incontro con i sacerdoti
Loano 15 – 19 Febbraio 1971
Apriamo l’intimo di noi stessi, il nostro cuore, al Signore. Il Signore vuole un incontrarsi con me personalmente e dal momento che ha fatto di me il suo figlio, vuole attrarmi al suo cuore e farmi partecipe della sua stessa vita e della sua stessa esistenza.
Consideriamo oggi come Lui ci viene incontro per raggiungerci, per attirarci a sé, per introdurci nell’intimità dei suoi segreti: “vos autem dixi amicos, quia quaecumque audivi a Patre meo, nota feci vobis” e renderci partecipi della sua vita.
La prima via, il primo mezzo di cui si serve il Signore è la sua Parola Il Concilio ci ha donato forse la più decisiva delle Costituzioni in ordine al rinnovamento della Chiesa nella “Dei Verbumt’.
E’ destinata questa costituzione, veramente, a farci attingere direttamente alle sorgenti dell’Acqua viva, dell’acqua di vita, a farci attingere direttamente da Dio che si comunica agli uomini attraverso la sua Parola, con Dio che ha parlato e continua a parlare agli uomini.
Leggiamo qualcosa: A1 n. 1: “in religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con piena fiducia, il Sacrosanto Sinodo aderisce alle parole di S.Giovanni, il quale dice: “Annunziamo a voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò a noi, vi annunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi abbiate comunione con noi, e la nostra comunione sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1 Gv. 11,2-3) “ Ecco la vita cristiana: una comunione.
A1 n. 2: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della natura divina.
Con questa rivelazione, infatti, Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e s’intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé.
Questa economia della Rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto.
La profonda verità poi su Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale, è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione”. Noi troviamo descritto, qui, il traguardo della vita a cui l’amore infinito di Dio ci chiama e abbiamo la descrizione del fatto della rivelazione, abbiamo la descrizione della natura della Parola di Dio. La Parola di Dio non è un “flatus vocis” che giunge a noi da una cattedra, sia pure alta come il cielo, per dirci qualche cosa su Dio, per insegnarci qualche cosa, per istruirci.
Noi abbiamo parlato di istruzione religiosa! La Parola di Dio è Dio stesso che si comunica a noi attraverso le parole dette e scritte, ma non soltanto, Parola di Dio sono anche i fatti, anzi, sono specialmente i fatti della storia della salvezza, che hanno un loro significato, un loro senso e trasmettono a noi qualche cosa del mistero di Dio. Anche le parole sono fatti e sono eventi. Che Dio parla è un evento, è un fatto storico, tanto più che la sua parola si identifica, possiamo dire, con se stesso. “La profonda verità su Dio e sulla salvezza degli uomini risplende a noi in Cristo, Dio in persona, il quale, è insieme il Mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione”.
Miei cari. Sapete che, quando ci metto questa esclamazione, questo saluto fraterno, significa che voglio dire una cosa su cui dobbiamo fissare bene la nostra attenzione. Miei cari, se escludiamo all’incirca questi quattro sbarbatelli, nessuno di noi non ha mai fatto un capitolo di teologia sulla Parola di Dio. Noi abbiamo fatto la teologia dei sacramenti, ma non abbiamo fatto la teologia della Parola. E’ per questo che, sia nella nostra vita spirituale – io insisto sempre – come nella nostra predicazione siamo arrivati a quel livello di povertà in cui possiamo ancora trovarci. Ignoriamo la cosa principale che ha fatto Dio. Del resto mai nessuno, almeno nei nostri trattati di teologia, ci ha detto per esempio che anche i sacramenti sono Parola di Dio, sono una Parola altamente espressiva e sono come la Parola altamente efficaci perché la parola di Dio è efficace.
Noi abbiamo perso tanto tempo – non dico che sia stato tempo perso del tutto – a dire come qualmente i sacramenti operano “ex opere operato” e abbiamo molto dimenticato l’insegnamento del Concilio di Trento che aggiunge immediatamente “secundum uniuscuiuscumque actionem et cooperationem”. Quindi non basta l’ex opere operato. Chi ci ha detto che anche la Parola di Dio, per sua natura, di per se stessa è efficace? I teologi, oggi, neppure quelli moderni, non sono in grado di definire la natura di questa efficacia. Ma che cosa ci importa? A noi importa sapere che la Parola di Dio di per se stessa è efficace.
Il Concilio dice che la Parola di Dio di per se stessa è efficace. Il Concilio dice che la Parola di Dio è come il seme della parabola di nostro Signore Gesù Cristo che in se stesso ha la forza di germogliare. Noi quando abbiamo parlato del seme della parabola del seminatore, abbiamo messo in evidenza quello che cade lì e quello che cade di là, quello che cade sulla strada e quello che mangiano gli uccelli; ma forse non abbiamo mai detto che il seme, proprio intrinsecamente, ha la forza di germogliare per se stesso e che questa forza nessuno gliela toglie.
Non è – almeno ai miei tempi – che si sia approfondito il significato, per esempio, di queste parole: “vivus est enim sermo Dei et efficax et penetrabilior omni gladio ancipiti (ronfata) et pertingens usque ad divisionem animae ac spiritus, compagum quoque ac medullarum, et discretor cogitationum et intentionum cordis” (Ebr. 4,12). Che cosa avremmo voluto richiedere di più?
Il testo di Isaia, com’è esplicito! Sono parole del Signore: “Come il cielo è alto sulla terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie e i miei pensieri i vostri pensieri” (Is. 55,9). “Come la pioggia e la neve non scendono dal cielo senza abbeverare la terra così che essa germina e fruttifica e produce il seme per il seminatore e pane per mangiare, così sarà della mia Parola che esce dalla mia bocca; essa non tornerà a me senza aver fatto ciò che io desidero e riuscirà nella missione per la quale io l’ ho mandata”. Ecco, la parola del Signore è efficace perché sia che la si legga, sia che la si mediti, sia che la si ascolti – è sempre un evento, perché colui che l’ ha pronunciata e la pronuncia ancora oggi, è Colui che attraverso la sua parola – parole o fatti – esprime un’intenzione, un progetto, e questo progetto lo realizza attualmente con la sua Parola.
Questo è qualche cosa di molto decisivo di cui noi dobbiamo tenerne conto. Verranno poi delle conseguenze anche per il nostro ministero, ma la prima conseguenza deve essere per la nostra vita spirituale, quindi dobbiamo considerare il posto che deve avere la Parola di Dio nella nostra vita spirituale. Ne deriva una conseguenza immediata. Io mi permetto di fare una domanda con tutta libertà: conosciamo noi la Parola di Dio? Conosciamo noi la Sacra Scrittura? Noi sappiamo tutti i proverbi che raccontano i professori di Sacra Scrittura nei seminari. Ho girato parecchio. L’Italia la conosco tutta, non solo per averla percorsa, ma perché mi ci sono anche soffermato. Tutti raccontano le più belle barzellette sull’insegnamento di Sacra Scrittura ai nostri tempi di seminario. Noi ne potremmo contare delle belle!
A secondo dei casi, se il Rettore era insegnante di teologia morale si studiava la teologia morale, se il rettore era insegnante di teologia dogmatica si studiava la teologia dogmatica, se il rettore era insegnante di liturgia si studiava la Liturgia. Credo che, quasi mai, sia capitato che un Rettore fosse insegnante di Sacra Scrittura. Se lo era, ai tempi nostri il suo insegnamento era ridotto alle questioni dell’autenticità, della storicità, di qualche questione cavillosa di esegesi, ma non ci ha insegnato a leggere la Sacra Scrittura. Io vi dico con molta confidenza fraterna che ho scoperto la Sacra scrittura a 50 anni, che ho incominciato a usare la Sacra Scrittura per me e per gli altri a 50 anni. E guardate che, questa è una cosa grave, è una cosa seria. Io ero privo del pane della Parola di Dio.
Ricordate come termina la Costituzione Dei Verbum? “Con la lettura e lo studio dei Sacri libri la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall’assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dell’accresciuta venerazione della parola di Dio che permane in eterno (DV, 26)
La Costituzione parla di un’unica mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. C’è voluto san Pio X per attirare l’attenzione della chiesa sul valore dell’eucaristia, non solo della comunione frequente, ma dell’azione liturgica, perché ha indicato nella celebrazione liturgica la sorgente genuina della vita cristiana. Ci voleva il Vaticano Secondo per riportarci alla sorgente della Parola di Dio che è contenuta nel libro di Dio.
Dicevo di come noi abbiamo studiato la Sacra Scrittura e allora dico in un modo proprio accorato, ma tanto fraterno: noi abbiamo bisogno di dedicarci allo studio della Sacra Scrittura, non ad uno studio da specialisti, ma ad essere forniti di quel minimo di mezzi indispensabili per leggere il libro di Dio. Tra l’altro, miei cari, la riforma liturgica, che è quella destinata ad incidere più profondamente sulla vita della Chiesa, sulla vita dei nostri fedeli, è tutta imperniata su una proclamazione più abbondante e più varia della Sacra Scrittura. Vedete qual è l’atteggiamento in genere dei sacerdoti – non so se sia anche il vostro- adesso che cosa si legge?! E cosa capisce la gente!
Siamo arrivati proprio impreparati! C’è caduta addosso una tegola. E’ che la gente non capisca. Siamo noi, diciamolo umilmente, che non siamo capaci di fare intendere la Parola di Dio, perché non abbiamo mai predicato la Parola di Dio. Abbiamo predicato i predicabili -non quelli della filosofia-. Abbiamo sempre composto noi i nostri discorsi, i nostri vangelini che adesso li chiamiamo omelie, ma non sono omelie! Nella difficoltà ci troviamo tutti perché, ripeto, siamo disarmati, non abbiamo le armi, non abbiamo gli strumenti per proporre questo tesoro insostituibile della Parola di Dio alle nostre comunità.
A sentire i preti e anche i vescovi, naturalmente, che appartengono al ceto ecclesiastico e specialmente i vescovi che hanno fatto la sacra Scrittura in un determinato modo, bisognerebbe fare, per esempio, delle traduzioni parafrasate, dove invece degli agnelli si mette la lambretta, invece dei bufali si mettono i trattori o cose del genere, perché ci deve essere un linguaggio moderno. Si arriva al punto di dire che invece del pane, siccome oggi sono diventati correnti i grissini, si dica la Messa coi grissini e invece del vino si usi la Coca Cola e cose del genere, quando questi temi del pane, del banchetto, della vite sono gli strumenti attraverso i quali Dio si comunica agli uomini e sono scelti da Lui. Noi non abbiamo mai pensato di fare tentativi del genere nelle traduzioni di autori antichi.
Ma scherziamo? E’ il linguaggio che Dio nella sua sapienza infinita ha scelto! Certo è che noi dobbiamo rendere questo linguaggio accessibile agli uomini di oggi, ma non cambiarlo. Dobbiamo renderlo leggibile con una adeguata esegesi. Sempre perché non siamo preparati -scusatemi – dobbiamo prepararci, abbiamo un dovere di coscienza di prepararci perché non siamo adatti a svolgere il nostro ministero se non ci impegniamo allo studio della Parola di Dio. Riguardo allo studio della Parola di Dio io mi permetto di suggerire, per dare un’indicazione, un metodo di studio.
La Parola di Dio è un discorso che comincia dal principio e progredisce fino alla fine, è un discorso nel quale ci sono dei filoni, delle correnti, dei rivoli che siingrossano sempre di più e prendono consistenza ed evidenza. Voglio consigliare di leggere la Sacra Scrittura per temi e non un libro dopo l’altro. Questa lettura, oggi, è molto facilitata dai dizionari di teologia biblica. Tra quelli in commercio indico il “Diotionnaire de théologie biblique” tradotto, adesso, in italiano dalla Editrice Marietti. E’ il migliore. Adesso poi è uscito in edizione nuova e ancora migliorata. Non so quanti sono i temi trattati. Certamente sono più di un centinaio. Qualunque argomento può diventare oggetto della vostra meditazione prima di tutto e poi della vostra predicazione. Provate a leggerli e vedrete il progresso del significato di questi temi e scoprirete la ricchezza di questi temi proprio al fine di rinnovare la predicazione.
La Parola di Dio – sono costretto a concentrare l’argomento – è Dio che si propone agli uomini, è Dio in persona che attraverso segni, gesti, eventi e parole si propone agli uomini, si propone alla persona di ciascheduno di noi per invitarci e ammetterci alla comunione di vita con Lui. La nostra risposta a questa Parola, alla Parola attraverso la quale una Persona ci fa una proposta, è la fede: la fede che nasce dalla rivelazione di Dio. Ma quale importanza diamo alla fede in quanto nasce dall’ascolto della Parola di Dio?
Non c’è stata una certa tendenza, un tentativo proprio di sostituire la parola degli uomini alla Parola di Dio, per fare nascere la fede? Tutta la nostra apologetica -non dico che l’apologetica non ci debba essere – non tendeva forse a convertire la gente, a fare passare da uno stato di non-fede a uno stato di fede?
Ma qui siamo nel vivo di un’azione che può compiere soltanto Dio per farci passare da una condizione di vita e di natura a un’altra vita, ad un’altra natura. La parola dell’uomo o il ragionamento meglio costrutto non indurrà mai uno credere. E’ soltanto Iddio che ci dispone a credere, con l’azione dello Spirito Santo, con l’azione della sua grazia ci aiuta a credere.
Anche il concetto di grazia è molto astratto, molto oggettivato e spersonalizzato. E’ Dio che interviene! E’ Dio che agisce. E’ il momento in cui avviene il contatto tra Dio e l’uomo, tra la persona di Dio e la persona dell’uomo. L’uomo dice il suo sì perché Dio l’ ha già raggiunto, e lo ha già elevato al grado di poter pronunciare questo sì. Dunque, dice san Paolo, Rom. 10,17: “la fede dipende dall’ascolto e l’ascolto dipende dalla Parola di Cristo.” Non c’è un’altra origine nella fede. La fede deriva dalla Parola. “Qui crediderit salvus erit”e chi crede è già entrato nella salvezza. Noi abbiamo distinto fede e grazia. Sono distinzioni legittime, ma a furia di distinguerle le abbiamo separate, mentre sono un tutt’uno per un ambito vitale, nel quale avviene una comunione di vita, una comunione di esistenza, una comunione tra Dio e l’uomo.
La fede nasce dall’ascolto della Parola del Signore.
Tutta le gente che viene in chiesa ha la fede, cioè aderisce personalmente con tutta se stessa alla proposta di Dio di diventare figli di Dio, di essere figli suoi? C’è questa adesione, frutto di un giudizio, di una scelta compiuta per l’azione di Dio che ci viene incontro per salvarci?
C’è la fede nei nostri bambini? La fede del bambino che è una fede, diciamo così, protetta?
C’è la fede nei nostri adolescenti, che è la fede di quelli che cominciano a fare uso della loro libertà?
C’è la fede nei nostri giovani, che raggiungono il momento in cui sono capaci di responsabilità?
C’è la fede dell’adulto che affronta le difficoltà della vita?
C’è la fede dell’anziano o del malato che è alle soglie della vita eterna?
E’ la medesima fede, ma in una situazione psicologica, evolutiva diversa. Ce ne siamo preoccupati?
Noi dobbiamo avere questa preoccupazione e deve essere molto seria e viva.
Ricordo sempre un corso di Esercizi che ci ha predicato don Mazzolari e a noi preti ha fatto così bene! Chi lo ha conosciuto, sa come parlava don Mazzolari. Parlava senza peli sulla lingua e ci ha detto: siete proprio sicuri di avere la fede? Perché, non dobbiamo mica confondere le carte e credere che Dio ci sia, beh sì, ma che io sia impegnato personalmente con Dio, per la vita e per la morte, è tutta un’altra cosa. L’abbiamo noi questa fede? La nostra gente ha questa fede? Alla fine ci consoliamo pensando: “fidem servavi”. Non è la fede speculativa, ridotta all’apice della nostra persona, appiccicata all’intelligenza che salva, ma è la fede che coinvolge tutto noi stessi da salvare.
La fede si nutre della Parola di Dio -lo enuncio soltanto-, quindi ecco il problema della Parola di Dio.
Questa è la Parola di Dio. Dio ci interpella personalmente per chiederci se vogliamo essere suoi figli ed entrare in comunione con Lui.
Questa è la fede: la persona nella sua totalità che risponde liberamente, coscientemente in modo impegnato alla proposta di Dio.
OM 350 Loano 71