Inizio del tempo di quaresima con le ceneri
Dio Padre nostro vede nel segreto del nostro cuore. Egli scorgerà anche il sentimento di gioia che nasce dal fatto che iniziamo insieme il cammino della Quaresima. Ci vede insieme! Ci vede nella sua precisa, espressa e insistente volontà che noi siamo un cuor solo e un’anima sola. Questo desiderio del Padre è un elemento decisivo per la vita della Chiesa. E tale unità deve avere la sua visibile espressione. Voi intuite quello che il vescovo tenta di far intendere, e vi ripete ancora una volta espressamente: la nostra chiesa, il nostro ministero, la missione di Cristo affidata a noi hanno una finalità: che siamo un sol corpo con Lui, in Lui, per mezzo suo. I nostri pensieri e propositi devono convergere visibilmente intorno a Gesù Cristo, la cui presenza centrale è espressa dalla presenza del vescovo. Vi ringrazio per l’adesione al mio breve e insistente appello, e vi ringrazio per questa mattina e per sempre.
Cominciamo un cammino di conversione. Verso chi dobbiamo andare? Verso il Padre nostro. Il cammino è segnato da una meta precisa e si svolge insieme con Gesù Cristo. Prima di noi, davanti a noi, come senso e attrattiva della nostra esistenza, come pienezza di senso, c’è l’amore del Padre che ci attende e ci viene incontro. Sta a noi lasciarci raggiungere, tenere il cuore aperto, la volontà disponibile fino in fondo, senza porre condizioni
Dio vuole aver bisogno di noi Mistero grande che ci permette di misurare la nostra responsabilità: diventare e formare la famiglia dei figli di Dio, essere segno distintivo di credibilità. I nostri fratelli abbiano così a dare credito, ad abbandonarsi al Salvatore. Ecco perché conta il nostro cammino di conversione, insieme, come comunità. Nessuno nella chiesa è quello che è per se stesso, da se stesso, per proprio conto, neppure il vescovo se non è in comunione con tutti i vescovi e con chi presiede la comunione dei vescovi. Analogamente, non dico a maggior ragione, il presbitero, che è tale per la consacrazione e per la comunione con il presbiterio che è attorno al vescovo, che si raccoglie attorno a lui.
In questo senso ci dobbiamo convertire. Il vescovo non può essere solo, come nessun presbitero può essere solo. Occorre un cambiamento, una rottura col passato che a volte ha deformato il volto della chiesa.E occorre umiltà per questo: l’umiltà di nostro Signore Gesù Cristo che lavò i piedi ai suoi apostoli. Voi che vi chiamate arcipreti, prevosti, priori rivendicate l’esigenza di imitare Gesù Cristo nel servizio ai fratelli. E ci sarà posto per il perdono reciproco, che è la mortificazione più fondamentale ed impegnativa.
E poi non dimentichiamo: siamo ministri della riconciliazione. Parola di Dio, Eucaristia sono in fondo gesti che attuano la riconciliazione. Ma c’è un sacramento della riconciliazione, che non è facoltativo. Siate disponibili nei confronti dei vostri fedeli. Si dice che c’è rarefazione intorno ai confessionali. Fino a che punto dipende dalla nostra pigrizia presbiterale? Ascoltiamo pazientemente le miserie dei nostri fratelli nella convinzione che noi siamo garanti del perdono che viene dall’alto, dal Padre, perché ci sia la chiesa-comunione. Esercitiamolo questo ministero, secondo una pedagogia cristiana della penitenza. L’Eucaristia è il sacrificio di Gesù Cristo che rimette i peccati. I peccati si rimettono in un atto preciso, sacramentale. E un sacerdote che mettesse in dubbio o che ritenesse il sacramento della riconciliazione meno prezioso, meno edificante, meno formativo, si assume una responsabilità enorme ed avrebbe la mia e la vostra disapprovazione.
In questa Quaresima poi ci siano celebrazioni penitenziali. Che i fedeli sentano, avvertano la presenza del peccato nel mondo e vivano la penitenza anche per i propri fratelli. Altrimenti celebriamo delle Pasque inutili, se non passiamo per il cammino della croce. Frequentate i ritiri, pregate: sono momenti di grazia e di chiesa.
La penitenza non si può disgiungere dalla carità. Ricordiamo i nostri fratelli di Oseacco, ai quali nella domenica 20 febbraio scorso abbiamo direttamente rinnovato la nostra solidarietà. Ricordiamo don Claudio Bergamaschi verso il quale abbiamo il debito della comune e fraterna preghiera; ricordiamo l’appello della presidenza della Caritas Italiana, perché ci sia un fondo permanente che consenta interventi tempestivi nei momenti di gravi calamità.
“Su tutto questo illuminate i vostri fedeli, che si sono sempre dimostrati molto sensibili e generosi. “L’Eucaristia che celebriamo renda la nostra penitenza gioiosa. Gli altri vedano che noi siamo contenti perché torniamo al Padre.”
ST 379 Ceneri 77
Stampa: “La Cittadella” 6-3-1977