Duomo di Mantova 19 marzo 1969 festa di san Giuseppe
Carissimi,
S. Giuseppe non è un santo che la liturgia onora come gli altri santi.
S. Giuseppe è un personaggio che entra nel vivo della storia della salvezza.
S. Giuseppe è l’unico testimone – si può dire- del mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.
San Giuseppe – che entra nella medesima storia in cui entra ciascheduno di noi – , entra in quei rapporti personali con Dio, che preparano la possibilità dei nostri rapporti personali con Dio.
I suoi rapporti con Dio sono dei rapporti di fede, sono dei rapporti di esperienza umana, sono dei rapporti di umiltà. Avete ascoltato, abbiamo ascoltato insieme il racconto del Vangelo.
Giuseppe si trova in una situazione moralmente e giuridicamente sconcertante: scopre che la sua sposa deve diventare madre senza che egli non ne sappia niente. Interviene la Parola di Dio che lo rassicura ed egli si rimette a questa Parola, accetta con fiducia questa Parola e si conforma pienamente a questa Parola. Anzi, da quel momento egli non deciderà più della sua esistenza, ma si troverà sempre legato alla esistenza di Colui che nasce dalla sua sposa per opera dello Spirito Santo.
E sarà sempre un legame di fede. Non é un legame del sangue e della carne, è un legame di fede con il Figlio di Dio che si fa uomo, dinanzi ai suoi occhi. La sua esperienza, legata a quella del Figlio di Dio che si fa uomo, lo porta ad essere testimone di tanti fatti: del travaglio e della angoscia della nascita di nostro Signore Gesù Cristo, della gloria che circonda la grotta di Betlemme, dello sconcerto, dello smarrimento nella fuga in Egitto, delle conseguenze di essere uno sfollato in terra straniera, e poi dell’umiltà di un lavoro quotidiano nella casa di Nazareth, perché dinanzi alla legge egli è il padre di nostro Signore Gesù Cristo.
La sua esistenza quindi, é tutta rivolta al Figlio di Dio fatto uomo: lavora per Lui, vive per Lui e con Lui. Ma c’é questo particolare da sottolineare: la sua esistenza di artigiano, di vero artigiano, non cambia per il fatto che nella sua vita, in un modo così singolare, entra il Figlio di Dio. Entra la vera presenza del Figlio di Dio ma egli rimane sempre “il falegname”.
E’ singolare, inspiegabile secondo il nostro modo di giudicare, che Giuseppe non lo troviamo più, – sarà morto prima? – nei tempi della vita pubblica di nostro Signore Gesù Cristo. La sua é stata veramente una vita di nascondimento, di impegno nella fede e solo nella fede, di umiltà e di umiltà piena e incondizionata.
Miei cari, perché noi celebriamo questo avvenimento, questo episodio saliente della storia della salvezza, con la nostra liturgia? Perché ognuno di noi ha una esistenza che, nella fede, é legata a quella del figlio di dio che si è fatto uomo e questa nostra fede ci porta a svolgere il nostro rapporto con il figlio di Dio fatto uomo,giorno dopo giorno, nella condizione in cui noi ci troviamo.
La nostra esistenza dovrebbe essere caratterizzata, oltre da questa fede nel figlio di Dio fatto uomo, e da questo impegno di vivere quotidianamente per Lui, e in Lui e con lui – secondo una bella espressione liturgica – in tutta semplicità, in tutta umiltà, sapendo, conoscendo che nella nostra esistenza entra il Figlio di Dio per salvarci, perché noi siamo dei peccatori, perché noi sappiamo di avere bisogno di tutto, da Lui.
Mi chiederete: ma tutto questo è vero, tutto questo è attuale, tutto questo ha un significato proprio per le nostre persone?
0h, guardate, il Cristianesimo è proprio questo fatto – per tutte le persone che vengono al mondo- di incontrarsi, nelle situazioni più impensate della esistenza, con Dio che irrompe nella nostra vita con la sua presenza e con la sua azione per salvarci.
Dio con noi, il Figlio di Dio che abita in mezzo a noi, Gesù Cristo che ci assicura che sarà con noi fino alla fine dei secoli, è una realtà che appartiene alla nostra vita e non semplicemente alla nostra fede intesa in un modo molto vago e molto astratto. La nostra fede è la garanzia di questa certezza, è una sicurezza di grazia che ci viene da Dio per la sua azione in noi e ci rende sicuri che il Figlio di Dio si è fatto uomo e che si è fatto uomo per ognuno ai noi. Allora la vita cristiana diventa la nostra vita. O meglio, la nostra condizione di vita, diventa una condizione di vita cristiana, purché ci sia nostro Signore Gesù Cristo, attraverso la fede che abbiamo in Lui e l’amore che portiamo a Lui.
Questa é vita cristiana:
– compiere il nostro dovere della vita quotidiana, sapendo che accanto a noi e con noi c’è il Figlio di Dio fatto uomo,
– compiere ogni nostra azione dinanzi a Lui e con Lui e come la compirebbe Lui,
– compiere ogni nostra azione, per amore di Dio ossia per quell’amore che ci unisce a nostro Signore Gesù Cristo, o meglio ancora, per quell’amore che unisce Gesù Cristo a noi, dal momento che iI Figlio di Dio ha voluto faticare prima di noi e forse più di noi, dal momento che il Figlio di Dio ha voluto sacrificarsi fino all’estremo per la nostra salvezza.
Questa è vita cristiana in tutta semplicità.
Oggi c’è una certa tendenza – una certa tentazione – di assumere degli impegni nella vita, che vadano al di là del dovere quotidiano di ciascuno. Certamente si può fare anche questo. Certamente in qualche circostanza qualcuno può essere chiamato a fare anche questo, ma ciò che importa per ognuno di noi è il compimento del nostro dovere là dove la Provvidenza ci ha posto, là dove abbiamo incontrato Gesù Cristo attraverso la fede – meglio ancora – là dove Gesù Cristo si è incontrato con noi, per rendere cristiana la nostra esistenza.
Se ognuno di noi ha adempiuta la propria vocazione di corrispondere, nell’adempimento del proprio dovere, alla volontà di Dio su di lui, non ci sarebbe il bisogno di tante persone che si impegnino per conto nostro o per conto di altri! Il compimento della volontà di Dio sarebbe allargato a tutti – per dire così – proprio dalla perfezione del nostro impegno a fare giorno per giorno quello che dobbiamo fare, con semplicità e umiltà secondo l’insegnamento e l’esempio di S. Giuseppe.
S. Giuseppe – lasciatemi dire e termino – è un santo particolare. Non è facile essere devoti di S. Giuseppe, perché S. Giuseppe è un santo troppo semplice, perché S. Giuseppe è un santo troppo umile, perché S. Giuseppe non si e neppure messo in vista accanto a nostro Signore Gesù Cristo, ma é rimasto nell’oscurità, nel silenzio, nel nascondimento di Nazareth. Una esistenza di questo genere normalmente non ci piace, non ci sollecita, non tocca il nostro amor proprio o il nostro orgoglio…! Per questo motivo la santità di S. Giuseppe può essere un po’ aliena dai nostri interessi.
Allora io esorto me stesso ed esorto ognuno di voi a ripensare al valore della santità di S. Giuseppe, al valore del mistero della sua vita, che è così analogo al mistero della nostra vita stessa.
Sia lodato Gesù Cristo!
OM 586 San Giuseppe 69