La Famiglia e la Chiesa
settimana pastorale 1971 -la parola del vescovo
Mons. Carlo Ferrari
Presentazione
La nostra è la situazione e di conseguenza l’atteggiamento di chi è alla ricerca di linee valide per una pastorale della chiesa locale.
Tutti i membri del popolo di Dio sono responsabili della missione salvifica che Cristo ha affidato alla sua chiesa.
Quando ogni membro della chiesa assolve, per la parte che gli è propria, al suo compito nell’ambito della attività della chiesa, si realizza una azione pastorale.
Il soggetto dell’azione pastorale è la chiesa in quanto si concretizza nello spazio e nel tempo, cioè i credenti i quali, presieduti dal Presbitero che rende presente e fa le veci del Vescovo, ascoltano la Parola di Dio, celebrano l’eucaristia ed esprimono progressivamente nella loro esistenza l’unione con Dio e con i fratelli, cioè si caratterizzano all’insegna del comandamento del Signore: di amare come egli ci ha amato.
Proprio dove la vita della chiesa raggiunge il suo culmine, la sua unione con Cristo e la sua disponibilità per i fratelli, e quando i suoi membri sono riconoscibili come discepoli del Signore, matura una azione pastorale.
In altre parole: i membri della comunità, sempre secondo la parte e il dono loro propri, sono il soggetto dell’azione pastorale nella misura della statura della loro fede e del grado della carità che li unisce a Cristo per donarsi con lui ai fratelli.
Al fine di questa maturità di fede e di questo fervore di carità pare che non sia trascurabile tenere presente la interdipendenza tra due realizzazioni della chiesa, la famiglia e la comunità locale o se si vuole, tra il sacramento del matrimonio e il sacramento della chiesa; pare che almeno sommariamente, si possa affermare: la famiglia fa la chiesa, la chiesa fa la famiglia.
Non è nostra intenzione individuare i punti di interferenza e le implicazioni del rapporto famiglia-chiesa: proponiamo delle suggestioni dottrinali e alcune indicazioni pastorali che riteniamo valide per la famiglia e per la chiesa; in particolare il tema biblico delle nozze, la comunione nell’amore, la fecondità dell’amore.
Inoltre il nostro discorso non è motivato dalla gravità e dalla urgenza dei problemi che la famiglia pone per proporre la soluzione dei singoli problemi, ma è un tentativo di scoprire dove opera la salvezza di nostro Signore Gesù Cristo per metterci in sintonia con la sua azione, convinti che soltanto da essa viene la soluzione valida di ogni problema della salvezza umana. (segue solo la stampa)
Itinerario
Un itinerario di lavoro potrebbe essere questo.
1 ) partendo dalla realtà concreta e vissuta della famiglia così come è, arrivare alla scoperta teologale della sua realtà, della sua ricchezza e del suo dinamismo;
2) scoprire, chiarire quindi la sua natura sacramentale di contenuto, di segno e di strumento di salvezza;
3 ) scoprire, chiarire e rendere effettivo il suo inserimento nel sacramento della chiesa: come nasce dalla chiesa, in che senso è chiesa, come cresce e si espande nel tessuto della vita della chiesa, come è responsabile della missione della chiesa al fine di renderla feconda al di dentro e al di fuori;
4) scoprire, chiarire, rendere effettivo il compito della chiesa rispetto al nascere, al maturare e all’espandersi della famiglia.
Il nostro, come abbiamo già detto, non vuole essere un discorso sui problemi della famiglia, ma un discorso sulla pastorale organica della chiesa locale che individua nella famiglia:
a) la comunità base sacramentale ed esistenziale della comunità ecclesiale;
b) il soggetto privilegiato di una azione pastorale comunitaria;
c) quindi il segno e lo strumento insostituibili per concepire rettamente ed attuare efficacemente una pastorale ecclesiale.
Visione globale
Dio chiama ed ammette gli uomini alla comunione di vita con se; per attuare il suo progetto manda il suo Unigenito nel mondo perché chi crede in lui abbia una vita nuova, sia nuova creatura, nato da Dio, suo figlio e perciò fratello di tutti i figli del Padre.
Dio salva e santifica gli uomini non individualmente, senza nessun legame tra loro, ma di essi vuole costituire il suo popolo, la sua famiglia, la chiesa che trae la sua origine e ha il suo modello nella comunione delle divine Persone di un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo.
La famiglia è il luogo privilegiato dove i singoli membri sono chiamati a realizzare se stessi in una singolare comunità di amore ecclesiale, il quale ha come fondamento, modello e fonte di possibilità di realizzazione la presenza di Gesù Cristo, Sposo della chiesa, garantita dal sacramento del matrimonio.
Il tema delle nozze
Dio sancisce con Israele una alleanza; il significato profondo della alleanza comporta che Dio sia tutto di Israele e che Israele sia tutto di Dio in vista della salvezza di tutte le nazioni. L’immagine caratteristica che esprime il significato dell’alleanza è quella delle nozze.
L’immagine biblica delle nozze rivela quale sia nel pensiero di Dio la realtà delle nozze e di che tipo siano i vincoli che uniscono gli sposi tra di loro: il dono della totalità di se stessi nella fedeltà di un amore fecondo.
Gesù Cristo dà compimento all’immagine messianica dell’A. T. nella realtà della sua persona di Figlio di Dio fatto uomo:
a) le nozze nell’unità dell’essere e dell’amore tra la divinità e l’umanità assunta;
b) le nozze con la sua chiesa, la quale diventa la mediatrice della fecondità salvifica nella misura della sua fedeltà all’amore del suo Sposo.
In questa prospettiva le nozze come sono nel pensiero di Dio diventano una realtà effettuabile, perché nel sacramento del matrimonio Cristo libera dalla prigionia dell’egoismo l’amore dei coniugi, lo purifica dal peso di ogni amore equivoco, lo santifica nel senso di convogliarlo nella forza della generosità con cui ama la chiesa col dono di se stesso spinto fino alla morte.
Questo amore, come quello di Cristo, è fecondo per lo sviluppo e la maturazione della personalità degli sposi e per la vita e la esistenza dei figli.
E’ logico che la realizzazione delle nozze è legata alla presenza operante di Cristo assicurata dal sacramento e dalla risposta della fede dei coniugi, la quale deve continuamente alimentarsi alla mensa della Parola e del Corpo di Cristo e svilupparsi in un ambiente di carità ecclesiale.
La fecondità delle nozze
L’alleanza di Dio con Israele è ordinata alla salvezza di Israele e per mezzo suo a quella di tutto il mondo. Espressa attraverso l’immagine delle nozze, la vocazione missionaria del popolo di Dio è descritta dai profeti nei termini della infedeltà, della prostituzione, della desolazione, della vedovanza quando questi si allontana dal suo Dio; quando Dio, mosso dal suo amore di Sposo, dimentica il peccato del suo popolo e nella sua inesauribile misericordia torna a riunire a se la sposa infedele, questa gioisce per la gloria della corona di una moltitudine di figli: da tenere presente il contesto ambientale in cui la fecondità è la più alta aspirazione della donna e la infedeltà è la più desolante umiliazione.
Il N.T. ci pone di fronte al compimento delle realtà che le immagini del V.T. contenevano e prefiguravano, e ci pone di fronte al paradosso del senso nuovo delle realtà stesse: la fecondità « verginale » e « spirituale » che si identifica con la missione che Cristo affida alla chiesa.
Questa non è la sede per tentare una qualsiasi descrizione di un mistero. Costatiamo che i credenti nascono alla vita nuova di figli di Dio da una azione feconda verginale, spirituale frutto dell’amore di Cristo per la chiesa e di quello della chiesa per Cristo e i fratelli.
La fecondità descritta nelle figure bibliche e quella della missione di Cristo e della chiesa ha una rilevanza unica nel matrimonio.
Nel sacramento del matrimonio l’amore degli sposi, ha, per così dire,una fecondità a tre livelli:
a) è fecondo per gli sposi in quanto l’amore che li unisce nel vincolo più totale della loro persona è investito dall’amore sponsale di Cristo e diventa di conseguenza mediatore di salvezza mettendoli nella condizione di poter nascere e maturare secondo una dimensione nuova di comunione di vita;
b) è fecondo per i figli, i quali tanto più sono frutto di amore quanto più fecondo è stato l’amore nel senso sopra descritto;
c) è fecondo per la crescita e la maturazione dei figli i quali da oggetto dell’amore dei genitori devono sempre più diventare soggetto della nuova comunione di amore: I’ordine delle cose esige che l’amore per i figli derivi dall’amore vicendevole attuale dei genitori, il quale è la naturale continuazione e la verifica dell’atto di amore da cui sono nati.
Ai fini del nostro discorso ci pare sufficiente di essere arrivati a sottolineare i diversi livelli della fecondità dell’amore coniugale. Ci pare così che la comunione di amore coniugale descritta nel primo punto aiuti ad intendere il mistero della comunità ecclesiale; la fecondità dell’amore coniugale costituisce a sua volta il punto di partenza per intendere la natura della missione della comunità cristiana.
La famiglia, comunità ecclesiale
La natura del mistero della chiesa e i suoi compiti salvifici, come abbiamo già ribadito, sono descritti nella Sacra Scrittura con l’immagine delle nozze, comunità di amore e di vita feconda.
La tradizione apostolica e i primi Padri della chiesa hanno approfondito il contenuto dell’immagine e hanno concepito la vita e I’ azione della chiesa come comunione feconda. Il mistero della vita nuova che nasce da Dio, attraverso il Cristo nello Spirito si attua concretamente per la mediazione della chiesa; questa mediazione è concepita come una maternità: la chiesa-madre.
Chi feconda è Dio, il « seno » è la comunità, la generazione e la crescita dei credenti sono condizionate dalla carità che unisce i membri della comunità tra di loro e con Dio. Nella comunità cristiana ogni membro da solo è « figlio » che riceve, unito ai fratelli e con Dio è « madre » che dà.
Se infatti lo scopo dell’azione pastorale è quello di rendere effettiva l’opera della salvezza, ciò non potrà avvenire se non per un sinergismo nel quale confluiscono l’iniziativa dell’amore di Dio e la risposta della collaborazione dell’uomo. Questo si verifica in tre momenti di un solo evento:
a) Dio presente e attivo nell’umanità di Cristo;
b) Cristo presente e attivo nella comunità;
c) Cristo e la comunità presenti e attivi nell’unica azione della Parola, del Sacramento e della esistenza cristiana.
La « comunione nell’amore » e la « fecondità dell’amore » trovano in questi tre momenti il loro movimento discendente e ascendente.
Il movimento discendente è quello di Dio che nel suo amore va in cerca dell’uomo: il Figlio di Dio che prende possesso della sua Sposa, I’umanità assunta nel vincolo indissolubile di amore dell’unità della Persona; Cristo che unisce a se nel vincolo della donazione di se stesso, sulla croce, la sua Sposa che è la chiesa (costituita nella concretezza dello spazio e del tempo: la comunità locale); Cristo e la chiesa che raggiungono con la loro azione colui che è chiamato alla fede e a maturare nella fede.
Il movimento ascendente è quello dell’uomo che per il dono della fede è membro della comunità, è inserito in Cristo e cammina con i fratelli verso il Padre.
Il punto focale dell’attività pastorale è la comunità (chiesa) congiunta al suo Capo da cui attinge vita e vitalità per l’azione dello Spirito, convocata a partecipare alla comunione con Dio. Questa comunità manifesta sensibilmente e contiene realmente la presenza salvifica di Cristo, come Cristo esprime visibilmente e compie realmente l’opera del Padre. In questa comunità esistono dei momenti particolari nei quali la comunità e Cristo sono congiunti in modo istituzionale, concreto, sicuro, per compiere visibilmente un’azione di salvezza la quale da una parte dice ciò che « è » e « fa » Dio, Cristo, la comunità per l’uomo e dall’altra ciò che « è » e « deve fare » I’uomo per Dio: sono i momenti sacramentali.
Si può ribadire come sia determinante per l’azione pastorale il grado di comunione nell’amore dei membri della comunità tra loro e con Dio e quello dell’impegno organico di ciascuno ad essere fedele al suo compito (ministero), responsabile nel fare fruttificare la sua grazia, attento a sintonizzare il suo carisma con quello degli altri:questi sono gli elementi di una autentica pastorale.
Si intravvede come si configuri il processo della fecondità della chiesa: ognuno vive nella chiesa e della chiesa; ognuno svolge il suo ruolo e fa vivere la chiesa. In questo processo la chiesa è sposa perché si dona a Dio e riceve da Dio, è madre perché si dona a Dio e ai fratelli.
Si intravvede ancora come il soggetto dell’azione pastorale è la comunità ordinata secondo i ministeri, i doni, la grazia e la misura della fedeltà e dell’ impegno al proprio compito.
Il discorso della famiglia evidentemente non va ridotto a un espediente letterario per intendere la chiesa, ma è di per se stesso già un discorso di chiesa perché la famiglia è una realtà ecclesiale; come la chiesa a sua volta è una realtà famigliare. Il punto nodale pare debba individuarsi nella natura sacramentale dell’una e dell’altra, dove la « comunione nell’amore » e la « fecondità dell’amore » sono come le « res » di entrambe le realtà, sia pure a livello diverso e con diverse componenti.
Pare che su questa pista si debba ricercare una teologia della pastorale.
Mentre appare abbastanza fondato che il punto di partenza per una pastorale della chiesa locale è la famiglia, dobbiamo riconoscere che manchiamo di modelli e di esperienze per fare della chiesa una « famiglia di famiglie »: anzi non è questo il traguardo unico tra la comunità di base (famiglia) e la comunità ecclesiale (parrocchia, diocesi); è naturale che ci sia uno spazio per comunità intermedie; ciò che conta è che sia garantito il punto di partenza (la famiglia), quello di arrivo (la chiesa) e viceversa. (continua il manoscritto MN 311)
Si tratta di una visione delle cose e di una conseguente mentalità che deve profondamente mutare. Del resto è altrettanto necessario che il momento di partenza si verifichi quando siamo disposti a riconoscere che il livello delle nostre cristianità e delle nostre iniziative pastorali è troppo al di sotto dei contenuti della salvezza: il cristianesimo è una realtà di vita nuova, è una rottura rispetto a una esistenza che non sgorghi da questa strapotente sorgente di novità di vita e che non si snodi secondo le esigenze che contraddicono alle esigenze della concupiscenza della carne, degli occhi, della superbia della vita (cr I Gv 2, 16).
Senza volere in nessun modo scoraggiare la massa dei nostri fratelli, è urgente sensibilizzare la coscienza dei più aperti perché avvertano che il vangelo ci chiede la disposizione a lasciare la corrente comune che trascina tutti, per entrare in una comunità, sia pure ristretta, di rinascita personale, di « perdita » rispetto ai valori del mondo, oggi proposti e imposti dalla civiltà produttiva e consumista; una comunità che non si distacca per orgoglio, ma per un umile riconoscimento di non essere fedeli al vangelo e nella fiducia di dare inizio a una seria conversione.
Proposta di iniziative
L’iniziativa più incidente ci pare un vero catecumenato in preparazione alla celebrazione del matrimonio.
La prima ragione è di ordine teologico: il matrimonio come ogni sacramento, è sacramento della fede; cioè il momento culminante, segnato dalla garanzia dell’impegno di Dio, il quale assicura il compimento in senso salvifico di quanto è espresso globalmente nel segno. Perciò la celebrazione del sacramento è il momento della maturazione della fede nata dalla Parola di Dio e sviluppata nella “intelligenza” di tutto il mistero cristiano. Da notare che il sacramento del matrimonio e la rispettiva catechesi non si possono considerare come dei settori a se stanti, ma sono immersi, collegati, sostenuti dal rapporto con tutti i sacramenti che lo precedono e con tutto il messaggio cristiano; non vale tanto una catechesi del matrimonio, quanto una catechesi del matrimonio nell’ambito di tutto il mistero cristiano.
Diventano evidenti allora due altre motivazioni: la prima è l’età matura dei catecumeni che si presta a una sistematica e completa catechesi per adulti; la completezza di questa catechesi deve trovarsi più sulla organica globalità dei contenuti che nella molteplicità dei dettagli. La seconda motivazione è forse la più decisiva: esiste nei catecumeni in parola una affinità psicologica fra la loro situazione dominata dall’amore e il messaggio cristiano che è un messaggio di amore.
Il lavoro più impegnativo e difficoltoso è quello di arrivare a una sintesi del cristianesimo incentrato sul tema biblico delle nozze.
Il tema delle nozze scandito nei temi dell’alleanza, del banchetto della pasqua, ecc., mentre ingloba tutti gli aspetti dogmatici, sacramentali, morali della dottrina cristiana, li polarizza intorno al motivo caratterizzante il cristianesimo e nel dinamismo originante tutta la salvezza, I’amore. Personalmente, pur ammettendo che non sia una impresa facile, sono profondamente convinto che una sintesi del cristianesimo così concepita e proposta costituisca un servizio inestimabile per le nostre comunità famigliari prima e per tutta la comunità.
Sempre nell’ambito della esistenza della famiglia trovano la loro collocazione naturale delle iniziative di vera catechesi in occasione della celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana: battesimo, penitenza, eucaristia, cresima.
Si tratta sempre di una vera catechesi per adulti nella quale sono impegnate le comunità famigliari dei bambini che sono presentati alla comunità ecclesiale perché siano resi partecipi dei doni della Salvezza.
Lo scopo di queste catechesi è quello di portare gli adulti al migliore livello di coerenza, di fede e di vita, con il significato degli eventi sacramentali in cui sono coinvolti i loro bambini. I genitori e gli altri famigliari debbono realizzare nella loro vita spirituale una funzione paterna, materna, fraterna da adulti, analoga a quella che esercitano per il grado di parentela naturale che li lega ai loro piccoli.
Resta sempre sottinteso che in queste iniziative non va mai dimenticato, anzi va evidenziato e messo in opera il rapporto reciproco delle due comunità famiglia – chiesa.
ST 243 fotocopia della stampa, sulla rivista diocesana di Mantova n. 6-7 del 1971
MN 311 manoscritto
ST 242 stampa Atti della settimana Famiglia Pastorale 1971