Beatitudini
precede una trasmissione locale, interrotta, perchè sovrapposta da quanto segue
Vedendo le folle Gesù salì sulla montagna e, messosi sedere gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola li ammaestrava dicendo:
“beati coloro che hanno un’anima da poveri, perchè di essi è io regno dei cieli”,
“beati gli afflitti perchè saranno consolati”,
“beati i miti perchè erediteranno la terra”,
“beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perchè saranno saziati, beati i misericorDiosi perchè troveranno misericordia”,
“beati i puri di cuore perchè vedranno Dio”,
“beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio”,
“beati i perseguitati per causa della giustizia perchè di essi è il regno dei cieli”,
“beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.
“Rallegratevi ed esultate perchè grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi’.
Questa la redazione di Matteo, la redazione invece di Luca è al capo sesto dal verso 20 in avanti.
Si è detto e ripetuto che è il discorso inaugurale, introdotto, come avete sentito dall’evangelista, con grande solennità: la solennità del luogo, dell’ambiente dell’atteggiamento che assume nostro Signore Gesù Cristo, con cui inizia il suo ministero e proclama il suo vangelo, proclama un messaggio di gioia.
Questa parola “beati” ha tanti significati. Vuole dire fortunati, felici, contenti, soddisfatti, pieni di gioia, pieni di felicità. Quindi veramente il vangelo è l’annunzio di una bella notizia. E la bella notizia, Gesù, la dà appunto,in queste circostanze.
Questa mattina noi non affrontiamo il senso di ciascheduna delle beatitudini. Ne affrontiamo il senso globale ma, soprattutto, mi preme di mettere in risalto il frutto delle beatitudini che è appunto la beatitudine.
La beatitudine, in senso pieno, completo, definitivo è quella del paradiso. Del resto le singole beatitudini sono, per dire così, la strada, le vie di ingresso alla beatitudine definitiva del paradiso.
Le beatitudini del Vangelo sono state strumentalizzate, sono state distorte in tanti sensi. Se ne sono fatte delle indicazioni di tipo morale, principalmente nei nostri ambienti. In tutti i tempi e specialmente in questi nostri ultimi tempi, delle beatitudini, specialmente di alcune beatitudini, e direi specialmente della prima beatitudine, se ne è fatto un proclama di tipo sociale e quindi dando alle beatitudini un significato sociologico, di condizione sociale, specialmente a riguardo della povertà e dei poveri.
Tra parentesi, la povertà predicata da Gesù è qualche cosa che deve entrare nella nostra vita, non è qualche cosa che noi dobbiamo togliere dal mondo. E’ qualche cosa da amare, da vivere, non da rimediare. E’ vero che nel mondo ci sono anche i poveri e allora per via della carità, noi siamo tenuti a pensare ai poveri ma non confondiamo le beatitudini con questa esigenza di carattere sociologico che pure impegna la carità. La carità vera, non l’elemosina: la carità cristiana.
Dunque cerchiamo di dire il senso profondo delle beatitudini. Non consistono in un atteggiamento morale. Ecco qui uno dei punti su cui noi dobbiamo fare opera di conversione. Quando stiamo in ascolto della parola di Dio, dobbiamo essere disposti ad accoglierela per viverla e per orientarci nel suo senso e quindi per convertirci. Convertirci vuole dire capire bene Nostro Signore Gesù Cristo. Convertirci vuole dire sintonizzare i nostri pensieri con i suoi, pensarla come la pensa lui, e quindi, accogliere le realtà che ci annunzia secondo il significato che a queste realtà, ha dato Nostro Signore Gesù Cristo, secondo quindi le indicazioni di Nostro Signore Gesù Cristo.
Le indicazioni di Nostro Signore Gesù Cristo dicono che i consigli evangelici o le beatitudini, – che poi si è fatto tutto un pasticcio: povertà castità e obbedienza eccetera entrano tutte nelle beatitudini – se ne sono fatte delle virtù morali. Niente affatto. Per carità, lo sono anche ma, prima di essere delle virtù morali, sono una realtà di vita, una realtà di esistenza, una realtà che riguarda il nostro essere profondo.
Questa mattina, mi pare che ci vadano tutte bene e noi abbiamo pregato in un modo un po’ particolare questa mattina. “Ti lodi o Signore la nostra voce, ti lodi il nostro spirito, e, poichè il nostro essere, tutta la sostanza, quindi, della nostra persona, è dono del tuo amore, tutta la nostra vita si trasformi in perenne liturgia di lode”.
Ma noi diventiamo liturgia di lode del nostro Dio dal momento in cui riconosciamo che il nostro essere, la sostanza della nostra persona, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo, non è nostro, non ce lo siamo fabbricati da noi, non ce lo costruiamo noi, non ce lo ha dato il nostro confessore o il nostro padre spirituale. E’ dono dell’amore di Dio. E’ dono dell’amore misericordioso di Dio. E allora il senso profondo delle beatitudini è: riconoscere che noi siamo di Dio, siamo fattura di Dio, siamo creatura di Dio, siamo dono di Dio, siamo dono del suo amore, siamo dono della sua misericordia. In altre parole: che tutto in noi è gratuito, che tutto in noi non è dovuto, che tutto in noi c’è perchè Dio ce l’ha posto.
Tanto per avviarci sul nostro tema, facciamo ancora un cenno alla prima delle beatitudini: “beati i poveri in spirito”. Si traduce comunemente, ma una bella traduzione è quella che vi ho proposto: “beati coloro che hanno un’anima da poveri”; che hanno un’anima, cioè una coscienza, che riconosce il proprio nulla creaturale. Se noi diciamo Dio Creatore del cielo e della terra e poi sottraiamo la nostra persona, il nostro essere, il nostro vivere dalla azione creatrice di Dio, addirittura ci rifiutiamo di essere creature di Dio. Ma noi siamo figlie di Dio, siamo spose di Gesù Cristo, siamo tempio dello spirito Santo…! Siamo creature di Dio perchÈ Dio nei nostri confronti è creatore, nei nostri confronti è creatore misericordioso che ci salva, che ci perdona, che ci dona tutto a titolo gratuito. Quindi comprendete che le beatitudini non sono tanto un atteggiamento morale, ma sono un riconoscimento reale, quindi, un atteggiamento fondamentale con cui noi stiamo dinnanzi a Dio e, nei confronti della creazione e dei fratelli, nella posizione in cui veramente, realisticamente siamo. Siamo perchè Dio ci ha fatti, siamo perchè Dio ha fatto noi e gli altri, siamo perchÈ Dio ha fatto tutte le cose, e noi in mezzo a tutte le cose.
Guardate che non è importante questo. E’ essenziale. E’ decisivo. O c’è o non c’è. O c’è, e allora può darsi che ci sia anche una vita umana -notate bene: umana- e può darsi che ci sia anche una vita cristiana, e può darsi, al limite, che ci sia anche una vita religiosa. O non c’è, e allora non c’è nulla, perchè anche quando ci fosse l’illusione di praticare la povertà, perchè si sta attenti a non sprecare niente, a non avere niente nel borsellino, a tenere il cuore distaccato da tutte le cose e così via dicendo; ci fosse la più casta verginità di questo mondo, e la più sottomessa e cieca ubbidienza dell’altro mondo, ci sarebbe niente, se non c’è l’atteggiamento fondamentale con cui io accetto la mia situazione: la mia situazione di creatura, la mia situazione di creatura salvata, la mia situazione di creatura gratificata.
Ecco, se mi metto in questa situazione allora io sono a posto e posso incominciare tutto il resto. Se invece, non mi pongo in questa situazione, non sono niente.
Scusate se insisto. Diverso è l’impegno morale nell’osservanza dei consigli evangelici o delle beatitudini, e diverso è l’atteggiamento fondamentale richiesto dalle beatitudine evangeliche e dai consigli evangelici, che poi sono la stessa cosa.
Perchè – dico la stessa cosa, e forse con le stesse parole perchè non è cosa semplice da rendere – quando nella nostra mente si sono fissate certe idee-, si è fissato un certo modo di pensare, di concepire, è difficilissimo liberarci da questi nostri modi di pensare, per trasferirci su altri modi di pensare. E, notate bene che il primo modo di pensare è quello moralistico, non accenno a quello di tipo sociologico, è soltanto frutto di una certa tradizione ambientale dei nostri ambienti, mentre, invece, quell’altro modo di pensare, è il modo di pensare di Gesù Cristo, è il modo di pensare di colui che ha proclamato le beatitudini, di colui che ha aperto dinanzi a noi le vie del cielo e che ha spalancato dinanzi a noi la speranza del paradiso.
E allora, prendere un atteggiamento di povertà, di umiltà, di semplicità, di rettitudine, di accettazione, non per una motivazione di qualsiasi tipo, fosse anche la più sublime, ma per questo realismo della mia situazione di creatura salvata dall’amore gratuito di Dio, mio Padre, per mezzo del Cristo, mio salvatore, e per l’azione dello Spirito, mio santificatore.
Io non insisto oltre perchè è inutile tentare di rendere cose altissime, cose che attengono al mistero cristiano. Possono sembrare cose semplici. Non le sono. Perchè se non ci fosse la rivelazione di Dio, quindi non ci fosse la parola di Dio su questi punti, e non ci fosse per conseguenza l’azione dello Spirito che chiarifica la parola di Dio all’interno del nostro spirito stesso, perchè sia capace di comprenderle, sarebbe tutto inutile. Siamo ad un livello di comprensione superiore a qualsiasi intelligenza. E l’intelligenza non centra affatto. Centra o centrano tutti quei doni dello Spirito santo dall’intelletto alla sapienza, all’intelligenza, alla scienza che sono doni .
Allora vi lascio sotto l’azione dei doni dello Spirito santo perchè comprendiate quello che io ho tentato di dirvi. Le beatitudini non sono delle virtù, sono un atteggiamento che apre le vie del cielo, del regno di Dio, del cielo, del paradiso che vuol dire la stessa cosa.
Regno di Dio che incomincia già su questa terra, che è già inscritto nei nostri cuori, che progredisce nel mistero e che sarà rivelato alla fine dei tempi.
Non dimentichiamo che siamo ormai in avvento. Il Signore che viene. Il regno di Dio è il Signore che viene. E’ il Signore che viene a prenderci, se ci lasciamo prendere. E’ il Signore che viene ad accoglierci, se ci lasciamo trovare. E’ il Signore che ci vuole portare con se, se accettiamo di camminare con lui. E’ il Signore che ci fa dono di se stesso, se noi comprendiamo ciò di cui abbiamo bisogno.
E’ il Signore nostra vita.
E’ il Signore nostra pienezza di vita.
E’ il Signore che ci viene a comunicare l’inizio della comunione di vita che sarà definitiva nell’eternità perchè: “così piacque a Dio di ammettere di introdurre gli uomini alla comunione di vita con sè”.
Ecco questa è la beatitudine. Qui sta il vero significato di “beati”. E’ una beatitudine nella speranza. E’ una beatitudine garantita, assicurata. E’ nella speranza perchè non la possediamo ancora, se mai, ne abbiamo qualche saggio, ne abbiamo qualche cenno, qualche pregustazione. Non è difficile averne qualche pregustazione. Ma la pienezza sarà nei tempi definitivi.
Allora è nella speranza questa beatitudine. Ma è una speranza che ha il suo fondamento: la parola di Dio, la promessa di Dio, il quale si è impegnato a dare se noi, con la sua grazia che non ci viene mai meno e che è sovrabbondante, ci impegniamo sulla via dei suoi comandamenti, sulla via delle beatitudini.
Ne abbiamo la caparra di queste beatitudini. Qual’è la caparra della beatitudine? E’ lo Spirito che ci è stato dato e questo in un modo certo, possiamo dire fisicamente certo, perchè avviene questa comunicazione dello spirito attraverso l’azione sacramentale del battesimo e della cresima. Lo Spirito è la caparra, è l’anticipo della beatitudine eterna.
Allora, il nostro spirito, se è spirito religioso cristiano, ragionevolmente umano deve essere aperto alla beatitudine. Ecco, io mi domando quanto la chiesa, nel suo ministero, i preti quindi, i vescovi, il papa, le suore , i cristiani, diano importanza alla attesa della beatitudine. Correggendo un po’ la domanda: se diano senso alla loro esistenza perchè proiettata sulla beatitudine, se la loro esistenza è tutto un anelito, tutto un desiderio, tutto quindi, un movimento di speranza della beatitudine.
Care sorelle, guardate che non siamo esenti da tutta la secolarizzazione e il secolarismo in cui viviamo, per cui, e la liberal-democrazia prima, e anche adesso, forse più adesso che prima, e il marxismo dall’altra, ci vogliono costruire un paradiso in terra.
C’è qualche suora che scuote la testa. Quante suore hanno rivendicato, dopo il concilio un paradiso in terra! Le superiori maggiori ci hanno pensato molto prima assicurandosi dei vistosi patrimoni, qui su questa terra, e le suore, ad un certo punto hanno rivendicato per se: e la dignità della persona, e la libertà di azione, e la corresponsabilità, e una dignità degna di una creatura umana ..(ironico?) Non dico che queste siano tutte delle eresie. Non dico che queste non siano delle aspirazioni anche legittime, ma dico, prima di queste, al di sopra di queste e come fondamento di queste e come punto di partenza di queste, c’è l’aspirazione al paradiso? c’è la preoccupazione di costruirsi un paradiso? Non su questa terra! perchè Gesù Cristo il paradiso su questa terra non l’ha promesso affatto.
“Rallegratevi ed esultate perchè grande sarà la vostra ricompensa nei cieli”. E allora beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia . E questo non tanto i comunisti o i massoni, ma le consorelle, le superiore, i preti, i vescovi, i giornali cattolici: la cittadella. Che è ridere!
Il vescovo stesso blocca la incisione e poi la riprende
Dunque, e terminiamo. Ci crediamo o non ci crediamo che Dio è Padre. Ci crediamo o non ci crediamo che Gesù Cristo è morto per noi, ci crediamo o non ci crediamo che lo spirito è stato diffuso nei nostri cuori?
E perchè questo? E’ per goderceli nell’intimità dello spirito, e l’amore di Nostro Signore Gesù Cristo, e la benevolenza stramisericordiosa del Padre nostro che sta nei cieli. Li vogliamo o non li vogliamo? Sono queste le aspirazioni del nostro cuore o non lo sono? sono questi il nostro tesoro o non lo è questo il nostro tesoro? Se questo è il nostro tesoro, capite che tutte le altre sono cose da ridere. Non devono mai diventare dei problemi. Potranno essere delle piccole questioncelle. Ma problemi no. Il problema È quello – come dicevano i nostri vecchi – di salvarci l’anima. E salvarci l’anima non è soltanto non andare all’inferno ma andare in un bel paradiso. Ed esserci aperti, secondo al misura della dilatazione del nostro cuore, all’accoglienza dell’amore di Dio che sarà la nostra vita, sarà la nostra gioia che più nessuno ci potrà strappare.
“Oh felice quell’alleluia cantato lassù”. Alleluia di sicurezza, alleluia di pace. Là nessuno ci sarà nemico, invidioso, geloso come a questo mondo, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche qui. Qui però nell’attesa, lassù nella tranquillità. Qui cantiamo da gente che deve morire, lassù da gente che non morirà più, qui nella speranza lassù nella realtà, qui da esuli e pellegrini lassù nella nostra casa. Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo quanto per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia ma cantando non indulgere alla pigrizia, canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l’apostolo, alcuni che progrediscono si, ma nel male, progredisci è segno che cammini ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina.
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