Cerese 13 Giugno 1970 ore 18 per la santa Cresima
la terra fa crescere il seme
Mons. Carlo Ferrari
Miei cari, con gioia ciincontriamo di nuovo a breve distanza. Avendo celebrata la Parola del Signore insieme. Dobbiamo cercare di intenderla, alla luce ciò che facciamo oggi: io e voi, i nostri sacerdoti con me, i padrini, le madrine, i genitori, gli amici, tutti i membri della famiglia parrocchiale, per questi vostri bambini e bambine che riceveranno la Cresima.
Sul senso della Parola del Signore che noi abbiamo celebrato, potremmo fermarci su tanti punti. Affrontiamone uno in particolare, già annunciato dal profeta nei tempi antichi e che Gesù riprende e chiarisce attraverso una parabola. La parabola è un paragone, perché noi possiamo intendere le cose più facilmente.
Gesù parla del Regno dei cieli che è simile ad un granello piccolo, piccolo, di senapa e dice che questo piccolo granello cresce come tutti i semi. Poco prima Gesù aveva parlato del seme di frumento che l’uomo getta nel campo e poi, che lui dorma o sia desto, il seme cresce, mette lo stelo e la spiga, poi la spiga matura e arriva il tempo della mietitura. Sono spettacoli che stanno davanti al nostro sguardo. Ma, con questi paragoni, Gesù vuole insegnarci qualche cosa di molto profondo. “Di molto profondo” non perché noi sappiamo qualche cosa della profondità dei misteri della nostra religione, “di molto profondo” perché sono cose che riguardano la nostra vita, la nostra esistenza, la nostra persona e il destino della nostra persona.
Si parla del Regno dei cieli.
Che cosa si deve intendere con questa espressione tanto famigliare della Sacra Scrittura?
Noi abbiamo un concetto ormai sorpassato di “regno”. Anche il concetto di regno che appartiene alla storia non si può applicare al Regno di Dio perché Iddio non vuole essere “il padrone”. Lo vogliamo o non lo vogliamo, Lui è il padrone, Lui è il Signore, ma per Regno di Dio si intende qualche cosa di molto più bello, di molto più toccante per la nostra vita e – ripeto – per la nostra persona.
Il Regno di Dio non è l’atto con cui Dio vuole essere il padrone di noi. Il Regno di Dio è piuttosto la possibilità data a noi di possedere Dio. Non è Dio che vuole possedere noi. E’ Dio che vuole dare a noi la possibilità di possedere Lui, cioè di partecipare a quello che egli ha, a quello che egli ha messo a nostra disposizione nel creato, e, soprattutto, di partecipare a ciò che Egli è nella sua grandezza nell’eternità dell’esistenza, nella sua bellezza, nel suo splendore, nella sua gloria e soprattutto nella sua bontà, nel suo amore.
Notate questi “soprattutto”. Una cosa è molto più importante dell’altra. “Soprattutto” ci vuole rendere partecipi della sua vita. Lui che è immortale, Lui che è eterno, Lui che non può essere toccato dal male e non può essere toccato soprattutto dalla morte, Lui, vuole renderci partecipi della sua vita stessa: vuole che la sua vita sia in noi perché noi possiamo “essere in lui”. Sono espressioni che l’evangelista San Giovanni registra molto frequentemente. “Dio in noi e noi in Dio”, non é un modo di dire, non é un’espressione più o meno mistica. E’ una realtà. Dio ci mette in questa condizione di poter partecipare alla sua vita, alla sua esistenza.
Come avviene? Questo avviene in un modo del tutto naturale dal punto di vista di Dio – si capisce – così come avviene quando uno getta un seme nella terra. Iddio, in quella terra che siamo noi, che è la nostra persona, che è la parte più intima della nostra persona, getta un seme, inserisce un virgulto – come dice il Profeta e come dice anche nostro Signore Gesù Cristo – perché germogli, cresca, si sviluppi e arrivi a maturazione. Che cos’è questo seme di una vita nuova, questo seme di una natura nuova? E’ quello che Egli compie in noi per renderci partecipi della sua vita e che noi chiamiamo grazia di Dio.
Della grazia di Dio noi, molte volte, ne facciamo una “cosa”. La grazia di Dio non è una “cosa”. La grazia di Dio è l’azione che Dio stesso compie in noi per comunicarci il suo Essere perché noi abbiamo la possibilità di partecipare alla sua vita. Per questa azione di Dio in noi, noi diventiamo creature nuove, cioè, non siamo più semplicemente figli della carne e del sangue, ma nasciamo, abbiamo una nuova vita che ci viene direttamente da Dio, che è una comunicazione della vita stessa di Dio fatta a ciascuno di noi. Ecco la grazia, ecco la vita nuova, ecco il seme che Dio depone nella nostra persona e che è destinato a crescere.
Mi rivolgo specialmente ai bambini e alle bambine. Quando è che Dio, per la prima volta, compie questa azione di mettere in noi il seme della sua vita, che fa di noi delle creature nuove, cioè: da figli di nostro padre e di nostra madre ci fa i suoi figli?
–Nel Battesimo.
–Dite bene. Il Battesimo è il grande avvenimento di Dio. E’ Dio che si accosta alla piccola creatura che gli adulti portano in chiesa e mette in lei il germe della sua stessa vita e questa piccola creatura, che ha un padre e una madre su questa terra, è trasformata una creatura sublime che ha anche un Padre che sta nei cieli. Il Battesimo ci dà questa possibilità. Questa grazia però, secondo la Parola di Dio che abbiamo celebrato insieme, è un seme.
Se il seme rimanesse sempre seme sarebbe una bella cosa? Se i grani di frumento che in autunno si gettano nel terreno non germogliano, ma rimangono un chicco di grano, non danno frutto, non rendono niente sono sprecati, sono inutili. Può capitare che nella nostra vita, in quel campo che è la nostra persona, Domine Iddio semini il chicco di grano di una nuova esistenza e che quel chicco di grano rimanga sterile e non dia frutto.
Forse che noi, da noi stessi, siamo capaci di portare i frutti della vita dei figli di Dio? No. Ci vuole un Altro. Gesù aveva già detto che quando il grano di frumento va a cadere tra i sassi oppure tra le spine o sulla strada è impossibile che dia frutto, ma nel paragone di questa sera Gesù ci dice che è la terra che fa crescere il seme. E’ un paragone che ha la sua importanza.
Possiamo ritenere che la “terra” è l’ambiente in cui ciascuno vive ed é particolarmente l’ambiente della famiglia e della parrocchia, che insieme aiutano la crescita. Alle volte l’ambiente della famiglia o della parrocchia può essere come una strada dissipata, come la “vigna di Renzo”piena di sassi dove crescono rovi e spine che impediscono la crescita del germe buono che Dio ha seminato, ma indipendentemente dall’aiuto che noi possiamo ricevere dall’ambiente per crescere come figli di Dio, ci vuole l’aiuto di Dio stesso. Ci vuole un momento in cui Dio interviene per dare ad ognuno di noi che abbiamo ricevuto il Battesimo, la possibilità di crescere come figli di Dio, di diventare adulti come figli di Dio.
Quando avviene questo? Avviene questa sera. Pensiamoci un po’ noi adulti! Non è giusto da parte nostra pretendere che ci pensino i cresimandi così giovani. Oggi accade che Dio conferisca a questi figli, che sono i cresimandi, la capacità di crescere come figli di Dio.
Il Battesimo è come il seme che si mette nella terra in autunno e che, durante tutta la stagione invernale, appena, appena, dà segni di vita. Arriva la primavera ed ecco che il frumento cresce, diventa ben verde, mette la spiga, la spiga va in fiore e promette il frutto.
Per voi, miei cari cresimandi, è arrivata questa primavera in questo momento in cui ricevete lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è colui che vivifica, è Colui che dà la nuova vitalità, è Colui che dà la forza di crescere, è Colui che dà l’energia nuova perché voi diventiate sempre di più e sempre meglio i figli di Dio. – Come devono essere i figli di Dio?
E’ inutile, oggi, chiedere ai giovani e ai bambini come intendono il loro rapporto con il padre e con la madre. Siamo in un momento molto delicato. Chiedo ai genitori: come vorreste fossero i vostri figli?
Prima di tutto voi volete ed esigete e avete tutto il diritto di esigere che i vostri figli vi riconoscano come padre e come madre, che i vostri figli non mettano nessuno al posto vostro o prima di voi. Questo lo esigete e questo è naturale. Poi, voi esigete che assomiglino a voi. E’ una esigenza del tutto naturale che i genitori aspirino alla realizzazione di se stessi nei loro figlioli. Poi c’è un’altra cosa che può sembrare un’ambizione ma che è tanto legittima. Un padre e una madre esigono dai loro figlioli che facciano fare a loro una bella figura. Il più grande dispiacere che voi figlioli potete recare al papà alla mamma è il compiere delle azione di cui debbano fare brutta figura.Anche questo è legittimo.
Voi, papà e mamme, trasferite tutto questo e insegnatelo ai vostri figlioli. Oggi stentano a capirlo ma, vedrete, quando saranno papà e mamme anche loro, lo capiranno con molta chiarezza. Intanto capitelo voi perché anche voi siete cresimati, anche voi avete ricevuto il Battesimo, anche voi siete figli di Dio. Allora anche voi dovete riconoscere Dio come Padre e nessuno deve stare al suo posto. Allora anche voi dovete cercare di assomigliare in tutto al Padre che sta nei cieli. Allora anche voi dovete fargli fare bella figura.
Come si assomiglia al Padre nostro che sta nei cieli? Si assomiglia soprattutto con la bontà: con l’amore. Come si fa per far “fare bella figura” al Padre nostro che sta nei cieli? Con la nostra condotta. Con una condotta di persone che portano in sé la dignità, la grandezza dei figli di Dio. Con la condotta di persone che portano in sé la coscienza che non c’è niente di più grande della nostra persona dal momento che Dio ci ha chiamato ad essere i suoi figli.
Ripensiamo alla Cresima. Raccogliendoci in preghiera. Prendiamo coscienza di quello che accade per questi nostri piccoli e di quello che è accaduto per noi. Noi siamo il campo dove Dio mette il suo seme perché si realizzi il suo Regno, la possibilità di partecipare alla sua vita. Questa possibilità ci é stata data nel Battesimo, ci è accresciuta nella Cresima, ci é data ogni volta che ci accostiamo alla Parola di Dio, ogni volta che ci accostiamo ai santi sacramenti.
Che questo avvenimento della Cresima dei vostri bambini sia un forte richiamo, per ciascuno di noi, a corrispondere alla nostra vocazione.
OM 296 Cerese 70 – 13 Giugno – ore 18