San Simone di Gallipoli 28/07/1978 ore 8:30
Trascorreremo, con la grazia di Dio, questa ultima giornata a riflettere sul nostro ministero. Fino ad oggi abbiamo riflettuto sulla nostra vita, sul suo rapporto con Dio e di riflesso, molto di riflesso, nel suo rapporto col mondo.
Ci sono appena tre conversazioni e toccherò qualche punto che interessa il ministero della Parola, dei sacramenti e della Testimonianza o della Carità, che dir si voglia.
Prima di tutto il ministero della Parola.
E’ doveroso rifarci alle significative indicazioni del Magistero, prima di tutto del Concilio. Il Concilio ha valorizzato enormemente il ministero della Parola. Per il Vescovo, parla dell’eccelso ministero della Parola. Per i Presbiteri parla largamente, e al primo posto, di essi come ministri della Parola, al n.4 della Presbyterorum ordinis. Sarebbe bello anche leggerlo ma io lo rimando alla vostra diligente buona volontà.
Poi ci sono le indicazioni di questi ultimi tempi che riprendono le insistenze del Concilio. Da parte del sommo Pontefice: Evangelii nuntiandi e da parte dell’episcopato italiano: evangelizzazione e sacramenti, evangelizzazione e famiglia, e poi il convegno di evangelizzazione e promozione umana, dove, a dire il vero, si è parlato molto di promozione umana e poco di evangelizzazione. Tuttavia l’intenzione era questa. La linea è questa. D’altronde, risponde tutto alle intenzioni di Nostro Signore Gesù Cristo nell’istituzione del ministero.
Al primo posto ha detto:”andate annunziate il mio vangelo, fate discepoli tutte le nazioni perchè -come osserva Paolo – non c’è fede se non per l’ascolto della Parola e non c’è ascolto della Parola se non c’è chi proclama la Parola, per un mandato particolare che ha nella chiesa Santa di Dio.”
C’è bisogno di cambiare mentalità a questo riguardo? Io ritengo che, in gran parte, questa mentalità già si sia cambiata, che le indicazioni del magistero siano state sufficientemente accolte ma, anche se non sono state accolte fino alle ultime conseguenze, soprattutto fino alle conseguenze più pratiche e più concrete. Oggi, quasi, non si celebra più senza l’annuncio della Parola di Dio. Dico, quasi. Ma pensate soltanto a dieci, venti anni fa, quando c’era anche sovrabbondanza di clero: quante Messe e quanta poca Parola di Dio!
Io mi ricordo una delle prime stravaganze che ho fatto quando sono venuto a Monopoli, quello di obbligare i sacerdoti che celebravano la domenica, di fare l’omelia e di non potere celebrare se non c’era l’omelia fatta o dal celebrante o da un altro. Perchè si celebrava senza fare omelia. Quindi era una deviazione. Era un venir meno al comando del Signore e alla natura delle cose. Non si può credere se non c’è di che credere. Non si può credere se non c’è l’annuncio della Parola di Dio. Non si può partecipare ai Misteri della Fede e i Sacramenti della Fede, e al Sacramento della Fede, della Eucarestia senza una adeguata preparazione, che viene appunto dall’annuncio della Parola del Signore. Comunque, mi pare che queste cose ormai, si siano intese.
Fino a che punto sia stato inteso il pensiero della nostra conferenza episcopale, non lo so, comunque ci si è dato peso, si è fatta una certa attenzione. Una certa accoglienza c’è stata, nei nostri ambienti di chiese locale e di comunità particolari.
Noi, per intendere una urgenza tutta speciale, come ci viene indicata dal magistero, dell’annuncio della Parola del Signore, lo dobbiamo capire, siamo costretti a capirlo per le situazioni in cui noi viviamo. Non sono più le situazioni, o non è più la situazione, di cristianità pacifica, la nostra. Tutti erano cristiani. Tutti andavano in Chiesa e, se non andavano tutti in Chiesa, tutti avevano un grande rispetto per la Chiesa. Nei momenti salienti della loro esistenza si rivolgevano alla Chiesa. Le manifestazioni più imponenti e più attraenti, anche, erano le manifestazioni di Chiesa, erano le manifestazioni religiose. Pensate alle vostre feste patrie che, per grazia di Dio, durano ancora. Abbastanza, insomma, anche se non con quello spirito di venti, trenta anni fa.
Oggi la situazione è del tutto cambiata. Veramente si può dire che, in passato, la fede si trasmetteva da padre in figlio. Non dico per generazione, ma per consuetudine perchè tutto richiamava alla fede, nella giornata, nella settimana, nell’anno che era scandito particolarmente dalle feste liturgiche più che da altri avvenimenti. Oggi la situazione è quella di un mondo secolarizzato, come si dice, e di un mondo anche pluralista, di un mondo secolarizzato, di un mondo che fa a meno di Dio. Dal momento che ci sono tutte le scoperte della scienza e tutte le applicazioni della tecnica e che si può fare a meno di accendere le candele davanti a Sant’Antonio, ecc., allora siamo senza Dio. Nella vita siamo senza Dio. Si fa indipendentemente da Dio. Si fa come se Dio non esistesse.
Come se Dio non esistesse. Oggi la vita è concepita, è condotta avanti nella preoccupazioni di fondo come se Dio non esistesse. Questa è la realtà. Mai sia, che in passato ci fosse uno che concepisse la vita come se Dio non esistesse! Si bestemmiava Dio, ma anche il bestemmiarlo era un segno di fede nella sua presenza, nella sua azione. Erano momenti di ribellione, o di altro ma c’era un rapporto. Oggi questo rapporto è tagliato.
Poi il mondo che si è risvegliato come da una specie di letargo, di sonno, attraverso tutto ciò che riceve continuamente, ininterrottamente anche quando non vuole, attraverso i mezzi della comunicazione sociale che sono tutti a livello di secolarizzazione, come se Dio non esistesse.
La scuola, la scolarizzazione. E’ un bene la scolarizzazione, però che cosa ha portato? Che in cattedra ci è andata tanta gente, che prescinde dalla fede, che è contraria alla fede, oppure che è molto pavida nei confronti della fede e non ha il coraggio delle proprie convinzioni. Ce l’hanno gli altri il coraggio delle proprie convinzioni. I così detti “nostri” purtroppo, molte volte, no. Allora, le nuove generazioni? Le nuove generazioni sono quelle che ormai sono alla vigilia del matrimonio, stanno sposandosi o stanno costruendo la nuova famiglia, che hanno imparato a concepire la vita come se Dio non esistesse. Mondo secolarizzato.
Mondo pluralista nel quale convivono insieme diverse concezioni della vita. Concezioni implicite o concezioni esplicite. Noi, in particolare, abbiamo a che fare con due materialismi. Con il materialismo economico, liberale, democratico, e con il materialismo pratico marxista. Quale di questi due materialismi incida maggiormente nella concezione della vita,…. guardate, che c’è da guardare bene le cose, da tenere bene presente, in concreto, che cosa accade. La nostra gente si distacca dai valori della religione e della fede per il materialismo ateo o per il materialismo consumista? Guardate che tutta la nostra gente, di destra o di sinistra, o di centro, ha una unica aspirazione: raggiungere una vita di livello borghese, di stare bene, di farsela bene, di godersela. Questo è l’ideale e queste sono le ideologie, le conseguenze delle ideologie che sottostanno a questa nostra situazione.
Non venitemi a chiedere se è più pericoloso il marxismo o il capitalismo. Non entriamo per carità, in queste questioni. Guardiamo ai fatti, guardiamo alla situazione in cui ci troviamo e,”Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra” convive con “credo nel profitto”,”credo nel potere di classe”. Sono due credo anche quelli. Allora comprendete come sia urgente, come sia necessario, per la situazione in cui ci troviamo, che avvenga -lasciatemi dire così – una nuova evangelizzazione, l’evangelizzazione della gente che vive in questo mondo secolarizzato e materialista e consumista, in questo mondo idealicizzato dalle diverse dottrine che sottostanno alla vita pratica, che conduce ognuno dei nostri fedeli, di quelli che vengono in chiesa. Perchè anche quelli che vengono in chiesa hanno l’aspirazione al conto in banca, hanno l’aspirazione della casa con tutti i conforti, hanno l’aspirazione della macchina, eccetera. Hanno delle aspirazioni borghesi. Non è questione di aspirare ad un tenore di vita degno della dignità della persona umana. No. E’ tutta questione di aspirare ad un tenore di vita che sia, il più possibile confortevole, nel senso materialistico del termine.
Allora noi siamo chiamati a gettare nuovamente le basi della fede in mezzo alla nostra gente, per mezzo della predicazione, per mezzo della evangelizzazione. Qui sono necessarie, È necessario avere una grande fede, noi. Prima di tutto avere una grande fede nella Parola di Dio, nella potenza della Parola di Dio, perchè, se noi guardiamo le cose così come stanno, a questa gente, andare a dire che il Padre è infinitamente buono e misericordioso, che Gesù Cristo è morto in croce, che l’eucarestia rende presente nostro Signore Gesù Cristo, che, se mi confesso ricevo il perdono dei peccati… E, dove sono i peccati? E chi fa ancora i peccati? E Gesù Cristo se è morto in croce, va bene! a me sta bene però ma non ho niente a che fare con la sua croce. Il Padre? Eh! io ho bisogno di quattrini, ho bisogno di arrivare alla fine del mese, ho bisogno di acquistare questo e quest’altro. Guardate che è una situazione! Allora crediamo o non crediamo alla forza del Vangelo, alla forza salvifica del Vangelo? Ripeto per la seconda o terza volta, qui è questione di ricominciare ad evangelizzare, a proporre il primo annuncio della fede perchè la gente, a ragione veduta, accetti Dio e la sua Parola, accetti nella sua vita e nelle situazioni della propria esistenza, Dio, la sua Parola e le conseguenze della sua Parola.
Miracoli non ne possiamo fare, però è un miracolo la Parola di Dio, se ci crediamo. Ma dobbiamo annunziarla questa Parola di Dio e, ripeto ancora, soprattutto dobbiamo crederci a questa Parola di Dio per noi e per i nostri fratelli.
“A chi? quando ? come?”
Io ritengo che voi ammettiate che non è possibile, in questo breve spazio di tempo, dare una risposta a questi interrogativi.
“A chi?” A tutti e specialmente agli adulti. Penso di parlarne nelle seconda conversazione. Specialmente agli adulti.
“Quando?” Anche di questo ne parleremo nella seconda conversazione. Ma almeno cogliamo quelle occasioni che ci si presentano già di per se stesse. Io penso alle celebrazioni del matrimonio, alle celebrazioni dei funerali. Penso alla celebrazione delle Messe festive alle quali partecipa ancora una percentuale singolarmente alta di gente, anche se questa percentuale si aggira – non so come è da voi- intorno al 25-30%. Una buona percentuale. (una voce di sacerdote: 70-80%); Va bene, più numerosi sono, più grande è la nostra responsabilità, di evangelizzare, non di cavarcela con un fervorino sul Vangelo come faccio io alla sera, in questi giorni. Ma di partire dalla Parola di Dio e avere davanti a se uno schema logico e darci dentro con il primo annuncio, con l’annuncio delle verità fondamentali. Non con la preoccupazione di fare delle dimostrazioni ma con la preoccupazione di annunziare con chiarezza perchè la Parola, poi, fa il suo corso e Ci crediamo o non ci crediamo che poi la Parola fa il suo corso? che lo Spirito anto che è nel cuore di questi battezzati e di questi cresimati fa di più di quello che facciamo noi? Quanti atti di fede siamo chiamati a compiere, noi sacerdoti, nell’esercizio del ministero!
E questa Parola che noi annunciamo, che è la Parola di Dio, alla quale dobbiamo essere fedelissimi, deve essere una Parola che ha senso per quelli che ci ascoltano. Non che ha senso per noi. Ha senso per quelli che ci ascoltano. Va alle radici delle loro problematiche e porta una soluzione convincente, da un punto di vista esistenziale, della esistenza. Direi, oggi più che mai, è relativamente facile far capire alla gente come la vita prende senso, se è posta nella prospettiva della fede, che altrimenti si va verso il fallimento, verso la catastrofe, verso il terrore, verso la violenza. E’ facile. Relativamente!