Canneto,29 Ottobre 1977, ore 16, Santa Cresima
C’è un modo di concepire le virtù cristiane che non è propriamente cristiano. Le virtù dell’umiltà, della pazienza, della carità, della giustizia, eccetera, noi le concepiamo come il risultato di un nostro esercizio ripetuto, e riteniamo di essere diventati virtuosi quando abbiamo acquistato una determinata disposizione.
La virtù cristiana intesa bene, nel senso della rivelazione della salvezza, non è semplicemente una disposizione morale o una disposizione verso il bene in genere, ma deve essere una virtù teologale. Il fondamento d’ogni virtù non sta in noi ma in Dio, non sta nel nostro impegno e nella nostra capacità ma nella grazia di Dio. In questa domenica abbiamo chiesto al Signore di aumentare in ciascuno di noi la fede, la speranza e la carità.
Siamo d’accordo che queste tre virtù sono doni di Dio. Siamo d’accordo che ci sono infuse da Dio, ma noi dobbiamo con queste virtù arrivare alla radice delle virtù stesse, a ricordare che il disegno di Dio è di renderci partecipi della sua natura, della sua vita e quindi di introdurci nella comunione di vita con lui.
Le virtù della fede, della speranza, della carità!
E’ la coscienza di essere chiamati a comunicare alla vita di Dio, è la coscienza che Dio ci mette nelle disposizioni di accogliere ciò che vuole fare di noi e per noi, per introdurci nella comunione della vita con se. Prendere coscienza che questo è il disegno di Dio significa anche prendere coscienza di un altro fatto importante. Se Dio ha questo piano di salvezza vuole dire che ci troviamo in una situazione dalla quale ci vuole liberare per l’amore che ha per noi. La nostra è la condizione di chi, da solo,non può avere un atteggiamento conforme al disegno di Dio.
Siamo nella condizione di povertà. Ecco perché la prima delle beatitudini proclamate nel vangelo di Gesù Cristo che abbiamo letto, è:
“beati i poveri”, ossia beati coloro che riconoscono d’avere bisogno, che accettano di aver bisogno, che sono contenti (beati) di aver bisogno di Uno che è capace di colmare la loro povertà. Noi ci troviamo nella situazione di coloro che hanno bisogno che Dio ci venga incontro per liberarci, per giustificarci, per riportarci nella posizione conveniente alla nostra persona, – posizione che noi da soli non possiamo raggiungere perché siamo decaduti da questa condizione in seguito al peccato – per trasferirci nel regno della luce, cioè nella condizione nella quale ci sono tutti i beni di Dio: partecipazione alla sua vita, partecipazione al suo amore.
Tutto è dono. E’ dono la nostra vita con le personale qualità che abbiamo. Sono dono anche le qualità che non abbiamo. Noi ci mettono nell’atteggiamento di sperare questi doni, di ottenerli da Dio quando si compirà il suo disegno. Non importa quando.
E’ dono la vocazione alla fede, alla grazia, alla carità, alla vita nuova. Presuppongono il dono dello Spirito Santo, la sorgente di tutti i doni, che ci è stato dato il giorno del Battesimo, proprio perché avessimo la capacità di vivere secondo il disegno di Dio.
Noi dobbiamo andare alla sorgente delle virtù cristiane e anche umane. La sorgente è in noi. Gesù dice: il regno di Dio è dentro di voi.
Cos’è il regno di Dio in noi? E’ la possibilità di realizzare il piano di Dio. Questa possibilità, incomincia dal momento in cui lo Spirito Santo ci è stato dato con il Battesimo, ci è stato confermato nella Cresima per diventare sempre più la sorgente di tutte le virtù. Ricordiamo che l’atteggiamento del cristiano che vuole piacere a Dio, non deve essere quello dello sforzo di piacere a Dio come il frutto delle proprie opere. Deve essere, invece, l’atteggiamento della fede, della fiducia, della sicurezza che Dio mantiene le sue promesse e ci salva dalla nostra miseria e dalla povertà. Dio è fedele e certamente ci darà i suoi doni.
Si capisce che questo atteggiamento di fede, di fiducia, di confidenza, di sicurezza, di abbandono non deve essere un atteggiamento passivo o fatalista, che non richiede da parte nostra tutto l’impegno di cui siamo capaci. Ma ricordiamo che anche per diventare capaci di impegnarci abbiamo bisogno di essere aiutati. La nostra è la condizione di povertà radicale, di impotenza radicale per cui anche la corrispondenza all’azione di Dio in noi è sempre dono di Dio. Secondo l’espressione di san di Paolo agli Efesini : è Dio che ci rende adatti a compiere le opere buone.
Al fondo di tutto ci deve stare questa grande, chiara, cosciente, persuasa, lieta convinzione della nostra povertà radicale, quindi, di conseguenza, una convinzione altrettanto chiara, sicura, lieta, gioiosa che Iddio vuole venire incontro alla nostra povertà per riempirla della sua ricchezza. Così, più sarà grande lo spazio della nostra povertà, più sarà sovrabbondante la presenza di Dio in noi con i suoi doni. Il fondamento d’ogni virtù non sta in noi ma in Dio, non sta nel nostro impegno ma nella nostra fede, non sta nella nostra capacità ma nella grazia di Dio. Non possiamo presumere niente da noi stessi, dobbiamo confidare solo in Dio.
Abbiamo ragione di confidare in Dio? Abbiamo il diritto di confidare in Dio? Tutta la storia della salvezza non è altro che la manifestazione sovrabbondante della volontà di Dio di salvarci, di santificarci, di perfezionare in noi l’amore, di renderci partecipi della sua vita. Quando Gesù parla della vita che è venuto a portare nel mondo, dice che la vuole sovrabbondante. Noi abbiamo tutte le garanzie che questa volontà di Dio è vera ed è efficace perché ne abbiamo le prove. La prima prova è che il Padre per introdurci nella sua vita, quindi nel mistero della vita delle Divine Persone, ha mandato il suo Figliolo. “Così Dio ha amato il mondo, da dare il suo Figliuolo per noi”. Così che, chiunque crede in Lui, chiunque si abbandona in Lui, chiunque si affida a Lui, non perisca ma abbia la vita eterna.
Gesù, che ci è stato dato dal Padre, a sua volta si è dato al Padre e a noi. Gesù viene per compiere la volontà del Padre. La volontà del Padre è la nostra salvezza: è strapparci dal nostro vuoto, dal nostro nulla, dai nostri limiti. Gesù dice: “Vengo, Padre, per fare la tua volontà”. Agonizzando nel Getzemani dirà: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Muore in croce e, per darci la testimonianza, che ciò ha fatto è tutto vero, dice: “Tutto è compiuto”.
Abbiamo le prove che Dio vuole strapparci dalla nostra povertà, per introdurci in quella vita nuova nella quale le virtù, le disposizioni giuste nei confronti di Dio e delle sue creature, diventano possibili, facili e belle.
Diventano facili e possibili perché non ci appoggiamo più su noi stessi. Sarà tutto facile quando saremo profondamente sicuri che il Signore lavora in noi, quando saremo pienamente disponibili perché il Signore possa lavorare in noi. La nostra facilità sarà lasciarlo fare.
E’ difficile lasciare fare ad un altro. Ma, se “chi fa” è il Padre per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo, tutto diventa bello. Il bello della vita è vivere. E qui si comunica continuamente con la sorgente della vita. E’ bello sentirci crescere nei nostri rapporti con Dio e con tutte le creature di Dio: con la nebbia, il cielo,i fiori i fratelli… Ecco allora che questo è un concetto di virtù, completamente rovesciato ed estremamente confortevole rispetto al modo abituale di concepire la vita spirituale.
La parola di Dio è tutta incentrata in una promessa, in un avvenimento e dimostra come la sua promessa non è vana. La promessa è questa: porrà nel cuore dell’uomo, nel più profondo della persona dell’uomo, il suo Spirito. Gesù al termine della sua missione richiama ancora questa promessa e la annuncia prossima: verrà un “Altro”. E noi comprendiamo che non si tratta di un dono qualsiasi, ma di un “Altro” rispetto a Gesù e rispetto al Padre. Sappiamo che si tratta di una Persona che si stabilirà in noi e prenderà dimora in noi. Difatti noi abbiamo pregato con queste parole: concedi, Dio onnipotente e misericordioso che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi.
La promessa che lo Spirito di Dio in persona viene ad abitare in noi, si è realizzata? E’ realizzabile? In quale senso avviene questa realizzazione? Per quale scopo avviene questa realizzazione? Gli Atti degli Apostoli a più riprese, non soltanto riferendo ciò che è accaduto il giorno di pentecoste, dicono che lo Spirito Santo, Colui di cui Gesù ha parlato è veramente venuto. Non è venuto in una forma esteriore -per quello che ha prodotto di straordinario all’esterno il giorno di Pentecoste- ma è venuto nell’intimo delle persone disposte ad accoglierlo, è venuto nelle persone degli apostoli, dei neofiti che si preparavano a ricevere il battesimo e della moltitudine dei credenti.
Questi non sono fatti che appartengono al passato. Questi non sono fatti che non hanno a che vedere con il presente, e quindi con la nostra persona. Sappiamo che lungo la storia del cristianesimo, lo Spirito Santo è sempre stato dato agli uomini credenti che sono vissuti da cristiani nella vita quotidiana ordinaria. Sappiamo che lo Spirito Santo è sempre venuto e che coloro che hanno dato una testimonianza al vangelo hanno ricevuto in un modo sicuro lo Spirito Santo.
Per quale motivo Dio si preoccupa di mettere il suo Spirito nell’intimo di noi? Per quale motivo Gesù Cristo al termine della sua missione ci vuole garantire che un “Altro” verrà e porterà a compimento la sua missione? Lo scopo ben delineato dal profeta Ezechiele, ben annunziato e vissuto da nostro Signore Gesù Cristo, attuato e manifestato in coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo, è la nostra salvezza, è la trasformazione profonda del nostro cuore. Il profeta dice: strapperò il vostro cuore di pietra e porrò dentro di voi un cuore di carne, che vuol dire: strapperò il vostro cuore duro, insensibile, chiuso in se stesso, e vi darò un cuore palpitante, vivo, sensibile, aperto, capace di voler bene, capace di amore in tutte le manifestazioni della vita.
Lo Spirito Santo è l’Amore del Padre e del Figlio. In tutto quello che Dio ha fatto nella creazione dell’universo, nella creazione delle cose che stanno intorno a noi nel mondo, ha indubbiamente espresso la sua sapienza, la sua potenza, la sua bellezza, ma soprattutto il suo amore, il suo “volere il bene”. E nei confronti dell’uomo ha espresso un amore conveniente all’uomo. All’uomo indifferente, ingrato che gli si oppone, che cerca di fare senza di Lui, ha opposto un amore paziente, longanime, sempre in attesa, sempre pronto al perdono. Un amore misericordioso.
Gesù ci promette e ci dà il suo Spirito. Qual è lo Spirito che ha condotto nostro Signore Gesù Cristo? Gesù durante la sua esistenza terrena, nel suo passaggio nel mondo, semina la misericordia e il perdono e li riassume nella stupenda parabola del figliuolo prodigo. A noi, questo Spirito è stato dato nel Battesimo ed è stato confermato nella cresima. A noi Gesù dice “beati i misericordiosi”, ossia beati coloro che assomigliano al Padre. L’evangelista dice: “Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli. Il senso è questo: siate misericordiosi come è misericordioso il vostro Padre che è nei cieli. Ecco perché ci è dato lo Spirito Santo: per renderci misericordiosi.
Beati i misericordiosi! Beati coloro che sanno perdonare! Non so se avete colto il senso di questo richiamo del vangelo, inserito nell’ evento che sta per accadere per vostri figlioli, che è accaduto ed è attuale per tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo nella cresima. Noi, che diciamo di essere creati ad immagine e somiglianza di Dio, dobbiamo somigliare al nostro Dio nel nostro stile di vita, nella nostra condotta, soprattutto nel senso della bontà paziente e comprensiva, nel senso della misericordia.
Perché?
Perché tutti abbiamo bisogno di misericordia. Tutti abbiamo bisogno di misericordia nei confronti di Dio, perché lo dimentichiamo, lo ignoriamo, non corrispondiamo al suo disegno di amore, non teniamo in conto il dono che ha disposto per la nostra esistenza. Tutti abbiamo bisogno che il Signore ci perdoni e per ottenere il perdono dobbiamo perdonare. Il cristiano è colui che perdona. Gesù è esplicito: se non siete capaci di perdonare siete come i pagani.
Quale senso ha la cresima per i vostri figlioli? Il senso sta solo nel diventare cristiani autentici e la autenticità del cristianesimo sta nel avere un cuore che si lascia guidare dallo Spirito Santo ed è perciò un cuore misericordioso.
In che misura ha operato lo spirito di Dio in noi? Se, oggi, nel mondo invece di parlare di lotte – e non è detto che lo Spirito di misericordia escluda un certo tipo di lotte! – si accogliesse il dono del Padre, lo Spirito Santo che rende il nostro cuore sensibile, aperto, comprensivo, disponibile soprattutto verso coloro che perdono il senso dei valori essenziali dell’esistenza umana, il mondo sarebbe più abitabile, più desiderabile, veramente desiderabile, perché i misericordiosi mentre seminano la misericordia mietono la pace.
OM 689 Canneto 77
29 Ottobre 1977, ore 16, Santa Cresima