trasformi la sua persona conformandola all’immagine di nostro Signore Gesù Cristo sacerdote eterno e capo col suo Corpo che è la Chiesa, le cui membra siamo noi stessi, affinché il suo sacerdozio diventi un sacerdozio fecondo. Per la imposizione delle mani egli certamente sarà costituito sacerdote, ministro, ma é per la preghiera di tutta la chiesa, qui rappresentata visibilmente questa sera nella pienezza del suo mistero, e per la corrispondenza dei membri della chiesa che il suo ministero diventerà un ministero ricco per noi.
Per noi egli eserciterà nel nome di nostro Signore Gesù Cristo la grazia di annunciare la parola di Dio; per noi egli eserciterà nel nome di nostro Signore Gesù Cristo la grazia di vivificare le nostre anime e mantenerle e fortificarle sempre nel loro essere di figli di Dio; per noi egli eserciterà nel nome di nostro Signore Gesù Cristola grazia del suo sacerdozio per cui sarà in mezzo a noi, i suoi fratelli, come chi tesse tanti fili di bontà, di comprensione, di perdono, di carità per fare di tutti noi “uno solo” nell’amore, nella carità.
Così intendiamo ciò che avviene. Così impegniamoci nella preghiera. Così stringiamoci intorno a nostro Signore Gesù Cristo presente con il suo sacrificio. Così stringiamoci intorno al nostro don Albino che diventerà una immagine vivente di nostro Signore Gesù Cristo.
OM 247 Cerlongo 69 – 30 agosto 1969, ore 20,30 ordinazione sacerdotale di Don Albino Menegozzo