So che si sta preparando la celebrazione del 25 mo di episcopato del “nostro” Vescovo; ed io mi unisco con sincera gioia alla voce della Chiesa mantovana, nell’espressione augurale ed orante. Chissà quanti diranno ad edificazione, in questa circostanza!
Non potrà che essere così se la figura del Pastore ci induce fortemente – è proprio il caso di dirlo – a riflettere non soltanto al Suo ruolo nell’ambito della comunità ecclesiale, ma anche sulle Sue doti umane, cristiane e sacerdotali che, attingendo direttamente il mondo dello spirito, hanno l’immediata capacità di orientare un rapporto con il Primo Invisibile Pastore che è Cristo.
E’ questa l’esperienza indimenticata che io porto in cuore del nostro amato Vescovo.
La profonda fede di cui Egli è manifesto esempio, è la virtù per la quale le complicate vicende, piccole o grandi, della Chiesa e del mondo non Lo provocano a posizioni meno composte: perché è Dio che salva.
La inesauribile fiducia nelI’uomo è il segreto per cui la pazienza e la longanimità non gli vengono meno.
L’innato senso della preghiera, con quella insolita capacità di riflessione, è l’anima del Suo parlare che tradisce subito una spiritualità che contamina e che rimane comunque, ed in ogni momento, la Sua prima ”cura d’anime”
Al tramonto di una domenica in cui, nel cuore di un Vescovo, si chiamano a raccolta le fatiche, le sofferenze e le gioie che innumerevoli incontri gli hanno affidato, sento di dire che l’uomo, oggi, ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di una presenza come Quella, tanto discreta quanto spirituale e penetrante.
E’ la testimonianza di un fratello per un Fratello nello episcopato che io auguro alla Chiesa di Mantova di amare e di godere per lunghi anni.
Giuseppe Amari vescovo
Stampa:”La Cittadella”, 12 Giugno 77