Aspetto morale e fondamento religioso
del rapporto genitori – figli
I figli ricevono l’esistenza da un atto che impegna tutta la persona dei genitori nel momento dell’espressione più piena del loro amore.
Nell’ambito del creato la persona umana è quanto di più perfetto si possa concepire, perché è l’unico essere in grado di trascendere continuamente e indefinitivamente se stesso, da un punto di vista biologico, culturale, morale, sociale, ecc.; ma la vera trascendenza della persona è la sua capacità di uscire da se stessi, vivere per gli altri e fare posto agli altri si tratta della sua capacità di stabilire rapporti veri con gli altri. Questo è il punto da cui si definisce la personalità di un individuo.
Io faccio il tentativo di illustrare l’origine e il prototipo della persona umana, così concepita, dal punto di vista del cristianesimo.
Nessuno si sorprenda se mi rifaccio nientemeno che al mistero della SS Trinità.
Il cristianesimo che la più parte dei credenti vive è estremamente povero, perciò inconsistente, incapace di porsi come fondamento che ispiri e sostenga le manifestazioni più decisive della esistenza.
La povertà dalle conseguenze più negative è la mancanza della presenza nella vita spirituale del cristiano del Dio vivente e personale che è Padre, Figlio, Spirito Santo; ma non tanto per la completezza della fede, quanto perché finisce di mancare la sorgente prima e il modello insostituibile della persona e quindi della esistenza degli uomini.
Dio è Padre perché è tutto rivolto al Figlio, tutto del Figlio, tutto nel Figlio; Dio è Figlio perché è tutto proteso verso il Padre, tutto del Padre, tutto nel Padre; lo Spirito Santo è Dio perché il Padre è tutto del Figlio e il Figlio è tutto del Padre: è il loro amore reciproco in persona.Le divine Persone si definiscono dal dinamismo vitale del loro rapporto vicendevole, il quale è un rapporto di amore infinitamente fecondo, segnato dal ritmo “dare – accogliere- comunicare”,che equivale a uscire da se stesso e fare il posto all’altro.
L’espressione umana più corrispondente al mistero trinitario è la famiglia, dove gli sposi sono l’uno per l’altro, l’uno dell’altro, l’uno nell’altro; la persona non si appartiene più: è dell’altro; non è piena di se stessa: fa posto all’altro. Questo non una volta per sempre, ma sempre da capo per esserlo di più ad ogni istante.
Questo e solo questo è l’amore degli sposi da cui ha origine la esistenza dei figli.
Siamo nella situazione di un rapporto di amore a tre.
L’analogia trinitaria ha ai due poli la profondità insondabile del mistero della vita di Dio da una parte e il limite della realtà creata dall’altra; non va spinta e applicata indebitamente: essa vale in quanto colloca sposi, genitori, figli nella possibilità di comprendere la loro situazione e di attuare se stessi mediante il rapporto più pieno, il quale impegna ad essere per dare,a liberarsi da se stessi per accogliere. Siamo agli antipodi dell’egoismo e al centro dell’impegno dell’amore più autentico.
Il rapporto genitori-figli si muove secondo questa dinamica.
Che cosa chiedono i figli ai genitori: che non venga meno il contenuto, il significato, il senso dell’atto di amore da cui sono nati: che il padre ami la loro madre secondo il contenuto, il significato, il senso dell’atto d’amore con cui è diventato padre; che la madre ami loro padre secondo il contenuto, il significato, il senso dell’atto di amore con cui è diventata madre.
L’atto generativo è umano in quanto è un atto di amore; è tanto più umano guanto più l’amore è autentico.
La consistenza e la continua maturazione dell’amore dei genitori è il fondamento, la piattaforma di sicurezza, il motivo del senso di fiducia, di rispetto, di venerazione e di amore dei figli verso i genitori; è il punto di partenza, il sostegno della loro crescita.
Esiste una specie di metafisica dell’atto di amore da cui nascono i figli, che ha una sua esigenza di continuità nell’atto educativo. I genitori che sono l’uno per l’altro l’uno dell” altro, l’uno nell’altro nel momento in cui ha inizio la vita dei figli, devono essere l’uno per l’altro, l’uno dell’altro, l’uno nell’altro a ogni istante dello svolgimento della vita dei figli.
Prima dell’amore per se i figli hanno l’esigenza dell’amore che fa del padre e della madre una sola “carne” (in senso biblico).
L’amore per i figli da parte del padre e della madre non è un’altra cosa dall’amore che li fa sposo e sposa: sta sempre nella dinamica di “essere”, per “dare”, per “accogliere”.
essere: autentici
dare: se stessi
accogliere: fare posto a chi viene.
Essere autentici comporta non affermare, non volere apparire, non proporre e tanto meno imporre ciò che uno non è; al minimo deve esistere l’umile e confessato sforzo di esserlo .
Dare se stessi prima delle cose e le cose, darle soltanto come espressione del dono di se.
Accogliere: i figli nell’amore dei genitori devono trovare in modo assoluto il primo posto: assolutamente prima della preoccupazione del lavoro, del benessere, della professione,ecc., i quali sono nell’ordine dei mezzi, mentre loro sono nell’ordine dei fini; tutto il posto: non riservare nulla solo per se nella linea dell’amore.
I figli sono la persona che conclude il circolo trinitario del rapporto di amore analogo a quello delle divine Persone.
Sono persona; e perciò devono essere:
1) se stessi: hanno il loro temperamento,una loro capacità e un loro modo di vedere, capire, giudicare, scegliere, esprimersi. I genitori devono scoprire, capire, comprendere, accettare, aiutare, favorire lo sviluppo delle inconfondibili capacità e doni e grazie dei loro figli, guardandosi dal pericolo di volerli fare a loro immagine e somiglianza.
2) una potenzialità: e una esigenza di donazione: fare loro scoprire le motivazioni profonde (religiose, morali, sociali) di essere per gli altri, di non ripiegarsi su stessi; di conseguenza educarli alla abnegazione e alla rinuncia, anche dolorosa, motivata dall’amore, la quale li introduce in una esperienza di gioia vera.
3) uno spazio di accoglienza: aiutarli a scampare il tremendo pericolo di sentirsi soli; aiutarli a scoprire delle presenze vere,concrete che popolino lo spazio del loro profondo, della loro interiorità: il Dio vivente e personale, il suo amore, la sua azione misteriosa; aiutarli, senza invadenza, a maturare il gusto dell’ineffabile, del grandioso, del bello, della bontà, del giusto, ecc.; difenderli dalle insidie della esteriorizzazione, della superficialità.
Nell’ambito dello “spazio di accoglienza” i figli, fin da piccoli, siano educati a fare posto a tutti; é importante che la famiglia sia concepita e attuata come comunità aperta, dove trovano un posto di privilegio coloro che la società,per vari motivi e in vari modi respinge: le vittime delle ingiustizie, della fame, della malattia, dell’ignoranza, della guerra, delle catastrofi, ecc. Una attenzione particolare va posta per impedire che i fatui eroi del “successo” non abbiano una prevalenza negli interessi dei giovani; sugli operosi assertori di valori autentici.
Tra i genitori e i figli si frappone lo spazio del tempo, specialmente oggi che il tempo è accelerato, è decisivo che i genitori non giudichino i fenomeni di oggi con la mentalità di quando erano giovani e che i figli non valutino il passato con i criteri di oggi.
Poi si impone l’ambiente.
L’ambiente di oggi crea degli ostacoli molto seri. I valori predominanti sono la scienza, la tecnica,la produttività economica, il potere politico o non, il successo, l’edonismo, i sistemi per garantirli. Esiste nei giovani una intuizione sul senso del vero quando contestano. La insidia catastrofica è quella di erigere a fini quei valori che sono, rispetto alla dignità della persona, degli umili mezzi.
Sarei imperdonabilmente incompleto se, avendo fatto riferimento al mistero trinitario, mi limitassi ad averlo presentato come prototipo della persona e della esistenza umana: esso è la sorgente. Nel mondo e per il mondo esiste una salvezza; questa salvezza si chiama, ed è, partecipazione alla comunione della vita e della esistenza del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo: pregare, ascoltare la parola di Dio, partecipare alle azioni liturgico sacramentali non sono dei fini nella sfera della vita religiosa, sono dei mezzi per attingere alla comunione di amore che costituisce la vita delle Persone divine per renderla progressivamente attuale e operante fra le persone umane: dei genitori e dei figli.
ST 195 Genitori e figli 70
Rivista diocesana 1970 pagg. 191-194.