25/7/1978 ore 11
così il Padre rivela il Figlio
Come Gesù é la Rivelazione del Padre, il quale ha nei nostri confronti le preoccupazioni di un pastore, le sollecitudini di un pastore, l’ardore dell’ amore di uno sposo e la tenerezza del Padre, così il Padre rivela il Figlio nel quale noi siamo salvati e nel quale, per noi, é realizzata la salvezza.
I Sinottici mettono a fuoco il loro racconto su Gesù partendo dalla Rivelazione del Padre, dalla Rivelazione che ne fa il Padre.
Così Matteo 3,17 Marco 1,11 Luca 3,21.
“ Questo é il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto”. Ecco chi é il Figlio. E’ il Figlio dell’amore del Padre. E’ l’amore in persona del Padre. E’ tutto l’amore del Padre. Così si può tradurre l’espressione pregnante: “nel quale é tutta la mia compiacenza” , o “nel quale mi sono compiaciuto”. Gesù é un termine preciso di riferimento da parte del Padre ed é un termine preciso che ci viene indicato dal Padre per noi: “questi é il mio Figlio diletto”. E’ una indicazione precisa. Durante l’altra teofania della trasfigurazione c’é un comando preciso “ipsum audite” ( ) Dunque, punto di riferimento dell’amore di Dio e punto di riferimento del nostro amore, é Gesù.
Gesù ha coscienza di essere l’amore del Padre. Si può dire: ubbidisce in tutta la sua esistenza, in tutto il suo ministero, in tutta la sua opera. L’amore del Padre. Abbiamo già ricordato
“ quae placita sunt ei , facio semper”;
“in capite libri scriptum est de mei faciam pater volumptatem tuam”;
“non mea sed tua voluntas fiat” ;“consummatum est”.
e, in questa volontà c’é l’amore del Padre -notate bene – per noi. Perciò Gesù, nell’amore del Padre, abbraccia tutti noi. Come abbiamo già detto: la coscienza di Gesù é tutta aperta alla paternità di Dio, all’amore del Padre. Bastano alcune indicazioni tra le molte:
Gv al Cap 15.mo:
“ come il Padre ha amato me anch’io ho amato voi, rimanete nel mio amore”;
“se osserverete i miei comandamenti e rimarrete nel mio amore come io ho osservato i comandamenti del Padre rimango nel suo amore”; “ questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
La gioia di Gesù é di essere l’oggetto dell’amore del Padre, é essere il motivo di compiacimento per il Padre, é essere tutto per il Padre. Questa é la gioia di Gesù. E Gesù ci rivela queste cose perché anche la nostra gioia sia perfetta, quando, figli nel Figlio, ci sforziamo di essere l’oggetto del compiacimento del Padre. Accettiamo di essere l’oggetto del compiacimento del Padre.
Sempre: Giovanni al cap.17 “come tu Padre sei in me e io in te” – ecco la coscienza di Gesù – “siano anch’essi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Importantissima questa ultima affermazione. Essere una cosa sola come realizzazione dell’unità che c ’é tra il Padre e il Figlio, come motivo di credibilità per il mondo. Essere una cosa sola tra di noi. Ne parleremo.
“ Io in loro tu in me perché siano perfetti nell’ unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”. Questa reciprocità tra il Padre e Gesù, tra Gesù e noi, tra noi e il Padre é veramente cosa ineffabile. Tutto questo noi scopriamo nella coscienza di nostro Signore Gesù Cristo che ci manifesta continuamente in tutti i suoi sentimenti, nel suo insegnamento e nei fatti.
Gesù non é soltanto l’oggetto dell’amore del Padre e il soggetto amato dal Padre e che ama il Padre. Di fatto é l’espressione dell’amore del Padre. Gesù é la espressione dell’amore del Padre ed é la espressione dell’amore per il Padre. Sa di essere amato dal Padre. Tiene presente il fatto di essere amato dal Padre e ama il Padre, il quale – notate – é il nostro Padre. Questo passaggio ulteriore, ultimo, é decisivo per noi: “il quale é nostro Padre”.
Tutto questo Gesù – ripeto – Gesù lo esprime nei sentimenti. Gesù ha delle predilezioni precise per quelli che oggi si chiamerebbero gli emarginati, i poveri, i peccatori, in particolare i peccatori, e per questo egli compie i miracoli fino al miracolo di : “ti sono rimessi i tuoi peccati”. “Chi se non Dio può rimettere i peccati?” Sussurrano i nemici di Gesù.
Sentimenti di amicizia di Gesù: la casa di Betania, Giovanni, ci aprono come degli spiragli perché noi possiamo comprendere i sentimenti di Gesù, che sono l’espressione dei sentimenti del Padre e per il Padre. Li ama perché sono amati dal Padre e li ama per rivelare loro l’amore del Padre.
Nell’ insegnamento,Gesù insegna a realizzare l’amore misericordioso del Padre. Insegna a perdonare. “Agli antichi fu detto… ma io vi dico”; “così fanno anche i pagani ma voi…se la vostra giustizia non é più grande di quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli”.
Il perdono e l’amore vicendevole. Dell’amore vicendevole Gesù fa il suo comandamento: “ho un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri”; “In questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete a vicenda” . “Amatevi come io vi ho amato” e qui c’è la novità del comandamento. Non “ama il prossimo come te stesso” ma “ama come io ti ho amato”: con il dono totale di se stesso.
La Rivelazione dell’amore del Padre, in Gesù e l’amore per il Padre, si coglie soprattutto nel senso della sua vita. Da un certo punto in avanti Gesù comincia a dire che è necessario salire a Gerusalemme, che il Figlio dell’uomo sarà tradito, sarà percosso, sarà messo a morte.
Il dono di sè. “Nessuno ha tanto amore come colui che dà la vita per l’amico”. Dio é amore. Dio é sollecitudine. Dio é slancio di amore. Dio é tenerezza di amore e qui l’amore diventa concreto: nel Figlio che abbraccia la croce ma non come una fatalità.
Lo abbiamo già detto e lo ripeteremo. Il Padre, in Gesù Cristo, trova l’ostacolo del peccato per fare giungere a noi il suo amore. Questo ostacolo del peccato viene tolto con un supplemento di amore: l’amore sacrificio, l’amore dono di sé nel’ annientamento di se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Anche qui cogliamo la duplice dimensione – se – possiamo esprimerci così – dell’amore per il Padre e dell’amore per noi: “affinché il mondo creda che io amo il Padre, ecco che io pongo da me stesso, la mia vita.
Che cosa gli costi a Gesù porre, da se stesso la propria vita, noi lo conosciamo almeno in parte, da quello che ci hanno lasciato gli evangelisti, da quello che ci ha lasciato la Rivelazione. E’ il giudizio davanti agli uomini, ai sommi sacerdoti, alle autorità civili, è l’abbandono e il tradimento dei discepoli, è l’agonia del Getsemani, è l’abbandono, la coscienza di essere abbandonato da parte del Padre mentre è sulla croce, perché Lui è diventato il peccato in persona. Ecco: abbracciare di essere anatema per amore dei fratelli , come si esprimerà san Paolo. Questo, Gesù, lo ha fatto, questo a Gesù è avvenuto. Ecco che cosa comporta per Gesù l’amore per il Padre.
Questo amore per il Padre è amore per i fratelli. Gesù da il suo corpo, versa il suo sangue per stabilire una alleanza nuova, definitiva, per riconciliarci con il Padre e per riconciliarci tra di noi. Ecco il significato del sacrificio di Gesù: un atto di amore.
Noi siamo lontani da Dio e tra di noi, perché di mezzo c’è l’egoismo, c’è ‘autosufficienza, c’è l’egocentrismo. Gesù supera tutto con il suo amore per esprimere l’amore del Padre e lo esprime fino in fondo: “cum dilexisset suos qui erit in mundum infinem dilexit eos” Ecco: l’estremo è questo. E così incomincia in Giovanni il racconto della passione.
Fermiamoci dinanzi a Gesù crocifisso e ascoltiamo la voce del Padre: “questo é il mio Figlio diletto”: Figlio del mio amore, il mio amore, tutto il mio amore. E, preghiamo lo Spirito Santo perché ci faccia comprendere che Gesù crocifisso è l’amore di Dio, è l’amore di cui abbiamo bisogno, è tutto l’amore di Dio per ciascheduno di noi. Paolo ha l’audacia di dire “dilexit me, tradidit semetetipsum pro me”.
Questa audacia dobbiamo averla anche noi e la nostra fede deve giungere a questo traguardo, se è fede, se è base , fondamento, completa, sicura ,di tutta la nostra esistenza, di tutto il nostro ministero in particolare: “dilexit me et tradidit semetipsum pro me”.