Natale 1972 in sant’Andrea
Mons. Carlo Ferrari
Carissimi, con l’azione del mio ministero, voglio essere in mezzo a voi come colui, che attraverso la povertà della sua persona, vi augura il Natale più buono, più valido, più vero. Buon Natale.
Non mi riferisco al Natale che facciamo con le nostre opere, con qualsiasi azione che, più o meno, corrisponde all’atmosfera, al costume, alle abitudini, alle esigenze di questa giornata.
Il Natale è di un “Altro” che è in mezzo a noi. E’ Gesù Cristo che nasce come fondamento di una nuova nascita per ognuno di noi. Io non so con quali disposizioni ognuno di noi, questa mattina, é venuto in chiesa per celebrare il Natale. Esaminiamoci e vediamo se le nostre disposizioni corrispondono a quelle dei pastori che furono i primi a conoscere il grande evento. Abbiamo udito che ripetevano tra loro, come in un incoraggiamento, – andiamo fino a Betlemme-. Noi che siamo arrivati in S. Andrea, vediamo questo evento non solo come é rappresentato nell’allestimento del presepio? Con gli occhi illuminati dalla fede, scorgiamo il significato di ciò che rappresentiamo o tentiamo di esprimere con l’allestimento del presepio?
Ecco. Ci dovrebbe essere in noi un desiderio vivo e profondo di vedere qualche cosa di grande che non é al di sopra delle nostre possibilità, che può essere raggiunta, penetrata e fatta nostra.
C’è un bambino nel presepio, ed è un bambino che noi vediamo con occhi molto più illuminati di quanto non fossero gli occhi dei pastori. I pastori hanno intuito dall’annuncio dell’angelo chi era il salvatore. Noi sappiamo molto di più su quel bambino. Noi sappiamo che quel bambino, adulto, si presenta alle folle e annuncia la buona novella per la salvezza. Noi sappiamo che quel bambino annuncia la paternità di Dio e testimonia l’amore di Dio in tutta la sua persona fino a morire in croce.
Miei cari, non separiamo mai: il Gesù bambino del presepio dal Gesù morto in croce per la nostra salvezza, e dal Gesù risuscitato per la potenza, che é in lui, che dispiega per vincere la morte, ultima conseguenza ed epilogo di tutti i mali che sono nel mondo. Ecco chi é colui che questa mattina dovremmo incontrare e vedere. Ecco chi é colui che questa mattina, parla ai nostri cuori: Ecco chi é colui che ci annuncia la “pace” Ecco chi é colui che ci annuncia che non siamo più lontani da Dio, Ecco chi é colui che ci assicura che, se corrispondiamo al suo disegno di amore, non siamo più i “distanti” gli uni dagli altri, non siamo più i separati, non siamo più i contrapposti. Il muro di separazione prodotto da qualsiasi interesse umano che va contro gli altri, cade per la potenza dell’amore di nostro Signore Gesù Cristo.
Questo Gesù, nato in mezzo a noi, ha assunto ciò che noi siamo: debolezza, capacità di soffrire e di godere, desiderio di vivere, paura di morire. Tutto ha fatto proprio. Tutto ha vissuto nella sua persona in un modo pieno, con una visione e una sensibilità e una capacità di accoglienza infinitamente superiore alla nostra. Quindi la sua somiglianza con noi supera tutte le barriere, va nel profondo di noi stessi più di quanto possa andare qualsiasi somiglianza esistente tra le persone con le quali viviamo. E si pone nell’intimo della nostra persona come sorgente della salvezza perché noi possiamo corrispondere alle nostre vere, autentiche, profonde esigenze che potrebbero essere sommerse da ciò che ci circonda.
Tutto quello che ci circonda, mentre ci dà l’illusione di solidarietà con gli altri, in realtà ci rinchiude sempre di più nel nostro egoismo. Allora, miei cari, dall’esterno dobbiamo rientrare in noi stessi, per incontrare nel profondo della nostra persona, Cristo in persona che ci sollecita ad essere come lui dal momento che lui si é fatto simile a noi. Quindi ci sollecita ad avvertire, a valutare, ad apprezzare al di sopra di tutto e di tutti la paternità di Dio. Quindi ci sollecita a guardarci intorno per vedere non “degli altri” dai quali ci distinguiamo, dai quali ci separiamo, ma “degli altri” che sono i nostri fratelli per un elemento di vita infinitamente più valido e prezioso della stessa parentela della carne e del sangue e della comune natura che tutti portiamo in noi stessi.
Ciò che ci porta il Natale di nostro Signore Gesù Cristo, supera infinitamente questa natura. Gesù non ci sollecita semplicemente a pensare che Dio é nostro Padre, che gli altri sono i nostri fratelli. Gesù si pone nell’intimo di noi stessi per darci la capacità di realizzare questo questo anelito di Dio.
Miei cari, la scena del mondo si spalanca davanti a noi con l’imponenza del progresso, ma con lo sconforto desolante del sangue versato, delle miserie che si moltiplicano, dei valori che scompaiono. E scopaiono quei valori che ci rendono umani -uomini e donne- e ci assimiliamo sempre di più ai nostri istinti egoistici. Gesù é in mezzo a noi, ma non può fare niente stando al di sopra o al di fuori di noi. Gesù vuole l’impegno delle nostre persone a corrispondere alla nostra vocazione di figli di Dio. Gesù vuole che il nostro impegno si incontri con il suo impegno di salvarci Allora noi siamo le persone di buona volontà che celebrano il Natale: con quella buona volontà che ha le sue radici nel vangelo, con quella buona volontà che non é la nostra debole volontà, con con quella buona volontà che ha come sostegno l’amore di Dio.
Così è il Natale a cui ci invita la chiesa.
Così è il Natale che, nell’esercizio del suo ministero, a voi, ai vostri cari e a tutto il mondo, augura il vostro vescovo
OM 619 Natale 72
Natale in sant’Andrea