Ostiano, 23 aprile 1972, cresima di 30 bambini e giornata delle vocazioni.
Mons. Carlo Ferrari
Carissimi, si rinnova un incontro che per me è stato memorabile la prima volta che entrai in questa chiesa e mi trovai in mezzo a voi. L’incontro di questa sera avviene tra il pastore e le pecorelle, ma non dobbiamo fare delle confusioni. Il Pastore non sono io e le pecorelle siamo tutti noi insieme. Il Pastore è Gesù Cristo.
Gesù Cristo è il nostro Pastore perché è andato avanti, ci ha aperto la porta e ci ha introdotti in una vita nuova. Questa vita nuova, miei cari, è la vita che Dio ha preparato ai suoi eletti, è la vita che Dio comunica attraverso Gesù Cristo a tutti gli uomini di buona volontà, perché diventino capaci di essere realmente suoi figli.
Abbiamo celebrato insieme fino a questo momento la Parola di Dio. E questa Parola particolare, che abbiamo celebrato insieme stasera, ci dice qualche cosa di molto chiaro proprio sui rapporti nuovi tra Dio e noi: tra Dio che è nostro Padre e noi che siamo suoi figli.
Questo rapporto è illustrato nella figura dominante del Buon Pastore e voi avete cantato “Il Signore è il mio Pastore”. Qual è il significato di questa figura biblica che era conosciuta nell’Antico Testamento, ed é realizzata nella persona di nostro Signore Gesù Cristo? In questa figura del buon pastore noi dobbiamo vedere Gesù Gristo che si pone come espressione dell’amore che il Padre ha per noi Dobbiamo vedere Gesù Cristo che si pone in mezzo ai fratelli, che siamo noi, per condurci verso il Padre.
Dio è Pastore perché ama le sue pecorelle. Dio è Padre che ama i suoi figli, li ama al punto di mandare il suo Figlio nel mondo, perché diventasse uno di noi. Non lo manda nel mondo a fare qualche cosa, così genericamente, ma per uno scopo preciso: perché egli manifestasse agli uomini la misura del suo amore, attraverso il dono di se stesso. E Gesù Cristo è morto in croce. Questa è la misura estrema del suo amore. Questa è la misura dell’amore di Dio nostro Padre, per noi.
Teniamo presente questo fondamento della nostra fede e della nostra speranza cristiana nel mondo. Teniamo presente questa realtà della fede che definisce i rapporti di amore che discendono infiniti da Dio verso di noi, rapporti nuovi che e ci mettono nella condizione di salire al Padre. Rapporti nuovi non soltanto con Dio ma con tutti gli uomini. Teniamo presente che Egli ci comunica una vita nuova attraverso il suo Figliolo, venuto a dare la propria vita perché gli uomini abbiano la sua vita in abbondanza.
Questa vita nuova ci fa figli di Dio e ci fa fratelli di tutti gli uomini. Ci fa fratelli perchè tutti riceviamo la medesima vita da Gesù Cristo che muore in croce per la nostra salvezza. Perché unico il è Padre che per ciascheduno di noi ha dato il suo figliolo. Siamo tutti uguali davanti a Lui perchè ognuno di noi ha la dignità e la grandezza che gli viene dal prezzo sangue stesso di nostro Signore Gesù Cristo. Ecco, miei cari, il rapporto: Dio nei nostri confronti è nostro Padre; noi nei confronti di Dio siamo suoi figli; noi nei confronti degli uomini siamo fratelli.
Tutto questo come si realizza? Qual è il momento in cui diventa un fatto della storia per il mondo e un fatto per la vita della nostra persona? Si realizza nel momento in cui Gesù Cristo dona se stesso come espressione di amore, morendo sulla croce. Qui egli è Pastore, perché dona la vita per le proprie pecorelle. E allora, il senso della nostra vita, la disposizione fondamentale della nostra esistenza, deve essere l’amore come quello di Gesù che non ricerca se stesso, che per il Padre che sta nei cieli compie qualunque sacrificio pur di fare la sua volontà, e ci insegna ad amarci come egli ci ha amati. Quindi l’impegno cristiano è un impegno di amore per Iddio che è Padre ed é un impegno di amore per gli uomini, perché sono figli di questo Padre, perché sono nostri fratelli.
E, ripeto ancora: l’amore non è un sentimento vago, l’amore è una cosa seria. L’amore lo conosce un padre che vive, sacrificando la propria esistenza per i suoi figli; l’amore lo conosce una madre che dona tutta la sua esistenza per le proprie creature; l’amore lo conosce uno sposo fedele, che non misura le sue esigenze da quanto può far piacere a lui, ma quanto può far piacere alla sposa, e così della sposa; l’amore ci dispone e ci impegna al dono di noi stessi.
Come é possibile l’amore che equivale al sacrificio, al dono di se stesso? Guardate che l’amore in questo senso non è cosa nostra. L’amore in questo senso si chiama amore cristiano perché ci viene da Gesù Cristo. Ci viene da Gesù Cristo come da una sorgente. Ci viene da Gesù Cristo come dono dell’amore di Dio in persona. Chi è l’amore di Dio in persona? Lo Spirito Santo.
Miei cari, vi richiamo ad una riflessione, ad un fatto che certamente vi avrà già colpito altre volte. Gli Apostoli che sono stati alla scuola di nostro Signore Gesù Cristo, che hanno visto i miracoli di Gesù, quando hanno saputo che Gesù doveva andare in croce, se ne sono andati . Poi, nel giorno di Pentecoste ricevono lo Spirito santo, e diventano coraggiosi a rischio della propria esistenza, fino al punto di testimoniare la loro fede e il loro amore per Iddio e per i fratelli con il dono della propria vita. Ecco che cosa fa lo Spirito Santo. Questo é il dono di Gesù Cristo in noi.
Noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, ed é lo stesso Spirito che ha animato gli Apostoli il giorno della Pentecoste e tutti i giornidella loro esistenza. Lo stesso Spirito Santo in persona l’abbiamo ricevuto in noi la prima volta nel Battesimo e ci è stato dato in un modo definitivo nella Cresima. E’ lo Spirito Santo Colui che rende possibile la viva cristiana. E’ lo Spirito Santo che rende possibile una vita di amore, secondo la dimensione della rinuncia a se stessi e del dono di se stessi. Solo il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, attraverso l’azione dello Spirito santo che è amore, può trogliere l’egoismo dai nostri cuori e dal mondo Ecco il significato del nostro Battesimo. Ecco il significato ancora più esplicito della Cresima.
Questi bambini e queste bambine che attendono l’imposizione delle mani, da qui in avanti hanno la possibilità di crescere nell’amore. Noi tutti, che la cresima l’abbiamo ricevuta, abbiamo in noi questa possibilità, questo tesoro, questa energia nascosta che – se lo acconsentiamo- ci porta veramente ad una vita nuova nel senso dell’amore. Ma io questa sera a rischio di abusare della vostra pazienza – ormai tutti sanno che il Vescovo fa esercitare la pazienza – non posso dimenticare che in tutto il mondo oggi si celebra la giornata per le vocazioni religiose, in particolare per la vocazione sacerdotale.
Miei cari, oggi si sente tanto parlare dei sacerdoti e ne dicono tutti i colori. I preti, i vescovi, il papa sono quello che sono, però, nella intenzione di nostro Signore Gesù Cristo, per la grazia del dono dello Spirito Santo che ricevono il giorno della loro consacrazione, sono persone destinate a dare la propria vita per i fratelli. Non hanno altro scopo.
La loro missione non ha altro senso, se non quello di rendere presente nella loro persona, nella loro vita, nella loro attività Gesù Cristo che si dona; non hanno altro scopo che quello di essere fratelli in mezzo ai fratelli; non hanno altro scopo che vivere per amore dei loro fratelli, per alimentare l’amore cristiano nei loro fratelli. La tradizione, la storia, l’abitudine, ci possono dare del sacerdote un’altra immagine. Dite come volete ma solo questo questo è il sacerdozio ministeriale. La persona che si lascia prendere dall’amore di nostro Signore Gesù Cristo e si lascia portare in croce, diventa segno di contraddizione da parte dei buoni e da parte di quelli che non si possono dire meno buoni. Fatto sta ed è che il sacerdote se le prende (adesso è tempo di elezioni, quindi non bisogna dirle certe parole), se le prende da una parte e dall’altra.
Perché succede così? Perché rappresenta una cosa difficile, Perché rappresenta Gesù Cristo, Perché è un richiamo continuo a rinunciare all’egoismo, Perché un richiamo continuo a vivere secondo la dimensione dell’amore, Perché é un richiamo continuo all’impegno di rinunciare a se stessi e donare se stessi. E’ grande questo compito. E’ difficile questo compito ed è svolto da uomini, come tutti gli altri uomini. L’azione dello Spirito Santo conserva indefettibile la Chiesa, con questo dono del sacerdozio ministeriale, però noi dobbiamo in certo qual modo meritarcelo. Io non posso andare oltre.
Capite, miei cari ragazzi che ricevete la Cresima, miei cari giovani che mi ascoltate, dovete sapere che c’è un mestiere nel mondo, che oggi diventa difficile, perchè non cerca l’interesse, il prestigio, il potere ed è quello di servire i propri fratelli, perché diventino capaci di volersi più bene. Questo mestiere, questa vocazione – per dirlo con un termine cristiano – é quella del sacerdote. Se la voce del Signore si fa sentire al vostro cuore, rispondete di sì generosamente. Vale, una vita, spesa per amore di Gesù Cristo e per amore dei propri fratelli!
Papà e mamme siate attenti. Nessuno può condannare i sogni ambiziosi che nutrite per l’avvenire e la riuscita dei vostri figlioli, però pensateci bene. Non c’è nessuna carriera, nessun successo, nessun valore per un’esistenza, che possa paragonarsi a quella del sacerdote che serve i propri fratelli. E se il Signore bussa alle vostre case per chiamare qualcheduno dei vostri figlioli, non chiudete la porta perchè nostro Signore Gesù Cristo chiama per la salvezza. Non vi pentirete di questo sacrificio. Vi pentireste se aveste la sventura di dire di no a Gesù che chiama.
OM 573 Ostiano 72
Ostaiano, 23-4-1972, cresima di 30 bambini e giornata delle vocazioni.