1 Ottobre 1971 in Seminario per l’apertura dell’anno scolastico
Mons. Carlo Ferrari
Carissimi, diamo inizio ad un nuovo anno scolastico e indubbiamente per ciascheduno di noi – mi ci metto anch’io, anzi, devo essere al primo posto in mezzo a voi – sarà l’anno in cui proseguirà l’opera della nostra salvezza, l’approfondimento della nostra vita cristiana e della nostra perfezione, sempre più corrispondenti alle esigenze di quel ministero che noi già esercitiamo e che presto voi eserciterete.
Questo inizio é segnato, prima di tutto, dal fatto della concelebrazione del Vescovo circondato dai superiori e dagli insegnanti del seminario e poi dal fatto che oggi é il giorno degli Angeli Custodi. Vi dico candidamente che sono molto devoto del mio Angelo Custode e degli Angeli Custodi di tutti i miei fratelli che incontro sulla via dell’esistenza, perché sembrano destinati, ciascuno sulla propria via, per il compimento della nostra salvezza al fine di guidarci, di custodirci, di difenderci.
Non é un accostamento poetico o un tentativo di fare analogie, più o meno confuse, quello di pensare che i vostri superiori e i vostri insegnanti, in un certo qual senso, sono i vostri Angeli. E voi, come é raccontato nel libro del Signore, dovete avere riguardo della loro presenza. Riguardo vuol dire soprattutto capire che essi fanno parte della nostra comunità e sono parte viva della vostra convivenza. Dovete ascoltare la loro voce. E’ una voce autorevole perché é una voce competente, perché soprattutto é una voce di amici che vi vogliono bene e spendono la loro vita per voi.
E’ vero. Anche in seminario c’é qualche piccola contestazione. Quello che importa, questa sera, é parlarvi di un determinato argomento, non prendendo pretesto dalla Parola del Signore, ma riferendomi alla Parola del Signore nella festa degli Angeli custodi, quindi dei nostri Angeli custodi che vedono sempre la faccia del Padre Dio che sta nei cieli.
Sentite miei cari. Noi, per la nostra fede, per la nostra vocazione, per il nostro ministero dobbiamo essere nel mondo in mezzo ai nostri fratelli come coloro che abitualmente vedono la faccia del Padre che sta nei cieli.
La realtà cristiana é una realtà interiore, destinata a raggiungere la nostra sensibilità, la nostra comprensione, la nostra capacità di amare,ma non é una realtà che si vede con gli occhi. E’ una realtà che si vede nell’intimo di noi stessi con l’occhio dello spirito illuminato dalla luce della fede.
Tutti conoscete i testi della Scrittura. E’ un fatto che Dio può penetrare nella parte più specifica e più vera di noi stessi, nella parte che ci distingue da tutti gli altri esseri, nel cuore, nell’intimo, nel profondo della nostra persona. Perciò c’é una esigenza nella nostra persona che non si può mettere in discussione, che é data dalla natura delle cose, ed é questa: che noi viviamo interiormente, che noi viviamo “di dentro”.
L’incontro con Dio avviene in tanti modi: nell’ascolto della sua Parola, nella celebrazione liturgica-sacramentale, là dove due o più sono riuniti nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, nei nostri fratelli, perché qualunque cosa facciamo a loro l’abbiamo fatta a Lui, e nei segni dei tempi. Però quand’é che questi mezzi, questi canali, queste vie, questi ponti tra Dio e noi, veramente si realizzano? Si realizzano quando raggiungono il livello profondo della nostra persona.
C’é un pericolo, miei cari, di un incontro a livello emozionale. L’amore espressione della vita di grazia, l’amore espressione della celebrazione della Parola, l’amore espressione della preghiera dei salmi, sempre positivo in se stesso, potrebbe rimanere alla superficie di noi stessi, potrebbe rimanere a livello emozionale. Emozioni sante – se volete – emozioni buone, che spingono al bene e alla generosità, ma che sono destinate a durare tanto quanto dura una emozione.
Inoltre, l’incontro con Dio non é vero se non é un incontro personale. L’incontro personale con Dio avviene ad un livello più profondo: a livello della coscienza stessa, a livello di assimilazione conoscitiva, che é avere la certezza, la sicurezza: che Dio ci viene incontro, che Dio ci cerca, che Dio é tutto per noi, che Dio é la nostra salvezza, che Dio é Colui che vuole stabilire un rapporto personale per comunicarci se stesso, la sua divina natura, e chiamarci alla comunione di vita con sé.
Questo non può avvenire esteriormente alla superficie del nostro essere. Avviene solo nel profondo del nostro essere a livello di un’intima conoscenza, la conoscenza della Sacra Scrittura, di cui avete sentito parlare, di cui sentirete parlare, di cui diventerete esperti. Io sottolineo soprattutto quella conoscenza che non é non semplicemente culturale, ma che é esperienza vitale di questo incontro amoroso, che dà: la conoscenza di Dio, la conoscenza dell’amore di Dio, la conoscenza dell’amore tra due che si amano.
Questa é la nostra vita vera. Questa nostra vita “di dentro”. Questa nostra vita interiore non ci porta nel vuoto della solitudine, nel vuoto di una creazione fantastica ma nella certezza di una presenza e di un’azione, che é Dio personale vivente.
Direte: perché questa sera ci dice queste cose? Perché mi importa dirvele, perché avverto che tra noi c’é una differenza di situazioni. Tra noi intendo dire: tra me che ho i miei anni ed ho fatto una preparazione in altri tempi, e voi.
Per noi, il vivere all’interno, il vivere al di dentro, era favorito notevolmente dalla vita esteriore del mondo. Era molto più raccolta, molto meno chiassosa. Ricordo che quando ero in seminario, appena, appena affioravano le novità. Non c’era ancora la televisione. Non si pensava neppure che qualche seminarista vedesse il cinema. L’anno scolastico durava nove mesi e per nove mesi si stava in seminario senza uscire per nessun motivo. I primi anni non si andava a casa neppure per Natale e per Pasqua. Direte: Eh!?
Questo ve lo dico perché riflettiate che vi trovate in un’altra situazione per cui, esternamente voi siete sollecitati in continuità a stare alla finestra – come diceva uno di voi – perché c’é sempre qualche nuovo richiamo e ognuno di questi richiami gioca il suo gioco di portarvi “fuori”,per tenervi “fuori” e creano una difficoltà per stare in silenzio.
Capite miei cari che questa situazione potrebbe portare con sé il pericolo di non vivere autenticamente la propria vita cristiana e tanto meno le esigenze che comporta l’esercizio del ministero. C’é questo pericolo.
Tutti dicono che pregate, che pregate volentieri, che pregate anche a lungo e io devo sollevare dei dubbi sulle vostre preghiere? No. Non li sollevo, se non nel senso che ho detto. Vi trovate in una situazione particolarmente difficile.
Perché il vostro incontro con il Signore sia vero quando pregate, perché il vostro incontro con il Signore nella preghiera possa essere continuato anche come disposizione di spirito, come centro focale di tutta l’attività delle vostre facoltà personali, occorre uno sforzo molto più impegnativo di quanto non fosse stato necessario nei tempi passati.
I nostri non sono tempi difficili perché in certe parti del mondo c’é una persecuzione, ma perché il mondo é tutto impegnato nel senso che lo allontana dal Vangelo. Allora, proprio per il bene che vi voglio, lasciate che vi manifesti con semplicità, con senso di responsabilità, la mia preoccupazione che riguarda la vostra vita interiore.
Io vi chiedo questa sera di fare un esame ‘spassionato’ per costatare se in voi c’é lo sforzo a realizzare una vita interiore seria. Vi dico; guardate che senza la vita interiore non c’é vita cristiana e senza vita cristiana, domani, non si potranno risolvere i problemi del ministero. Avremo sempre degli squilibri, avremo sempre problemi interni, avremo sempre delle esitazioni, perché la nostra vita non é ancorata nel profondo della vita cristiana che é la comunione con Dio, e questa comunione non avviene a livello esteriore ma a livello interiore.
Se state attenti a quello che avviene nel mondo scoprirete che ci sono due movimenti. Uno é determinato dalla cultura dell’Estremo Oriente, che a poco a poco penetra coi suoi valori in Occidente, e ci porta a scoprire il valore della concentrazione, il valore della meditazione,
il valore della comunicazione con l’Essere Supremo. Conoscete, almeno per sentito dire, lo zen e lo yoga? Gli esercizi che propongono, sono in ordine alla compostezza del corpo e della sensibilità, per diventare capaci di “fissarci dentro” per diventare capaci di vivere dentro e imparare a vivere una vita di comunione con l’Essere Supremo.
L’altro movimento lo offre la Chiesa ed é la riscoperta e la rivalorizzazione della contemplazione. Si può dire che fino a pochi anni fa la contemplazione era riservata ad alcuni uomini o donne privilegiate. No. La contemplazione in senso molto vero, molto profondo, senza nulla di straordinario, é propria della vita cristiana. “Nessuno viene a me se il Padre non lo attrae”. E dove ci attrae il Padre, perché ci incontriamo con Lui? Ci attrae nel profondo di noi stessi, nello spazio di tempo e di silenzio che noi gli concediamo.
Non siamo noi che andiamo a Lui, ma é Dio che viene a noi. E’ Dio che prende l’iniziativa. E’ Dio che ci offre la possibilità di realizzare l’incontro con Lui. Ma noi dobbiamo essere in un atteggiamento recettivo, come la terra sotto i raggi del sole, come la rugiada sotto la luce, per vivere e stare davanti a Dio che si rivela al nostro spirito, per l’azione del suo Spirito. Dobbiamo tenerne conto perché queste cose sono in relazione alla vita del mondo di oggi, per salvare la nostra vita spirituale e per salvare la vita cristiana.
Per realizzare tutto questo ci vuole una disciplina ordinata che impegni e riguardi tutti gli aspetti della nostra vita, dal silenzio esteriore alla mortificazione della fantasia, dal controllo degli affetti e dei sentimenti a tutto il resto. Qui non faccio una direzione spirituale. Da loro – insegnanti e superiori – dovete imparare anche queste tecniche e dovete accettare queste mortificazioni per seguire nostro Signore Gesù Cristo.
Quanto vi ho detto, non é soltanto un problema della vostra vita spirituale, ma é il problema della vostra vocazione, intimamente legato alla grande responsabilità e al grande dovere dello studio. Non si può studiare fruttuosamente se non siete “persona”. Non potete studiare fruttuosamente, se non siete persone capaci di riflessione e capaci di andare fino in fondo. E sono capaci di andare fino in fondo coloro che non si fermano all’esterno, in superficie. Questi sono capaci di assimilare la verità e la verità verrà fuori, là dove si costruisce la nostra persona.
Penso che siate convinti che oggi come oggi, la nostra preparazione culturale non deve essere una preparazione superficiale, ma una preparazione che corrisponda alla nostra vita, a quello che abbiamo assimilato nella comunione al Corpo di Cristo.
OM 395 seminaristi 72
1 Ottobre in Seminario per l’apertura dell’anno scolastico