incontro con le religiose della diocesi 1977
Abbiamo veramente in mano la chiave del nostro cuore? Siamo veramente padroni del nostro cuore? Siamo veramente capaci di aprire il nostro cuore a Lui, perché entri? Ed entri prima di tutti? A preferenza dì tutti? In un modo assoluto anche a costo di straziarlo, di rinnegare certe esigenze, di soffocare qualunque suo richiamo?
Accogliere il Signore che viene. Ho detto a principio: impegnarci con il Signore che viene. Vorrei essere più preciso ed esprimere questo fatto con un’altra espressione: sapere che il Signore c’è. Come so che il Signore c’è? Dobbiamo partire da fatti certi indiscutibili, incontrovertibili, garantiti, sicuri.
Sapere che Egli è presente. Per il Battesimo noi siamo consacrati tempio della presenza di Dio. E’ vero il concetto del Battesimo come purificazione dal peccato originale, come momento dell’inizio della vita di grazia. Ma il momento di grazia è il dono che Dio fa di se stesso venendo in noi e stabilendosi in noi a contrarre un rapporto di vita con noi. La presenza dello Spirito Santo in noi è più sicura attraverso il Battesimo della presenza dello Spirito Santo nella Pentecoste sugli apostoli Il Battesimo è un sacramento costitutivo di una nuova esistenza per il rapporto che Dio, con la sua presenza, stabilisce con noi.
Altro fatto incontrovertibile della presenza di Dio in noi è la nostra Cresima. Ora, se c’è questa presenza, perché è come se non ci fosse? Perché non diventa il fatto centrale della nostra esistenza? Perché noi non diventiamo attenti e accoglienti fino al punto che questa presenza diventi un’esperienza vitale. Non voglio che facciate esperienze mistiche ‘di rapimenti’. C’è un fatto più importante. Dio è in noi in un modo reale, in un modo che tocca il profondo la nostra persona e penetra tutto il nostro essere, non solo il nostro spirito e i nostri sentimenti. Noi siamo soprattutto, opachi, sordi, assenti. E’ per questo che non avvertiamo questa presenza.
Possibile che noi portiamo “dentro” con certezza il Creatore del cielo e della terra, la sorgente della vita, l’autore dello svolgimento della nostra esistenza, il protagonista della storia e che non ce ne accorgiamo? Se non lo avvertiamo, vuole dire che non siamo sufficientemente attenti. Siamo troppo esteriorizzati! Si porta come esempio l’esperienza degli apostoli e delle comunità primitive come “segno di unità” perchè il mondo creda. Sono state scritte anche tante cose sbagliate. Adesso il mondo ha più bisogno di allora di credere. Allora erano solo pagani e non c’era l’ateismo. Se allora i “segni” erano necessari perché il mondo credesse, “i segni” ci devono essere anche oggi.
Siamo noi che non siamo disponibili per essere “segni,” perché non siamo manifestazione della presenza di Dio in noi, perché non siamo espressione dell’amore di Dio in noi. Siamo insignificanti perché non portiamo niente “dentro”. Se non portiamo “tutto”, portiamo niente! I santi? L’animazione dei santi è nostro patrimonio, lo portiamo dentro di noi, è a nostra disposizione. Se lo Spirito si è manifestato in loro perché non si manifesta in noi? Perché abbiamo un tesoro e non lo sappiamo, perché non sappiamo chi siamo, perché lasciamo Qualcuno fuori dalla porta e non Gli permettiamo di entrare.
Importante è conoscere chi siamo. Riconosci o cristiano la tua dignità, dice san Gregario Magno nella chiesa, oggi nelle lezioni del Natale. Non essere una persona così da poco! Non dobbiamo mai essere persone meschine. La chiesa, nella sua pedagogia liturgica, ci fa percorrere i misteri principali della nostra fede a cominciare dal mistero della Incarnazione. Questo mistero, come tutti i misteri inenarrabili di Dio, ci dice di Dio che viene incontro agli uomini e si stabilisce tra gli uomini. L’Avvento è disposto perché la nostra attenzione e la nostra fede siano alimentati nell’attesa di questo mistero di Dio che viene verso l’uomo, che si stabilisce tra gli uomini, che vuole venire in ciascuno di noi.
Il mistero della venuta di Dio non è condizionato dalla storia o dal tempo nel senso che è avvenuto in un determinato tempo. La venuta di Dio è storica nelle manifestazioni dell’Antico Testamento e nel mistero dell’Incarnazione, ma ha una continuità ininterrotta. Ciò che è iniziato nelle manifestazioni dell’Antico Testamento si è compiuto in nostro Signore Gesù Cristo e continua nella Chiesa, nello Spirito, per il mondo intero e per ciascuno di noi in ogni istante e in ogni circostanza.
Dio viene. Gesù viene. Lo Spirito viene. Quello che importa è la nostra attenzione, la nostra disponibilità, il nostro accoglimento, il nostro impegno per Chi viene e con Chi viene. Al di là di tutto ciò che incontriamo momento per momento e di tutti quelli che incontriamo c’è questo mistero di Dio che viene per stabilire un rapporto con noi. Quanta attenzione facciamo a questo evento?
“Verremo, stabiliremo la nostra dimora presso di lui”, è un fatto che si compie continuamente che ci porta , attraverso ciò che accade e attraverso coloro che incontriamo, tutto l’amore di Dio per noi e per i nostri fratelli. Fare attenzione comporta essere spinti continuamente da ciò che ci colpisce all’esterno verso ciò che ci deve richiamare all’interno. Le cose, i fatti, le persone devono essere il richiamo, il sacramento, perché noi andiamo “dentro” dove entra Chi vuole entrare da tutti i secoli.
Dal profondo dell’abisso dell’eternità c’è questo slancio di Dio verso ciascheduno di noi. Fare attenzione! Per questo nel Vangelo, nei profeti, in san Paolo, negli Atti degli Apostoli leggiamo: “Vigilate”. Dobbiamo avere una attenzione illuminata dalla fede, che ci faccia cogliere tutti i segni di questa venuta. Nel Vangelo ci sono le parabole delle vergini e del padrone. A volte le interpretiamo in senso molto fantastico. E’ un fatto di tutti i giorni la venuta di Dio sposo del suo popolo. E’ un fatto di tutti i giorni la venuta di Gesù Cristo sposo della sua Chiesa – la Chiesa è ciascuno di noi. E’ un fatto di tutti i giorni la venuta dello Spirito che geme in tutta la creazione e che vuole stabilirsi, come in un tabernacolo, in ciascuno di noi.
Avere lampada accesa, essere attenti al padrone che bussa alla porta, vuol dire, non fermarti alla esteriorità delle cose, degli avvenimenti, delle persone, ma sappi leggere il messaggio che tutti portano, di Uno che viene, di Uno che vuole stabilirsi in te, che è il tuo Dio, la tua salvezza, la tua grandezza, la tua dignità, tutto quello che cerchi e ti illudi di trovare altrove. Oltre ad un atteggiamento di vigilanza mettiamo anche un atteggiamento di accoglienza. Chi viene deve essere accolto, chi viene deve trovare spazio. E’ Lui che viene e noi, illuminati dalla sua luce,sostenuti dalla sua grazia,incoraggiati dal suo amore dobbiamo fare “largo a Lui”. La profondità del nostro io può essere occupata da tante piccole cose. Quante piccole cose possono occupare il nostro cuore! A volte, quando riflettiamo, riconosciamo che sono sciocchezze, ma capite che tutto è sciocchezza rispetto all’evento di Dio che vuole stabilirsi in noi per comunicarci la sua vita, per introdurci nella sua vita?
Tutti gli avvenimenti – anche Sadat che va a Gerusalemme- sono unicamente dei simboli, sono dei segni. Una cosa sola è necessaria. E’ indispensabile che il Signore possa venire, possa entrare, possa stabilire la sua dimora in noi.
Ricordate la situazione in cui si è trovato Gesù quando ha voluto entrare in questo mondo? “Per loro non c’era posto”; i “suoi non lo accolsero”. I “suoi” siamo noi. L’albergo è il nostro cuore. Ma, riconosci che sei battezzato! Riconosci quello che sei dal di dentro! Riconosci il tuo patrimonio! Riconosci la tua dignità e la tua grandezza. Allora quel patrimonio che è Dio stesso, è anche il valore di tutte le ricchezze. Certe esperienze di cui si sente dire -se non sono stranezze! – sono cose normalissime, soltanto che dobbiamo vedere donde nascono. Se nascono dal Battesimo e dalla Cresima, sono vere e sono normali.
OM 699 Suore 77