Mons. Carlo Ferrari
Non possiamo sottrarci al senso della nostra responsabilità di fronte alla diocesi e ai sacerdoti in particolare, perché sanno che noi oggi siamo qui per portare avanti il nostro discorso, che vuole dire soprattutto portare avanti tutto ciò che ci propone la chiesa per mezzo del concilio. Tutto quello che diremo e cercheremo di stabilire in questa giornata, avrà valore per la vita della nostra diocesi poiché servirà ad edificare la chiesa in tutto il suo mistero in mezzo a noi. Come abbiamo già avuto molte volte occasione di rilevare e di meditare, la chiesa si edifica nell’unità della carità.
Noi, oggi, alla ricerca di strumenti che possano rendere più efficiente la vita della nostra diocesi, dobbiamo preoccuparci che certi strumenti siano di unità nella carità. Nella misura in cui serviranno a questo scopo saranno utili, nella misura invece che non perseguono questo scopo sono già o potrebbero diventare un peso che si aggiunge agli altri pesi e quindi non essere proficuo per lo scopo che ci proponiamo.
Perciò ciascuno di noi, specialmente in un’occasione di questo genere si metta davanti al Signore e, nella luce che ci viene da lui e per l’amore che portiamo a lui e conseguentemente ai nostri fratelli, approviamo questa giornata che si presenta piuttosto faticosa e gravosa. Anche questo portare un po’ della croce di nostro Signore Gesù Cristo, indubbiamente gioverà per il bene nostro e per il bene di coloro verso i quali abbiamo una responsabilità.
Sono aperti i lavori.
………….discussione non registrata dal vescovo a da qualche incaricato
Risponde E’ evidente che allo stato attuale c’è una tensione che andrà sempre più accentuandosi tra i nuovissimi organismi in parte costituiti e in parte da costituire. E’ costituito il consiglio presbiterale, è da costituire il consiglio pastorale.
Il consiglio presbiterale, in un certo qual senso, tende già ad essere superato da un’esigenza di consultazione generale del clero e quindi da un’assemblea generale del Clero. Siamo di fronte a questa tensione e dobbiamo valutarla convenientemente e non ignorarla.
Circa il comportamento tenuto fino ad oggi, particolarmente rispetto a quest’ultima consultazione, sarebbe bene che il clero fosse informato da quanti mesi si sta lavorando per preparare quest’incontro e come si è arrivati a mandare ai vicari il materiale che hanno avuto in mano per i sacerdoti, da presentare anche alla discussione. Mi pare che questi atti: di dare in mano il materiale ai vicari perché lo partecipino ai sacerdoti, siano già un andare incontro a quella tale esigenza. Ma, bisogna tenere conto del fatto che tutti i sacerdoti della diocesi sono stati consultati perché eleggessero i loro rappresenti.
Mi pare che abbiano potuto farlo con la massima libertà. Come lo abbiano fatto non lo sto giudicando, perché non ho competenza di giudizio a questo proposito. Bisogna contemperare le cose, cercare di capire nella loro situazione attuale le cose, le persone e i fenomeni.
Nel caso specifico di questa proposta di riforma della curia, i rappresentanti di tutto il clero diocesano sono del parere che si arrivi pure a certe formulazioni un po’ più chiare, e poi sottoporle ancora al clero.
E poi prendere ancora delle decisioni in questa seduta?
Se è chiara la domanda facciamo una votazione a questo proposito, per alzata di mano. Chi dice che, dopo che siamo arrivati a qualche conclusione con una certa unanimità, si debba ancora consultare il clero o se pure deve essere già definitivo quello che si decide? Si riuscirà a decidere in questa consultazione?
Io vi dico una mia impressione. Qui le commissioni sono il punto più difficoltoso. Di fatti le difficoltà mi pare che siano sorte sul numero, sulla composizione, e adesso sull’eventualità che gli stessi consigli pastorale e presbiterale abbiano bisogno di commissioni per l’espletamento del loro lavoro. Le commissioni in genere dovranno essere commissioni dei consigli oppure commissioni delle sezioni della curia? Riflettete un istante. Da un punto di vista giuridico della legislazione attuale, alcune senz’altro sono sezioni della curia, altre invece non sono ancora definite. Io, sia per non moltiplicarle, sia per creare veramente un collegamento, un’unità vi domando: dovranno essere commissioni delle sezioni o della curia?
Circa la così detta autonomia. Non mi impressiono davanti a questa parola perché la intendo in questo senso: di servirmi di persone intelligenti e capaci per ottenere una collaborazione. Evidentemente, se mi servo della intelligenza di un’altra persona, devo tenere conto della intelligenza di questa altra persona; se voglio servirmi delle capacità di un’altra persona devo tenere conto di queste e ringraziare il Signore se questa persona ha molte capacità. Che poi, questa persona si muova secondo il suo stile e il suo temperamento lo devo dare per scontato. Questo mi pare che non contraddica nessuna autonomia, anzi dica una certa autonomia.
C’è invece da mettere in rilievo quello che deve essere un indirizzo unitario o, se si vuole, il fine da raggiungere che io ho già indicato precedentemente, ed è quello dell’unità. Se si raggiungere questo fine non fanno difficoltà niente e nessuno. Sarebbe invece dannosa qualsiasi espressione di autonomia, anche la più legittima da un punto di vista soggettivo, quando mettesse in pericolo o impedisse quest’unità.
Ho detto in qualche modo: non pretendo né di essere stato esauriente, né troppo chiaro.
Circa il consiglio pastorale, conoscete tutta la storia di questo tempo. L’ultimo passo compiuto è stato quello di incaricare don G. Volta e don Pompeo Piva perché mi indicassero delle persone. Nell’ultimo incontro si diceva che bisogna farlo. Abbiamo tentato diverse vie. Le vie che abbiamo tentato non ci hanno soddisfatto, non si sono rivelate tali da dire: abbiamo un consiglio pastorale rappresentativo del popolo di Dio che si riunisce nella nostra diocesi. Dovendo fare una scelta “di persona” ho incaricato questi due nostri sacerdoti perché mi presentino una rosa di persone per i laici. Non dimentichiamo, però, che il consiglio pastorale non è soltanto per i laici che entrano nell’azione pastorale della chiesa, ma deve essere per tutto il popolo di Dio.
Quanto si parla di questo popolo di Dio stiamo attenti a non pensare che il popolo di Dio siano solo i laici e che il Papa e il vescovo e gli altri non siano popolo di Dio. Speriamo che rimangano popolo di Dio perché, se non rimangono popolo di Dio, non si salvano! Non facciamo queste contrapposizioni all’interno di una stessa realtà che é stata voluta da Dio così. Non creiamo questi motivi di antitesi. La lista di laici sarà sottoposta eventualmente anche a voi. Dico eventualmente, nel senso che magari ci siamo già sentiti e mi avete già dato voi stessi le indicazioni delle persone. Io potrò confrontare se le persone che sceglieranno gli altri, sono le stesse che avete già scelto voi.
Bisogna fare, però, una scelta di religiosi e di sacerdoti e poi decidere anche circa la proporzione del numero dei laici, dei religiosi, dei sacerdoti.
OM 298 diocesi 70