Cavriana 19 settembre 1970 ore 20 ordinazione sacerdotale
Mons. Carlo Ferrari e don Maraglio
Questa bella chiesa che conta secoli di storia, che soprattutto é testimone della fede di una comunità cristiana é il luogo dove avviene uno degli incontri più vivi e trasformanti, tra Dio e la sua creatura. Un vostro fratello, un vostro figlio, per l’azione dello Spirito e per il ministero del vescovo viene talmente trasformato da diventare nella chiesa: padre, pastore, pontefice. Non è trasformato dall’esterno perché vestirà abiti nuovi, ma nell’intimo della sua persona al punto che, tutte le parole di nostro Signore Gesù Cristo che hanno colpito le nostre orecchie sono vere questa sera per lui, e saranno vere in tutti i giorni della sua vita.
-Come il Padre ha amato me, così io amo te; continua a volermi bene;
-Ti ho detto questo perché in te dimori la mia gioia: -la gioia del cuore di Gesù- e la tua gioia sia piena;
– Questo ti chiedo: di amare tutti come li ho amati io.
– Ricordati che, non c’é amore più grande dell’amore di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici: tu sei mio amico e dovrai fare quello che ti chiedo; non sei un servo perché io ti faccio conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio; non sei tu che hai scelto me, sono io che ho scelto te e voglio che tu vada per portare frutto e il frutto sia duraturo; qualunque cosa chiederai al Padre mio egli te la concede; questo ti comando di amare tutti come io li ho amati.
Miei cari, questo parafrasare il vangelo non è e non vuole essere un diminuirlo ma un costatare che il vangelo é sempre attuale e vivo, che la Parola di Dio é vera in mezzo a noi anche questa sera.
Che cosa importa a noi quello che accade, questa sera, per uno dei nostri fratelli? Vi siete accorti, dalle stesse parole di Gesù, che questo vostro fratello é mandato a compiere l’opera che Gesù Cristo stesso ha ricevuto dal Padre: portare nel mondo l’amore che si dimostra attraverso il dono di se stesso, portare nel mondo l’amore che si celebra sulla croce perché sia fecondo e il frutto sia la salvezza dei propri fratelli. Lui impersonerà nostro Signore Gesù Cristo; lui non soltanto liturgicamente, ma nella sua esistenza si immolerà con nostro Signore Gesù Cristo, si donerà, perché noi: io, i miei sacerdoti e tutti voi che crediamo in nostro Signore Gesù Cristo, possiamo essere salvi, e se non credessimo ancora sufficientemente in nostro Signore Gesù Cristo, possiamo avere il dono della fede.
Ecco che cosa importa per noi la trasformazione!
Gesù è vivente e operante in mezzo a noi. Compie l’opera voluta dal Padre ed è questa: che noi nasciamo dall’acqua e dallo Spirito, che noi diventiamo i suoi figli, che noi prendiamo coscienza d’essere figli del Padre. che noi ci vogliamo bene come fratelli. Questo é Gesù Cristo in mezzo a noi, questo é il sacerdote in mezzo a noi. E non possiamo pensare che un sacerdote in più o in meno é sempre la stessa cosa, perché non é vero. Il sacerdote é una persona avvolta nel mistero stesso del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo. Nella chiesa ha una portata incalcolabile che ci sia una persona in più nella quale il ministero del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo si attui e sia presente
Siamo davanti al mistero. Certo. Allora dobbiamo ragionare come si ragiona davanti al mistero e, non perché non si capisce ma, per impegnare la fede. I sacerdoti non sono come i numeri che si possono sommare e moltiplicare. I sacerdoti sono, nell’unico mistero di nostro Signore Gesù Cristo, in una corrente di vita infinita che vuole riversarsi sul mondo, sulle anime, allora, che ci sia un’apertura di più della grazia, dell’amore, della misericordia di Dio, é una cosa che non si può calcolare. Questo vi dico, miei cari, perché non vi fermiate semplicemente dinanzi all’interesse che può destare questa celebrazione, ma perché entriate nel profondo del significato di ciò che, per la prima volta, accade nella storia della vostra parrocchia. Questo evento non sia un momento della vita del paese che ricorderete, ma sia qualche cosa che diventa operante in ciascuno di voi.
Abbiamo visto, questa sera, chi é il sacerdote. Abbiamo capito questa sera quanto é prezioso il ministero del sacerdote. Abbiamo sentito questa sera quale dono di grazia é il sacerdote. Allora, tutti, dobbiamo disporci come ci disponiamo davanti a nostro Signore Gesù Cristo che ci dice la parola di Dio e con la parola di Dio ci salva, che ci dà la sua vita e ce la comunica come la vite al tralcio che vuole che questa vita sia abbondante nelle anime nostre che é qui ad insegnarci a volerci bene
In questi ultimi tempi ho avuto occasione di ritornare su questo pensiero: se siamo cristiani dobbiamo distinguerci in mezzo alle altre persone perché ci vogliamo bene. Scusate se mi ripeto, lo dico sempre, lo dico ovunque: i cristiani non si distinguono dagli altri perché vengono in chiesa, ascoltano la messa, fanno la comunione. Questi sono dei mezzi perché i cristiani siano delle persone che si distinguono dalle altre persone perché vogliono bene al prossimo in modo concreto, sincero, vero.
Ma, il mio pensiero é anche un altro. In occasione del giubileo del papa, ho lanciato questo interrogativo: perché nella chiesa predichiamo l’amore per tutti e poi dimentichiamo di volere bene al papa? Dico ai miei sacerdoti: dovete volervi bene. Poi aggiungo: non mi importa l’obbedienza. Mi importa che vi volete bene tra voi. Allora un po’ di bene viene anche al vescovo. Perché lo si dovrebbe escludere dal bene che si deve a tutti? Questa sera lo dico a voi che avete capito che per essere cristiano bisogna distinguersi dal fatto di volere bene a tutti Vogliate bene al vostro sacerdote, vogliate bene a tutti i sacerdoti.
Gesù Cristo ha un’affermazione che fa pensare molto. Ha detto ai suoi: ” vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” – Sembra un agnello?
– No?
– E’ tutto vestito di bianco!
– Ma i lupi dove sono? Qualcuno può pensare che i lupi siano di un determinato colore, che i lupi sono gli atei o i miscredenti. Guardate che Gesù Cristo ha affermato che ci sono dei lupi vestiti da agnello e per sbranare un agnello innocente, come questo, non é necessaria la persecuzione, il mitra, la forca. E’ sufficiente il veleno che freme sulla punta della lingua invidiosa, gelosa, che magari dice: Gesù e Maria…
Mi avete capito! E ho finito!
OM 321 Cavriana 70 – 19 -9 70 ore 20 don Trivini