Seminario 22 dicembre 1969 giorno di ritiro
Facciamo un atto di fede nella continuità di quella grazia di cui siamo stati oggetto non tanto tempo fa. Riprendiamo alcuni motivi di quei giorni di grazia e cerchiamo di ordinarli intorno ad un tema di vita spirituale, che si impone proprio per ciò che accade nella vita della chiesa.
La vita stessa della chiesa evidenzia le esigenze più vive della vita spirituale.
Grazie al Concilio sono maturate nella coscienza di molti la necessità, il valore, la bellezza della preghiera comunitaria, specialmente di quella liturgica che nasce dalla natura stessa della chiesa.
Essendo membri del popolo di Dio, essendo famiglia dei figli di Dio, come membri di questo popolo e di questa famiglia, dobbiamo esprimere il più profondo della nostra esistenza di credenti, cioè l’esistenza di coloro che sono animati dalla speranza in colui che viene continuamente nel tempo e verrà a concludere il tempo, di coloro che sono animati da un medesimo Spirito e quindi da una medesima carità nella preghiera comunitaria, la preghiera di molti che si trovano insieme nel nome di nostro Signore Gesù Cristo per esprimere l’unione, per costatare l’unione, per essere confortati dalla comunione dei medesimi sentimenti, dei medesimi intenti, dei medesimi sforzi e dei medesimi compiti di responsabilità.
Soprattutto la preghiera liturgica diventa preghiera ufficiale. Ufficiale vuole dire che porta con se tutti gli elementi voluti da nostro Signore Gesù Cristo perché il popolo d’acquisto si presenti davanti al Padre così come é stato concepito nel suo disegno d’amore. Questo é un grande frutto del concilio; questo é un grande bene della chiesa; si può dire, é il più grande tesoro della vita della chiesa.
Proprio questo frutto del rinnovamento del concilio e quindi del rinnovamento della vita liturgica che ha avuto la sua ultima tappa con l’entrata in vigore del nuovo ordinamento della Messa, ci deve condurre a riflettere sugli elementi costitutivi della comunità, che si raccoglie ordinata gerarchicamente, per celebrare i misteri della salvezza, per dare lode a Dio e operare la propria salvezza e la salvezza degli altri.
Gli elementi costitutivi della preghiera liturgica sono: la presenza di nostro Signore Gesù Cristo e la presenza delle nostre persone così che, la comunità liturgica non é qualche cosa di anonimo in cui le nostre persone si perdono, ma é il momento in cui le nostre persone danno il meglio di se stesse, comunicano il meglio di se stesse insieme a tutti gli altri, per esprimere quella situazione nuova in cui vengono a trovarsi le nostre persone nei confronti di Dio e tra noi.
Nei confronti di Dio perché sono figli di Dio, nel momento della celebrazione liturgica maturano il loro essere di figli di Dio e quindi il loro rapporto con le Divine Persone. Tra noi perché durante la celebrazione liturgica si sviluppano: rapporti nuovi con i nostri fratelli, che sono come noi figli del Padre, intorno al primogenito nostro Signore Gesù Cristo, tutti animati dal medesimo Spirito.
Quindi non avviene nessuna confusione, nessun assorbimento di persone, ma avviene una comunione: ciascuno porta se stesso, comunica con gli altri, conferisce agli altri il meglio di se stesso.
Qui é indispensabile, che ognuno per dare il meglio di se stesso, dia il meglio della sua vita spirituale, il meglio della sua ricchezza spirituale, il meglio della sua unione con Dio, il meglio della sua configurazione a nostro Signore Gesù Cristo, il meglio dell’animazione operata dallo Spirito Santo. In una parola: la preghiera liturgica e la preghiera comunitaria esigono la preghiera personale, la preghiera che ognuno ha sviluppato per proprio conto in un modo unico e irrepetibile.
Per capire quanto queste cose ci toccano da vicino, per capire quanto costituiscono il profondo del nostro essere mettiamoci alla presenza di nostro Signore Gesù Cristo, il quale personalmente e con i suoi apostoli ha partecipato alle festività giudaiche, é andato nella sinagoga il sabato, é stato nel tempio, ha pagato il tributo.
I Vangeli mettono in maggiore risalto la preghiera personale di Gesù che ha il suo culmine nell’atto in cui egli dona tutto se stesso al Padre e ai fratelli, perché si compia tutta la volontà del Padre.
L’atto culminante della vita terrena di nostro Signore Gesù Cristo, é un atto di preghiera totale, tanto totale da consumare tutta la sua esistenza per essere tutto del Padre e dei fratelli, per essere nell’unione più assoluta e incondizionata nella volontà del Padre per il compimento del suo disegno.
Quindi il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, che é il culmine della sua preghiera, diventa anche il nuovo sacrificio, che non é più un sacrificio rituale di cose, ma un sacrificio eminentemente spirituale, che ha la sua ritualizzazione nel memoriale, nella celebrazione liturgica, perché Lui ritorna al Padre e ci deve essere la continuità della sua preghiera nel tempo e in tutto lo spazio del mondo per la sua chiesa.
Gesù Cristo ci dà le indicazioni per dirci come deve essere la nostra preghiera, in tanti momenti della sua esistenza. Gesù si raccoglie da solo, si apparta, passa la notte in preghiera. Gesù prega prima di eleggere gli apostoli, prega nel cenacolo, prega sul Getzemani, prega sulla croce. Gesù veramente sta a “tu per tu” con il Padre.
Questo Gesù lo fa perché é un’esigenza della sua persona; lo fa per sostenere l’insegnamento che dà agli apostoli, ai discepoli e a tutti sulla necessità di pregare sempre senza interruzione, di pregare in tutte le circostanze, di pregare non come si era soliti pregare moltiplicando le parole o annettendo il valore della preghiera alle molte parole; e lo fa davanti a noi perché evidentemente impariamo.
Pregare da soli é una nota molto esplicita registrata nei vangeli: quando vuoi pregare il Padre tuo chiuditi nella tua camera e stai da solo con tuo Padre. Quando Gesù fa questa raccomandazione, secondo l’Evangelista san Matteo, Gesù insegna la preghiera del Padre nostro che, oltre a tutte le espressioni che ci sono in questa preghiera, vale soprattutto per l’intonazione a chi é rivolta e con quale spirito é concepita. E’ rivolta al Padre, a colui che nel suo amore infinito ci ha adottato come figli ed é animata soprattutto di confidenza e di fiducia.
Quando Luca riporta all’incirca le stesse cose, insiste nel dire quale certezza, quale sicurezza, quale confidenza deve circolare tra noi e il Padre che é infinitamente buono, E riporta la parabola dell’amico: se un amico viene di notte a chiedere un pane se voi che siete cattivi sapete dare le cose buone a coloro che ve le chiedono, quanto più il Padre vostro che sta nei cieli e che vi ama.
Gesù, per proprio conto, pratica una preghiera personale. Gesù ci insegna – ai suoi apostoli e ai suoi discepoli-, che dobbiamo impegnarci in questa attività dello spirito insostituibile che é la preghiera personale.
Poiché i nostri rapporti con Dio sono rapporti con un Dio personale, infinitamente se stesso, i nostri rapporti con Dio devono essere personali. Ognuno deve essere se stesso ed esprimersi così: infinitamente unito ai propri fratelli e infinitamente distinto in se stesso dagli altri.
Non dimentichiamo per questo, la caratteristica della preghiera cristiana. La preghiera cristiana é molto diversa da una preghiera, anche molto bella e valida, che si può ritrovare in altre religioni.
La preghiera cristiana:
é Dio che ci cerca,
é Dio che viene incontro a noi,
é Dio che vuole stare con ognuno di noi,
é Dio che parla a noi personalmente.
Nella preghiera cristiana c’é un movimento ascendente, ma c’é soprattutto un movimento discendente. La nostra preghiera é semplicemente una risposta. Mentre s’intrattiene con noi come con degli amici, Dio ci introduce nella intimità con sé.
La preghiera cristiana é il momento forte dell’attuazione della volontà di Dio su noi personalmente.
Il Padre attualmente esprime per ognuno di noi la misura estrema del suo amore, col dono del suo Figlio “sic deum dilexit mundum ut filium suum unigenitum daret”: ‘hic et nunc’! Non lo può dare quando io sono assente, quando io sono distratto, quando io non lo accolgo. Se mi metto in un atteggiamento d’accoglienza, in quel momento avviene il dono supremo dell’amore infinito di Dio.
Il Padre nel momento della preghiera, per mezzo del suo Spirito, ci rende conformi all’immagine del Figlio suo. Ci ha eletti e predestinati a diventare figli suoi. L’immagine che dobbiamo riprodurre, la vita che dobbiamo vivere in noi stessi é quella di nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio suo. Tutto questo è operato nel momento della preghiera.
Per mezzo dello Spirito Santo ci rende conformi alla immagine del Figlio,
per mezzo dello Spirito Santo matura in noi l’adozione a figli non di nome ma di fatti,
per mezzo dello Spirito Santo ci fa crescere secondo la misura di grazia preordinata per ciascuno di noi.
Per mezzo dello Spirito Santo, il Padre ci dà la coscienza di essere i suoi figli una certezza, una sicurezza interiore che é dono dello Spirito Santo e una conseguenza delle nostre convinzioni razionali. La convinzione razionale é una cosa, ma la sicurezza interiore, intima, é dono di Dio, é una comunicazione di un dono di Dio, per mezzo del suo Spirito che ci dà la testimonianza interiore che siamo figli di Dio.
Il Padre, nel momento della preghiera, ci introduce nella conoscenza di ciò che é Dio: di ciò che é lui stesso in se stesso, di ciò che egli é per noi e per i nostri fratelli e di conseguenza ci introduce nella conoscenza vitale di ciò che noi dobbiamo essere per lui e per i nostri fratelli.
Le cose misteriose, stupende, profonde che avvengono da parte di Dio durante la preghiera, sono le cose che Gesù esprime con tante affermazioni durante la preghiera detta “sacerdotale”. “Io in loro, tu in me, affinché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” non é un fatto storico, accaduto mentre Gesù proclamava queste parole. Accadeva anche in quel momento per quelli che erano presenti, ma accade per tutti quando siamo impegnati con la nostra fede, con la nostra fiducia, con la nostra speranza e con la nostra disponibilità, col nostro amore: accade il compimento di questa unità misteriosa tra noi e Dio, tra Dio e noi.
Io in loro. Gesù in noi. Tu in me, conseguentemente in noi, affinché siano perfetti nell’unità, e il mondo creda che tu mi hai mandato.
La testimonianza é il segno che si esprime nella nostra vita, nel nostro tipo di esistenza, maturato nella preghiera.
OM 268 preghiera 69 – Seminario – giorno di ritiro- 22-12-69