Ognuno di noi è legato, istintivamente e quasi visceralmente, agli anni della sua giovinezza. Io ho avuto mons. Ferrari accanto, come Padre, come fratello e come guida saggia e comprensiva dagli 11 ai 23 anni. Quegli anni per me non sono solo il fiore dell’età, ma gli anni decisivi della mia maturazione cristiana e del mio cammino verso il sacerdozio. La luce e la grazia che il Signore ha profuso in me allora sono stati così grandi che ancora oggi ne vivo.
Il cammino l’ho compiuto sotto la guida di mons. Ferrari: la nostra camerata ha avuto la ventura di averlo come guida sia durante il ginnasio a Stazzano, che durante il liceo e la teologia a Tortona, avendoci egli seguito quando siamo scesi nel centro diocesi. Per noi rimane dunque non un, ma il Padre spirituale. E’ il periodo in cui ci si fanno le ossa spiritualmente oltrechè fisicamente; ed è una vera fortuna avere accanto, con continuità un uomo di Dio fortemente impegnato nella vita spirituale, teologicamente preparato, che sa fondere insieme la guida saggia del maestro e la benevolenza dell’amico. Sono cose che “segnano” una vita e non si dimenticano più. Sento di dovere a lui, come strumento di Dio, gran parte di quello che sono.
Negli ultimi anni della teologia si è fatta strada in me l’aspirazione monastica: il fatto che per merito Suo e di mons. Del Monte il seminario di Tortona fosse allora impregnato della dottrina di Dom Marmion non è certamente estraneo alla vicenda. E’ stato mons. Ferrari in definitiva che ha poi collaudato questa aspirazione, leggendovi una divina chiamata. Dal mio ingresso in monastero gli incontri non sono stati molto frequenti: almeno ci siamo incontrati alle Settimane Liturgiche del CAL, alle quali ci attirava il comune amore alla liturgia. E quando sono stato chiamato a guidare ed animare la comunità di Noci come Abate, è venuto lui a conferirmi la “benedizione” della Chiesa. Era in fondo la cosa più logica.
Nessuno mi sradicherà dal cuore la riconoscenza che a lui mi lega. Ma c’è qualcosa di più: una specie di affinità spirituale, una profonda sintonia, un apprezzamento per gli stessi valori. Ho solo un rammarico: di vederlo così raramente. Devo essere giusto del resto e dire che mi ha regalato un’intera settimana di permanenza a Noci. E’ stato un regalo senza prezzi. E sono così ardito da sperare che la cosa si ripeta. Ma forse, come sempre, mi rivelo con questa speranza un sognatore.
Padre Magrassi sacerdote tortonese-Arcivescovo di Bari
“La Cittadella”, 12 Giugno 1977