san Barnaba Sabato 27 ottobre 1969 ordinazione sacerdotale
La chiesa, che siamo noi, e non i muri dell’edificio, vive nei suoi giorni ciò che in antico accadeva come simbolo, che si é concretizzato nella persona di nostro Signore Gesù Cristo.
In questa sera che conclude il giorno di sabato delle tempora di autunno, giorni dedicati alla preghiera e al digiuno per ringraziare Dio dei suoi benefici e per impetrare la sua continua misericordia, la chiesa é solita inserire anche l’ordinazione dei sacri ministri. Nella liturgia del sabato delle tempora c’è sempre una parola particolare che ha esplicito riferimento all’ordinazione dei sacri ministri. Oggi ci siamo trovati davanti al grande annunzio che ci fa san Paolo.
Dalla creazione, ad Abramo, a Mosè fino a nostro Signore Gesù Cristo, Iddio manifestava la sua presenza con segni particolari e gli uomini, per il ministero dei sacerdoti, si incontravano con Dio sempre attraverso i segni, i simboli, ed espressioni religiose, particolarmente con l’offerta di qualche cosa che sacrificavano per riconoscere che Dio era veramente il signore padrone di tutto, il principio da cui derivano tutte le cose e tutte le persone e per riconoscere che Dio é il termine, il fine, la meta cui tutto deve essere riferito, cui tutto deve ritornare.
Questo avveniva con dei gesti che erano un simbolo. La grande novità, la buna novella che ci annuncia san Paolo é questa: finalmente é venuto il tempo in cui Dio non realizza la sua presenza semplicemente attraverso i segni, ma nella persona stessa del Figlio suo fatto uomo, stabilito in mezzo a noi perché avvenisse l’incontro pieno e totale tra l’umanità e Dio creatore e signore e redentore di questa umanità. Anche Gesù Cristo ha compiuto il gesto che gli uomini avevano sempre compiuto con azioni simboliche, anche lui ha offerto il sacrificio per riconoscere la sovranità di Dio, per riconoscere che tutto viene da Dio e tutto deve ritornare a Dio che é nostro Padre.
Come Gesù Cristo ha compiuto il suo ritorno a Dio? E come ha dimostrato che egli viene da Dio e che Dio é al di sopra di tutte le cose? Non più con l’offerta di qualche cosa, ma con l’offerta di se stesso. San Paolo ci dice che Gesù Cristo é entrato nella presenza del Padre con il suo sangue, con l’offerta che ha fatto di se stesso sulla croce. San Paolo dice ancora: mentre gli antichi sacerdoti dovevano sempre presentarsi a Dio con offerte, Gesù Cristo si é presentato una volta sola e ha offerto tutto, una volta per sempre, perché l’offerta che compie Gesù Cristo al Padre é un’offerta infinita ed eterna che non ha bisogno di essere ripetuta. Gesù Cristo ha compiuto un’offerta definitiva per tutti gli uomini del passato, del presente e del futuro.
Noi tutti, personalmente, abbiamo bisogno di riconoscere che Dio é nostro Padre, che da lui deriva tutto ciò che siamo e che possediamo, che noi tutti abbiamo il dovere di camminare verso il Padre. Allora noi che veniamo dopo di Gesù Cristo, noi che viviamo oggi, per entrare a nostra volta nella presenza e nella maestà di Dio, per fare il nostro ritorno a lui, per riconoscere che abbiamo bisogno di lui, come dobbiamo fare?
Gesù Cristo con la sua offerta ci ha aperto la strada. Noi dobbiamo “attaccarci” a lui per raggiungere il Padre. I mezzi con cui noi ci attacchiamo a nostro Signore Gesù Cristo per arrivare al Padre, per riconoscere che Egli é il nostro Padre, per dirgli che abbiamo bisogno di Lui in tutto, dobbiamo trovarli negli strumenti che Gesù Cristo stesso ha istituito. Gesù Cristo ha messo a nostra disposizione, ha reso presente davanti alla nostra attenzione e alla nostra intelligenza, il suo sacrificio, la sua offerta, il suo ingresso al santuario del Padre nella celebrazione della Messa.
Io sono all’altare del sacrificio e sapete che tra poco, su questo altare saranno portati il pane e il vino. Sapete che questo pane e che questo vino saranno trasformati nel corpo e nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo. Sarà Gesù Cristo stesso, pontefice eterno, che renderà presente in mezzo a noi la Sua offerta e ognuno di noi potrà unire l’offerta della propria persona, l’offerta di tutto ciò che compone la propria esistenza a quella di nostro Signore Gesù Cristo, perché sia gradita al Padre.
Ma come avviene che il pane e il vino sull’altare sono trasformati nel corpo e nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo? Avviene per il ministero dei sacerdoti.
Questo giovane che é al centro della nostra attenzione ma soprattutto del nostro affetto, se venisse all’altare e prendesse il pane e il vino e offrisse quel pane e quel vino, offrirebbe pane e vino. Ma dopo avere ricevuto l’imposizione delle mani e dopo che Gesù Cristo per mezzo della potenza del suo Spirito, lo trasformerà e lo farà un’immagine vivente di se stesso sommo ed eterno sacerdote, e lo vedrete al mio fianco insieme agli altri sacerdoti, e dirà le parole di Gesù Cristo, quel pane e quel vino saranno trasformati nel corpo e nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Egli, con il vescovo e confratelli nel sacerdozio si metterà davanti al popolo di Dio e a nome di tutti compirà l’offerta, ma non compirà soltanto l’offerta di nostro Signore Gesù Cristo perché questa é già avvenuta. Qui c’è una presenza per noi che ci dice di mettere noi stessi sull’altare perché possiamo incontrarci col Padre nostro. Ad un certo punto della celebrazione canteremo insieme, -vescovo, preti, voi, – il “Padre nostro che sei nei cieli”. Perché possiamo dire “Padre nostro che sei nei cieli”? Perché Gesù Cristo che é nei cieli, ci ha aperto le porte che immettono alla presenza di questo Padre, perché Gesù Cristo ha trasformato la nostra persona. Ha fatto dei figli degli uomini i figli di Dio.
Questo é il significato della grande preghiera che ci ha insegnato nostro Signore Gesù Cristoche ha il suo compimento e l’efficacia più profonda nel momento della celebrazione quando, per il ministero del sacerdote questa preghiera é intonata, perché c’è una presenza sacramentale di Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, in mezzo a noi.
Accompagnate con la vostra attenzione, con il vostro spirito di fede, con la vostra preghiera ciò che sta per accadere in mezzo a noi per questo nostro fratello, perché il suo sacerdozio sia gradito al Padre, perché il suo sacerdozio – lasciatemi usare quest’espressione – sia gradito, inteso nel senso della grazia, da tutti quelli in mezzo ai quali egli lavorerà,
per i quali si troverà a spendere la sua vita e quindi sia fruttuoso il suo ministero.
OM 251 san Barnaba 69 – Sabato 27 ottobre 1969 – ore 18 – Don Maurizio Falchetti