….la presenza di Dio che si dona. Ecco perchè noi, per nostro conto, per una spiritualità che risponda all’economia di Dio, al comportamento di Dio, alla condiscendenza di Dio, dobbiamo tenere aperto questo grande libro che è la prima Bibbia: la creazione. Non dobbiamo essere dei distratti, non dobbiamo essere creature che non vedono, che non sentono, che non percepiscono. Non dobbiamo dire – quando uno parla di queste cose – “quello che un poeta”.
Se c’è una persona che è poco poetica è il sottoscritto. Non sono poeta, sono uno sgrammaticato, sono un anacoluto, ma guai a noi – ripeto – se chiudiamo questo libro. Ne va anche dell’equilibrio della nostra natura. Pensate: il respirare l’aria di Dio! E’ soffio di Dio. Non facciamo del panteismo. E’ soffio di Dio che si comunica col nostro bel respiro di Dio che respira con noi.
Vedere la luce. Dio è luce. Vedete che Gesù Cristo si è dichiarato luce del mondo. In Dio non ci sono tenebre perchè la luce, dopo l’aria è il più bel dono. E tante altre considerazioni.
Insistendo: ne va del nostro equilibrio. Una spiritualità che si incentrasse unicamente nell’opera della redenzione e trascurasse la creazione, sarebbe una spiritualità deformata. Gesù Cristo è la più bella sintesi della creazione. E’ la pagina più chiara della rivelazione proprio perchè è l’uomo perfetto. Gesù Cristo è il sacramento primordiale, è il segno dei segni, è il linguaggio dei linguaggi, è la Parola, è l’Epifania, cioè la manifestazione. Per questo, chi si accinge a scoprire Dio e non guarda a Gesù Cristo, e non passa per Gesù Cristo e non segue Gesù Cristo, non arriva a Dio. Ecco,il secondo punto lo finiamo immediatamente perchè siete già in grado di intendere.
Terzo punto. Dio continua a rivelarsi. Capitemi bene. E’ vero ciò che si insegna, in tutti i catechismi: che la rivelazione termina con la morte dell’ultimo degli apostoli. Oggettivamente parlando è vero. Cioè, Dio ha detto tutto, sia nella creazione sia nella rivelazione con cui ha compiuto la sua salvezza, però soggettivamente, da parte nostra, non è che abbiamo letto tutto, non è che abbiamo capito tutto, non è che abbiamo scoperto tutto. La Chiesa, tutta insieme, non ha ancora fatto, attraverso i secoli, la lettura completa della rivelazione di Dio nella creazione e nella rivelazione propriamente detta. Perciò la rivelazione continua.
Riportandoci a ciò che avviene in questi giorni. Il nostro incontro con Dio continua, e il luogo del nostro incontro con Dio, e il luogo dove si compiono le sue opere e si dicono le sue parole, è il luogo della sua presenza e della sua azione e, direi soprattutto, del suo incontro con ciascuno di noi, è la Chiesa.
Allora, la Chiesa, proprio per essere fedele al comportamento di Dio, per rispondere al comportamento di Dio, alla condiscendenza di Dio, deve essere linguaggio, deve essere segno, deve essere (ecco la brutta parola) istituzione, ma istituzione come l’ha istituita Dio, e deve avere un contenuto garantito da questi segni, da questi sacramenti. Non solo i sette sacramenti -capite- i segni voluti da Nostro Signore Gesù Cristo. I sette segni hanno un carattere privilegiato. C’è una garanzia particolare, assoluta della fedeltà di Nostro Signore Gesù Cristo a compiere lui ciò che è significato da questi gesti, ma poi ci sono tanti altri gesti e segni.
In particolare c’è l’elemento della parola. L’elemento della Parola che è legata ad un ministero. Intendiamoci bene. Gesù Cristo ha detto con chiarezza: “io non sono venuto per essere servito ma per servire”.
Si è inginocchiato davanti agli apostoli e ha lavato loro i piedi: “vi ho dato l’esempio, come ho fatto io, fate anche voi”. E, per tutto il tempo della sua vita apostolica – possiamo dire anche tutto il suo tempo perchè in tutto il tempo della sua vita gli apostoli furono sempre presenti – ha avuto la preoccupazione di prenderli da parte per istruirli, per dire loro apertamente ciò che diceva agli altri in parabole. Poi soprattutto per il modo con cui si è comportato con loro: per l’assiduità, la familiarità di vita, la partecipazione di esistenza che ha tenuto con gli apostoli. Questo non è un fatto secondario nella vita pubblica di Nostro Signore Gesù Cristo. E’ un fatto primario. Noi, volendo ridurre all’essenziale la vita pubblica di Nostro Signore Gesù Cristo, non esageriamo se diciamo che ha speso il suo tempo ad educare gli apostoli e a preparare gli apostoli. Li ha scelti, li ha scelti ad uno ad uno, li ha scelti nonostante che sapesse quello che sarebbero stati, e poi, quando è venuto il momento del compimento, cioè alla fine, prima di lasciarli li manda nel mondo perchÈ evangelizzino, annuncino la buona novella. Il servizio che egli ha reso al Padre di dire le parole del Padre, di manifestare il Padre, l’ha affidato ai dodici perchè andassero fino alla estremità del mondo, fino alla consumazione dei secoli. E’ chiaro che non potevano essere semplicemente quei dodici ma dovevano essere quelli che i dodici avrebbero scelto e che, quelli scelti dai dodici avrebbero, a loro volta, scelto. Qui c’è un fatto importante per il nostro incontro con Dio.
Quello del sacro ministero.
Ecco, mi rincresce di essere vescovo nel dirvi queste parole, ma ve le dico volentieri perchè ve le dico con la grazia che c’è in me. Perchè ho coscienza di essere un tramite privilegiato, voluto da Nostro Signore Gesù Cristo per il nostro incontro con lui, per il nostro dialogo con lui, per il dialogo del mondo con Dio, perchè continui la rivelazione, perchè continui la scoperta di Dio attraverso la bibbia della creazione e la bibbia della rivelazione. Ma l’istituzione sarebbe vuota se non ci fosse la garanzia della fedeltà di Nostro Signore Gesù Cristo -quante volte l’ho ripetuto- che ciò che avviene nella Chiesa, secondo la determinazione fondamentale della sua volontà, è sulla linea della continuità della missione di Nostro Signore Gesù Cristo. In altre parole: Paolo battezza? E’ Cristo che battezza. Paolo parla? E’ Cristo che parla. Non sono i discorsi umani, sapientemente architettati, secondo la sapienza umana, che generano la fede ma è la potenza dello Spirito e della Parola che viene ripetuta nella Chiesa, specialmente attraverso il ministero.
Non è che la Chiesa -capitemi bene- sia sempre stata fedele a Nostro Signore Gesù Cristo. La Chiesa è una casta meretrix, è santa perchè c’è la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo, ma è infedele e ha sempre bisogno di rifarsi una fedeltà. Ecclesia semper reformanda. Ha sempre bisogno di ritornare alle sue origini. Ha sempre bisogno di riformarsi, di ritornare alle sorgenti. Lo sforzo veramente immane che ha compiuto la Chiesa, sotto il pontificato di Papa Giovanni e di Paolo Sesto che, qualunque cosa si dica, è sulla linea, non sullo stile ma sulla linea e nello Spirito di Papa Giovanni. Lo sforzo che ha fato per riformarsi, per aggiornarsi, per ritornare alle sorgenti…. Allora, anche per ciò che riguarda il sacro ministero: funerale di prima, seconda, quinta categoria…quelli non li ha istituiti Nostro Signore Gesù Cristo …. Matrimoni con sei, dodici, ventiquattro candele e relativi fiori e passatoie… non li ha istituiti Nostro Signore Gesù Cristo .! Che i vescovi dedichino il loro tempo…
Qual’è il concetto del ministero del Vescovo? Amministrare la cresima. Ma Paolo, oggi, direbbe: “non sono stato mandato a battezzare ma a predicare”. Tradotto nel termine di oggi, del ministero del Vescovo, oggi: non sono stato mandato a cresimare ma a predicare. E, vedete come lo spazio proprio del ministero del Vescovo, per una certa infedeltà che nasce da tante cause storiche, che non dobbiamo ad andare a ricercare in questo momento – lo spazio del ministero del Vescovo è stato ristretto con grave danno della vita della chiesa. Perchè, se c’è un momento della presenza, garantita di Nostro Signore Gesù Cristo e della efficacia della sua parola, che è come una spada a doppio taglio che penetra fino alla midolla, è l’esercizio del ministero della Parola del Vescovo.
Al Vescovo si è arrivati a dare dell’eccellenza. Il Concilio “eccellentissimo” definisce il ministero della parola. Perchè qui è garantito, più che in qualsiasi barba di frate, la presenza e l’azione di Nostro Signore Gesù Cristo. Cioè del Padre che in Cristo, nella sua Chiesa, si rivela e rivela il suo amore. Anche se la nostra meditazione non l’abbiamo completata il tempo è passato e quindi smettiamo.
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