Convento Santa Teresa marzo 1976 Associazione “Apostolato della preghiera”
Dobbiamo dare importanza a ciò che il Signore compie nella nostra vita, in particolari momenti come questo, per portarci ad un rapporto personale più intimo con Lui, in modo che la nostra vita diventi sempre più conforme a quella di nostro Signore Gesù Cristo, capo del Corpo di cui noi siamo membra.
Il Signore ha voluto stabilire un rapporto con la creatura umana, quindi con ciascuno di noi, nei modi normali con cui si stabiliscono i rapporti umani: rivolgendoci la sua parola.
Il fatto sorprendente, insospettato, inatteso e quindi stupendo che è accaduto nella storia è che Dio abbia parlato agli uomini e che gli uomini siano diventati interlocutori di Dio. Proprio perché Dio ha voluto stabilire un rapporto con l’uomo, chiama l’uomo ad un rapporto di vita con Lui.
Ho detto: lo ha fatto nel modo più confacente alla nostra natura. Noi entriamo in rapporto con una persona vedendola, ma particolarmente rivolgendole la parola e ascoltando la sua parola. Dobbiamo osservare la natura delle cose.
Dio prende l’iniziativa di stabilire un rapporto con noi. Quando noi diciamo questa parola, che purtroppo ci è eccessivamente familiare, diciamo qualche cosa che va al di là, al di sopra in modo infinito della nostra comprensione e di tutta la nostra possibilità di espressione. Di Dio sappiamo semplicemente balbettare. Dio è ineffabile, Dio è inesprimibile, Dio è al di là della nostra capacità di pensare e di immaginare. Dio vive nel mistero di una grandezza infinita.
Anche quando diciamo “infinito” noi non ne abbiamo il concetto. Abbiamo il concetto di ciò che è grande, grandissimo, enorme, ma “infinito” è un termine che ci sfugge, di cui non abbiamo l’esperienza. Ebbene questo Dio, che si rivela a noi attraverso le opere che ha compiuto nella creazione e nella storia della salvezza, vuole stabilire un rapporto con noi e perciò ci rivolge la sua parola.
Tutta la storia della salvezza, più concretamente, tutta la Storia Sacra è un racconto di secoli e secoli di vita nel quale sono registrati gli interventi di Dio. Interventi nei quali Dio ha rivolto la sua parola prima ai patriarchi, poi ai profeti e nella pienezza dei tempi nel Figlio suo Gesù Cristo. Così che, la storia della salvezza coincide col fatto che Dio parla agli uomini.
La Parola di Dio è piena ed evidente soprattutto nei fatti che Dio compie: per dimostrare ciò vuole essere per noi, ciò che vuole fare per noi, ciò che egli vuole da noi. Sono particolarmente i fatti che contano. Tra tutti, quello culminante è l’incarnazione del divin Figlio, la sua permanenza in mezzo a noi, il mistero della sua vita pubblica, l’annuncio del vangelo, i miracoli, la passione, morte e risurrezione e ascesa al cielo. Questo é tutto un linguaggio attraverso il quale Dio si rivela a noi, ci rivolge la sua parola, vuole metterci a contatto con lui.
Dio non parla tanto per parlare. Dio non parla per fare sapere che lui esiste. Dio parla per dire qualche cosa di sé agli uomini. Non parla neppure, semplicemente, per manifestare la sua volontà agli uomini perché la compiano, ma parla secondo la finalità del colloquio, secondo la finalità della parola rivolta , per introdurci in un ambito di rapporti del tutto impensati. Addirittura, attraverso ciò che Egli fa e dice con i fatti, vuole renderci partecipi della sua stessa natura. Dio manda suo Figlio in mezzo a noi, perché diventi figlio dell’uomo affinché ognuno di noi, figli degli uomini, abbiamo la possibilità di diventare figli di Dio attraverso la partecipazione alla divina natura.
E tratta gli nomini come amici e non come estranei. Di più, ci invita e ci ammette alla comunione di vita con sé. Questo è il culmine di tutta l’opera che Dio svolge attraverso i tempi della salvezza, per portare a compimento il suo disegno di amore nei nostri confronti.
Teniamo sempre presente questa meta.
Quando sentiamo parlare di Parola di Dio dobbiamo rifarci a questo contesto della storia della salvezza. Parola di Dio non è solo un’espressione verbale che può essere racchiusa in un libro, non è solo un’espressione materiale anche se nel suo Figlio ha detto parole umane.
La Parola di Dio fa ciò che esprime. Noi diciamo tante parole. Nelle nostre parole mettiamo tante intenzioni. Con le nostre parole esprimiamo anche molti desideri buoni, che rimangono sempre a livello di desiderio. Le nostre parole non diventano mai fatti, se non attraverso un lungo lavorio che impegna tutta una vita, invece la Parola di Dio esprime ciò che vuole e con la sua parola fa ciò che vuole.
La Parola di Dio ha la forza di Dio stesso perché esprime la sua stessa potenza, la sua capacità di realizzare ciò che manifesta. Perciò noi, dinnanzi alla Parola di Dio, siamo dinanzi alla stessa Persona di Dio che vuole introdurci in un rapporto singolare con Lui, ma ci troviamo soprattutto dinanzi ad una Persona che è capace di fare ciò che dice e vuole fare ciò che indica.
Per ognuno di noi c’è la possibilità, la grazia, il dono di arrivare ad una comunione di vita con Dio che incomincia già su questa terra e può raggiungere livelli alti e profondi certamente al di là della nostra immaginazione. Tutto questo è possibile quando noi prendiamo l’atteggiamento che deve essere preso nei confronti di chi ci parla.
Siamo in una chiesa carmelitana che ci ricorda san Giovanni della croce, santa Teresa d’Avila, i grandi mistici, persone nelle quali la Parola di Dio ha trovato il suo compimento in un modo meraviglioso, ma non dobbiamo pensare “in modo eccezionale” come se fossero l’eccezione di quello che Dio può compiere in ogni persona.
Dio nel suo amore infinito, dobbiamo ritenere, vuole compierlo in noi ciò che ha compiuto in questi santi che abbiamo conosciuto, in ciò che concerne la loro unione con Dio, la trasformazione della loro persona, della loro vita.
A volte guardiamo ai santi come a persone che appartengono ad un altro mondo, ad un’altra categoria. No, sono di questo mondo, sono della stessa nostra categoria e la vocazione cristiana, che nasce dal nostro battesimo, è uguale alla loro vocazione. Siamo noi che non siamo sufficientemente disponibili a ciò che Dio vuole compiere nella nostra vita, nelle nostre persone. Questo è un fatto molto serio e molto grave.
Di conseguenza, dobbiamo riconoscere che abbiamo davanti a noi uno spettacolo di vita cristiana molto scadente, non solo perché intorno a noi ci sono persone che non credono o sono ostili alla religione o praticano poco la chiesa. Il problema grave e serio è questo: a volte coloro che frequentano la chiesa si accontentano di una limitata corrispondenza alla loro vocazione, pongono dei limiti all’incommensurabile potenza dell’amore di Dio, per cui Dio non ha la possibilità di manifestarsi agli altri per mezzo di loro. Non dobbiamo pretendere che tutti gli uomini credano in Dio, che tutti vengano in chiesa. Dobbiamo pretendere da noi stessi, nella misura in cui gli altri sono lontani, che nostro Signore Gesù Cristo possa manifestarsi nella nostra persona, che le meraviglie di Dio salvatore siano presenti e operanti nella nostra persona. Questo é importante, perciò dobbiamo prendere l’atteggiamento giusto dinnanzi a Dio che ci parla.
Qual é l’atteggiamento giusto? Dice il Concilio: a Dio che parla é dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente. A volte noi concepiamo la vita cristiana come una serie di pratiche e di norme come il partecipare alla messa, fare la comunione, praticare determinate virtù. Queste sono espressioni particolari, isolate, disorganiche che non possono costituire una vita e tanto meno una risposta a Dio che parla. ” A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo si abbandona tutto intero a Dio liberamente” Pensiamole queste parole. L’obbedienza della fede é l’atteggiamento col quale l’uomo si abbandona interamente, con piena coscienza, con piena libertà a Dio, acconsentendo volontariamente a tutto quello che Egli dice per la nostra persona e per la nostra vita.
Qual é l’atteggiamento degli uomini di Dio, dei santi, riassunto negli atteggiamenti che cogliamo nei patriarchi e nei profeti? Pensiamo ad Abramo.
Abramo é il padre dei credenti perché dal momento che si é incontrato con Dio, si é lasciato guidare da Lui in ciò che concerneva la sua esistenza, quindi, non solo in alcuni sentimenti o in qualche atteggiamento religioso. Tutta la sua esistenza é stata determinata dalla volontà di Dio e dal suo abbandono totale alla volontà di Dio.
Samuele Troviamo il piccolo Samuele che, avendo finalmente riconosciuto Dio, dice: ecco il tuo servo, parla, fa di me ciò che vuoi
Maria Lo stesso atteggiamento lo troviamo in Maria: ecco la serva del Signore si faccia di me secondo la tua parola.
Gesù Cristo Ed è l’atteggiamento di nostro Signore Gesù Cristo,l’autore e il consumatore della fede. Entrando nel mondo dice: tu non hai più voluto vittime ed olocausti, mi hai dato un corpo, una natura umana, ecco io vengo per fare la tua volontà.
Il nostro atteggiamento verso la Parola di Dio può essere questo: andrò a messa, farò la comunione, compirò delle opere buone, ma bisogna andare più a fondo, più alla radice ed arrivare a dire: si faccia di me secondo la tua volontà. Guardate che questo é grande, questo é logico, questo é semplicissimo nel senso che non c’è un altro modo per rispondere alla Parola di Dio.
Il nostro sì alla Parola di Dio é l’abbandono di tutto noi stessi,di tutta la nostra persona, di tutta la nostra vita perché faccia di noi quello che vuole. Questo atteggiamento deve diventare sempre più cosciente. Tutto il resto viene di conseguenza. Senza questa radice fondamentale, senza questo radicale sradicamento da noi stessi per essere impiantati nella volontà di Dio, non c’é la risposta alla Parola di Dio. Non c’é niente di veramente religioso.
Questo abbandono libero e totale di noi stessi alla volontà di Dio comporta che rimaniamo in questo atteggiamento ininterrottamente: quando camminiamo, quando parliamo, quando siamo nella gioia, quando siamo nella tristezza, per essere testimoni di nostro Signore Gesù Cristo in mezzo ai nostri fratelli.
La Parola di Dio é sempre rivolta all’uomo personalmente, ma per i suoi fratelli.
La Parola di Dio termina alla persona, Dio ama ciascuno di noi e vuole per ciascuno tutto il bene con tutto l’amore che ha manifestato attraverso la storia della salvezza, ma ci gratifica di questo bene in vista degli altri. Ha altri figlioli. Ha altre pecorelle che non sono in questo ovile e vuole che tutte entrino e si faccia un solo ovile e abbiano un solo pastore. Ecco qual é la missione della Parola di Dio!
OM 708 Parola di Dio 76
S. Teresa marzo 1976 Associazione “Apostolato della preghiera”