1972 in Argentina per l’ordinazione del cugino Carolito Cravenna – Gesuita
Carissimi, vi siete accorti come sia stentata da parte mia la lettura in “castiggiano” dei testi liturgici, permettete a questo punto che mi esprima nella mia lingua natale, che del resto, anche voi intendete: grazie! E cercate anche di capire lo sforzo che mi costa superare le emozioni che provo nel trovarmi qui, in questa terra, davanti a questi parenti ed amici, in una atmosfera così calda di simpatia e di fede.
Io devo immergermi nel senso del mio ministero che al tempo stesso mi pone al di sopra e nelle profondità più autentiche di ogni emozione umana. E allora ecco: la potenza penetrante e trasformante della Parola, che é stata proclamata in mezzo a noi, si attua in modo misterioso ma altrettanto reale nella profondità della persona del nostro Carlito.
Non é per il fatto che alla fine di questa celebrazione egli sarà rivestito degli indumenti sacerdotali che egli sarà costituito prete. Questo lo vedranno gli occhi della nostra fronte, ma gli occhi della fede si aprono su un orizzonte addirittura sconvolgente.
Le cose stanno così: un giorno della vita di questo nostro fratello la Parola di cui parla la lettera agli Ebrei (4,12-13), che di fatto é la Parola di Dio in persona, lo ha raggiunto, lo ha penetrato con un taglio più sottile e profondo di una spada affilata; é penetrata fino al midollo della sua persona, fino al suo spirito, fino al cuore e lo ha investito di una luce ineffabile: da quel momento a Carlito é apparso in una imponenza irresistibile un senso nuovo della sua esistenza; egli si é trovato, faccia a faccia, con l’Amore.
Tutti i giovani alla sua età scoprono l’amore, e quando lo vedono lo rispettano e lo accolgono secondo il suo significato vero e il suo valore autentico, scoprono la cosa più stupenda del mondo. Per il giovane nulla é più carico di grazia in tutto il creato della donna, nulla é più capace di lei ad esprimere la “caritas”, la premurosità, la delicatezza, la dedizione, l’accoglienza. La giovane scopre l’uomo, lo sente come sicurezza, protezione, forza, intraprendenza.
Ecco, amici cari, l’uomo e la donna quando sono in grado di essere l’Amore per una esistenza, realizzano la più affascinante impresa del mondo. Ma tutti voi sapete come é ardua questa impresa e, anche quando non si risolve in un fallimento, sia sempre segnata da tante lacrime. Tutti, tra di voi, miei cari, che siete impegnati in questa impresa mi sapete dire con la vostra esperienza perché le cose stiano così: Troppe volte nell’ordito in cui si vuole tessere l’amore si insinua quasi inconsciamente l’egoismo. Ci sono egoismi piccoli e grandi e si contano fallimenti piccoli e grandi; hanno diverse origini: preoccupazioni, malintesi, monotonia dell’abitudine di una convivenza, tentazioni da condizionamenti di ambiente, di persone, bisogno di evasione, impercettibili ma sempre più reali infedeltà. Ora io vi indico come si chiamano questi egoismi. Tutti hanno un solo nome: peccato, e il peccato é la pretesa di essere capaci di amare senza attingere alla sorgente dell’Amore.
Si, miei cari, solo Dio é Amore (Gv.) Amore fino in fondo, a tutti i livelli, a tutte le dimensioni. Carlito, quel tal giorno, é stato folgorato da queste parole di Gesù “come il Padre ama me, così io amo voi” (Gv 15,9). Ora qui c’é qualche cosa di decisivo, che cambia la prospettiva della esistenza. Dio non é soltanto Amore infinito, é Amore per me, é la potenza incontenibile e incontrastabile di un Amore che sta prima (Cf 1 Gv 4,10) e viene incontro al mio incostante e debole amore.
E’ straordinario! Io posso amare sul serio, fino a un limite mai sospettato, perché sono sicuro di poter attingere a una sorgente di Amore inesauribile e strapotente (Cf Is 55,1; Gv 7,37-39). Ecco perché Gesù ha ragione di dire: “nessuno ha un amore più grande di colui che sacrifica la sua vita per i suoi amici” (Gv 15,13). E sentite ancora le parole secondo le quali ha preso nuovo senso la vita di Carlito: “Voi sarete miei amici, se farete quello che vi comando” (Gv 15,14). E che cosa esige Gesù da questi suoi amici? “Questo é il comandamento mio: che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi (Gv 15,12).
Carissimi, ecco il punto: il prete non é prete perché predica, perché dice Messa, perché amministra i sacramenti. No: il prete é colui che ha avuto la grazia di scoprire che c’é un Amore più grande, il medesimo che il Padre porta a Gesù (cf Gv 15,9); il prete é colui che ha scoperto di essere amato fino al punto che per lui Gesù ha dato la vita (cf Ef 5,2); il prete é colui che ha accettato di amare come ama Gesù, col dono della propria vita; il prete é colui che si pone al servizio dei propri fratelli perché anch’essi siano posti nella condizione di amare.
Il ministero della Parola, quello liturgico-sacramentale, quello di essere segno e strumento di unità in mezzo ai fratelli ha questo preciso scopo: edificare l’uomo secondo le dimensioni e le esigenze dell’Amore. Questa é la professione che ha scelto Carlito. Poteva costituirsi una sua famiglia, edificare case, progettare ponti, strade, macchine; poteva aspirare a una posizione professionale, economica, sociale, politica; avrebbe fatto ciò che fanno i più, e anche questo poteva essere un servizio. Esiste infatti un compito molto più fondamentale e decisivo per la sorte dell’uomo. Il progresso a qualsiasi livello e in qualunque settore é senza dubbio un valore per la liberazione e la promozione dell’uomo; ma si é pure costretti a costatare che questo valore é in balia dell’egoismo di coloro che lo gestiscono e, purtroppo, non esistono differenze nei sistemi di gestione. Il risultato é che cresce il benessere, ma non é per tutti; al benessere economico non corrisponde la promozione della dignità e della libertà dei singoli individui; al contrario crescono spaventosamente i dislivelli economici e sociali, il potere non é al servizio di tutti, ma a vantaggio di pochi: i frutti sono le discriminazioni, i privilegi di parte, gli odi, le lotte, le guerre, la fame, ecc.
Per questo Carlito ha fatto un’altra scelta. Ma cerchiamo di capirla bene. Il prete non propone una sua ideologia, tra le tante, che abbia la pretesa di fare l’analisi vera della società moderna per offrire delle soluzioni di tipo politico.Egli annunzia un messaggio assolutamente originale e altrettanto radicale, il quale analizza ogni situazione storica secondo l’antropologia di Dio e contiene la forza di liberare l’uomo alla radice stessa del suo essere. Il prete sa che le strutte e i sistemi sono costruzioni dell’uomo e sa pure che quando diventano alienanti e oppressive la causa va cercata nell’uomo, nel peccato dell’uomo, il quale le strumentalizza nella direzione dei suoi egoismi di persona, di gruppo, di partito, di sistema, ecc.
Il prete che denuncia il peccato alla sua origine e in tutte le sue concretizzazioni lo si ritrova a tutti i crocevia dell’attività umana, scientifica, economica, politica, informativa a pronunciare il giudizio di valutazione secondo il metro del Vangelo. Come il Vangelo egli è segno di contraddizione: chi lo accoglie si ricrede, si converte dall’egoismo all’Amore e non sfrutta più i fratelli ma si pone al loro servizio; chi non accoglie il giudizio del Vangelo accusa il prete,tenta di chiudergli la bocca e non ascolta Dio, anche se va a Messa
Però Carlito non ha scelto di costruire l’uomo con un pseudo profetismo, soltanto ponendolo di fronte alle sue responsabilità con l’annuncio del Vangelo: sa che é dannoso sollecitare delle responsabilità e abbandonare ciascuno alle proprie debolezze. Egli ha una cosa unica al mondo, la più positiva, la più confortante: costruisce l’uomo con la forza di Dio. Fra pochi istanti, per l’imposizione delle mani e la preghiera della chiesa, sarà costituito dispensatore dello Spirito. Miei cari, chi é lo Spirito? E’ la potenza incontenibile dell’Amore di Dio, che come si é dispiegata nella forza con cui ha risuscitato Cristo da morte, così, per il ministero presbiterale, é dato perché tutti noi mortali partecipiamo alla vitalità di Cristo risorto (cf Rm 8,11). Lo Spirito é il testimone che garantisce la nostra dignità ineguagliabile di figli di Dio e la nostra libertà (cf Rm 8,16,21; 2 Cr 3,17). Lo Spirito ci conferisce l’inaudita capacità di amare dello stesso Amore di Dio (cf Rm 5,5).
Ecco la inconfondibile identità del ministero del prete: non propone semplicemente uno stile di vita conforme a quello di Cristo secondo le esigenze dell’Amore, ma é segno e strumento della comunicazione dell’Amore in persona. Qui, per questo gli uomini si salvano e sono liberati: é loro aperta la sorgente dell’Amore dove possono attingere la capacità di realizzare se stessi e il loro debole incostante amore. Ora, o fratelli e amici carissimi, sta davanti a voi ciò che la Parola di Dio ha iniziato e con la sua potenza sta per suggellare nella persona del nostro Carlito.
Vedetelo sempre così, esigete che sia sempre così, aiutatelo ad essere sempre così. E tu, che da oggi, per un titolo unico, mi sarai sempre più caro, ricorda la Parola di Gesù: “Non sei tu che hai scelto me, ma sono io che ho scelto te.non ti chiamerò più servo ma amico” (cf Gv 15,15-16)
E io mi permetto di soggiungere: “Da la vita per i tuoi fratelli, ma ricorda: non la tua, ma quella di Cristo che é in te” (Cf Gl 2,20; Fil 1,21).
OM 569 Argentina 72
Qui sotto i manoscritti originali
lasciati da Mons. Carlo Ferrari