Nello scorrere del nostro pellegrinare
3 ottobre 1969 convento di san Francesco
Carissimi, i santi sono una grazia di Dio per la chiesa perché traducono nella loro esistenza la Parola stessa di Dio, il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, sono imitatori di nostro Signore Gesù Cristo, sono coloro che permettono a nostro Signore Gesù Cristo di rendersi più visibile nel mondo, allo sguardo degli uomini perché abbiano fede in lui e lo seguano.
Avete udito come ci siamo trovati davanti alla Parola di Dio molto impegnativa ma che caratterizza questo momento dell’esistenza di Francesco d’Assisi, del quale celebriamo questa sera il suo transito, il suo passaggio da questa vita mortale alla vita eterna.
San Paolo nella seconda lettera a quelli di Corinto, usa un certo linguaggio per descrivere questo fatto dell’esistenza umana che si é verificato così mirabilmente in san Francesco. Dice: abbiamo un’abitazione terrestre, una tenda e questa abitazione, questa tenda, secondo una concezione della filosofia greca di cui san Paolo non teme di servirsene, é il nostro corpo in cui abita il nostro spirito. Dice san Paolo che questa tenda sarà distrutta e che ci sarà un’altra tenda, un’altra abitazione presso Dio, nel cielo, quindi la condizione della nostra esistenza su questa terra é una peregrinazione, é un viaggio, é un camminare un giorno dopo l’altro dalla tenda che ci accoglie in questo mondo al tabernacolo di Dio, al luogo della sua vita, al luogo del mistero della sua vita in cui noi entreremo per sempre.
Dice san Paolo che, durante questa peregrinazione, dobbiamo da una parte spogliarci e dall’altra rivestirci. Come é stato caratteristico questo in san Francesco d’Assisi! Ricordiamo il momento della sua decisione di rispondere alla volontà di Dio, quando davanti a suo padre si spoglia per significare la sua rinuncia ai beni terreni, a significare la rinuncia al padre terreno per dire con più verità “Padre nostro che stai nei cieli”. Egli si libera da tutto e sappiamo che ne ha fatto un programma della sua vita, del suo modo di vivere e del modo di vivere di coloro che lo avrebbero seguito.
La povertà, madonna povertà, ha dominato tutta la sua esistenza. Egli non voleva niente. Voleva veramente spogliarsi e lo spogliamento esteriore voleva significare quello interiore, voleva significare quello di cui parla nostro Signore Gesù Cristo proprio nel vangelo di questa sera, “Chi vuole venire dietro di me rinunzi a se stesso”. La rinuncia alle cose é un mezzo, é un’espressione di una rinuncia più profonda, che deve essere operata in noi.
Vediamo san Francesco al momento del suo transito, del suo passaggio quando domanda d’essere deposto nella terra nuda a somiglianza del suo maestro che e non aveva un sasso su cui posare il capo e così compiere l’ultimo passo per andare al Padre che aveva sempre cercato. Quello di spogliarsi di se stesso e delle cose potrebbe essere una semplice forma di filosofia, un semplice stoicismo. San Paolo dice che dobbiamo rivestirci e rivestirci di nostro Signore Gesù Cristo.
Non so fino a che punto comprendiamo queste espressioni con cui Dio vuole comunicarci il suo mistero, con cui Dio vuole dirci che cosa vuole fare di noi. San Paolo usa l’espressione “Rivestirci di nostro Signore Gesù Cristo”. “ Rivestirci di nostro Signore Gesù Cristo” ha tanti significati, tra i tanti anche quello di lasciare che nostro Signore Gesù Cristo diventi la vita della nostra persona, diventi non solo l’abito esteriore ma l’abito interiore secondo cui si configura, prende la sua espressione autentica la nostra stessa persona, perché é Cristo, che malgrado tutto vive in noi. Non al nostro posto.
Noi rimaniamo quello che siamo ma i nostri peccati,i nostri sentimenti soprattutto il nosro essere stesso è tutto tresformato nel senso che è poseduto da una vita nuova dove Gesù il Figlio di Dio esprime tutta la piccolezza e tutta la povertà e poi nel mistero di Gesù crocifisso. E’ l’immagine di Gesù crocifisso che è ripetuta nella sua persona, perché ha avuto la grazia di ricevere nel suo corpo come segno visibile della sua conformità e del suo rivestimento di Gesù Cristo, le stimmate stesse di cui é stata segnata l’umanità santissima di nostro Signore Gesù Cristo inchiodato sulla croce.
Tutto questo deve avvenire lungo il corso dell’esistenza perché noi siamo pellegrini e andiamo dalla tenda di questa abitazione corporale alla tenda dell’abitazione di Dio dove arriverà anche il nostro corpo che é stato conformato a nostro Signore Gesù Cristo, alla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, quindi deve anche godere la grazia della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Giorno per giorno, momento per momento, rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguire nostro Signore Gesù Cristo! Il momento di adesso prepara il momento di domani, il momento di domani prepara il seguente. Noi siamo proiettati su quello che deve accadere in noi, che ci porta verso il futuro. Noi non siamo la gente del passato ma dell’avvenire, siamo gente dell’eternità.
Nella chiesa oggi, c’é di moda la parola escatologia, cioè il tempo finale. Il tempo finale non é semplicemente quello della morte. Il tempo finale é ogni momento che finisce, e, ogni momento che finisce dà principio ad un altro momento. E’ in questo scorrere del tempo, che costituisce il nostro pellegrinare dalla casa terrestre alla casa celeste, che noi dobbiamo fare il duplice lavoro della vita cristiana di spogliarci di noi stessi e di rivestirci di nostro Signore Gesù Cristo.
Per questo i santi sono una grazia nella chiesa, perché dicono con chiarezza e molta concretezza il significato della Parola di Dio. Allora accogliamo questa grazia nella nostra persona e nella nostra vita. Giorno per giorno diventiamo imitatori di san Francesco per diventare imitatori di nostro Signore Gesù Cristo.
Terminata la celebrazione della Parola di Dio, capite che dovremmo essere disposti a celebrare il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo e che non lo deve celebrare soltanto il vescovo, ma che lo celebriamo tutti, insieme perché tutti insieme stiamo intorno all’altare e tutti insieme offriamo la nostra persona per unirla al corpo di Cristo che si renderà presente per il ministero del vescovo. Il Corpo che ci é dato per esprimere l’amore di Dio e il sangue che é versato per esprimere l’amore verso i fratelli, é Gesù Cristo che rende presente il suo sacrificio in mezzo a noi, é Gesù Cristo che ci dice la parola del vangelo di rinunciare a noi stessi e prendere ogni giorno la nostra croce, é Gesù Cristo che ci vuole portare dietro di sé a spogliarci e a rivestirci per fare il passaggio dalla tenda di questo mondo al tabernacolo di Dio.
OM 256 San Francesco 69