la proposta di uno che ha visto che ha fatto esperienza che ha toccato con mano
Carissimi tutti,
ecco, sono ancora qui e sono lieto di essere quì in questo momento di una grazia infinita per comunicare ancora con voi e rendere testimonianza, come abbiamo chiesto nella preghiera rivolta insieme e cantare per sempre e cantare particolarmente oggi l’amore del Signore.
La mia, questa mattina, é una testimonianza, cioè la proposta di uno che ha visto, che ha fatto esperienza – per dire così – che ha toccato con mano. E ha toccato con mano quella che indubbiamente é la parola del Signore, é il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo.
Un testimone non é una autorità che si impone.
Un testimone non é un sapiente, un professore per esempio, che convince con le sue argomentazioni.
Un testimone lascia ciò che ha visto e, come ho detto, ciò che ha toccato per cinquant’anni di ministero sacerdotale, per oltre trent’anni di ministero episcopale.
E la mia testimonianza che é una proposta una offerta di partecipazione alla mia stessa esistenza é questa: io sono una persona amata. La mia coscienza mi dice di essere amato. Di essere amato gratuitamente. Io quest’oggi canto la misericordia del Signore che si é manifestata nella mia esistenza in momenti particolari e nella continuità della grazia del Signore che mi ha accompagnato.
Di essere amato fedelmente. Questo amore di cui ho tante testimonianze é sicuro, non viene meno, non si fonda su quei proverbi che si sono portati avanti per tanto tempo e che addirittura si appoggiavano sulla autorità di Agostino: “ timeo dominum transeuntem et non revertentur”
C’é tutta la Scrittura che mi assicura che Dio é fedele, che il suo amore é per sempre, che il suo amore é misericordia e la misericordia é il cuore di Dio a contatto della miseria: di qualunque miseria.
Dunque io sono una persona felice, una persona contenta perché ha la sicurezza di essere amata di un amore infinito, che celebriamo questa mattina: “canterò per sempre l’amore del Signore”, e che celebriamo in questa settimana, in questo triduo santo, è la sicurezza garantita dalla Parola di Dio che il Padre mi dona il Figlio, che il Figlio mi dona se stesso, che lo Spirito Santo é dono del Padre e del Figlio.
Questa certezza, ho detto, per me é Parola di Dio. Lo amo anche per voi, miei cari sacerdoti. Guai ad abbandonarci al nostro umore, guai ad abbandonarci, appoggiarci sui nostri successi spirituali e pastorali! Al di sopra di tutto e al fondamento di tutto per noi e per tutti i nostri cari c’é la certezza dell’amore infinito di Dio.
Per questo io oso dire, ma oso dirlo con profonda convinzione, con assoluta certezza: voi intelligentemente e con spirito mi avete definito ”Carlo della Trinità, vescovo del disimpegno”. Oggi accetto questa definizione e vorrei che fosse chiaro per tutti voi e illuminasse il senso della mia presenza in mezzo a voi.
Soltanto nel 1964 sono apparse cinque opere di portata europea sul mistero trinitario, e, globalmente affermano che la presenza di Dio operante la sua salvezza, quella che comunemente chiamiamo mistica, é prima della morale, è prima dell’ascetica, é prima della pastorale.
Noi che per una certa tradizione che si rifà alla famosa teologia manualistica, abbiamo sempre preteso le cose pratiche, abbiamo avuto fiducia nella nostra ascesa, ci siamo sentiti soddisfatti quando pensavamo di essere buoni e di meritare l’amore di Dio quando: dopo che i nostri fedeli abbiamo osservato i dieci comandamenti.
Tutto questo, miei cari, é solo una conseguenza; tutto questo é solo un frutto che può esserci e può anche non esserci. Al primo posto, a fondamento di tutto, a principio di ogni cosa ci sta il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo e i nostri rapporti personali, le nostre relazioni con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo.
* Se per noi il Padre é il Padre a cui si riferisce tutta la Scrittura, a cui si riferisce tutto il Vangelo, a cui si riferisce tutto Gesù Cristo,
* se per noi il Figlio é il Figlio del Padre, l’Unigenito, il Verbo che si é fatto carne,
* se per noi lo Spirito é Colui che rende testimonianza al nostro cuore che siamo figli di Dio,
* se per noi lo Spirito é Colui che ci introduce nella verità tutta intera,
* se per noi lo Spirito dato nel Battesimo, Nella cresima, nella ordinazione sacra é Colui che diffonde la carità di Dio, l’amore con cui ama Dio nei nostri cuori tutto é amore, niente contraddirà questi rapporti e noi saremo in una morale autenticamente cristiana non in un certo moralismo, e noi saremo in un rapporto crocefisso con il nostro Dio nella ascetica più autentica, perché sgorga dal cuore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e noi avremo le indicazioni chiare per dire ai nostri fedeli: non ‘state buoni’, non ‘osservate il senso comandamento’, non ,oggi, osservate il settimo comandamento’ ma siate figli del Padre e siate fratelli tra di voi.
Ecco miei cari perché io accetto, in piena coscienza e con tanta gioia, di essere Padre Carlo della Trinità e Vescovo del disimpegno” perché riassumendo con una sola affermazione, credo fermamente, dal momento che tutta la Scrittura me lo attesta, che la mistica é prima della morale.
Ora, miei cari, questa mia testimonianza é questa professione che io faccio dinanzi a voi, é possibile, diventa giorno per giorno sempre più possibile, in quell’unico impegno veramente importante.
Miei cari sacerdoti, miei cari fratelli nel Battesimo e nella Cresima, fratelli e sorelle!, non diciamolo a parole, non sia più quel pauroso e spaventosamente vuoto proverbio: che la vita spirituale deve essere prima di ogni nostra attività.
Qualcuno dei nostri sacerdoti, oggi,non é qui perché ha ‘da fare in parrocchia … per non lasciare deserta la parrocchia! Come se la sua presenza, che é una assenza da un momento essenziale della vita sacerdotale, potesse supplire alla presenza di Dio nel mondo, alla presenza di Gesù Cristo che salva la sua Chiesa, le nostre chiese, le nostre comunità, le nostre anime.
Dunque, perdonate questa parola forte, smettiamola con i proverbi. Al primo posto il Padre: un Padre non generico ma con una sua fisionomia tanto stupenda, illustrata dal Figlio suo Gesù Cristo.
Al primo posto, miei cari, ci sia il Figlio, Verbo di Dio fatto uomo vissuto tra di noi, che ha reso definitiva la specificità del cristianesimo che é quella di essere una storia, una vicenda e non un sistema .
Perdonate se do sfogo ai miei sogni: smettiamola con le categorie di Aristotele, capitemi bene, anche con quelle di san Tommaso! E rifacciamoci alla Parola di Dio che é animata non dalla sapienza umana, ma dalla potenza della forza dello Spirito Santo che é in noi, ripeto, per darci la testimonianza che siamo figli di Dio, che il Padre é il nostro Padre, che tutte le creature sono creature di Dio e gli uomini e le donne sono nostri fratelli e sorelle.
Basta miei cari. Lo Spirito di Dio invocato dalla presenza di Maria e in quest’anno centenario dalla intercessione, di S. Anselmo ci illumini, ci conforti e ci dia la forza di rendere testimonianza .
SLGC
ST 363 Vescovo 77 pag. PAGE