i profeti del nuovo messaggio
Diamo modo alla parola del Signore che celebriamo insieme di scendere nei nostri cuori come la rugiada e la pioggia di cui parla il profeta, perché non ritorni a lui vuota, ma operi ciò che proclama. Ci troviamo di fronte alla persona del profeta che riceve dal signore l’ordine : alzati e proclama il messaggio che io ti darò. Il messaggio che riceve é quello di andare tra i niniviti a proclamare la penitenza. Noi siamo chiamati ad essere i profeti della nuova legge, i profeti del nuovo messaggio, che se anche cambia lo spirito ha sempre lo stesso significato. Noi siamo mandati a preparare le vie del signore e a proclamare la penitenza perché il regno di Dio é vicino, perché il regno di Dio é in mezzo a noi.
In questo breve tempo in cui siamo raccolti davanti al signore, abbiamo compreso come sia necessario operare giorno per giorno in tutte le circostanze della nostra esistenza, in tutti i momenti della nostra vita spirituale, la nostra conversione a Dio attraverso la penitenza.
Abbiamo compreso come la conversione è il senso stesso della vita cristiana e come la conversione della vita cristiana deve essere accompagnata dalla continua penitenza. Di Gesù Cristo si é detto: la sua vita é stata tutta una penitenza che é culminata sulla croce.
Fino a che punto noi adempiamo questo mandato che ci viene dal signore, di essere coloro che predicano la penitenza perché i nostri fratelli si convertano? Fino a che punto noi predichiamo il mistero della croce che é scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, che va contro la logica di certe esigenze della natura umana? Che va contro ogni principio della saggezza umana? Che ci trasporta in un ambito nuovo di vita, in cui ci incontriamo con il peccato e con Dio nostro padre che ci vuole trarre dall’abisso della nostra miseria per fare di noi i suoi figlioli? In un mondo che é alla ricerca non soltanto del benessere conveniente alla dignità della persona umana, ma che é alla ricerca della soddisfazione di tutte le inclinazioni della natura umana, fino a pensare che uno si realizza in quanto gode nella vita?
Abbiamo veramente la coscienza di adempiere al nostro dovere con chiarezza, senza equivoci, senza timore per noi di non essere accetti? Esaminiamo noi stessi con semplicità con umiltà e con grande lealtà nei confronti di nostro Signore Gesù Cristo nei confronti del vangelo. Dice il vangelo che quelli che ascoltavano nostro Signore Gesù Cristo – definiti come generazione perversa – chiedevano di vedere un segno. Il segno sarebbe stato dato nella sua persona che avrebbe ripetuto ciò che era accaduto a Giona: stare per tre giorni sepolto e poi risorgere.
Tutte le generazioni chiedono di vedere un segno. Per conto nostro, da parte nostra dobbiamo presentare lo stesso segno che ha presentato nostro Signore Gesù Cristo: di morire e di risorgere. Dobbiamo presentarci come coloro che portano nella propria persona in mezzo ai fratelli il segno evidente della croce di nostro Signore Gesù Cristo, della sua mortificazione, della morte continua che noi diamo al peccato. Dobbiamo essere il segno evidente che per la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, la nostra persona diventa creatura nuova, che la nostra vita si rinnova ogni giorno.
Questo lo dobbiamo fare per fedeltà al vangelo, per fedeltà a ciò che proclamiamo, per fedeltà a ciò che facciamo nella chiesa e particolarmente nell’amministrazione dei santi sacramenti: il battesimo che configura la morte di nostro Signore Gesù Cristo, la penitenza che suggella l’amore di nostro Signore Gesù Cristo che ci deve essere nei nostri fratelli e in noi e ci configura a Cristo crocifisso; la celebrazione della eucarestia dove Gesù é presente in mezzo a noi con la potenza della sua passione, morte e risurrezione.
Noi, in mezzo alle nostre assemblee, quando i nostri fratelli proclamano la passione, morte, risurrezione e Ascensione al cielo di nostro Signore Gesù Cristo, non dobbiamo essere in contraddizione con questa proclamazione. Noi, nella cui persona e attraverso la cui persona é avvenuto il grande evento della presenza reale sacramentale di Gesù Cristo morto e risorto e che siede alla destra del Padre, nell’attesa del nostro ritornare al Padre deve incontrarci e trovarci fedeli.
OM 388 sacerdoti 71 – 4-3-71 ore 16