Commiato di Monopoli
Sul Sagrato della Basilica Cattedrale
Eccellenza,
il popolo di Dio, oggi, nel giorno di S. Carlo, accorso da tutta la Diocesi e riunito intorno al suo Vescovo, davanti al massimo Tempio della nostra Città, gli manifesta in modo affettuoso e solenne, il rammarico per il distacco e la soddisfazione per l’alto riconoscimento della Chiesa che lo chiama a reggere la Diocesi di Mantova, nonché i più fervidi voti augurali per il suo onomastico.
Qui, fra tante Autorità e tanta folla, spiccano i Sindaci e le civiche rappresentanze dei Comuni della Diocesi, Fasano, Polignano, Cisternino e Monopoli, con i loro gloriosi gonfaloni.
Sicché, per amabile affidamento dei colleghi Sindaci di tre di questi Comuni, è nostro gradito e doveroso compito, come Sindaco di questa Città, interpretare i loro sentimenti e voti unanimi e commossi, e quelli delle popolazioni civili che rappresentiamo.
Eccellenza, lo svolgimento della Storia, nel provvidenziale confluire delle volontà umane, nel loro intrecciarsi e determinarsi, e della realtà obiettiva e necessaria dei fatti, si puntualizza in certi “eventi”, che, illuminando tutto un periodo, danno profondità di prospettiva e chiarezza di significato a certi rapporti, a certe circostanze, a certe figure umane.
Sono “momenti” di sintesi, ad alta tensione spirituale, nei quali la visione globale dell’evento tende ad acquistare le dimensioni ed i colori giusti e lo avvia al limpido cielo della Storia, nel quale uomini e cose alfine vi si stagliano, nella misura e nei valori più intimi e significanti.
E’ un « momento » finale, nel quale i palpiti del cuore cedono appena alla nitida ragione e il sentimento si libra a livello di giudizio; allora si scopre che l’affetto è fatto di schietta stima, che il rimpianto di quanto si perde è consapevolezza di quanto per sempre rimane, che la dimestichezza con ciò che pareva acquisito, proprio perché svanisce e viene meno, acquista la forza di un insegnamento, la validità di un messaggio, la vitalità di un impegno da custodire, osservare e tramandare.
E’ questo, Eccellenza, un “momento” di trepida emozione e di singolare contenuto, di cui avvertiamo, anche per la carica che la Provvidenza e la cittadinanza di Monopoli ci ha affidato, tutto il dolce peso e la storica portata.
Quindici anni, Eccellenza, quanti ne ha trascorsi alla guida della Diocesi, sono poco o molto, meno che un “muover di ciglia” di fronte alla Eternità, molto al metro della vita dell’Uomo e della Comunità.
Ma se ricordiamo, ricostruiamo, facciamo silenzio e pace in noi, allora comprendiamo quanto sia stato denso di significato, ricco di esperienze, fecondo di frutti, il nostro “ incontro “, l’incontro del suo Vescovo con Monopoli e di Monopoli col suo Vescovo, che amiamo chiamare, per verità storica ed emblematica, il Vescovo del Concilio.
Un lungo “ incontro” fatto di pensieri, di parole, di azioni, che ha tutto il senso di una “ svolta “ nella nostra vita spirituale e nella nostra storia civile e sociale.
E’ così che ci siamo consolati, scoprendo ogni giorno con Lei, nelle pieghe della tradizione e dell’uso, il senso evangelico, intatto e pur attuale della Verità; il gusto della essenzialità e della semplicità, la vanità delle forme inutili e il valore della vita come misura, responsabilità, umana e cristiana solidarietà.
Un linguaggio nuovo, estremamente semplice ed efficace, per cose nuove, che toccava l’anima degli uomini e il fondo delle cose, schiudendo una diversa e ardita problematica della vita moderna, nell’arco del Cristianesimo integrale ed autentico, di cui Ella andava ribadendo i vitali temi ecumenici della Libertà, della Giustizia e della Pace.
Un discorso, il Suo, lineare e continuo, scabro e denso, com’è nello stile dell’uomo che, pur variamente articolandosi, ora a proposito della Madonna Addolorata che va cercando Cristo, Suo Figlio e lo ritrova nel volto sofferto e dolente del diseredato, del malato, del lavoratore, nelle vie della Città vecchia, ora a conforto delle raccoglitrici d’olive, in nome della doverosa solidarietà fra i diversi ceti sociali, ora a sottolineare i pericoli della civiltà del benessere, si è sempre rivelato compatto e coerente, vivo e coraggioso, volto in definitiva alla edificazione dell’uomo e della Società.
E noi, preposti alla “ sinistra cura” , i cui programmi ed obiettivi, per antica vocazione e ribadita convinzione, andavamo scoprendo inquadrati nella tematica di fondo che il Suo discorso, con l’Autorità e il prestigio del Presule e la nobiltà della “Fonte Suprema” cui era attinto, andava tracciando, noi, impegnati, per finalità mediate e terrene e a diverso livello, a realizzare il progresso e lo sviluppo delle nostre comunità civili, abbiamo operato a favore e nell’interesse delle nostre popolazioni con piglio libero e sicuro, con scelte chiare ed appropriate, con mente e cuore vigile ed aperto, per quanto possibile in ideale e spontaneo “confronto”, tra la Città di Dio e la sua speculare immagine umana.
Eravamo in ciò incoraggiati dalle Sue convinzioni e dal Suo esempio, in quanto Ella, ispirando ogni Suo gesto alla forza ed alla dignità del Pastorale, e, lasciando ad altri la Spada civile, dava una altissima testimonianza di senso civico, di sensibilità democratica, di propensione sociale, di rispetto per le Istituzioni e per le loro funzioni e competenze, in una visione armonica e moderna della Società.
Sicché, anche per questo, Monopoli, per unanime consenso del Consiglio Comunale, La volle e La proclamò, con solenne rito, Suo Cittadino onorario.
L’abbiamo così legata a noi, con un tenero e tenace nodo, che ci fa certi di un eterno e reciproco ricordo; ricordo che per Lei avrà le linee del nostro paesaggio, dei nostri campanili, dei nostri volti, la vivacità del nostro temperamento, la luce degli occhi dei nostri ragazzi e dei nostri giovani, cui fu particolarmente vicino.
E noi La ricorderemo come illustre figlio di Monopoli, destinato ad onorare anche la Sua patria adottiva, per immancabili e più alti riconoscimenti; La ricorderemo come guida e protagonista, per tre lustri, della stessa vita della nostra Città, presente nella gioia e nel dolore, col sole e con la neve, nel crollo delle case e nel mistero della morte, nel sorriso dei bimbi e nei pensieri dei vecchi, che il “ memore, ultimo dì non muta” , nonché nelle feconde tappe delle conquiste civili e del progresso sociale della nostra gente.
Andando verso Mantova, certo Ella penserà al pio Virgilio, che quella nobile Città generò e che la Puglia, strappando ai vivi, consacrò alla Gloria e alla Immortalità, a Virgilio e alla sua dolce lingua, la lingua degli Dei, chiamata a diventare la lingua del Dio dei Cristiani e della Chiesa Universale.
E riandrà col pensiero a questa nostra terra, ricca di fati e di avvenire, nei cui dialetti ancora risuona l’accento japigio e messapico, a questa nostra terra, bassa sul mare, che Enea salutò nell’alba, da lontano, col grido: “Italia, Italia”
E la rievocata immagine del nostro mare, farà ogni volta rifiorire nel Suo cuore commosso la nostalgia della nostra Madonna della Madia, da secoli ogni volta ritornante dal Mare, da Oriente ad Occidente, nel verso stesso del destino del mondo, degli astri e degli uomini.
Alla Madonna della Madia noi tutti La raccomandiamo, certi che Ella, Eccellenza, in venerazione e preghiera, possa da Lei implorare sulla nostra Monopoli e su tutte le Città della Diocesi, ogni bene, prosperità e fortuna.
Dal bollettino Diocesano di Monopoli – Dicembre 1967