Egli stesso diventa il deserto
dove l’uomo si incontra con Dio
Sappiamo che la Chiesa ha incominciato la celebrazione della Quaresima.
Se noi siamo i figli di questa madre e maestra che é la Chiesa, se siamo i membri di questo Popolo di Dio che é la Chiesa, la Quaresima deve essere un fatto che ci riguarda personalmente.
La Quaresima non riguarda soltanto chi presiede alle celebrazioni liturgiche, chi veste di un determinato colore, chi legge e proclama parole adatte a questo tempo, ma anche chi innalza a Dio preghiere che esprimono pentimento, fiducia, speranza confidenza nel perdono di Dio nella remissione dei peccati. La Quaresima dispone le cose in modo da prepararci alla celebrazione del grande mistero della vita cristiana che è la Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo.
Il tempo di Quaresima riguarda tutti. Ciò che si fa nella Chiesa é per tutti. Ciò che si ascolta nella Chiesa é per tutti. La preghiera della Chiesa è di tutti ed è per tutti.
Noi questa sera, per la celebrazione del nostro giorno di festa, di questa prima Domenica di Quaresima, ci siamo incontrati con Gesù che si ritira nel deserto e digiuna. Il cristiano é colui che guarda a Gesù.
Il cristiano é colui che crede a nostro Signore Gesù Cristo con tutto il cuore -dice san Paolo- e proclama e dimostra nelle manifestazioni della sua condotta di essere un discepolo di nostro Signore Gesù Cristo e quindi di seguire in tutto nostro Signore Gesù Cristo, in particolare di vivere i momenti più significativi della vita di nostro Signore Gesù Cristo su questa terra, che sono i momenti in cui egli esprime più evidentemente ciò che egli é, ciò che noi dobbiamo essere, ciò che egli ha fatto perché noi possiamo essere come Lui.
Lui si ritira nel deserto e digiuna e alla fine ne sente le conseguenze e avverte gli stimoli della fame. Perché Gesù Cristo si é ritirato nel deserto? Perché Gesù Cristo ha digiunato? Perché Gesù é venuto a rivelarci le vie attraverso le quali, coloro che credono possono raggiungere il loro Dio, possono incontrarsi con Lui, possono entrare in quel rapporto che egli stesso ha stabilito per gli uomini, un rapporto di figli con il Padre. Uno di questi mezzi é il raccoglimento. Il raccoglimento é fare tacere tutto ciò che c’é intorno a noi e che ci allontana dalla nostra vita spirituale, cioè dall’intimo della vita che si svolge dentro di noi e che quindi, ci allontana dalla possibilità di un vero incontro personale e profondo con il nostro Dio Padre. Il significato della Quaresima é prima di tutto questo.
Nostro Signore Gesù Cristo che realizza nella sua persona i grandi eventi, dell’Antico Testamento: di Dio ha condotto il suo popolo nel deserto per potergli parlare e rivelarsi; di Dio che ha portato profeti nella solitudine per parlare al loro cuore e renderli araldi del suo messaggio; diventa Egli stesso il deserto nel quale l’uomo si incontra con Dio e lo esprimere in un modo percepibile per ognuno di noi allontanandosi dalla folla, ritirandosi nella solitudine del deserto a “tu per tu” con suo Padre.
Miei cari, poiché veniamo in Chiesa e diciamo d’essere cristiani, dobbiamo chiederci fino a che punto siamo seguaci di nostro Signore Gesù Cristo; fino a che punto nella nostra vita stabiliamo dei momenti in cui si riproduce il mistero del deserto nel quale si é ritirato nostro Signore Gesù Cristo. Parlo di momenti di solitudine, di silenzio, di raccoglimento, di distacco da tutti e da tutto ciò che comunemente ci circonda e ci distoglie da noi stessi e dalla possibilità di incontrarci col nostro Dio.
Evidentemente non siamo in condizione di fare questo per l’intera Quaresima, ma in questo tempo, dal momento che c’é una grazia implorata da tutta la Chiesa, noi dobbiamo approfittare per creare nella nostra giornata o nella nostra settimana un momento di pausa in cui è possibile stare con noi stessi e dare la possibilità a Dio di incontrarsi con noi. Iddio ci cerca. Iddio ci guarda e si interessa a noi. Iddio é il nostro Padre e sappiamo che la gioia del Padre é quella di stare con i propri figli. Gesù nel deserto ci richiama il nostro dovere di dare importanza al raccoglimento e al silenzio per potersi incontrare con Dio.
Gesù nel deserto digiuna. Il significato profondo del digiuno di nostro Signore Gesù Cristo é il dominio del proprio corpo, misurato su ciò che é ritenuto indispensabile per vivere. Gesù digiuna fino al limite delle possibilità umane. Come è stato il digiuno di Gesù nel deserto noi non lo sappiamo. Sappiamo che alla fine ebbe fame come un qualsiasi mortale, che si é privato di qualche cosa d’indispensabile. Perché? Perché vuole insegnare ai suoi discepoli, che sono in Lui i figli di Dio, che per ritornare a Dio, per essere i suoi figli, per rimanere con Lui, é indispensabile che ci distacchiamo da tutto quello che riteniamo indispensabile per la nostra esistenza, per giungere ad una tale fiducia in Dio da confidare più in lui che nelle cose che riteniamo indispensabili.
Forse é un pensiero un po’ difficile da comprendere. Gesù ci dà un esempio e ci dice di non essere solleciti per ciò che mangiamo, per che cosa vestiamo, dove abiteremo, perché il Padre nostro che sta nei cieli sa che abbiamo bisogno di tutte queste cose, ci dice che dobbiamo preoccuparci prima di tutto del regno dei cieli perché il resto il è dato in sovrappiù. Ripeto ancora: questo é un discorso difficile da comprendere.
Che cosa capita in pratica, miei cari fratelli? Capita che non avendo questa fiducia in Dio che ha disposto per l’uomo, tutte le ricchezze contenute nella natura, e avendo dimenticato che tutte le ricchezze della natura, del mondo, del creato sono a disposizione della vita dell’uomo, ci siamo presi la preoccupazione di fare noi qualche cosa al posto di Dio, dimenticando Dio. Anche questo é un pensiero difficile da comprendere.
Forse é più facile capire, osservando le cose accadono del mondo in cui viviamo. E’ diminuita nel mondo la fede nella paternità di Dio e gli uomini, invece di preoccuparsi di Dio, si sono preoccupati di tutti quei valori che il demonio mette davanti a nostro Signore Gesù Cristo nel deserto, per vedere se era veramente il Figlio di Dio. Gli uomini si sono preoccupati del pane, poi dell’abbondanza del pane, poi del profitto che si può trarre dall’abbondanza del pane. Dico pane per dire tutto il gioco di un sistema economico che presiede alle sorti del mondo.
Gli uomini per il profitto hanno dimenticato Dio, al posto di Dio hanno messo il profitto e noi vediamo i mali che sono arrivati all’umanità.
In tempi come i nostri, di una civiltà così progredita da un punto di vista tecnico e scientifico, i 2/3 dell’umanità mancano del pane necessario.
E non mancano del pane necessario perché sono persone differenti da noi, perché hanno un temperamento diverso dal nostro, perché non sono intraprendenti come noi, ma perché la nostra civiltà, il nostro benessere li abbiamo costretti a rimanere così o forse, a diventare così.
Un altro valore perseguito dagli uomini é quello di essere al di sopra degli altri, di primeggiare, di dominare gli altri. Pensiamo ai grandi blocchi del potere nel mondo, ma pensiamo anche che il profitto tocca ognuna delle nostre persone e ci pone nella disposizione di sfruttare il fratello. Anche la sete di potere ci tocca da vicino nei confronti dei nostri fratelli.
Vedete, allora, come é indispensabile che sottoponiamo noi stessi al digiuno di questo benessere, di questa sete di primeggiare sugli altri, di quell’inclinazione verso il godimento esagerato, non controllato per metterci nella condizione di non essere adoratori delle pietre perché diventino pane, di non essere adoratori delle grandezze che propone il mondo per essere i veri adoratori di Dio. La Chiesa, che ci propone questo tempo di penitenza, deve trovarci docili ed attenti per imparare la grande lezione della storia che il mondo attuale ci racconta con chiarezza.
Se non mettiamo Dio al primo posto nella nostra vita, se non crediamo che Dio é il Padre che sta nei cieli ma che pensa persino agli uccelli dell’aria e all’erba dei campi, se noi non crediamo che tutti gli uomini sono figli di questo Padre e valgono infinitamente più di tutto ciò che può sembrare prezioso nel mondo, noi non siamo discepoli di nostro Signore Gesù Cristo, noi non camminiamo verso di lui, noi non andiamo verso la salvezza, verso la liberazione, la vita nuova, la risurrezione e la Pasqua.
Noi vogliamo andare verso la Pasqua, la risurrezione, la vita nuova. Allora mettiamoci alla sequela di nostro Signore Gesù Cristo, entriamo nel deserto del nostro cuore e con il pentimento interiore e con la penitenza esteriore, dimostriamo chiaramente che questo é il tempo di Quaresima e che noi siamo seguaci di nostro Signore Gesù Cristo.
OM 369 Quaresima 71 – 28-2 -1971