incontro con le religiose della diocesi il 22 Dicembre 1977
Vedendo le folle Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo la parola allora li ammaestrava dicendo:
beati coloro che hanno un’anima da poveri perché di essi è il regno dei cieli;
beati gli afflitti perché saranno consolati;
beati i miti perché erediteranno la terra;
beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati;
beati i misericordiosi perché troveranno misericordia;
beati i puri di cuore perché troveranno Dio;
beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio;
beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli;
beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così, infatti, hanno perseguitato i profeti prima di voi.
Questa la redazione di Matteo. La redazione di Luca è al capo 60 dal 20 al 55.
Si è detto e ripetuto che il discorso con cui nostro Signore Gesù Cristo inizia il suo ministero e proclama il suo vangelo, è introdotto dall’evangelista con grande solennità: la solennità del luogo, dell’ambiente, dell’atteggiamento per evidenziare un messaggio di gioia. La parola ‘beati’ ha molti significati. Beati significa: felici, contenti, soddisfatti, quindi, veramente, il vangelo è l’annunzio di una bella notizia. La bella notizia Gesù la dà in questa circostanza. Questa mattina non affrontiamo il senso di ciascuna delle beatitudini. Ne affrontiamo il senso globale, ma soprattutto mi preme mettere l’accento sul frutto delle beatitudini che è la “beatitudine”. La beatitudine nel senso pieno e completo è quella del paradiso. Del resto le singole beatitudini sono la strada, le vie d’ingresso alla beatitudine definitiva in paradiso.
Le beatitudini del vangelo sono state strumentalizzate e distorte in tanti sensi. Se ne sono fatte indicazioni di tipo morale, principalmente nei nostri ambienti. Nei nostri tempi in particolare della prima delle beatitudini se ne è fatto un proclama di tipo sociale. Beati i poveri, è specialmente riferito alla povertà dei poveri. La povertà che predica Gesù, non è qualche cosa che dobbiamo togliere dal mondo, ma è qualche cosa che deve entrare nella nostra vita, è qualche cosa da amare e da vivere e non da rimediare. E’ vero che nel mondo ci sono anche i poveri e allora per via della carità siamo tenuti a pensare ai poveri, ma non confondiamo le beatitudini con l’esigenza di carattere sociologico, che impegna la carità cristiana con l’elemosina.
Il senso profondo delle beatitudini non consiste in un atteggiamento morale. Questo è il punto su cui noi dobbiamo fare opera di conversione.
Quando siamo in ascolto della Parola di Dio dobbiamo essere disposti ad accoglierla, per viverla e orientarci nel suo senso e quindi a convertirci. Convertirci vuole dire: capire bene nostro Signore Gesù Cristo, sintonizzare i nostri pensieri con i suoi, pensare come pensa lui e quindi accogliere le realtà che egli annuncia, secondo il significato che lui ha dato, secondo le sue indicazioni. Le indicazioni di nostro Signore Gesù Cristo dicono che i consigli evangelici o le beatitudini sono anche virtù morali, ma prima che virtù morali sono una realtà di vita che riguarda il nostro essere profondo.
Stamattina abbiamo pregato: ti lodi Signore la nostra voce, ti lodi il nostro spirito e poiché il nostro essere – tutta la sostanza della nostra persona- è dono del tuo amore, tutta la nostra vita si trasformi in perenne liturgia di lode. Noi diventiamo liturgia di lode del nostro Dio dal momento che riconosciamo che il nostro essere, la sostanza della nostra persona e tutto ciò che abbiamo non è nostro, non lo costruiamo noi, ma è dono dell’amore misericordioso di Dio. Allora il senso profondo delle beatitudini è riconoscere che noi siamo di Dio, che noi siamo creatura di Dio, dono del suo amore, dono della sua misericordia. In altre parole: che tutto in noi è gratuito, che tutto in noi non è dovuto, che tutto in noi c’è perché Dio ce lo ha posto.
Facciamo un cenno sulla prima delle beatitudini: beati i poveri in spirito. Una bella traduzione è questa: beati coloro che hanno un’anima da poveri, che hanno una coscienza che riconosce il proprio nulla creaturale. Se noi diciamo che Dio è creatore e poi sottraiamo il nostro essere e il nostro vivere dall’azione creatrice di Dio, addirittura ci rifiutiamo di essere creature di Dio.
Dio nei nostri confronti è creatore misericordioso che ci salva, ci perdona, ci dona tutto a titolo gratuito. Comprendete, allora, che le beatitudini non sono un atteggiamento morale? Ma sono un riconoscimento reale della nostra posizione di creature dinnanzi a Dio e nei confronti della creazione e dei fratelli?
Dio ha fatto noi e gli altri. Dio ha fatto tutte le cose e noi in mezzo a tutte le cose. Non è importante questo? E’ essenziale. E’ decisivo. Senza l’atteggiamento fondamentale per cui io accetto la mia situazione di creatura, non può esserci una vita umana e anche cristiana, e anche religiosa. Senza l’atteggiamento fondamentale per cui io accetto la mia situazione di creatura, non c’è nulla. Anche quando ci fosse la illusione di praticare la povertà – non sciupare, non avere niente nel borsellino- e ci fosse la più casta verginità di questo mondo e ci fosse la più sottomessa ubbidienza, ci sarebbe niente. Se mi metto in questa situazione di creatura e di creatura salvata, di creatura gratificata, io sono al mio posto e posso incominciare tutto. Se non mi pongo in questa situazione non sono niente ed è inutle incominciare.
Scusate la mia insistenza. Diverso è l’impegno morale nell’osservanza dei consigli o delle beatitudini, diverso è l’atteggiamento fondamentale richiesto dalle beatitudini e dai consigli evangelici. Quando nella nostra mente si sono fissate certe idee, un certo modo di pensare, è difficilissimo liberarcene per trasferirci su altri modi di pensare. Il primo modo di pensare, quello moralistico, è soltanto il frutto di una certa tradizione ambientale. Il secondo è il modo di pensare di Gesù Cristo, Colui che ha proclamato le beatitudini, Colui che ha aperto le vie del cielo e che ha spalancato dinnanzi a noi la speranza del paradiso.
Allora, dobbiamo prendere un atteggiamento di povertà, di umiltà, di semplicità, di rettitudine, di accettazione, non per una motivazione sia pure la più sublime, ma per il realismo della situazione di creatura salvata dall’amore gratuito di Dio, mio Padre, per mezzo del Cristo mio Salvatore, per l’azione dello Spirito mio Santificatore. Non insisto oltre perché é inutile tentare di rendere più semplici le cose altissime che attengono al mistero cristiano. Non sono cose semplici. Se non ci fosse la rivelazione, se non ci fosse la Parola di Dio su questi punti, e di conseguenza se non ci fosse l’azione dello Spirito che chiarifica la Parola di Dio all’interno del nostro spirito, sarebbe tutto inutile.
Siamo ad un livello di comprensione superiore. L’intelligenza in questo non centra. C’entrano tutti i doni dello Spirito Santo: intelletto, sapienza, intelligenza, che sono dei doni. Vi lascio sotto l’azione dello Spirito Santo perché proviate capire quello che io ho tentato di dire.
Le beatitudini sono atteggiamenti che aprono le vie del cielo, le vie del Regno di Dio che incomincia su questa terra, che è già inscritto nei nostri cuori, che progredisce nel mistero e che sarà rivelato alla fine dei tempi. Non dimentichiamo che siamo in Avvento. Il regno di Dio è il Signore che viene a prenderci, ad accoglierci se vogliamo stare con lui, a portarci con sé se vogliamo camminare con lui. E’ il Signore che ci fa dono di se steso se noi comprendiamo ciò di cui abbiamo bisogno. E’ il Signore nostra vita, nostra pienezza di vita. E’ il Signore che ci viene a comunicare l’inizio della comunione di vita che sarà definitiva nell’eternità perché, “Così piacque a Dio di ammettere gli uomini alla comunione di vita con sé”. Ecco che cos’è la beatitudine! Qui sta il vero significato di beati.
E’ una beatitudine nella speranza, garantita, assicurata. E’ nella speranza perché non la possediamo ancora ma abbiamo qualche cenno, una pregustazione. Non è difficile averne qualche pregustazione, ma la pienezza sarà nei tempi definitivi. Allora questa beatitudine è nella speranza, che ha il suo fondamento nella Parola di Dio, nella promessa di Dio il quale si è impegnato con la sua grazia che non viene mai meno, sulla via dei suoi comandamenti, sulla via delle beatitudini.
Ne abbiamo una caparra di queste beatitudini ed è lo Spirito che ci è stato donato. Questo in un modo fisicamente certo! Questa comunicazione dello Spirito avviene attraverso l’azione sacramentale del Battesimo e della Cresima. Lo Spirito è l’anticipo della beatitudine. Allora il nostro spirito, se è spirito religioso cristiano ragionevolmente umano, deve essere aperto alla beatitudine. Io mi domando: quanto la chiesa nel suo ministero, quindi vescovi, preti, suore, cristiani, danno importanza all’attesa delle beatitudini? Correggendo la domanda: danno senso alla loro esistenza perché proiettata sulla beatitudine? La loro esistenza è un anelito, un desiderio, quindi un movimento di speranza delle beatitudini?
Guardate che, noi non viviamo esenti da tutta la secolarizzazione. Il secolarismo in cui viviamo: la libera democrazia da una parte e il marxismo dall’altra ci vogliono costruire il paradiso in terra. Qualche suora scuote la testa. Quante suore hanno ravvisato dopo il concilio un paradiso in terra! Le superiore maggiori ci avevano pensato molto prima assicurandosi dei vistosi patrimoni e le suore ad un certo punto hanno rivendicato per sé la dignità della persona e la libertà di azione e la corresponsabilità! Non dico che queste non siano delle aspirazioni legittime, ma dico: al di sopra di queste aspirazioni e come fondamento di queste, c’è l’aspirazione al paradiso non su questa terra perché Gesù Cristo non ha promesso il paradiso su questa terra, ma ha detto: “Rallegratevi ed esultate perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli” E allora, “beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male per causa mia”! E questo, non è detto dei marxisti o dei massoni ma delle consorelle, delle superiore, dei preti, dei vescovi, dei giornali cattolici.
Ci crediamo che Dio è Padre, che Gesù Cristo è morto per noi, che lo Spirito è stato diffuso nei nostri cuori per godere l’intimità dello Spirito, l’amore di nostro Signore Gesù Cristo e la benevolenza stramisericordiosa del Padre nostro che sta nei cieli? Sono o non sono queste le aspirazioni del nostro cuore? E’ questo il nostro tesoro? Se questo è il nostro tesoro, capite che, tutte le altre cose sono cose da ridere. Non potranno mai diventare problemi. Potranno essere “questioncelle” non problemi. Il problema è di salvarci l’anima come dicevano i nostri vecchi. Salvarci l’anima non è solo non andare all’inferno, ma andare in un bel paradiso ed esserci aperti, secondo la misura della dilatazione del nostro cuore, alla accoglienza dell’amore di Dio che sarà la nostra vita, la nostra gioia che più nessuno ci potrà strappare.
“0h felice l’alleluia cantato lassù! Alleluia di sicurezza. Alleluia di pace.” Là nessuno ci sarà nemico. Là non perderemo mai nessun amico. Là risuoneranno le lodi di Dio. Certo che risuonano anche qui, qui però nella attesa lassù nella eternità. Qui cantiamo da gente che deve morire, lassù da gente che non morirà più. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini lassù nella nostra casa. Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo quanto per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia ma cantando non indulgère alla pigrizia. Canta e cammina.
Che significato ha il camminare? Ha il significato di andare avanti nel bene, di progredire nella santità. Vi sono, infatti secondo l’apostolo, alcuni che progrediscono ma nel male. Se progredisci è segno che cammini ma devi camminar nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina.
OM 690 Suore -77 -22 -Dicembre -1977