…la gioia di venirci incontro per comunicarci la sua gioia…
Il tema della gioia non è al margine del messaggio cristiano
Carissimi,
In noi, questa mattina si chiarisce la coscienza del mistero che esprimiamo, che rendiamo visibile, il mistero della Chiesa che è il riflesso del mistero di Dio: un popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Due misteri di pienezza, di pienezza di amore: la pienezza dell’amore nell’intimo della vita delle Divine Persone, il frutto di questa pienezza nell’amore che ci unisce in questa concelebrazione. Fa da ponte, tra i due misteri, tra le due realtà, Gesù Cristo il quale dice: riprendendo la promessa, la missione del profeta: “lo Spirito Santo È sopra di me”. E’ il Cristo, è l’Unto, è il Messia.
Pensiamo miei cari, e lasciamo che questo pensiero penetri dentro di noi: che cos’è l’umanità del Cristo pervasa dall’unzione dello Spirito, pervasa dalla unzione dell’amore di Dio, proiettato verso il mondo, verso la creazione, verso gli uomini, verso ciascheduno di noi.
Veramente È un mistero insondabile quello della ricchezza del frutto dell’Amore che È nel cuore di Nostro Signore Gesù Cristo e che È gioia: la gioia di venirci incontro per liberarci, la gioia di venirci incontro per consolarci, la gioia di venirci incontro per comunicarci la sua gioia. E ci viene perchÈ ha questo lieto messaggio da annunziare, da realizzare nella propria persona, da comunicare, ripeto, a tutto l’universo, a tutto il mondo, a ciascheduno di noi.
L’unzione, secondo il linguaggio biblico, porta con sè letizia, esultazione. Olio di letizia, olio di esultazione! E, conseguentemente spinge con urgenza a comunicare questa letizia, questa gioia, questa allegrezza, questa esultazione a tutta l’umanità e, attraverso l’umanità, all’universo intero.
Il tema della gioia non è al margine del messaggio cristiano. Il messaggio cristiano è un lieto annunzio, è un lieto messaggio che è frutto dell’amore di Dio, che pervade l’umanità santissima di Nostro Signore Gesù Cristo e che è offerto a noi, a ciascheduno di noi.
Abbiamo ripetuto: “Canterò per sempre l’amore del Signore”. Ma veramente, miei cari, la nostra vita è un canto? Un canto di gioia perchè il Signore ci viene incontro con il suo amore? Con il suo amore che è offerto ai poveri, a quelli che riconoscono di avere bisogno di essere amati? del suo amore con cui fascia le piaghe dei cuori spezzati, con cui proclama la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri?.
L’annuncio della misericordia del Signore! Questa parola che Gesù legge nella sinagoga di Nazareth è adempiuta. Ha il suo sigillo, ha la sua garanzia, ha la sua certezza per tutti noi, per ciascheduno di noi, e questa certezza e questa garanzia per ciascuno di noi è resa più sicura – se si può dire così – da quella partecipazione all’unzione del Signore di cui noi tutti siamo stati segnati: il nostro battesimo. L’unzione del battesimo, l’unzione della cresima, l’unzione dell’ordine sacro, fanno di noi tutt’uno attraverso questa unzione con il Cristo, con l’Unto, con il Messia, con Colui che è stato atteso ed è venuto come liberatore del mondo per nostra liberazione.
Miei cari, permettete che vi ponga questa domanda, che anche in altre circostanze vi ho posto: veramente noi abbiamo la coscienza di essere liberati? Veramente noi abbiamo la coscienza di essere confortati dall’azione del Cristo in persona? Veramente noi abbiamo la coscienza di partecipare a quella unzione di letizia, di gioia, di esultanza con cui è stato unto il Cristo e con cui siamo unti noi dall’azione del medesimo Spirito?
Permettete ancora: una delle insidie che guasta la nostra vita di cristiani, la nostra vita di ministri del Signore è l’insidia della tristezza, – che ha sì delle cause legate all’ambiente, – delle persone nella stessa chiesa in quanto è composta di uomini e di donne. Ma ci difendiamo sufficientemente? E ci difendiamo da questa insidia della tristezza, della noia, della stanchezza spirituale, dello scoraggiamento, con il mezzo unico a nostra disposizione, immergendoci ininterrottamente, continuamente, nella realtà del nostro battesimo, della nostra cresima, della nostra consacrazione dell’ordine sacro, che ci immergono nella gioia del cuore di Nostro Signore Gesù Cristo per essere “destinati ad andare” per salvare il mondo?
In quella parola misteriosa che è risuonata nei cieli: ‘Ecce mitte me’ c’è un grido di gioia. C’è il grido di gioia dell’amore che può finalmente manifestarsi, espandersi, portare i suoi frutti nel mondo intero.
Tutte queste cose sono per noi. Tutte queste cose sono in noi. Tutte queste cose devono essere in noi e per noi, ma non in esclusiva anche come responsabilità dinnanzi ai nostri fratelli, perchè noi dobbiamo essere questa espressione del lieto annunzio dinnanzi al mondo che cerca altre gioie, che cerca una letizia diversa da quella che proviene dal Signore, che cerca di esultare pazzamente nell’alienazione di tutta la propria persona: nel pansessualismo, nella droga, e in tante espressioni che turbano, umiliano i nostri fratelli. Ma perchè non trovano gioia. Ma perchè sono delusi dalla gioia che è loro promessa.
Noi che siamo datori di gioia, siamo portatori di gioia? Non basta annunziarla la gioia. Bisogna portarla. Bisogna portala – ripeto – prima di tutto in una coscienza sicura, in una coscienza limpida di tutto ciò che è Iddio per noi, di tutto ciò che Cristo ha fatto per noi, della sua pasqua che vuole fare ininterrottamente con i suoi discepoli. Pasqua è vita, e pasqua conseguentemente, è gioia.
E mi chiederete: la schiavitù, e la tristezza, e il dolore che ci sono nel mondo che cosa attendono? Attendono la loro risposta. La loro risposta è nell’amore di Nostro Signore Gesù Cristo che è costituito Cristo, che riceve la pienezza – se possiamo dire così- della sua unzione il momento in cui sale sulla croce, il momento in cui è esaltato sulla croce.
Da noi il mondo vuole vedere che siamo carichi di gioia, che sovrabbondiamo di gioia nelle nostre tribolazioni. Non è combattendo direttamente le tribolazioni che noi avremo gioia. E’ nell’immergerci nella gioia che noi sopraffaremo tutte le tribolazione e andremo incontro ai nostri fratelli per annunciare questi motivi che sono positivi, così presenti nella celebrazione della parola di quest’oggi, ma che debbono essere altrettanto vivi e reali nella condotta, nella vita di ogni giorno per ciascheduno di noi.
Adesso tutti insieme consacreremo gli oli santi. Sono un simbolo, sono un segno. Anche l’olio degli infermi è per il sollievo, è per la pace, è per la gioia. Questi oli, che saranno portati in mezzo a tutte le comunità, non dovranno essere circondati da segni di tristezza, qualche volta di trascuratezza, ma dovrebbero essere messi in evidenza come segni e strumenti di gioia che accompagnano, miei cari sacerdoti, l’esercizio del nostro ministero per noi e per tutti i nostri fratelli.
Direte: un pensiero strano: Per noi è riservata appena più una unica unzione e ci dobbiamo preparare a quella unica unzione che ancora ci manca. Per me, per voi, per i nostri fratelli e le nostre sorelle già cresimate una unica unzione, ma sarà una unzione dell’ingresso, sarà l’unzione che potrà segnare la vigilia dell’ingresso nel regno della gloria, cioè nel regno della gioia.
Sia lodato Gesù Cristo.
segue la celebrazione liturgica in S.Andrea
73 Giovedì 85