Come sarà
il sacerdote di domani?
Carissimi, il mio saluto è rivolto a tutti quelli che sono configurati al sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo attraverso l’azione di tre distinti sacramenti: battesimo, cresima, ordine sacro. E mi permetto di farvi notare, com’è vero, anche se in molti settori e sotto certi aspetti ancora non si intravede, che la chiesa cammina sotto la spinta del Concilio Vaticano secondo.
Questa basilica con-cattedrale compie il centenario di Leon Battista Alberti, che ha concepito questo grandioso, fastoso edificio sacro. Ma in una storia lunga di diversi secoli non è mai capitato che si fosse celebrata una liturgia come quella di questa sera.
E mi piace ancora rilevare che la particolarità della liturgia di questa sera non è data soltanto per la presenza di un numero abbastanza considerevole di candidati al diaconato o dal fatto che i loro parroci, i loro amici sacerdoti concelebrano con il vescovo, ma soprattutto dal tipo della vostra presenza, prevalentemente giovanile che dice la comunione di amicizia e di fede che lega in modo singolare i giovani, oltre ai parenti, a questi nuovi diaconi.
Inoltre non c’è soltanto questo tipo di comunione con loro, ma c’è anche un tipo di comunione nella chiesa, perché tutti sono qui preparati a partecipare attivamente a questa liturgia che si celebra per la ordinazione dei nuovi diaconi. Questo è nuovo, questo è rinnovamento e nel senso di questo rinnovamento la chiesa camminerà. Camminerà per l’azione dei vescovi ai quali qualcuno crede poco -a volte ci sono anche le ragioni – camminerà per il ministero dei sacerdoti che entrano giorno per giorno sempre di più nel senso della chiesa, nel senso del grande evento della salvezza, secondo le direttive che scaturiscono dal Magistero del Concilio.
E così avverrà questo rinnovamento in particolare per il ministero dei giovani sacerdoti e per quello di questi diaconi i quali non sono destinati a rimanere diaconi ma a diventare sacerdoti fra pochi mesi.
Mi rivolgo a voi, miei cari giovani: sono veramente, saranno veramente, ce lo auguriamo con tutto il cuore, i vostri sacerdoti, i sacerdoti del nostro tempo? Come saranno? Nessuno di noi lo può sapere. Neppure loro lo sanno. Lasciatemi dire, in qualche modo, neppure la chiesa lo sa. Non turbatevi, non scandalizzatevi. La realtà è, che la chiesa è talmente un mistero nella quale è presente l’azione di Dio, che neppure la chiesa può dire con certezza che come sarà il sacerdote di domani. In questa azione noi abbiamo un ruolo che dipende totalmente dalla imprevedibilità dell’azione di Dio in noi.
Qualcuno, lo so già, non è contento di questa mia affermazione. Eppure io la sostengo. State tranquilli: il sacerdote, il ministro sacro, sarà sempre colui che annuncerà il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo – sia ben chiaro – e non un’altra cosa, non un’altra dottrina, non un’altra ideologia. Sia ben chiaro che il ministro sacro sarà sempre colui che presiederà alle celebrazioni liturgiche coi poteri che gli vengono da nostro Signore Gesù Cristo, i poteri formidabili di trasformare il pane e il vino e di conseguenza di trasformare gli uomini e trasferirli dall’abisso del peccato alla comunione di vita con Dio, per una strumentalità di cui si serve Iddio per la salvezza di tutti noi, di tutto il mondo, di tutto il creato.
State tranquilli, i sacri ministri saranno sempre quelli che staranno davanti a voi come Gesù Cristo buon pastore che compie due azioni: dona la propria vita ai fratelli e conduce i fratelli verso le mete della salvezza. Ma come esprimeranno tutto questo? Come incarneranno tutto questo? Come compiranno tutto questo? Come lo diranno? Non lo sappiamo con chiarezza.
Ricordate bene: quando questi vostri fratelli saranno diventati sacerdoti non avranno scoperto tutto e anche quelli che saranno ordinati fra cinquanta anni non avranno scoperto tutto. No. Tutti dobbiamo imprimerci bene nella mente che nella chiesa dobbiamo essere in un atteggiamento di ricerca per scoprire giorno dopo giorno dove si trova la presenza di Dio, dove si trova l’azione di Dio, come noi con tutta la nostra persona, con tutta la nostra vita, con tutta la nostra attività, dobbiamo comportarci con la presenza di Dio e con la sua azione.
Ecco come stanno le cose! La salvezza portata da nostro Signore Gesù Cristo è una vita, è la vita degli uomini che comunicano con la vita di Dio. E gli uomini di oggi non sono più gli uomini di ieri, così come gli uomini di un prossimo domani non saranno più come gli uomini di oggi. E gli uomini di tutti i tempi dovranno essere in condizione di poter comunicare con Dio eterno ed immutabile, padrone della storia, che ha creato gli uomini che camminano nella storia. Chiede soltanto di essere in mezzo a loro, perché giorno per giorno realizzino se stessi, giorno per giorno si avvicinino alle esigenze della propria vocazione, giorno per giorno progrediscano.
Questa parola: “progrediscano”. Noi viviamo in tempi di progresso ma se pensiamo bene: il progresso senza Dio, in un atteggiamento di indifferenza verso Dio, di distacco nei confronti di Dio è un progresso che minaccia di soffocare l’uomo. E minaccia di soffocarlo attraverso una scienza, una tecnica, un sistema volti soltanto a procurare la sovrabbondanza di beni materiali che, poi, diventa penuria e miseria per altri fratelli i quali vivono nello stesso nostro mondo, sono creature dello stesso Dio, sono i figli dello stesso Padre.
Ci vuole un altro progresso. Ci vuole il progresso della vita spirituale, ci vuole il progresso della parte più preziosa della vita umana, ci vuole il progresso della parte più profonda di ognuno di noi: è il progresso a cui noi, vostri servitori e servitori di Dio, dobbiamo dedicare tutta la nostra esistenza e tutta la nostra attività perché si realizzi, perché si compia il grande disegno che Dio porta avanti nella storia attraverso le contraddizioni, attraverso le opposizioni dei vari egoismi che finiscono di sfociare sempre verso di lui che è amore, verso di Lui che è il nostro Padre.
Più o meno pensando a queste cose e ad altre che lo Spirito può suggerire ai vostri cuori, noi compiamo i nostri gesti, attraverso i quali la potenza dello Spirito di Dio realizza il grande avvenimento nella storia della chiesa mantovana di consacrare, di possedere, di disporre di nuove esistenze, per la vita e la salvezza di tutti. I sacri ministri saranno sempre quelli che staranno davanti a voi come Gesù Cristo buon pastore che dona la propria vita ai fratelli e li conduce verso le mete della salvezza.
OM 416 Sacerdoti 71 – 4 Novembre 1971.