Consacrarsi interamente a Dio per diventare un suo ministro
è veramente un’avventura
Sapete che, questa celebrazione congloba l’ordinazione di un vostro amico promosso al sacerdozio. Questo avvenimento che riguarda la vita di questo nostro fratello e che riguarda la vita della chiesa stessa, lo dobbiamo vedere alla luce della parola di Dio, così come deve accadere per tutti gli avvenimenti della nostra esistenza.
La parola di Dio, la prendiamo dalle mani della chiesa nel tempo liturgico in cui avvengono le celebrazioni. Necessariamente si porrà in evidenza qualche aspetto ma è sempre utile vedere almeno alcuni aspetti della nostra esistenza e dell’esistenza della vita della chiesa alla luce della parola di Dio, per capirli e per prenderne parte perché non c’è nessuna situazione cosa che riguarda i nostri fratelli che non debba riguardare anche a noi e di conseguenza, farci prendere gli atteggiamenti animati dai sentimenti, che gli avvenimenti stessi ci debbono ispirare.
Abbiamo letto una pagina degli Atti degli apostoli e una pagina del Vangelo. Qui si dimostrano due preoccupazioni che erano già abbastanza evidenti nella liturgia di ieri. L’apostolo Paolo affida al Signore e alla sua grazia gli anziani di Efeso che ha fatto chiamare per poterli salutare. Paolo fa loro intendere che ci saranno delle persecuzioni, delle divisioni, dei falsi profeti però, egli parte sicuro perché sa a chi affidare quelli che egli lascia: li affida al Signore e alla forza della sua grazia, alla potenza della parola di Dio.
Poi c’è la preghiera esplicita di nostro Signore Gesù Cristo: “Padre santo conserva nel tuo nome quelli che mi hai dato perché siano una sola cosa come noi. Infatti, fin che ero con loro io li conservavo nel Tuo nome e li ho custoditi e nessuno di loro è andato perduto ma io prego insistentemente o Padre perché Tu li custodisca. Uno dei nostri fratelli, si accinge a fare il suo passo deciso per consacrarsi totalmente al Signore. Per essere totalmente del Signore egli, in un certo qual senso ed è un senso vero e reale, si distacca da tutto ciò che il mondo gli può proporre che può essere una consistenza economica, la sua affermazione nella vita in avvenire e si abbandona, per chi non ha fede nel vuoto, ma per chi ha fede nelle mani di Dio, sicuro che per lui c’è la preghiera della chiesa e che nella chiesa c’è per lui la preghiera di nostro Signore Gesù Cristo al Padre di custodirlo.
Oggi più che mai il consacrarsi interamente a Dio, per diventare domani il suo ministro è veramente un’avventura. Non dobbiamo nascondercelo. Voi non lo dovete ignorare. A voi piccoli piacciono le avventure. Io quando ero piccolo, se potevo avere tra mano qualche libro di avventure lo leggevo molto volentieri. Allora i libri d’avventura, erano quelli di Salgàri oramai passati di moda. Piacciono le avventure, ma piacciono fin tanto che sono nella fantasia. Nell’avventura c’è sempre l’imprevisto, il pericolo che incombe, il gesto eroico contro non so quale nemico: è la natura della vita avventurosa che possiamo vivere per un certo periodo della nostra esistenza nella fantasia, ma ciò che ieri era fantasia, per noi oggi è diventata una realtà. Anzi, questa realtà ha superato di molto la fantasia di quei tempi.
Ma ritorniamo al nostro diacono. Egli va incontro ad una avventura in un modo del tutto diverso da quello dei tempi passati. Nei tempi passati uno che entrava in seminario e chi si preparava al sacerdozio sapeva dove sarebbe arrivato e cosa avrebbe dovuto fare. Oggi non lo sa. Sa che dovrà predicare, sa che dovrà amministrare i sacramenti istituiti da nostro Signore Gesù Cristo, sa che dovrà personificare in se stesso il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, la sua grazia e la sua carità, ma non sa in che modo fare tutto questo.
Nei tempi andati al suo paese – Stefano lo conoscete tutti da dove viene – l’aspirazione di quelli che erano in seminario o non ancora in seminario, era quella di arrivare ad essere canonici o per lo meno mansionari e non di essere parroci o sotto-parroci. Da noi, invece, l’aspirazione è avere una bella parrocchia, una parrocchia tra quelle che rendono di più. Mi piace se si ride di queste cose ma, era così. Adesso non è più così. Oltre a tutto, non ci sono più le parrocchie che rendono soldi.
Adesso ci sono le situazioni che cambiano. Adesso ci sono le persone che cambiano. Adesso è il modo stesso di concepire il ministero sacerdotale che cambia. Non è detto che cambia il pensiero di nostro Signore Gesù Cristo e conseguentemente non cambia il pensiero della chiesa che interpreta quello di nostro Signore Gesù Cristo, ma cambia il modo di situarsi del sacerdote in mezzo ai propri fratelli, cambia il suo modo di esercitare il ministero in mezzo ai propri fratelli. Tutto questo cambia, non c’è nulla di scritto e di definito per colui che oggi si consacra al Signore, per camminare con certezza. Ripeto: è un’avventura.
Si può andare incontro ad una avventura senza una garanzia di sicurezza dello scopo che si vuole raggiungere e che valga la pena di correre quel rischio? La sicurezza non esclude il rischio. Questa garanzia ci vuole. Da chi ci può venire questa garanzia? Non ci può venire da nessun altro se non dalla preghiera di nostro Signore Gesù Cristo che ha rivolto al Padre di custodirci. Non ci può venire da nessun altro se non da Lui nostro Salvatore, che ha pregato il Padre in questo senso.
Allora, da parte nostra che siamo già sacerdoti, da parte di questo nostro fratello che questa sera è promosso al suddiaconato, da parte vostra che siete già diaconi, da parte vostra che vi preparate, che cosa importa davanti e soprattutto? Importa affidarci alla sicurezza che ci viene dalla preghiera di nostro Signore Gesù Cristo. Sappiamo di chi ci dobbiamo fidare ” scio qui credi”, so a chi mi sono affidato. Questo dice quanto sia importante, per chi si prende un impegno nella chiesa oggi, mettere al sicuro il proprio affidamento a nostro Signore Gesù Cristo e attraverso lui, al Padre in unione con Lui, e in un esercizio di unione con Lui che significa preghiera.
Ognuno deve essere così. Non deve andare avanti perché avrà l’appoggio degli amici, non deve andare avanti perché avrà l’appoggio della comunità presbiterale, non deve andare avanti perché avrà l’appoggio del vescovo. Tutti questi “perché” devono essere superati dal “perché” ultimo: posso andare avanti “perché” Colui nel quale posso fidare, in un modo assoluto, è nostro Signore Gesù Cristo a cui, in ogni istante in cui io mi troverò smarrito o sarò in pericolo o devo affrontare un rischio, devo rivolgermi. Signore aiuta la mia fede, Signore salvami perché perisco”. Con questa umiltà e con queste disposizioni dobbiamo andare incontro al Signore.
Naturalmente, in questo momento noi tutti ci raccogliamo in preghiera perché questo nostro fratello intenda tutto questo e altre cose connesse con il passo che egli compie, perché sia veramente sostenuto dalla grazia di nostro Signore Gesù Cristo e dall’assistenza materna di Maria santissima.
OM 414 Seminario 71 – 26 Maggio