Chiesa locale e rinnovamento delle strutture
nello spirito del Vaticano II
A me avete dato un tema. Non dico che sia difficile. Per se è difficile. Io lo rendo facile non nella esposizione perché in questo forse non sarò facile, nel senso di prendere le cose con grande fiducia in qualche cosa che è al di sopra di tutti i nostri discorsi, in qualche cosa che accade nonostante noi, in qualche cosa che ci rende intelligenti “da dentro” per l’azione dello Spirito Santo, in qualche cosa che ci rende aperti, proprio attraverso questi avvenimenti di chiesa.
La chiesa è un evento. Qui accade qualche cosa. Accade che apriamo gli occhi. Li apriamo tutti insieme. (Qui non c’è maestro e non ci sono discepoli . Gli occhi li apriamo tutti insieme dinanzi a questa stupenda rivelazione che Dio fa ai nostri tempi nella chiesa.
Adesso incomincio a leggere quello che ho scritto. Non ho mai scritto le prediche. No? Ma per venire ad Acqui ho scritto. Può essere un difetto. Leggo adagio e quando non capite alzate la mano. Rimarremo nei limiti di tempo stabiliti: il mio discorso può continuare all’infinito e poi, non sono tanto cose che si debbono dire dall’alto ed essere recepite dal basso, sono cose che vanno studiate insieme e poi concretizzate con l’aiuto della grazia del Signore.
Io tento di situare il mio discorso nell’ambito di una visione della chiesa locale che è stata illustrata con competenza e chiarezza da chi mi ha preceduto, soprattutto da don Magrassi .
1) Non si può fare un discorso sulle strutture se non si ha questa visione della chiesa.
2) E inoltre, identifichino la vita cristiana con la vita della chiesa.
3) Non si tratta di osservare i dieci comandamenti: si tratta di essere una cosa talmente nuova da superare i dieci comandamenti
4) In altre parole noi siamo costituiti nuove creature per l’azione dei sacramenti: siamo quello che siamo per il battesimo per cui siamo figli di Dio; siamo quello che siamo per l’azione dello Spirito Santo che è in noi; siamo quello che siamo perché siamo le membra che si incorporano continuamente nel Capo, Cristo specialmente, attraverso la celebrazione eucaristica. Questo è il realismo primo della nostra persona. L’altra dimensione sempre della nostra persona, una dimensione intrinseca, è quella ecclesiale.
5) Mi rivolgo specialmente ai sacerdoti: che cosa ne abbiamo fatto, noi, del mistero trinitario? Lo abbiamo semplicemente escluso dalla nostra esistenza. Ecco qui una azione di scristianizzazione della nostra teologia e della nostra catechesi. Guardate che queste espressioni sono estremamente vere anche se, lì per lì, turbano. Lasciamoci turbare.
6) Non sono belle e vaghe espressioni: non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me; Cristo è la mia vita; per me vivere è essere Cristo.
7) Qui è il centro: se la persona non si salva, se la persona non si espande la struttura non è valida
8) Nella concezione latina della teologia trinitaria noi pensiamo a un Dio solo in tre persone,la teologia orientale invece più vicina alle sorgenti, pensa prima alle tre divine persone. Questo è lo stupendo, è il meraviglioso, è il modello è l’ indicazione l’ esigenza per noi: Tre sono Uno solo! Non è uno che si divide in tre, sono tre che formano uno solo. Questo è importante da tenere presente.
9) Se avete fatto caso, io ho detto che il Presbiterio è a realtà ecclesiale in cui ogni presbitero è in comunione con i sacerdoti e col Vescovo. Fin tanto che non realizzate la comunione tra di voi -secondo me- è vana ogni comunione col vescovo. Io avrei terribilmente paura, perché so che non sono di fronte a una realtà
che è ecclesiale, di sacerdoti che vanno d’accordo con me e non
vanno d’accordo tra di loro. Vogliatevi bene tra di voi .
10) Era una a educazione individualistica. Ricordate tutti i richiami, tutte le avvertenze a riguardo dell’amicizia. Quando in seminario due andavano d’accordo erano già due persone sospette. Comprendo i motivi per cui anche don Bosco era preoccupato delle amicizie particolari. L’amore di Dio, il precetto del Signore è stato completamente ignorato.
11) C’è anche il Papa, ci sono anche i vescovi ma prima di tutto è lo Spirito Santo e il papa e i vescovi sono perno di unità,fondamento di unità. Ciò a cui si deve tendere è l’unità altrimenti non costruiamo più nessuna chiesa, non costruiamo – più semplicemente – nessuna vita cristiana.
12) vi dico come è costituito il mio, come lo ho attuato e come funziona. Funziona come il vostro. La parte elettiva e sono i membri più decisivi: quelli eletti dal clero, un rappresentante per ogni vicariato. Per ogni vicariato, colui che rappresenta i suoi confratelli deve essere davvero rappresentativo. Allora, su 15-20 sacerdoti non deve essere eletto con tre o cinque voti. Secondo medeve avere la maggioranza dei 2/3.
Il suo compito è quello di raccogliere ciò che emerge nelle situazioni, soprattutto dalle esigenze dei suoi confratelli, e portarli nel Presbiterio, nel consiglio presbiterale. Nel consiglio Presbiterale i problemi saranno discussi, vagliati maturati. Forse ne verranno fuori delle proposte ma non è necessario.
Questo rappresentante deve essere capace di riportare ai sacerdoti della zona i risultati dei lavori.
Questi sono gli elementi decisivi del consiglio presbiterale.
Naturalmente poi ci sono altri elementi. I miei hanno voluto i rappresentanti dei viceparroci: hanno il sindacato. E ci stanno molto bene. Guai, in questi tempi, contrastare la voce dei giovani, la sensibilità dei giovani,le esigenze dei giovani anche se qualche volta le giudichiamo utopistiche. Devono essere presenti.
Come funziona. La destinazione, l’elezione non è stata fatta allo scopo da parecchi vicariati e allora si trovano male: hanno tenuto conto del titolare della basilica, del dottore in utroque, ecc.
13) che vale infinitamente di più altrimenti si rimane nel campo amministrativo delle istituzioni civili.
14) la giurisdizione è conferita al vescovo attraverso il sacramento dell’ordine. Idem, c’è una certa giurisdizione che è conferita al presbitero per una azione sacramentale, quindi comporta con se una grazia. Una indicazione data da un vescovo, una indicazione data da un presbitero, che è in comunione con tutta la chiesa, portano con se la garanzia di una grazia. Non è come l’ordine che viene da un superiore o da una superiora… ci sarà una grazia ma non di carattere sacramentale a meno che non sia vescovi! Questo non si verifica per le superiore! In Puglia si è verificato il “mostrum apuliae”: la badessa di Conversano aveva la giurisdizione sui preti. Vedete li a che deformazioni porta.
15) la comunità parrocchiale ha una prevalenza nella tradizione della chiesa, ma ogni singola comunità legittima presieduta dal sacerdote porta con se che il sacerdote rappresenta il vescovo,fa le veci del vescovo ecc.
16) Questo non l’ho scritto ma devo dirlo anche in seguito alla lettura di ciò che voi avete detto: siamo troppo preoccupati della massa, di tutti.
Certe azioni pastorali che si sentono ancora nel presente -le missioni- si concludevano con una gran bella confessione anche dei lontani, una gran bella comunione e poi le cose erano come prima. Non si raggiungono i lontani, gli assenti con una azione così massiva. La legge è un’altra.
17) la parrocchia non è comunità di base,la famiglia può essere comunità di base ma non tutte le famiglie,solo quelle famiglie che sono aperte, sensibili, generose per corrispondere a questa esigenza della natura della chiesa.
Ho detto: famiglia cellula sacramentale. Anche qui dobbiamo dare molta avvertenza: ciò che è sacramentale nella chiesa garantisce una presenza e una azione di Cristo. Quindi tra marito e moglie, tra genitori e figli c’è una presenza di Cristo operante per la virtù di un sacramento che, se non imprime un carattere è tuttavia un sacramento permanente in questo sono permanenti coloro che lo portano e quindi sono tutti elementi della chiesa la comunione tra i membri e la fecondità.
18) se nel concilio sta scritto che i sacri pastori sanno di non essere investiti in esclusiva della missione salvifica della chiesa questo lo debbono sapere anche i sacerdoti e allora ne viene di conseguenza che la missione salvifica di nsgc la dobbiamo portare avanti tutti insieme. Nessuno è dispensato. Ma noi dobbiamo fare in modo che tutti prendano coscienza di questa loro responsabilità e ne diventino capaci
19) come ogni piccola, minima comunità legittima, rappresenta il mistero di tutta la chiesa. La chiesa è come la eucarisia. Gesù Cristo è presente in ciascheduna ostia come in ogni parte dell’ostia. Purché la comunità sia legittima lì c’è tutto il mistero della chiesa. E perché una comunità sia legittima è necessario che sia aperta alle altre comunità ecclesiali: parrocchia con parrocchia, Diocesi con diocesi, comunità religiose con comunità religiose.
Che cose sono avvenute nella vita della chiesa!
20) Io ho questo modo di vedere le cose; non dico che sia l’unica prospettiva. Nell’ambito dell’esistenziale si può cominciare da tanti punti diversi però, la piccola comunità che comunica con le altre comunità forma la chiesa locale.
Mantova,4/9/71.
Rev.o Monsignore,
purtroppo non ho ancora dato un serio pensiero alla conversazione che devo svolgere da voi: ho terminato ieri la mia settimana che mi ha tenuto ben occupato.
Proprio grosso modo la concepirei così:
a) il rinnovamento deve verificarsi nelle persone
b) le strutture sono dei mezzi subordinati al fine;
c) il fine delle strutture coincide con le finalità della missione della chiesa : formare l’unità del popolo di Dio, del Corpo di Cristo, del Tempio dello Spirito Santo, ecc. attraverso l’esercizio dei tre “munus” profetico, sacerdotale, regale.
Prenderò in considerazione la parrocchia, il vicariato, a curia.
Insisterò sull’unità dei fini della pastorale, sulla collaborazione, sulla comunione .
Con molta libertà mi dia quei suggerimenti che crede del caso.
In attesa di conoscerla la saluto cordialmente.
ST 185 Acqui Terme 71
Da leggere con bollettino diocesano di Mantova n. 8-9-1971 pag.316-321 .