San Simone di Gallipoli 28/07/1978 ore 11
Alcune riflessioni sul ministero della grazia. Abbiamo detto, ieri, che parola e sacramento, sono le espressioni di una medesima rivelazione. La parola è segno, e i segni sono parole. Continueremo a parlare, perciò, della evangelizzazione, della catechesi a riguardo dei sacramenti.
Intanto, i sacramenti sono chiamati segni della fede o sacramenti della fede – – sacramento della fede per eccellenza è l’Eucarestia – , nel senso che, sono segni che impegnano la fede. Impegnano la fede, per accoglierli questi segni, ma impegnano la fede per svilupparli in tutta la loro potenzialità, questi segni, i quali sono destinati a creare una nuova situazione. Pensate il Battesimo. Ci fa figli di Dio: nuovi rapporti con Dio che ci è padre, con Gesù Cristo che è fratello, con lo spirito che è amico, con gli uomini che ci sono fratelli; nuovi dinamismi di una crescita, di uno sviluppo, secondo una nuova dimensione: la dimensione, appunto, che nasce dalla situazione nuova in cui veniamo a trovarci, in conseguenza della ricezione dei sacramenti.
Tutto questo, come comprendete, è legato alla vita, è legato alla esistenza. Tutto questo è legato, come stiamo affermando, alla fede. Vita. Fede. Allora, uno sviluppo della vita nella fede, un cammino della vita nella fede, un cammino di fede. I sacramenti segnano un cammino di fede, suppongono un cammino di fede, un itinerario di fede. Quello che in antico si chiamava catecumenato.
Oggi c’è questa preoccupazione di vedere i sacramenti come delle tappe della vita cristiana, dello svolgimento della vita cristiana, dello svolgimento della vita di fede. Perchè, quando si dice vita cristiana, purtroppo c’è il pericolo di fermarci ai segni esterni di un certo costume, mentre, invece, bisogna essere chiari e riferirci precisamente a quello che fonda la vita cristiana, che è appunto la fede.
Allora è logico che queste tappe del cammino della fede debbano essere preparate da una evangelizzazione, da una catechesi adeguata che illumini questo cammino. Cioè: illumini queste nuove situazioni, questi nuovi rapporti, queste nuove dimensioni. E non siano soltanto degli atti, delle occasioni.
Le nostre catechesi, specialmente le catechesi sacramentali, vedi Prima Comunione e Cresima, in particolare questi due sacramenti, sono delle catechesi occasionali. Hanno la preoccupazione di fare intendere che cosa è l’Eucarestia, che cos’è la Penitenza, che cos’è la Cresima, ma non c’è un’altrettanta viva preoccupazione di far crescere, far camminare, far sviluppare, educare secondo il senso di questi sacramenti.
A parte poi che, il Battesimo si perde nella notte dei tempi perchè è stato ricevuto quando non si era ancora coscienti di ciò che avveniva, e, difficilmente c’è una ripresa per coscientizzare ciò che È avvenuto quando ancora si era incoscienti.
L’azione catechistica deve avere proprio questo scopo: di fare prendere coscienza della nuova situazione, ma non semplicemente della situazione occasionale di quel sacramento, ma nella nuova situazione che è segnata dall’itinerario di tutti i sacramenti. In particolare i sacramenti della così detta iniziazione cristiana: Battesimo Eucarestia, Penitenza, Cresima.
Quindi una presentazione globale e, nello stesso tempo, graduale del mistero della fede, di tutto il mistero della fede, di tutto il piano della fede. Non deve essere una catechesi rivolta soltanto a quel sacramento. E’ l’occasione del sacramento che mi spinge a prendere coscienza di tutta la realtà in cui questo sacramento si inserisce, di tutta la realtà di cui questo sacramento fa parte ed, evidentemente, in proporzione della età.
Qui tocchiamo un punto di estrema importanza, delicatezza e difficoltà. Chi stiamo catechizzando, oggi noi, relativamente ai sacramenti? Stiamo catechizzando dei soggetti che non sono capaci di catechesi.
Prima comunione, prima penitenza, prima confessione. Bambini e bambine che, più o meno, incominciano ad affermare l’uso della loro libertà. Cresima: ragazzi che, più o meno, incominciano a prendere coscienza del senso di responsabilità, ma “appena, appena”. Li possiamo mettere, tutti, nella categoria degli infanti, rispetto alla piena libertà e al senso di responsabilità che richiedono questi incontri con Cristo, che sono, evidentemente e rettamente, suppliti dalla comunità, che è una comunità adulta. Ma il punto delicato sta qui: c’è questa comunità che si prende la responsabilità di un atto cosciente e libero del bambino che si confessa per la prima volta? del bambino che si comunica per la prima volta? che incomincia a comunicare con nostro Signore Gesù Cristo, attraverso il sacramento della Eucarestia? C’è una comunità che si prende la responsabilità del ragazzo, che vuole impegnarsi, secondo il senso del sacramento della Cresima, a diventare adulto? a diventare pienamente responsabile? C’è?
Siamo realisti. Siamo onesti. Questa comunità non c’è. Questa comunità può essere identificata con la famiglia? Anche se fosse identificata con la famiglia, la famiglia è in grado di prendersi totalmente la responsabilità? di prendersi il peso di quell’atto che stanno compiendo i bambini e i ragazzi, i loro figlioli? Ne ha la preparazione sufficiente? Ne ha l’esperienza richiesta? Dà testimonianza di questi sacramenti nella propria vita? Vedete che, purtroppo, la risposta è: “no!”
E difatti, quando questi ragazzi sono abbandonati a e stessi perchè non sono più impegnati per il sacramento della Cresima, “ti saluto!”, “chi ti ha visto ti ha visto!” salvo poche eccezioni. E, le eccezioni rispondono normalmente con la presenza di una famiglia, che ha e dà una testimonianza veramente autentica di vita cristiana, oppure per un incontro felice del ragazzo, della ragazza, con il sacerdote, con la suora, con un adulto. C’è sempre la presenza di un adulto. Vedete che il punto urgente, delicato, ma serio, è che noi dobbiamo rivolgere la nostra catechesi, in occasione dei sacramenti, agli adulti?
Direte: “come si fa?” Qui viene il bello. Qui viene un impegno dinnanzi al quale noi ci troviamo, volere o no. Anche se poi non faremo niente, noi siamo dinnanzi a questo impegno, noi siamo dinnanzi a questa responsabilità. Il soggetto della catechesi sono gli adulti e noi continuiamo a fare catechesi agli infanti. Non dobbiamo più fare catechesi agli infanti? No. Ma ci deve essere una corrispondente, adeguata, parallela, catechesi per gli adulti.
Direte: “come si fa?” Molto modestamente. Noi dobbiamo raccogliere quelle indicazioni che ci sono venute dai vescovi italiani in evangelizzazione e sacramenti. Cioè, ci deve essere una preparazione al Battesimo, dei genitori evidentemente, o della famiglia intera. Ci deve essere una preparazione dei genitori, ma una preparazione catechistica. Quindi una catechesi per i genitori dei sacramentandi: Eucarestia, Penitenza, Cresima.
I Vescovi ci hanno invitato a fare questa catechesi. La facciamo? Qualcuno di voi può chiedermi:” e lei lo fa?” “Io dico, sempre modestamente, che sono totalmente impegnato perchè si faccia.”
Lo faccio anch’io, cioè mi presto anch’io. Io normalmente , la sera dopo cena, -noi sapete che ceniamo presto-7.30-8- esco per andare nelle parrocchie a parlare ai genitori dei sacramentanti. Le mie, sono delle puntate sporadiche, perchè non posso arrivare a tutto e a tutti, ma sono una spinta, un incremento, una indicazione. Una indicazione alla gente perchè capisca che il vescovo ritiene talmente importante la loro preparazione ad essere responsabili del sacramento che riceverà il loro figlio, che si muove lui, e va lui. Va lui d’inverno, con la nebbia. Sentite la radio e televisione: nebbia in val padana. Pensate a Mantova che è nella nebbia. Non sempre ma, molte volte è brutta la nebbia. Ebbene, anche questo, per adempiere a questo urgente dovere, a questo imprescindibile dovere.
Direte: “riesce?” Vi posso dire di si. Dove si ha il coraggio e lo spirito di prendere le cose sul serio, la gente risponde. Le prime volte stenta. Le prime volte ci sono le mamme, c’è il dieci per cento dei papà, poi, magari, cose vanno peggio, oppure vanno meglio, ma dove si è perseveranti si crea una convinzione. Allora si raggiunge la quasi totalità delle mamme e anche dei papà. Si fa in orari diversi, magari. Certo che bisogna adattarsi. Questo in particolare per la prima Eucarestia e per la Penitenza.
Quindi, la norma è – poi che tutti stiano alla norma è un altro paio di maniche- però, delle circa 150 cresime in cinquanta diverse parrocchie che ho fatto da Pasqua alla fine di giugno, credo che una o due parrocchie non erano state d’accordo che la preparazione ad ogni sacramento è di due anni. Quindi due anni per la Eucarestia che comprende anche la Penitenza, e la Penitenza la si celebra prima della Eucarestia. Due anni per la Cresima e in questi due anni, ogni quindici giorni, l’incontro con i genitori. Tolti i tre, quattro mesi estivi si capisce, ma poi. Con dei tempi più ravvicinati corrispondenti ai tempi forti dell’avvento, della quaresima, con giornate intere di ritiro non solo per i ragazzi ma anche per i genitori. E i genitori si convincono. I genitori ci si ritrovano. I genitori sono contenti. Perchè catechizzare questi infanti, quando nella famiglia poi viene tutta un’altra catechesi, quando dalla scuola disgraziatamente può venire tutta un’altra catechesi, quando dal mondo viene tutta un’altra catechesi . Se non c’è il sostegno della famiglia, se non c’è il sostegno degli adulti.
Quindi, questo è il modo di recuperare quello che in passato era la dottrina per gli adulti, che si teneva alla domenica -almeno da noi- pomeriggio. E che bisogna fare… o vogliamo dei cristiani o ci accontentiamo di un po’ di gente che viene in chiesa, o ci accontentiamo di sepellirli con un rito cristiano? Il Dio è il Dio dei vivi e non il Dio dei morti!
Poi c’è un punto, che per me è il punto chiave, della soluzione di questo problema della catechesi agli adulti ed è la preparazione al Matrimonio.
Sentite miei cari, noi facciamo una preparazione abbastanza adeguata per la Prima Comunione, per la Cresima. Sono sacramenti che hanno la loro importanza. Nella tradizione cristiana sono i sacramenti della iniziazione cristiana. Il sacramento del Matrimonio? il sacramento del Matrimonio che è costitutivo di un nuovo stato di vita? che è costitutivo della famiglia? che è costitutivo dell’istituto della convivenza sociale più delicato ed è l’istituto della educazione in genere, ma della educazione cristiana in particolare, più naturale, più dotato di grazia e di grazie e più indispensabile? Quanto catechismo abbiamo mai fatto noi in preparazione del Matrimonio? Non dico certi corsi in preparazione al Matrimonio dove c’era l’ostetrica, dove c’era il legale, dove c’era lo psicologo per dire quelle cose che interessano -va bene-quelli che si accostano al Matrimonio, ma, una catechesi che metta in grado questi giovani – il problema dei giovani, il problema della catechesi dei giovani! – questi giovani, nel momento della maturazione dell’atto più responsabile della loro esistenza, li mette in grado di farlo con un atto di fede da adulti? Quando lo abbiamo fatto? Lo dobbiamo fare.
Dobbiamo essere convinti, noi. Non dobbiamo dire: i giovani non vengono perchè non è vero. Non è vero che non vengono. Io ricordo, quando ero ancora a Monopoli, da due o tre anni circa, qualcuno di voi lo conosce personalmente , don Martino Scarafile, parroco di Polignano a Mare, da tre anni non faceva un Matrimonio se non dopo un corso di vera e propria catechesi, e tutti andavano. Non faceva più un Matrimonio. A meno che non fosse gente che veniva da fuori. Dove sono attualmente, grazie a Dio, diversi parroci, si sono impuntati, in bel modo, si capisce, e non ammettono al Matrimonio. L’affermazione è molto drastica – cercheremo di intenderla – se non quelli che passano attraverso il tirocinio di una vera e propria catechesi che dura, a secondo dei casi, a secondo di come è distribuita nel tempo. Una volta alla settimana può durare due anni. Due volte la settimana può durare un anno. Ma le proporzioni, più o meno, sono queste. Quindi sono previsti una cinquantina di incontri per fare una vera e propria catechesi a quell’età, per quel sacramento che è così tipico come figura portante di tutta la rivelazione.
Noi abbiamo parlato di Dio sposo. Il tema delle nozze, il tema del banchetto, gli sponsali, sono tutti temi intorno ai quali si può svolgere tutto il piano di Dio, tutto il mistero cristiano. Adesso, che si adotti o non si adotti questo punto di vista, quello che è importante, è che si faccia questa catechesi.
Che tutti i giovani, al termine di questa catechesi, raggiungano la fede, maturino la fede, questo non è cosa nostra. La parte principale tocca a Dio. Poi, ogni soggetto si trova in una situazione particolare, comunque c’è stato uno sforzo. Guardate, questi giovani si legano al prete, questi giovani si legano alla chiesa per un fatto che li tocca, per un fratto che prende senso della rivelazioneazione. Li tocca profondamente. Non c’è nulla che tocchi profondamente due giovani seri, come il Matrimonio, come lo sposarsi.
E non è nessun altro sacramento, direi, che prenda tanto senso dalla globalità della religione cristiana. Perchè non lo facciamo? Ecco, lo dobbiamo fare. Una parola! Lo dobbiamo fare. Eppure, davanti a Dio, noi abbiamo la responsabilità di farlo. Noi, i nostri collaboratori, i laici, le suore, i religiosi. Noi lo dobbiamo fare.
Capite che poi si innesta un nuovo ciclo? E’ facile, presso questi genitori, andare a fare il discorso del Battesimo del loro primo figliolo. E’ facile riprendere la catechesi, che si è appena lasciata, e approfondirla e svilupparla, con il secondo foglio, con il terzo figlio, quello che il Signore vuole, quello che loro vogliono…. E’ normale.
Direte: che da fare. Altro che messe da morto col piviale nero.! Qui. Hic est labor! Allora è facile avere poi, questi genitori, collaboratori della catechesi della Prima Comunione, della Penitenza e della Cresima. Ed è, secondo me, l’unica via per arrivare ad una catechesi dei giovani, perchè, per altre vie, non so come li prenderemo, e una catechesi per gli adulti, si capisce in prospettiva, ma intanto teniamo le catechesi parallele che sono quelle che valgono per il momento presente