Aiutateci ad essere fedeli
all’ascolto della Parola e alla preghiera
Figlioli e fratelli carissimi, non siamo semplicemente spettatori ma, ciascuno per la propria parte, compiamo e siamo coinvolti nell’evento di grazia e di salvezza che sta accadendo in mezzo a noi e per noi, in particolare per i nostri due fratelli che stanno per essere ordinati sacerdoti e per il nostro fratello che sarà ordinato diacono.
So che questi figlioli sono l’oggetto del vostro compiacimento, della vostra amicizia e della vostra attesa per domani, quando saranno costituiti nella possibilità di esercitare il loro ministero. E’ un motivo di più perché quest’evento di grazia sia fruttuoso per il nostro spirito. Allora cerchiamo di porci nel vivo della realtà di quest’evento.
Al primo posto ci sta Gesù, sommo ed eterno sacerdote sul quale è disceso lo Spirito di Dio per trasformalo, perché andasse nel mondo ad annunciare e a realizzare la salvezza di Dio. In continuazione con Gesù, con la sua persona, con il suo ministero, ci sono il vescovo, i sacerdoti, i novelli sacerdoti, il novello diacono. E tutti noi dobbiamo portare nel cuore una certezza, e tutti noi – come del resto anche voi – dobbiamo avvertire il bisogno di determinati impegni che ci assicurino di essere nella condizione di corrispondere al nostro ministero, alla nostra vocazione, a quella funzione che ciascuno di noi ha nella chiesa, rispetto alla edificazione della chiesa, rispetto alla educazione della vita cristiana.
Qual è questa certezza? E’ la parola di Gesù che dice: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, rimanete nel mio amore”.
Miei cari, questo è vero per tutti, ma è vero in modo singolare per noi che siamo impegnati nel ministero sacro. Ci pensate quanto e come il Padre ha amato Gesù Cristo? Quanto il Padre ama il suo Figliolo unigenito, il nostro Salvatore, il sommo ed eterno Sacerdote? Ebbene, dello stesso amore siamo amati tutti, dello stesso amore sono amato io – ed è una cosa tremenda pensarlo – e sono amati i miei fratelli nel sacerdozio: sono amati Franco, Bruno, Rino che riceveranno la imposizione delle mani e questo costituisce tutto per noi: questa è la motivazione della nostra esistenza e del nostro ministero per cui accettiamo di seguire nostro Signore Gesù Cristo, per cui saremo in condizioni di potere imitare nostro Signore Gesù Cristo.
La certezza di essere amati da Gesù Cristo come Gesù Cristo è amato dal Padre!
E’ da questo che noi troviamo la forza per obbedire al comando di nostro Signore Gesù Cristo. Guai se nello spirito di un vescovo, di un sacerdote, di un diacono venisse meno questa certezza! Che cosa ne sarebbe della sua persona, del significato della sua vita? Quale animazione ci sarebbe ancora nel suo agire in mezzo ai fratelli nella Chiesa? Egli, appunto perché ci ama dello stesso amore con cui è amato dal Padre, ci chiama amici prediletti, e ci chiama prediletti perché ci garantisce la grazia di riservare a noi le sue confidenze.
Non vorrei spingere troppo oltre questo aspetto, però ci tengo a mettere in evidenza la verità. Se tutti, nella chiesa hanno carismi, qui nel ministero sacro c’è un carisma al di sopra di tutti gli altri, che è conferito da nostro Signore Gesù Cristo perché noi possiamo metterci fruttuosamente al servizio dei nostri fratelli. E’ un carisma che non è solo per noi, ma è per il servizio di tutti come è di ogni dono di Dio. Dovete guardarci e vederci come amici di nostro Signore Gesù Cristo preoccupati prima di tutto, di adempiere il suo comandamento di amarci come gli ci ha amato, e di amarvi come Egli vi ama: di amarci fra di noi, ministri sacri, dello stesso amore, con lo stesso amore, nello stesso amore con cui ci ha amato e ha dato tutto se stesso per noi; di amarvi, e di insegnarvi a volervi bene vicendevolmente, come Gesù Cristo ci ha insegnato, come Gesù Cristo ha fatto.
Ecco ciò che si compie, attraverso l’imposizione delle mani sul candidato al diaconato e sui due candidati al presbiterato. Ma come saremo all’altezza del nostro compito, come corrisponderemo alle esigenze di amarvi come nostro Signore Gesù Cristo ci ha amato? Le condizioni le mette sempre la Parola di Dio: “siate saggi e sobri per pregare”.
Ecco. Una certa retorica del passato affermava che il sacerdote è un altro Cristo, ma la teologia del presente lo dice in un modo assai più profondo, assai più vero. Come si può essere l’espressione vivente di nostro Signore Gesù Cristo, come si può essere continuamente nella disposizione di vivere per i nostri fratelli, se non ci conformiamo a nostro Signore Gesù Cristo attraverso la saggezza della sobrietà, attraverso la disciplina della mortificazione, attraverso la costanza del rinnegamento di noi stessi? Se noi abbandonassimo soltanto per un giorno la preoccupazione di essere conformi a nostro Signore Gesù Cristo crocifisso per mezzo della mortificazione, noi ci metteremmo nella condizione di non essere fedeli rispetto a Gesù e rispetto a voi.
L’apostolo Pietro dice che dobbiamo fare tutto questo, per avere il cuore libero e lo spirito libero per attendere alla preghiera. Altrove dice: per attendere alla meditazione della Parola e alla preghiera, per attendere allo studio della Parola e alla preghiera. Noi dobbiamo fare queste cose. Noi qui giochiamo la nostra fedeltà a Gesù Cristo e a ciascheduno di voi, se non siamo assidui alla meditazione della Parola del Signore, la quale matura nella preghiera. Poveri noi se non preghiamo! Gesù Cristo non è più vivo in noi. Gesù Cristo non è più vivo per voi.
Ecco miei cari, come dovete guardare ai sacerdoti, come dovete accompagnare l’evento che si compie in mezzo a noi nella persona dei vostri fratelli Franco, Bruno e Rino! Aiutateci ad essere conformi a Gesù crocifisso nella disciplina della mortificazione, fateci sentire che lo apprezzate, che la esigete da noi; aiutateci e spingeteci ad essere fedeli all’ascolto della parola nella preghiera; non distraeteci, costringeteci a pregare. Saremo così i ministri di Cristo che “servono” veramente a voi e al mondo.
OM 404 sacerdoti 71